187 imprecazioni

Non avrò altro operatore all’infuori di Telecom. Ahimè. Il celeberrimo, maledetto ultimo miglio è ancora di Tronchetti Provera & soci, purtroppo: gli altri operatori sono tagliati fuori.
Questo è un guaio. Dico così non per un vezzo, per il desiderio di partecipare a quel diffuso gioco di società che si chiama “Dai addosso a Telecom”. Il mio sfogo è dovuto al fatto che ho dovuto prendere il telefono in mano, e comporre il 187.
Non ve lo auguro, sinceramente.
Certo, le canzoni swing non mi dispiacciono, per carità. E seguire gli ordini di una voce preregistrata non m’indispettisce. Districarmi nei sottomenu a colpi di tasti e cancelletti, anche a quello ci si abitua.
Il problema è proprio il servizio offerto dall’ex monopolista.
Andiamo con ordine. Chiamo Telecom per attivare una nuova linea telefonica. Non ho chiesto loro di dipingermi un Rembrant, curarmi la gastrite, o spiegarmi chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo (verso un altro operatore di telefonia, questo lo so).
Volevo solo una maledetta linea telefonica. Quella che quando alzi la cornetta fa tu tu, se libero. O tu-tu-tu, se occupato. Facile, no?
No, non ci sono riusciti. Una squadra (di due elementi, tra l’altro pittoreschi, che somigliavano a Gianni e Pinotto) è venuta a casa mia. Ma, dopo qualche istante, scuotendo la testa, i due mi hanno rivelato che la casa era stata costruita male, non trovavano una fantomatica centralina, un collettore di cavi, tubi e tutto il resto.
Chiedo al geometra, il quale impreca. Pittorescamente. E mi conferma che la casa è a regola d’arte, è stata costruita seguendo le specifiche richieste da, guarda caso, Telecom Italia.
Richiamo il 187. Musichetta, tasti, voce preregistrata, altro appuntamento. Arriva un’altra squadra, altrettanto pittoresca: questi parevano Ric e Gian, ma più giovani.
Lavorano un po’, mica tanto. A dire il vero osservano il contenuto di un tombino, con sguardi perplessi. Lo fissano, il tombino. Forse hanno poteri paranormali, e credono di tirare i cavi con la sola forza del pensiero. Non muovono un dito, si guardano attorno. Non accade nulla, chissà perché? Dopo un po’, sconsolati, decidono di prendere un cavo, che loro chiamano “mola”, e provano a infilarlo in un tubo. Non passa. In meno di un minuto sono sul furgoncino, in fuga. Devo rincorrerli per farmi spiegare cosa diavolo succede. Non c’è nulla da fare – gridano – il loro intervento è stato vano, per via del costruttore del cantiere che ha messo troppo poco catrame sui tubi e questi si sono schiacciati e bla bla bla.
Richiamo il geometra che, dopo aver ascoltato la storia, impreca, ancora. S’arrabbia, e decide di chiamare il proprio elettricista. In cinque minuti questo bravo uomo, che dev’essere un genio dell’elettronica, riesce addirittura a tirare un cavo in un tubo (prodigio!) e a collegare quei dannati fili. Forse metterò la foto di questo “Leonardo della bassa tensione” sul comodino.
Manca solo che Telecom attivi la linea, a questo punto. Ma forse ci vuole un permesso scritto di Napolitano, o un intervento dei Caschi Blu dell’ONU per sconfiggere le forze del male che impestano il mio condominio. Anzi, solo il mio appartamento: tutti i miei vicini non fanno altro che telefonare (anche tra loro), forse per farmi dispetto.
Chiamo il 187. Ormai odio lo swing, i sottomenu e quella fastidiosa voce preregistrata. Stranamente mi tranquillizzano: avrà la linea entro una settimana.
Così è (se mi pare).
La morale della favola è: attualmente non mi funziona la linea. Posso solo ricevere le chiamate, non farle. A quanto pare chi aveva in precedenza il mio numero non pagava le bollette, era moroso. Quindi sta per cominciare una nuova fantastica avventura, un altro scontro epocale con l’ufficio commerciale, dopo essermi arreso a quello tecnico.
Vi prego, aiutatemi. Lasciatemi un messaggio di supporto, dopo il segnale acustico.

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