Come funziona l’algoritmo di LinkedIn?

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LinkedIn è una piattaforma che offre molteplici opportunità sia per chi sta cercando di migliorare la propria carriera lavorativa, sia per i professionisti e le aziende che intendono promuovere il proprio business. Per sfruttarne al meglio le potenzialità è fondamentale conoscere i principi di funzionamento del suo algoritmo e i parametri che determinano il successo di un profilo o la maggiore visibilità di un post. LinkedIn nel corso degli ultimi anni si è via via trasformata da una piattaforma principalmente dedicata alla ricerca di lavoro in un vero e proprio social: social network prima, social media poi. Il suo obiettivo è comune ai vari Facebook, Instagram, Twitter e compagnia bella: tenere incollati gli utenti con contenuti interessanti e in grado di coinvolgerli al fine di interagire. Capire come l’algoritmo di LinkedIn determina il successo di un contenuto è fondamentale, così come conoscere quali post, commenti, condivisioni vengono apprezzati maggiormente dalla piattaforma.

Cosa piace a LinkedIn?

L’algoritmo della piattaforma di proprietà di Microsoft (dal 2016 per la precisione) è mutato nel corso degli anni: nel 2019 LinkedIn ha introdotto una nuova versione per migliorare le conversazioni e le interazioni tra gli utenti. Il team di sviluppo ha lavorato al nuovo algoritmo per oltre un anno collaborando con alcuni “profili autorevoli” presenti sulla piattaforma per affinare i nuovi parametri da adattare ai contenuti proposti dagli utenti iscritti. Le modifiche hanno seguito la strada intrapresa già da tempo dalla maggior parte dei social network (Facebook in primis): quella di puntare sui contenuti dal forte impatto emotivo e capaci di genere un elevato grado di coinvolgimento. Non solo il numero degli utenti attivi ma anche la possibilità di incoraggiare conversazioni importanti e significative sono alcuni dei parametri presi in considerazione dal nuovo algoritmo: LinkedIn cerca un modo per valorizzare quei contenuti che non hanno ricevuto la giusta attenzione. Ciò significa che i post che hanno guadagnato già un buon numero di visualizzazioni e condivisioni non saranno più spinti dalla piattaforma stessa (una scelta davvero controcorrente rispetto agli altri competitor), mentre saranno favoriti quelli che incoraggiano una risposta o che usano menzioni e hashtag, indipendentemente dalla lunghezza e dal formato (video, foto o testo) selezionato. Il nuovo mantra della piattaforma è quello di favorire conversazioni/interazioni di qualità per un pubblico specifico a scapito di quelle più generiche: perché avere una nicchia di riferimento è fondamentale per promuovere tutte le attività di marketing e per potenziare il proprio business.

Un cambio di strategia

La nuova strategia adottata da LinkedIn ha dato i suoi frutti e ha trasformato la piattaforma in qualcosa di più simile ai soliti Facebook e Twitter. Sono incentivate sempre più le conversazioni tra gli utenti, grazie all’introduzione di formati e strumenti innovativi, come i video live o la possibilità di sponsorizzare gli eventi. Molte aziende e famosi professionisti hanno salutato il social network di Zuckerberg per abbracciare quello di Microsoft che, pur avendo una platea numericamente più limitata (si parla di 2,60 miliardi di utenti mensili attivi contro 740 milioni!), garantisce una maggiore visibilità e copertura migliore. Ottenere commenti e condivisioni da parte di altri professionisti qualificati è significativamente rilevante, soprattutto per le aziende che sono disposte a pagare. Incoraggiare le conversazioni tra gli utenti è una delle chiavi del successo di ogni social network: in LinkedIn è importante scoprire quale tipologie di post/commenti possono fare realmente la differenza.

Quali tipi contenuti influenzano maggiormente l’algoritmo di LinkedIn?

Come nel caso della maggior parte dei social network, LinkedIn tende a premiare gli utenti che ottengono frequenti interazioni e un maggiore coinvolgimento. Quali sono i parametri che l’algoritmo della piattaforma creata da Reid Hoffman utilizza per decidere la visibilità da assegnare a ogni singolo post (aziendale o personale) dopo la sua pubblicazione?
Innanzitutto, LinkedIn sembrare dare la priorità alle persone con cui si interagisce di più, solitamente i colleghi di lavori (nuovi e vecchi) e chi potenzialmente condivide gli stessi interessi/esperienze, senza dimenticare gli utenti che potrebbero beneficiare dalla lettura del post (si parla in questo caso di “Creator Side Optimization”).
Per entrare nelle grazie dell’algoritmo di LinkedIn il contenuto proposto deve essere di buona qualità: tradotto in parole povere, significa che deve essere “autentico” (non la solita riproposizione trita e ritrita) e generare conversazioni interessanti. Un altro aspetto a cui prestare attenzione è quello di pubblicare notizie o approfondimenti che favoriscano una risposta immediata e che sfruttino diversi formati (non solo video o post). Per incoraggiare l’utente può essere utilizzare le menzioni (fino a un massimo di 5 utenti per post) così come imparare a sfruttare in modo efficace gli hashtag. È buona regola non infarcire il proprio contenuto di hashtag (consiglio di non andare oltre i 3) e usare argomenti e parole adatte al proprio contesto lavorativo. Assolutamente da evitare i cosiddetti hashtag generici.

Occhio al filtro antispam

LinkedIn è un social network basato essenzialmente sulle relazioni/esperienze lavorative e viene usato dalle aziende per trovare potenziali clienti/partner oppure per scovare nuovi talenti in cerca di lavoro. Per come è strutturata la piattaforma è vitale creare una rete di contatti e per creare delle relazioni di valore è necessario proporre dei contenuti studiati per il proprio pubblico di riferimento.
La struttura del proprio network (le persone con cui si è connessi, le pagine seguite, i gruppi a cui si è iscritti, gli hashtag utilizzati, i post commentati ecc) viene analizzata e vivisezionata dallo stesso algoritmo di LinkedIn che la sfrutta per segnalare notizie e post che possono essere rilevanti. Per questo motivo è importante controllare il filtro antispam di LinkedIn: l’algoritmo in certe situazioni può considerare un contenuto come spam e non condividerlo. Anche contenuti di scarsa qualità, per esempio mal scritti o con parolacce, sono penalizzati dalla piattaforma.

Gli utenti possono segnalare contenuti spam altrui:

Ottimizzare il profilo

Per non finire nello spam o più semplicemente per non essere boicottati dall’algoritmo di LinkedIn bisogna rispettare una serie di regole. LinkedIn è una piattaforma social che basa tutto sulla fiducia e quando si pubblica qualcosa dev’essere sempre fatto in modo strategico e attento. Se usato nel modo giusto il social network permette a qualsiasi utente di diventare una fonte affidabile, soprattutto quando ci si trova a far conoscere al proprio pubblico le ultime novità del settore.
La prima cosa da fare è ottimizzare il proprio profilo LinkedIn (vedi il mio metodo LinkedIn10C), una cosa abbastanza scontata ma che molti utenti si dimenticano di fare con regolarità. L’algoritmo infatti studia gli interessi e il profilo dell’utente per suggerire le connessioni adatte a lui e per farlo apparire nelle ricerche effettuate dai vari recruiter o head hunter. Il profilo dell’utente è da considerare come il suo biglietto da visita virtuale e l’algoritmo analizza anche altri aspetti al di fuori della sfera professionale come, per esempio, la capacità di aggregazione. È importante aggiungere nel profilo tutti quegli elementi considerati fondamentali (vedi le keyword o il sommario). È consigliabile poi evitare di seguire quei contatti che non hanno alcuna rilevanza con il proprio profilo professionale.

Come creare il post a prova di algoritmo di LinkedIn

Per proporre dei contenuti a prova di LinkedIn e conquistare l’agognata visibilità è necessario prestare attenzione a un paio di cosucce. Per esempio, la lunghezza del testo di un post ha una certa incidenza ed è meglio non esagerare (mai andare oltre le 190 parole, anche perché il testo verrebbe troncato e costringerebbe l’utente a un clic su “vedi altro”).
La lingua del profilo (e del browser dell’utente) viene tenuta in grande considerazione dall’algoritmo, così come la descrizione di quello che è contenuto nel testo o nelle immagini a corredo. L’algoritmo poi cerca correlazioni tra quello che viene scritto in un post e il profilo stesso dell’utente, soprattutto per il tipo di contenuti che pubblica e/o con cui interagisce.
Lo stesso discorso vale per gli hashtag pubblicati (l’algoritmo controlla se c’è una correlazione tra quelli pubblicati e quelli seguiti), mentre il testo continua a essere molto più rilevante rispetto a immagini, video e link. Per questo motivo è auspicabile proporre un’immagine più testo.
L’ora in cui si pubblica un contenuto può essere fondamentale per raggiungere un numero maggiore di contatti all’interno della propria rete di LinkedIn. Con un programma come Hootsuite è possibile avere delle statistiche dettagliate sulle fasce orarie/giorni in cui la pubblicazione si rivela più favorevole.  Oppure è possibile dare un’occhiata ai propri contatti e vedere quando sono presenti e attivi sulla piattaforma. La presenza di interazioni è positiva per aumentare la visibilità del post stesso, così come la presenza di commenti che abbiamo una certa attinenza con l’argomento trattato e che siano della lunghezza giusta. Se poi l’utente ha una connessione particolare con una particolare organizzazione, per esempio, i post avranno maggiori possibilità raggiungere gli appartenenti a quel gruppo e così via.

Per avere successo in LinkedIn è importante conoscere come funziona l’algoritmo e il suo motore di ricerca interno, in modo da massimizzare la visibilità dei propri contenuti. Con un po’ di attenzione e pratica i tuoi post avranno quella spinta in più per essere apprezzati, non solo dalla tua rete di contatti, ma anche dallo stesso algoritmo di LinkedIn.

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