Scarica gratis il mio eBook “L’intelligenza artificiale per gli amministratori di condominio”

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Nel luglio 2024 ho dato alle stampe, per l’editore Ledizioni, il testo “L’intelligenza artificiale per gli amministratori di condominio“, dopo mesi di eventi sul tema insieme a VeryFastPeople. Il testo ha come sottotitolo “Come usare ChatGPT e gli altri chatbot per analisi documentali, verbali, assistenza clienti, marketing, comunicazione e altro” e vede anche i contributi di Francesco Paini per la prefazione, l’avvocato Andrea Broglia per la parte legale e Giorgio Danesi di Copernico per l’integrazione dell’IA nei CRM.

La quarta di copertina:

“IA per amministratori di condominio” offre una panoramica sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli ambiti della gestione condominiale. Il libro illustra metodi per ottimizzare la comunicazione con i condomini, la preparazione e la conduzione delle assemblee, e la prevenzione di problemi attraverso l’utilizzo proattivo delle tecnologie IA. Con contenuti basati su esempi pratici, studi di caso e segnalazioni delle principali piattaforme di IA (non solo ChatGPT), il testo si rivela una guida essenziale per gli amministratori di condominio che desiderano implementare soluzioni innovative nei loro processi lavorativi.

Dove scaricare gratuitamente il libro

Il libro è in vendita su Amazon, ma è anche disponibile gratuitamente in versione PDF sulla pagina Web di VeryFastPeople, a questo indirizzo.

Ecco la presentazione del testo:

Il libro “L’intelligenza artificiale per l’amministratore di condominio” di Gianluigi Bonanomi, con contributi di Andrea Broglia e Giorgio Danesi, è una guida essenziale per gli amministratori che vogliono sfruttare le potenzialità di ChatGPT (e non solo).

Scoprirai come grazie all’innovativo CRM Copernico, l’amministratore può organizzarsi, delegare, monitorare e coordinare le attività, rendendo lo studio un’azienda dinamica e strutturata. Inoltre, imparerai ad applicare l’IA per analisi documentali, gestione verbali, assistenza clienti, marketing e comunicazione.

Questo manuale pratico, arricchito dalla prefazione di Francesco Paini, ti offrirà tanti strumenti concreti per migliorare l’efficienza e la qualità del tuo lavoro, ottimizzando i processi, risparmiando tempo e potenziando significativamente la gestione complessiva del condominio.

L’evento di lancio

Il libro è stato presentato in anteprima il 12 luglio 2024 durante un webinar organizzato da Anaci Lecco.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 5 persone, redazione e testo

Qui puoi rivedere il mio intervento durante l’evento:

Come parlare con il libro!

In coerenza con il progetto, ho trasformato il libro “L’intelligenza artificiale per gli amministratori di condominio” in un chatbot. Puoi chiedergli qualsiasi cosa inerente al contenuto del testo:

“Bring your own AI”: il decalogo per l’uso dell’intelligenza artificiale in azienda

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Un tempo si parlava di “bring your own device” (BYOD, che pare una canzone dei System of a Down): il fatto che i dipendenti usassero i propri smartphone e tablet e laptop, agganciandosi alla rete aziendale e usando i dati dell’azienda, non faceva dormire i responsabili IT. Ora si parla, invece, di “bring you own AI”: i dipendenti danno in pasto a ChatGPT e compagnia bella dati sensibili (magari dei clienti), informazioni delicate (progetti top secret), contratti e contatti, se non peggio (pensa a un responsabile delle risorse umane che carica in un LLM una scheda del dipendente…). Per questo, dopo averci lavorato con un cliente, propongo una prima proposta di decalogo, 10 regole per l’uso dei chatbot e dell’AI generativa in azienda.

L’AI in azienda

Secondo un recente studio di McKinsey, nel 2024 l’adozione dell’AI nelle aziende ha raggiunto il 72%, rispetto al 50% degli anni precedenti. Questo incremento riflette una crescente integrazione di tecnologie AI in più settori e funzioni aziendali. Le aziende riportano significativi benefici economici dall’uso dell’AI generativa, con diminuzioni dei costi e aumenti dei ricavi in diverse unità di business. Le funzioni più comuni per l’adozione dell’AI includono marketing, sviluppo di prodotti e servizi, e gestione della supply chain. Tuttavia, con l’aumento dell’adozione dell’AI, emergono anche rischi legati all’accuratezza dei dati e alla gestione della proprietà intellettuale, spingendo le aziende a sviluppare pratiche di mitigazione dei rischi.

BYOAI: come stabilire l’uso dell’AI da parte dei dipendenti aziendali

Prima di tutto l’azienda deve procedere con una valutazione approfondita delle esigenze aziendali e dei potenziali rischi associati all’adozione dell’AI. Bisogna identificare chiaramente le aree in cui l’AI sarà implementata e valutare i rischi per la sicurezza dei dati e la privacy. Questo include la mappatura dei dati sensibili che potrebbero essere coinvolti e l’identificazione delle vulnerabilità nei sistemi esistenti. Chiaramente ogni progetto di AI deve rispettare le normative vigenti in materia di protezione dei dati. In particolare, è necessario conformarsi al famigerato GDPR, che impone stringenti requisiti sulla raccolta, l’elaborazione e la conservazione dei dati personali. Per questo occorre puntare su crittografia, accesso controllato e monitoraggio. La gestione dei dati deve essere strutturata e ben documentata. Ecco cosa sarebbe necessario: data minimization (raccogliere e utilizzare solo i dati strettamente necessari per gli scopi specifici dell’AI, riducendo al minimo il rischio di esposizione di dati non necessari), data quality (assicurarsi che i dati utilizzati siano accurati, completi e aggiornati, poiché la qualità dei dati influisce direttamente sull’affidabilità dei risultati generati dall’AI) e data lifecycle management (definire chiaramente il ciclo di vita dei dati, dalla raccolta alla distruzione, garantendo che i dati vengano eliminati in modo sicuro quando non sono più necessari).

Il decalogo per l’uso dell’AI in azienda

Ecco dieci indicazioni pratiche per i dipendenti riguardo l’uso dell’intelligenza artificiale generativa.

  1. Utilizza solo strumenti di IA generativa approvati dall’azienda. Questi tool sono stati valutati per sicurezza, conformità alle normative e integrità dei dati.

  2. Non inserire informazioni sensibili o dati personali nei sistemi di IA generativa. Segui le linee guida dell’azienda per la protezione dei dati.

  3. L’IA generativa può produrre contenuti impressionanti ma non sempre accurati (vedi le cosiddette allucinazioni). Verifica sempre i risultati generati dall’IA prima di utilizzarli per decisioni aziendali o pubblicazioni.

  4. Utilizza l’IA come uno strumento di supporto (co-pilota), non come un sostituto. La collaborazione tra intelligenza umana e artificiale produce i migliori risultati.

  5. Sfrutta l’IA generativa in progetti pilota o attività meno critiche prima di implementarla su larga scala. Questo permette di capire meglio come l’IA può integrarsi nei processi aziendali senza rischi significativi.

  6. Documenta l’uso dell’IA generativa nei tuoi progetti. Specifica quali parti del lavoro sono state generate dall’IA e quali sono frutto del tuo intervento.

  7. Fornisci feedback sui risultati dell’IA. Questo aiuta a migliorare gli algoritmi e ad adattarli meglio alle esigenze aziendali.

  8. Segui le linee guida etiche dell’azienda sull’uso dell’IA. Evita di generare contenuti che possano essere considerati inappropriati, offensivi o ingannevoli.

  9. Non abusare delle capacità dell’IA. Utilizzala per migliorare la produttività e l’innovazione, senza sostituire il giudizio e la creatività umana.

  10. Lavora a stretto contatto con i team di IT e sicurezza informatica per garantire che l’uso dell’IA generativa sia sicuro e ben integrato con le infrastrutture esistenti. La collaborazione interfunzionale facilita l’identificazione e la risoluzione rapida di eventuali problemi.

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Perché non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale? La mia intervista per il podcast “Costruire Smart” di Harpaceas

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Nel giugno del 2024 sono stato intervistato da Fabrizio Ferraris di Harpaceas per il podcast “Costruire Smart” sul tema “Perché non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale?”. Ecco la registrazione su Spotify:

L’evento di Harpaceas

A margine dell’evento “Harpaceas Community Day 2024“, sono stato intervistato sullo stesso tema:

Questi alcuni scatti dall’evento:

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Perché il metaverso non fa più paura?

 

Negli ultimi anni, diciamo tre o quattro, il metaverso ha suscitato un mix di eccitazione e preoccupazione tra gli utenti di Internet e gli appassionati di tecnologia. Originariamente percepito come una frontiera digitale inesplorata, minacciosa per la sua natura immersiva e onnicomprensiva, oggi il metaverso sta cominciando a essere visto sotto una luce differente: meno inquietante e più accogliente. Ma cosa ha cambiato la percezione del pubblico?

In primo luogo, l’evoluzione della tecnologia e l’abitudine all’uso di ambienti digitali immersivi hanno contribuito a ridurre il timore iniziale. Man mano che tecnologie come la realtà virtuale e quella aumentata si sono integrate nella vita quotidiana attraverso giochi, app educative e piattaforme social – da Pokemon Go a Google Lens – il concetto di un mondo completamente digitale è diventato meno alieno. Le persone hanno iniziato a comprendere le potenzialità del metaverso per l’istruzione, il lavoro e il divertimento, ridimensionando l’idea che possa rappresentare una minaccia alla nostra realtà.

Inoltre, il dialogo aperto e la comunicazione trasparente da parte dei creatori e degli sviluppatori hanno avuto un ruolo chiave nel placare le paure. Dimostrando come la sicurezza e la privacy siano priorità fondamentali e illustrando i benefici di questi nuovi mondi digitali, si è assistito a un cambiamento nella percezione pubblica. Le persone ora vedono il metaverso come uno strumento di connessione globale piuttosto che come un pericoloso sostituto della realtà.

Tutto giusto, ma c’è un’altra cosa che fa la differenza. Abbiamo paura di quel che non conosciamo ma, soprattutto, ne abbiamo di quello che rappresenta un vero cambiamento, una minaccia. Pensaci: evoluzionisticamente parlando, direbbe Telmo Pievani, dobbiamo sopravvivere a tutti i costi. Concretamente, l’intelligenza artificiale fa molta più paura del metaverso per due ragioni: è più concreta e poi tocca, realmente e da molto vicino, tutti noi. Nessuno ha avuto davvero paura di perdere il lavoro dopo aver provato l’Oculus e visto gli avatar in stile Second Life; molti invece si sono preoccupati d’essere rimpiazzati dopo aver verificato che ChatGPT può fare, in parte, il lavoro di giornalisti, commercialisti, data entry, programmatori, ecc. Insomma, il metaverso, al momento, non è stata una di quelle scommesse online che ha fatto centro, l’AI sì.

Ma ha ancora senso parlare di metaverso, allora?

Secondo me, sì. Nel 2023 sono stato coinvolto in un progetto formativo di Warner: l’obiettivo era esplorare il tema del metaverso, o meglio della realtà virtuale, per i loro eventi. E in effetti di eventi con avatar ce ne sono diversi:

Ma anche nel mondo professionale si stanno facendo progressi in tal senso. Nel maggio del 2024 ho partecipato a un evento di Harpaceas, azienda che si occupa della digitalizzazione della filiera delle costruzioni. Nel loro evento si è parlato di AI ma anche di metaverso, in una declinazione molto concreta: il digital twin nei cantieri. Di cosa si tratta? Nel mondo delle costruzioni, per “gemello digitale” si intende la rappresentazione virtuale di un’opera appartenente al mondo reale.
Esso rappresenta uno sviluppo e una aggiunta alle capacità già notevoli della metodologia BIM.

Un altro esempio concreto: i viaggi virtuali

Elencare tutte le possibilità che questa nuova tecnologia offre non è impresa facile. Parlando però delle attività più richieste utilizzando la realtà virtuale, troviamo sicuramente quella dei viaggi. Il turismo virtuale, permette alle persone di visitare molti posti nel mondo stando comodamente seduti sul proprio divano.

Chiaro: viaggiare in prima persona è sicuramente tutta un’altea cosa, altro livello di coinvolgimento, ma il metaverso permette di fare cose altrimenti improbabili, come planare sul Machu Picchu, esplorare le profondità dell’oceano e molto altro ancora. Il livello di accuratezza di questi viaggi virtuali è ormai buono e riescono a riprodurre nei minimi dettagli il luogo visitato. Parola di chi ha viaggiato un bel po’ con l’Oculus, per esempio con l’app Wonder. Guarda qui:

La convention di Confartigianato Imprese a Roma sull’intelligenza artificiale: le mie slide

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Il 14 maggio 2024 sono stato invitato da Confartigianato Imprese a Roma per la convention nazionale. Durante la mia esposizione, ho parlato dell’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sui servizi associativi e di come può cambiare il modo di lavorare. Partendo dalla definizione di I.A., e distruggendo alcuni falsi miti, ho elencato alcuni esempi pratici di applicazioni quotidiane, come l’analisi documentale, la creazione di presentazioni e la trascrizione delle riunioni. Infine ho chiuso ricordando l’importante di una nuova competenza: il prompt engineering.

Qui si possono scorrere tutte le slide:

Ecco qui alcune foto dell’evento:

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L’intelligenza artificiale porterà alla fine del cinema?

Nell’ultimo anno e mezzo il mondo intero è stato rapito dall’intelligenza artificiale. Sebbene questo prodigio esista da decenni (metà del Novecento), ChatGPT ha letteralmente sconvolto tutti, proprio perché è alla portata di chiunque. Gli si può chiedere, ad esempio, di scrivere un articolo per un blog con determinate caratteristiche, di trovare la ricetta per la cena dandogli in pasto gli ingredienti che restano nel frigo, tradurre testi i quasi 100 lingue, suggerire cosa dire durante un colloquio di lavoro, ecc. Insomma, il lavoro che ha sempre svolto un motore di ricerca, ma a un altro livello. Naturalmente le sue funzioni non finiscono qui. Il mondo dell’audiovisivo sembra ormai utilizzare l’IA per produrre sceneggiature e tanto altro.

Il cinema sotto scacco dell’IA

Con l’avvento di ChatGPT i giornalisti, anziché divertirsi con le slots di Netbet, hanno dato il meglio (peggio?) di sé regalando al pubblico articoli e considerazioni dalle sfumature più inquietanti: “L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro”. Abbiamo pensato che fosse un’esagerazione, ma come stanno le cose? Prendiamo il mondo del cinema: perché a Hollywood c’è stato uno sciopero di sei mesi?

Dopo 118 giorni di interruzione, lo sciopero degli attori di Hollywood si è concluso con un accordo tra il sindacato Sag-Aftra e i cosiddetti Studios. L’accordo prevede miglioramenti salariali, tra cui un aumento del 7% dei salari minimi, e norme più rigorose sull’uso dell’intelligenza artificiale e sui diritti d’autore. In particolare, gli attori hanno chiesto maggiori protezioni contro l’uso non consensuale delle loro immagini e performance tramite tecnologie avanzate e una ripartizione più equa dei profitti derivanti dalla distribuzione digitale delle opere. Grazie a queste nuove funzionalità, gestire le riprese e controllare tutto ciò che passa dalla prima stesura di una sceneggiatura alla proiezione di un prodotto, è certamente più semplice. Molti stanno impiegando l’AI per scrivere sceneggiature. Questa pratica riguarda specialmente le serie tv che contano centinaia di episodi, migliaia di personaggi, ecc. Insomma, finché la tecnologia serviva per gli effetti speciali, non “rubava” il lavoro a nessun umano, ora le cose stanno cambiando: sceneggiatori ed attori sono sul “chi va là”.

Il lavoro di sceneggiatori e attori è a rischio?

Il lavoro di sceneggiatori e attori è davvero a rischio? Va detto subito: la risposta è (tendenzialmente) no. Se facciamo scrivere una sceneggiatura a ChatGPT, per quanto il prompt sia straordinario, ci troveremo di sicuro di fronte a un prodotto estremamente prevedibile, con una  storia vista e rivista, al limite con qualche sfumatura pregevole, ma poca roba. Dunque sembra abbastanza palese che nessuno sceneggiatore presenterà un prodotto del genere ai propri produttori. Ciò non esclude, però, che nell’industria cinematografica di massa, per esempio quella in mano alle grandi piattaforme di streaming, ci sia spazio per questa tecnologia, per cercare i temi più cari al mercato. L’avvento dell’intelligenza artificiale porterà, come qualsiasi novità, aspetti positivi e negativi. Nel cinema e nelle serie tv abbiamo già visto come può essere un’arma in più per la programmazione dei set e come supporto agli sceneggiatori. Il suo utilizzo esclusivo nella realizzazione di una sceneggiatura è tanto improbabile quanto controproducente.

Il vero impiego dell’intelligenza artificiale nel cinema

In concreto, come è utilizzata l’intelligenza artificiale nel cinema? Tutto ebbe inizio negli anni Ottanta, con i software di post-produzione. Oggi l’IA facilita compiti complessi come la creazione di folle virtuali e la modellazione di ambienti digitali. Le produzioni Marvel le usano per i titoli di testa. L’IA analizza anche sceneggiature per predire il successo commerciale dei film, influenzando decisioni di investimento. Software come Benjamin, che ha scritto il cortometraggio “Sunspring“, mostra le potenzialità creative dell’IA, pur necessitando di miglioramenti nei dialoghi. La tecnologia permette anche di modificare l’età degli attori o di riporta in vita i defunti, sollevando questioni etiche significative. L’IA, integrando la realtà virtuale, trasforma l’esperienza di visione, rendendola più immersiva e personalizzata. Insomma, più che in altri ambiti, l’IA nel cinema solleva dilemmi etici e filosofici che richiedono un’attenta considerazione.

Altri usi dell’AI nel cinema

Ecco altri usi interessanti dell’AI nel settore cinematografico:

Casting predittivo – Utilizzando dati storici, l’AI può aiutare a prevedere quali attori potrebbero essere i più adatti per determinati ruoli basandosi sulla loro popolarità e sulle performance precedenti.

Animazione – L’AI è usata per automatizzare parti del processo di animazione, specialmente nell’animazione dei personaggi, rendendo i movimenti più fluidi e realistici.

Effetti visivi – L’AI può essere impiegata per creare effetti visivi più complessi e dettagliati, spesso riducendo i costi e i tempi necessari rispetto ai metodi tradizionali.

Colorazione e correzione – L’AI aiuta a migliorare la qualità dell’immagine, automatizzando la correzione del colore e la colorazione di film in bianco e nero.

Editing – L’intelligenza artificiale può assistere nell’editing dei film, suggerendo i migliori tagli e transizioni basandosi su ritmo, emozioni e narrativa. Chiunque può provare tool come Flexclip per generare video, per esempio, a partire da un URL.

Sonorizzazione – L’AI può analizzare e sincronizzare automaticamente effetti sonori e musica con le scene, migliorando l’impatto emotivo delle sequenze.

Promozione e marketing – Utilizzando l’analisi predittiva, l’AI può identificare i segmenti di pubblico più adatti e personalizzare le campagne marketing per massimizzare l’interesse e la visibilità del film.

Localizzazione – L’AI può aiutare a velocizzare il processo di doppiaggio e sottotitolazione, rendendo i film più accessibili a un pubblico globale.

Questi usi dell’AI non solo migliorano la qualità e l’efficienza della produzione cinematografica, ma aprono anche nuove possibilità creative e commerciali nel settore.

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Come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il mondo del lavoro [Intervista-VIDEO su PrimaLecco]

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Il 27 marzo 2024 la testata online “Prima Lecco” ha dedicato un approfondimento all’evento che si è tenuto il 25 marzo 2024 a Verderio (Lecco): “L’AI, il lavoro e i giovani talenti”, secondo incontro del ciclo “Imprese e capitale umano. Il lavoro del domani», organizzato da Netweek.

Questo il testo dell’articolo:

L’AI non rappresenta più qualcosa di lontano, situato nel futuro: l’intelligenza artificiale è oggi, va utilizzata adesso ed è pronta a riscrivere il nostro futuro, specialmente dal punto di vista lavorativo. È questo il tema affrontato lunedì 25 marzo durante l’incontro “L’AI, il lavoro e i giovani talenti”, secondo appuntamento del ciclo “Imprese e capitale umano. Il lavoro del domani”, organizzato da Netweek in collaborazione con l’agenzia Allianz 231, Opiquad e Confapi Lecco e Sondrio. Al ristorante Cascina La Salette di Verderio Superiore sono intervenuti due specialisti sul tema, ovvero Gianluigi Bonanomi, giornalista, formatore ed esperto di comunicazione digitale, e Canzio Dusi, manager e scrittore.

La video-intervista

Le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale

Ad aprire il dibattito è stato Bonanomi:

“Come può avere un impatto questo strumento pazzesco che è ChatGPT? Attualmente è gratuito e non affidabile, non mostra le fonti e a volte inventa, essendo bacato da alcuni pregiudizi. Sappiamo infatti che ha appreso da secoli di cultura che gli abbiamo dato in pasto, che ha studiato ciò che l’uomo gli ha dato da studiare e quindi anche fatti non reali. Inoltre ha informazioni vecchie di due anni. Quindi? Ritengo che sia comunque un bene usare ChatGPT ma non è ciò che si può utilizzare in azienda per un semplice motivo: noi diamo a lui informazioni e queste vengono usate per migliorare i loro modelli. Con un’impresa è piuttosto chiaro che ciò non si può fare”.

“Usarla significa ragionare, astrarre, apprendere e queste sono le capacità che ci distinguono dagli animali. L’AI non arriva all’autocoscienza ma simula il lavoro del nostro cervello: sa dare istruzioni, spiegazioni, correggere testi, elaborare scenari. Per esempio è il caso di Microsoft Copilot, uno strumento di lavoro molto più evoluto rispetto a ChatGPT, di un altro livello”.

Si arriva così al fulcro della questione:

“Di fronte all’AI serve una nuova competenza nel mondo del lavoro, ossia il Prompt Engineering. Questa disciplina, ibrida tra le hard e soft skill, consiste nell’arte di porre le giuste domande all’AI, sfruttando capacità comunicative che in precedenza erano utilizzate esclusivamente con gli umani”.

“Da analisi di cv a documenti pdf, l’utilizzo del prompt è sempre più fondamentale. Per esempio, con lo sviluppo di strumenti come Web Pilot, la creazione di presentazioni multimediali già impaginate diventa un gioco da ragazzi, accelerando il processo e migliorando l’efficienza, ma esistono già infinite possibilità”.

Come i Chatbot possono efficientare il lavoro

In seguito è stato il turno di Canzio Dusi, portando la sua esperienza nell’utilizzo efficace dei chatbot nell’ambiente lavorativo:

“Il chatbot perimetrale è addestrato su informazioni interne fornite dall’azienda, garantendo una base dati sicura al 100%. Ciò che il chatbot apprende rimane nel perimetro aziendale, evitando che informazioni sensibili finiscano nelle mani dei concorrenti. Questo permette anche una precisa profilazione del chatbot, adattandolo alle specifiche esigenze di ciascun team o progetto. Inoltre è affidabile, dato che se non è in grado di rispondere ad una domanda è perché la stessa esula dal perimetro di competenza aziendale: ciò permette di mantenere la coerenza e l’accuratezza delle risposte fornite dal chatbot”.

Dusi evidenzia inoltre il ruolo cruciale dei chatbot nell’onboarding dei nuovi dipendenti:

“Tradizionalmente affidato a un tutor, ora questa responsabilità può essere condivisa con un chatbot, che dispone di accesso a tutti i documenti, i processi e le informazioni aziendali. Questo rende il chatbot un “collega virtuale” sempre disponibile, in grado di fornire risposte immediate e accurate senza risentire di stanchezza o frustrazione. Anche se il tutor rimane indispensabile, una parte significativa del lavoro può essere delegata al chatbot, liberando tempo per compiti più strategici”.

“Consentono una maggiore personalizzazione e adattabilità alle esigenze di ciascun gruppo di lavoro. Inoltre può essere caricato e utilizzato come assistente personale durante tutta la giornata lavorativa. Infine, consigliamo di installare motori basati su LLM (Large Language Model) come base per i servizi di chatbot. Questi girano localmente all’interno dell’azienda e offrono una maggiore capacità di comprensione e risposta, garantendo un’esperienza utente più soddisfacente”.

 

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Claude di Anthropic è disponibile in Italia: 5 cose da sapere sul nuovo chatbot [VIDEO]

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Dal marzo 2024 Claude, LLM di Anthropic dei fratelli Amodei, è accessibile in Italia nella versione gratis. In questo video spiego cos’è, cosa fa, chi l’ha fondato, perché si chiama così e cosa lo differenzia da ChatGPT:

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ChatGPT scriba: usare il chatbot come editor, correttore di bozze e per clonare il tuo stile di scrittura

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Il 90% dei contenuti online sarà generato da intelligenza artificiale entro il 2025, secondo l’esperta Nina Schick.

Nel frattempo, se insisti (come me) con la creazione di contenuti “manualmente”, battendo forsennatamente sulla tastiera, puoi farti aiutare dall’intelligenza artificiale per editare, revisionare i testi. Un modello di linguaggio (LLM) come ChatGPT può agire efficacemente sia come editor che come correttore di bozze. La sua capacità di comprendere e generare testo lo rende uno strumento prezioso per affinare i tuoi scritti: correggere eventuali errori e refusi oppure migliorare lo stile. Ma come può essere utilizzato al meglio in questo ambito?

Il prompt per la revisione dei testi

Immagina di voler utilizzare ChatGPT (così come Gemini o altro) per la revisione dei testi già scritti. Il primo passo è presentare la richiesta (prompt) in modo chiaro e dettagliato, per esempio:

Svolgi il ruolo di correttore di bozze per me. Condividerò con te il mio testo e desidero che tu lo esamini attentamente alla ricerca di eventuali errori di ortografia, grammatica o punteggiatura. Segnala eventuali errori in un tabella indicando da una colonna la frase presa in esame, nella seconda colonna l’errore commesso e nella terza colonna la frase riscritta.  Inoltre dammi dei suggerimenti ulteriori per migliorare lo stile del testo.
Questo è il testo da revisionare:
[INCOLLARE TESTO]

Questo prompt chiaro e diretto permette a ChatGPT di capire esattamente cosa ci aspettiamo da esso.

Clonare il tuo stile

Puoi anche usare ChatGPT affinché rispecchi il tuo stile di scrittura. Il chatbot è in grado di comprendere gli elementi distintivi della tua scrittura, come voce, tono, stile e struttura. Basta dargli in pasto i tuoi contenuti scritti in passato. Per clonare il tuo stile di scrittura in ChatGPT, potresti usare questo prompt:

Basandoti su una serie di esempi del mio stile di scrittura, tra cui email, articoli di blog o post sui social media, che presentano caratteristiche uniche come tono informale/formale, uso di specifici giochi di parole, struttura della frase e preferenze lessicali, adatta il tuo output per riflettere questi aspetti. Considera le variazioni di tono a seconda del contesto, l’uso di metafore, similitudini e la presenza di frasi ironiche, assicurandoti di mantenere la coerenza con il mio stile personale.
Questi alcuni miei testi:
[INSERIRE TESTI]

Nel mio caso ho caricato il Word di un mio libro per farne replicare lo stile:

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Cos’è Google Gemini: il mio webinar per Edulia

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Il primo marzo 2024 ho tenuto un webinar per Edulia di Treccani su Google Gemini. Ecco la registrazione integrale dell’evento (comprese le moltissime domande che mi sono arrivate):

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