Come evitare epic fail sui social con la ricerca inversa delle immagini di Google

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Il 16 ottobre 2021 l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha pubblicato su Facebook questo post per ricordare la notte del Ghetto di Roma:

Apriti cielo: la foto non c’entra nulla con Roma, ma è un’immagine del ghetto di Varsavia. L’epic fail (la figuraccia, in pratica) è virale, nonché bipartisan:

Lo scopo di questo mio articolo è quello di mostrare come sarebbe stato possibile evitare la figuraccia in pochissimi secondi, grazie alla ricerca inversa delle immagini di Google (già citata nell’articolo Come scoprire se una foto è falsa).
Basta fare clic con il tasto destro sulla foto (nell’esempio uso Chrome) e scegliere, dal menu a tendina, “Cerca l’immagine su Google”:

Nei risultati della ricerca si trovano link e foto:

Si seleziona un’immagine per vederne nome e descrizione, o quantomeno il collocamento all’interno di un sito. In questo caso è palese che si tratta di una foto del ghetto di Varsavia.


Uno strumento alternativo per fare la ricerca inversa delle immagini è TinEye (dove tra l’altro si vede al volo che si parla di Warszaw…):

Contattami per un evento sulle fake news

Come scrivere una social media policy aziendale per la comunicazione digitale e i social [esempi]

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Essere sui social network (anche se dovrei dire: “essere social”) e sul Web è fondamentale per qualsiasi azienda o brand: è importante farlo in modo efficace e trovare gli strumenti adatti e stabilire una strategia social mirata. L’immagine di un’azienda è definita dallo stesso brand e anche dagli stessi dipendenti: la comunicazione diventa fondamentale. Per farlo in modo efficace sui vari Facebook, Instagram, Twitter e compagnia bella (persino TikTok e Twitch!) è importante conoscere tutte le funzionalità offerte da queste piattaforme e considerare non solo benefici e vantaggi, ma anche i possibili rischi causati da una pessima gestione mediatica. Per tutelarsi dai cosiddetti danni collaterali, la maggior parte delle aziende presenti sui canali social ha predisposto una “Social Media Policy”: una serie di regole che i dipendenti devono seguire quando utilizzano una di queste piattaforme di comunicazione.

Anche la Camera dei Deputati ha la sua policy pubblica:

Che cos’è una Social Media Policy?

Si tratta di un documento indirizzato al personale della tua azienda in cui vengono stabilite le cosiddette “regole d’ingaggio” per quanto concerne l’uso corretto dei social media (sia internamente, sia esternamente). Dai comportamenti da tenere sul web fino ai commenti o ai post da scrivere, la Social Media Policy non è altro che un prezioso vademecum che aiuterà te e il tuo personale a gestire il delicato rapporto con i clienti in Rete. Di solito le aziende hanno una Social Media Policy interna per regolare la comunicazione tra l’azienda e i suoi stessi dipendenti e una esterna per stabilire il comportamento da tenere con i propri clienti/utenti in Rete.

Per esempio il Pescara Calcio presenta, contrapponendole, da una parte la policy interna e dall’altra quella esterna:

Insomma, un manuale di comportamento con tanto di indicazioni, norme e persino sanzioni da condividere con il personale aziendale: tenere un buon comportamento sui canali social è fondamentale per evitare guai ed errori potenzialmente devastanti per il proprio business.

Come scrivere una Social Media Policy

Scrivere una Social Media Policy è il primo passo che un’azienda deve compiere: è importante regolare la comunicazione tra l’azienda e i suoi dipendenti. Innanzitutto, devi specificare a cosa serve il documento, a chi è rivolto e chi intende tutelare. Una SMP interna, per esempio, deve innanzitutto stabilire e definire in modo chiaro il comportamento che il personale aziendale deve tenere sui social network.

Per un Social Media Manager (o per chi scrive un documento di questo tipo, a volte il responsabile HR) è importante essere chiaro e preciso (deve essere letto e compreso da tutti) nel momento in cui si trova a spiegare un determinato argomento o una particolare norma: è fondamentale specificare cosa ci si aspetta dal proprio dipendente o dal cliente in ogni possibile situazione. Dulcis in fundo, devi ricordare a tutti che il documento che stai redigendo ha valore legale: scrivilo in un linguaggio coerente con quello della tua azienda ed evita l’uso di termini burocratici o estremamente prolissi (vedi il “legalese”).

La prima regola da seguire è far capire ai tuoi dipendenti a cosa serve una “Social Media Policy” interna e quanto sia importante per la tua azienda il rispetto di tali norme comportamentali, onde evitare inconvenienti spiacevoli e possibili problemi. Devi individuare le principali norme di comportamento che i tuoi dipendenti/collaboratori devono osservare nel momento in cui accedono ai social network tramite un account aziendale oppure uno personale, quando si parla direttamente o indirettamente dell’attività svolta o del ruolo ricoperto e così via.

Per esempio, se la tua azienda è presente su tutti i principali social media è importante stabilire in modo chiaro e preciso le priorità e le finalità di ogni canale utilizzato. Se utilizzi Facebook per avere un’interazione migliore con i tuoi clienti/utenti, durante una campagna mediatica vanno stabilite delle norme ad hoc. Se con Twitter gestisci la comunicazione ufficiale della tua azienda hai bisogno di altre regole, idem su un social network come LinkedIn, dove ti trovi a interagire con un pubblico di professionisti e spesso con i dipendenti stessi della tua azienda.

ATM presenta LinkedIn così:

Una finestra rivolta a professionisti e al mercato del lavoro, che vuole dare visibilità alle opportunità di carriera e raccontare l’Azienda a 360 gradi.

Inail parla così di YouTube:

È lo strumento per veicolare i contenuti relativi alla multidimensionalità delle funzioni svolte dall’Inail attraverso la forza comunicativa dell’immagine in movimento, dare visibilità agli eventi, diffondere e supportare le campagne informative, valorizzare l’archivio storico dell’Istituto e i progetti della sala multimediale e sperimentare il live streaming.

Ogni social network va gestito con un’attenta pianificazione e in modo professionale nella consapevolezza che nel web non esiste una vera e propria separazione tra pubblico e privato: un utilizzo scorretto, infatti, può danneggiare anche gravemente l’immagine e la reputazione dell’azienda (e delle persone che ci lavorano).

Una sospensione o una cancellazione del profilo aziendale può avere ripercussioni sulla crescita dell’azienda, mentre l’uso scorretto di materiale tutelato dal copyright o un linguaggio non appropriato possono portare a cause legali con richieste di risarcimento e così via. La tua Social Media Policy deve essere chiara e precisa e, soprattutto, deve tutelare tutti: è responsabilità di tutti i dipendenti rispettarla. È importante incoraggiare i propri dipendenti/collaboratori a essere sempre responsabili, rispettosi e professionali sui social media, indipendentemente da quello che c’è scritto nella policy aziendale.

Va detto, se necessario, anche a cosa NON servono i canali di comunicazione. Ecco l’esempio di Roche:

Effetti indesiderati o eventi avversi relative a prodotti Roche
Gli utenti che ritengono di aver avuto un effetto indesiderato o una reazione dopo l’assunzione di un prodotto Roche, sono invitati a riferirlo immediatamente al proprio medico, a un farmacista o a un altro operatore sanitario.
Vi ricordiamo che questa pagina non è deputata alla segnalazione di eventuali effetti indesiderati e/o eventi avversi.

Lo stesso fa Iren:

Assistenza clienti

Attualmente i canali social non possono essere considerati canali di assistenza paragonabili ai contact center del Servizio Clienti del Gruppo.

Eventuali richieste ricevute attraverso i diversi sistemi di messaggistica integrata delle rispettive piattaforme, saranno reindirizzate ai canali opportuni di contatto.

Le 5W della Social Media Policy: l’esempio del Comune di Monza

Il Comune di Monza ha pubblicato online in PDF la sua social media policy. Vi si trova anche un paragrafo dove, usando la tecnica delle 5 W del giornalismo, racconta il team che gestisce i social:

  • CHI è il social media manager
  • COME: quali sono le regole
  • COSA: i contenuti
  • QUANDO: gli orari del social media team
  • DOVE: la sede di lavoro del team

Vi si trovano anche delle tabelle molto chiare. Questa, per esempio, riguarda i temi da trattare (e da non trattare!) online:

Cosa fare o non fare sui social network

È sempre importante specificare in modo chiaro cosa fare o non fare su un canale social: per esempio, è possibile mettere un “mi piace” a un prodotto o condividere un articolo di un sito? Devi stabilire quali azioni i tuoi dipendenti e collaboratori possono fare: per esempio possono pubblicare una foto scattata in ufficio? Possono commentare un prodotto/servizio aziendale e in che modo? Molto frequente: i dipendenti, per esempio i commerciali, possono parlare dei clienti, per esempio raccontando casi di successo?

Prepara una lista delle cose che possono fare in Rete e sulle piattaforme social che utilizzano e cerca di far capire loro quanto sia importante rispettare certe regole per il bene dell’azienda e per la loro stessa carriera. Rendere “partecipi” i tuoi dipendenti è una delle chiavi per una buona “Social Media Policy” interna: avere dei “brand ambassador” può aiutarti in questo processo.

Per quanto riguarda i comportamenti da evitare in Rete, devi stabilire anche qui una serie di normative precise che il tuo personale deve seguire. Qualcuno ha postato una fake news sulla tua azienda o una serie di commenti negativi su un tuo prodotto: come si devono comportare i tuoi collaboratori? C’è stato un uso improprio del materiale aziendale, che cosa devono fare i tuoi dipendenti?

Se gestisci un account aziendale devi tenere sempre un comportamento corretto, professionale ed empatico con i tuoi utenti/clienti: è importante avere un atteggiamento positivo, saper ascoltare critiche e commenti negativi e, soprattutto, dare risposte in tempi rapidi rispettando la modalità previste dalla social media policy interna. E, soprattutto, devi evitare litigi e non rispondere mai alle provocazioni.

La pubblicazione dei contenuti

Un altro aspetto che devi considerare riguarda la pubblicazione di contenuti e materiale di vario (foto, video, testi e altro) che devono rispondere a una serie di criteri prestabiliti. Questo vale per la pubblicazione di una semplice notizia o per un link a una pagina istituzionale e così via. Chi pubblica un qualsiasi tipo di contenuto deve farlo nel completo rispetto delle norme che regolano la privacy e il trattamento dei dati personali, deve verificare che non ci siano materiali aziendali o informazioni sensibili o che violino le leggi che regolano il copyright. Quindi, prima di pubblicare qualsiasi cosa su un canale istituzionale e privato, ricordati di verificare che i tuoi contenuti siano inattaccabili. Nel dubbio è meglio non pubblicare nulla: richiedi il parere di un social media manager nella tua azienda.

Per esempio nella sua Social Media Policy l’azienda Fenzi specifica:

Con la produzione e pubblicazione dei contenuti FENZI SPA promuove sui propri canali social contenuti testuali, fotografici e video, che nel momento della pubblicazione devono rispondere sempre a tutti i seguenti criteri:

  • diffusione di novità relative a progetti, eventi, servizi dell’azienda di concreta utilità per il target;
  • attualità della notizia a cui il contenuto social deve riferirsi, con testi e/o immagini che ne testimonino o l’accadere in tempo reale (es. un convegno, una conferenza stampa, una fiera, ecc.) o il realizzarsi in breve tempo (una scadenza, il lancio di un nuovo prodotto);
  • link a pagine del sito istituzionale o, dove esistenti, ai siti di progetto, dove si fa riferimento o si approfondisce il contenuto.

Il linguaggio

Il linguaggio che utilizzi deve essere contestualizzato allo stile del social network utilizzato. È ormai assodato che le dinamiche linguistiche utilizzate nei canali social sono diverse da quelle usate nei contesti reali, mentre l’abuso di neologismi è ormai una consuetudine. Ogni piattaforma è diversa e funziona in una determinata maniera e ha un proprio pubblico di riferimento: per ottenere dei buoni risultati devi prestare attenzione ad alcune cose e, soprattutto, ai dettagli. Per esempio, Twitter è uno strumento apprezzatissimo per la comunicazione aziendale (viene considerato l’agenzia stampa del mondo digitale) e per cinguettare al massimo devi sfruttare gli hashtag “#”, “concentrare” i tuoi messaggi in pochi caratteri (dai 140 caratteri degli inizi si è arrivati ai 280 attuali) e farli circolare velocemente. LinkedIn, invece, è la piattaforma professionale per eccellenza ed è stata sviluppata appositamente per permettere ai professionisti del settore di interagire tra di loro.

Quando pubblichi un contenuto per questo canale social ricordati di utilizzare un linguaggio professionale e serio. Una comunicazione sobria ti può aiutare a mettere in evidenza le competenze/qualità della tua azienda e ad ampliare la tua rete dei tuoi contatti e altro ancora. Con Facebook è richiesto uno stile più vicino al pubblico e un linguaggio semplice e “informale”. Un tono troppo confidenziale potrebbe essere persino eccessivo, soprattutto ora che il colosso di Menlo Park si sta orientando sempre di più verso il business mettendosi in competizione diretta con leader indiscusso del settore, sua maestà LinkedIn. Con Instagram invece devi puntare sui i contenuti “personali”, chiaramente accompagnati da un uso sapiente delle immagini e dei video e soprattutto degli hashtag. Con le “Instagram Stories”, infatti, la comunicazione è stata rivoluzionata ancora una volta e sarà più facile per te condividere la quotidianità in ufficio o in azienda.

Come utilizzare un account privato

Il dipendente/collaboratore è tenuto a rispettare le norme di comportamento previste nella policy interna, anche quando utilizza un account privato sui social media. Nel caso decidesse di rendere nota la propria attività lavorativa, il dipendente deve necessariamente specificare la qualifica rivestita all’interno dell’azienda (citando anche l’account istituzionale se disponibile) e ribadire che “le opinioni espresse hanno carattere personale”. In questo modo viene tutelata l’azienda e le persone che ci lavorano.

Chiaramente ogni dipendente può (dovrebbe!) condividere sui propri profili privati il materiale e i contenuti pubblicati sul sito istituzionale dell’azienda. Non può invece divulgare informazioni riservate della propria azienda o di terze parti e altro ancora.

Quando usa il proprio account privato deve evitare di diffondere messaggi minatori o ingiuriosi, commenti e dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti della propria società o di alcuni membri. È tenuto a rispettare la privacy dei propri colleghi e a non divulgare foto, video o altro materiale multimediale senza l’esplicita autorizzazione dell’azienda e delle persone coinvolte.

Senza autorizzazione preventiva non può aprire blog, pagine o altri canali a nome della propria società o che trattino argomenti riferiti all’attività lavorativa svolta. È importante ribadire ancora una volta che i propri contenuti – anche se privati – una volta messi in Rete hanno una cassa di risonanza incredibile, e un semplice post può infatti raggiungere un numero elevato di persone attraverso retweet, commenti e like, alimentando il reato di diffamazione. Per risolvere la questione, puoi far inserire un apposito “disclaimer” nel profilo dei tuoi dipendenti per rendere più semplice la differenziazione tra un account personale e quello lavorativo.

La nota multinazionale fast food Mc Donald’s ha messo online la propria Social Media Policy. Riporto qui la parte che riguarda l’uso dei canali social personali:

Si invita i dipendenti a essere consapevoli dei seguenti aspetti quando utilizzano i Social Media, anche ad uso personale ma in situazioni in cui viene specificamente indicato il marchio McDonald’s :

  • Tutto ciò che viene pubblicato su internet può essere letto da manager, colleghi, partner commerciali, giornalisti, concorrenti, fornitori e dal pubblico in generale.
  • Invitiamo i dipendenti a pensare a quello che stanno scrivendo nello stesso modo in cui lo farebbero per comunicare con le persone che non conoscono personalmente.
  • In particolare, occorre tenere conto delle seguenti linee guida:
    • Non devono essere scaricate e/o pubblicate immagini offensive o inappropriate.
    • Non devono essere scaricati e/o pubblicati commenti offensivi o inappropriati.
    • Non devono essere pubblicati commenti offensivi o inappropriati su colleghi o clienti.
    • Ogni informazione che possa violare qualunque delle azioni e delle procedure di McDonald’s, non deve essere pubblicata.
    • Non si deve fare alcun riferimento a qualsiasi affiliazione a organizzazioni politiche.
  • Le informazioni riservate (informazioni finanziarie, lancio nuovi prodotti, attività di business in genere) o proprietarie di McDonald’s non devono mai essere divulgate. I termini e le condizioni applicabili ai dipendenti di McDonald’s già vietano questo in generale, e internet non fa eccezione a questa regola.
  • Qualora l’uso di canali di Social Media sia insito nel ruolo lavorativo del dipendente, l’uso personale dei Social Media deve avvenire esclusivamente nel suo tempo libero e non deve includere l’uso dell’indirizzo e-mail aziendale di McDonald’s (qualora il dipendente ne abbia uno).
  • I dipendenti non devono mai accedere né utilizzare qualsiasi sito web o servizio riprovevole o illegale utilizzando i dispositivi messi a disposizione da McDonald’s. L’Ufficio IT ha individuato i siti web cui il nostro sistema non permetterà l’accesso. Qualsiasi tentativo di accesso ai siti proibiti dal sistema è bloccato e l’utente riceverà un messaggio all’interno del browser che conferma che l’accesso è precluso. I dipendenti devono essere consapevoli che le pubblicazioni personali nei canali di Social Media possono restare visibili per tutti negli anni a venire.
  • Ai dipendenti è severamente vietato utilizzare i loghi e/o i marchi di McDonald’s in qualsiasi situazione personale senza la preventiva autorizzazione scritta da parte del team legale di McDonald’s.

L’uso dei sistemi di messaggistica istantanea

I sistemi di messaggistica  (WhatsApp, Telegram, Signal, Facebook Messenger solo per citare i più utilizzati) stanno diventando delle vere e proprie chat lavorative vale lo stesso discorso dei social network. Anche qui è importante trovare l’equilibrio tra l’utilizzo per motivi di lavoro e quello per scopo privati, soprattutto durante l’orario lavorativo.

È importante ricordare nella Social Media Policy interna che i messaggi scambiati in WhatsApp sono equiparabili a prove documentali e sono moltissimi i casi in cui le chat testuali o vocali usate nell’app di messaggistica di proprietà di Facebook sono state usate come prova in tribunale. Per questo motivo devi adottare una social media policy dettagliata per fornire al tuo dipendente tutte le informazioni su “cosa potrà fare e non fare” con l’account aziendale/privato, quali immagini condividere, quali amici aggiungere, come utilizzare i social network durante l’orario di lavoro e altro ancora.

L’importanza del “Tone of voice”

Quando rappresenti la tua azienda sui canali social è importante scrivere correttamente, rispettando tutte le regole ortografiche, morfologiche, sintattiche e fonetiche previste dalla grammatica italiana. Tra acronimi, sigle, neologismi e un uso smodato della terminologia inglese spesso è una missione impossibile…

Un altro aspetto da definire è il cosiddetto “Tone of voice” che si vuole dare alla comunicazione: lavorare nella pubblica amministrazione richiede un approccio di un certo tipo, nel settore privato un altro. Il dipendente si deve riconoscere nell’azienda/brand per cui lavora: quindi, oltre a scrivere in un italiano corretto e comprensivo devi scegliere uno stile/forma che rispecchi e sia coerente con quello tenuto finora dalla comunicazione della tua azienda.

Quindi, scegli uno stile che sia efficace e al tempo stesso efficace e che sia soprattutto chiaro. Il requisito essenziale di una buona social media policy è la chiarezza: deve essere facilmente comprensibile e memorizzabile e fugare ogni possibile dubbio, soprattutto per quanto riguarda il capitolo “sanzioni e provvedimenti”. Stabilire delle linee guida con quello che si può o non può fare è un’ottima base di partenza, così come avere un glossario o un’infografica/video in cui illustrare quali sono i social attivi nella tua azienda e altro ancora. Prima di far leggere a tutti i dipendenti la social media policy che hai scritto è consigliabile sottoporla al parere dell’ufficio legale, marketing, risorse umane e le altre istituzioni presenti nella tua azienda. Tutelare gli interessi del personale aziendale è fondamentale. Una volta ottenuto il benestare di tutte le parti in causa, puoi far leggere a tutti i dipendenti la social media policy che hai preparato.

Un esempio di Social Media Policy interna (PDF)

Unioncamere Emilia Romagna ha reso disponibile sul proprio sito il PDF della sua Social Media Policy interna. Eccolo:

Esempio_SOCIAL_MEDIA_POLICY_INTERNA_UnioncamereER.pdf

La video Social Media Policy di Xerox

Xerox ha caricato un video sul suo canale Youtube presentandolo così:

Se sei un dipendente o un terzista Xerox che pubblica notizie o informazioni su Xerox correlate al proprio lavoro su blog, forum, social network o qualunque altro genere di social media, queste linee guida sono per te. Queste linee guida si applicano inoltre a singoli consulenti e ad agenzie terze che lavorano per o a nome di Xerox.

Ecco il video (in inglese con sottotitoli in italiano):

Perché scrivere una Social Media Policy Esterna?

Oltre a scrivere una Social Media Policy interna devi prepararne una esterna per regolamentare il rapporto con la clientela e la community. Con lo sviluppo dei social media molti utenti comunicano con le aziende attraverso i loro canali, per qualsiasi tipo di esigenza. La social media policy esterna è fondamentale per regolamentare il rapporto fra gli utenti e chi gestisce le piattaforme social dell’azienda. Si tratta di una relazione delicata perché coinvolge direttamente il nome dell’azienda e la credibilità stessa e del proprio marchio (la cosiddetta “brand reputation”). Una Social Media Policy deve stabilire le modalità di comunicazione con gli utenti (dal trattamento dei dati personali fino all’attività di moderazione e così via), cosa fare in caso di diffusione di informazioni sensibili per l’azienda, commenti negativi, hashtag, post e video creati dagli utenti e altro ancora.

Come scrivere una Social Media Policy Esterna

Tendenzialmente vale lo stesso discorso fatto in precedenza con la preparazione di una Social Media Policy interna. Quindi, specifica a cosa serve il documento, a chi si rivolge e chi vuole tutelare. Per ogni piattaforma social utilizzata è importante definire il modus operandi: spiega in modo chiaro a cosa serve avere un account ufficiale e a cosa non serve. Una volta definito il ruolo e le finalità della nostra pagina/account social devi stabilire una serie di norme/regole comportamentali che gli utenti devono rispettare. Dai comportamenti non tollerati fino ai commenti inappropriati o alla promozione di attività illegali, tutto deve essere regolamentato per evitare spiacevoli sorprese o eventuali strascichi legali. Cerca di essere il più chiaro possibile e di fornire degli esempi esplicativi su quello che è accettato/tollerato e quello che non lo è.

Per esempio nella social media policy di The Math House si legge:

In particolare, verranno rimossi i contenuti:

  • politici o di propaganda elettorale;
  • spam, che promuovano attività commerciali e a fini di lucro;
  • che presentino un linguaggio inappropriato, violento, minaccioso, volgare, ingannevole o in violazione dei diritti di terzi;
  • discriminatori per genere, razza, etnia, lingua, credo religioso, opinioni politiche, orientamento sessuale, età, condizioni personali e sociali, disabilità fisica o mentale;
  • illeciti o che incitino, promuovano e sostengano attività illecite;
  • che divulghino dati e informazioni personali o che possano ledere la privacy e la reputazione di terzi;
  • che contengono dati sensibili;
  • di carattere osceno, pornografico o pedopornografico o che offendano la morale comune;
  • che violino il copyright o che usino impropriamente un marchio registrato;
  • che compromettano la sicurezza nazionale o dei sistemi pubblici.

Elenca le possibili sanzioni per chi non rispetta le regole, soprattutto in caso di comportamenti illegali. Stabilire delle sanzioni è un modo piuttosto semplice per conferire autorevolezza alla tua Social Media Policy esterna o interna che sia.

Il Ministero dello sviluppo economico specifica che cosa si intende per moderazione e che cosa accade quando non si rispetta la policy esterna:

La moderazione da parte dell’amministrazione all’interno dei propri spazi avviene a posteriori, ovvero in un momento successivo alla pubblicazione, ed è finalizzata, unicamente, al contenimento di eventuali comportamenti contrari alle norme d’uso: tutti hanno il diritto di intervenire ed esprimere la propria libera opinione in quanto nei canali social del Ministero non è prevista alcuna moderazione preventiva.

Nei casi più gravi – e in modo particolare in caso di mancato rispetto delle regole condivise in questo documento – il Ministero si riserva la possibilità di cancellare i contenuti, allontanare gli utenti dai propri spazi e segnalarli ai filtri di moderazione del social network ospitante ovvero, nello specifico, saranno rimossi commenti e post che violino le condizioni esposte in questo documento.

Se i dipendenti/collaboratori utilizzano la strumentazione informatica dell’azienda è importante stabilire anche un codice di comportamento ad hoc, con le relative sanzioni disciplinari in caso di mancata ottemperanza dei divieti. Una volta preparato il documento ricordati di sottoporlo all’ufficio legale della tua azienda (o a quello di un esterno) e agli altri uffici interessati (marketing, risorse umane e altro) per poter essere approvato e diffuso a tutto il personale lavorativo.

A proposito di tutela legale, spesso si fa riferimento anche alla privacy. Così Trenord:

PROTEZIONE DATI PERSONALI

Si ricorda che il trattamento dei dati personali degli utenti risponde alle policy in uso sulle piattaforme utilizzate (Twitter, YouTube, Instagram e LinkedIn).

Si rammenta che i dati sensibili postati in commenti o post pubblici all’interno dei canali social di Trenord verranno rimossi. I dati condivisi dagli utenti attraverso messaggi privati, spediti direttamente ai canali di Trenord, saranno trattati nel rispetto della normativa di legge di tempo in tempo vigente ed applicabile in materia di trattamento dei dati personali.

L’Informativa Privacy di Trenord è consultabile sul sito internet di Trenord, che qui si richiama integralmente ed a cui si rinvia.

Come far rispettare le Social Media Policy

Per controllare ogni possibile violazione alla Social Media Policy aziendale è necessario avere una struttura o del personale preposto per questo compito. L’azienda deve essere in grado di monitorare il comportamento dei propri dipendenti che utilizzano i canali social. Controllare l’attività su tutte le piattaforme social utilizzate dall’azienda di tutti i soggetti coinvolti (compresi gli account personali) richiede una struttura ben organizzata e oliata. Avere sanzioni disciplinari/pecuniarie senza che nessuno possa farle rispettare non serve a nulla. È importante che la Social Media Policy sia facilmente consultabile dai dipendenti/collaborati: preparare una versione riassuntiva o in stile FAQ può essere di grande aiuto.

Il mondo dei social media è in costante evoluzione. Di conseguenza anche la Social Media Policy che hai preparato rischia di diventare obsoleta nel giro di pochi mesi. Senza tener conto dei possibili cambiamenti aziendali per quanto riguarda le strategie di comunicazione e marketing: quindi, aggiorna e controlla regolarmente la tua Social Media Policy su ogni canale social utilizzato dalla azienda. Ricordati che una Social Media Policy ben fatta e aggiornata stimola gli impiegati a utilizzare in modo responsabile i canali social. Un dipendente o collaboratore deve sempre prestare attenzione alla Social Media Policy: deve conoscere le regole della Privacy, deve sapere postare su una piattaforma sociale e cosa può far vedere agli amici o ai famigliari e così via.

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LinkedIn: come esportare gli analytics

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Come tutti i social network, anche LinkedIn ha i suoi analytics, le metriche relative alle pagine aperte sulla piattaforma. La maggior parte delle persone tende a soffermarsi solo sui dati più semplici, fondamentalmente il numero di follower e le visualizzazioni/like sui contenuti condivisi. Sono parametri importanti, naturalmente, che offrono velocemente uno spaccato dell’andamento della pagina, ma rappresentano solo una parte di tutti i dati raccolti dal social e messi a disposizione dei suoi utenti. Di seguito, ti spiegherò come sfruttare al meglio le informazioni raccolte dal social relative alla tua pagina per capire come migliorare l’efficacia della tua attività su LinkedIn.

Dove sono i dati relativi alla mia pagina?

Per visualizzare gli analytics della tua pagina aziendale su LinkedIn devi essere un amministratore o quantomeno un analista. Se sei il titolare dell’azienda, probabilmente sarai anche amministratore della pagina, che probabilmente avrai creato tu, ma non è raro che queste attività vengano delegate a professionisti o agenzie esterne (ma anche a figure interne), e non è detto che ti abbiano inserito fra gli amministratori. Se è così, devi sapere che il fatto che tu non sia amministratore non è un gesto di sgarbo o il desiderio di tenerti nascoste le informazioni: molto spesso i proprietari delle imprese non hanno interesse a seguire direttamente questi canali e quindi non si preoccupano di essere inseriti come admin. Allo stesso tempo, non è raro che gli esperti di social evitino – se non quando richiesto esplicitamente – di rendere amministratori i responsabili delle aziende stesse: se questi non sono competenti, infatti possono facilmente fare degli errori, spesso postando dal profilo aziendale invece che da quello personale o viceversa. Naturalmente, se chiederai di essere reso amministratore nessuno potrà negartelo: la pagina è tua, del resto.

Per gestire la tua pagina LinkedIn aziendale basta connetterti al tuo profilo personale: nella colonna di sinistra troverai la sezione Le mie Pagine, dove sono raccolte tutte le pagine LinkedIn che sei autorizzato a gestire. Cliccaci sopra per andare nella sezione di amministratore. Per avere accesso agli analytics, basta che clicchi sulla voce Analisi, dove saranno indicate quattro metriche: Visitatori, Aggiornamenti, Follower ed Employee Advocacy.

Visitatori

In questa sezione troverai tutte le informazioni relative a chi ha visitato la tua pagina LinkedIn, nello specifico:

  • il numero visualizzazioni della pagina: fondamentalmente, quanti clic sono stati fatti sulla pagina (non sui singoli post, attenzione);
  • il numero di visitatori unici: questo parametro è ovviamente differente dal numero di visualizzazioni, dato che una persona potrebbe aver guardato la tua pagina più volte nel periodo di tempo selezionato;
  • i clic sul pulsante personalizzato, che fondamentalmente può assumere 4 valori (Visita sito web, Iscriviti, Registrati, Contattaci, Scopri di più).

Più sotto troverai un grafico molto intuitivo che ti darà le statistiche sui visitatori nel periodo selezionato. Potrai ampliare il periodo di riferimento (quello predefinito è di 15 giorni) e avere ulteriori dettagli, per esempio vedere i dati delle singole sezioni della pagina stessa: la home, informazioni, informazioni dettagliate e persone.

Potrai modificare con un clic la visualizzazione fra visitatori totali e visitatori unici, e aggregare i dati. L’impostazione predefinita di LinkedIn, infatti, è quella di mostrare i dati separati fra mobile e desktop, ma basta la pressione di un tasto per aggregarli in un unico grafico.

Andando più sotto, poi, potrai avere accesso ai dati demografici del tuo pubblico, ovviamente ben differenti da quelli di altre piattaforme, dato che LinkedIn è destinata al business, non certo agli influncer. Ecco che il dato principale è dunque quello delle funzioni lavorative di chi ti ha visitato (vendite, marketing, HR, amministrazione, operations e via dicendo), un dato estremamente importante per capire velocemente che tipo di figure aziendali hanno mostrato interesse. Puoi comunque avere informazioni sulla località (inclusa la provincia, nel caso dei visitatori italiani), l’anzianità lavorativa dei tuoi visitatori (che non è detto corrisponda all’anzianità demografica, anzi), il settore in cui operano e le dimensioni dell’azienda per cui lavorano, intesa come numero di dipendenti.

Aggiornamenti

Se selezioni la metrica Aggiornamenti al posto di Visitatori, avrai accesso ai dati relativi alla visualizzazione dei post pubblicati sulla tua pagina aziendale. Ovviamente, cambiano le metriche: qui verranno indicate le reazioni (like ed equivalenti), il numero di commenti ai post e di condivisioni.

Potrai poi esplorare più nel dettaglio tutti questi dati nella sezione “Statistica”. I dati riportati sono relativi a tutti i post pubblicati nel periodo preso in esame, ma potrai avere informazioni dettagliate su ognuno scrollando più in basso, dove sarà proposta la lista con tutte le metriche relative a ogni singolo parametro. Anche in questo caso i dati verranno separati da due colori: in blu i dati organici e in rosso quelli relativi alle sponsorizzazioni. Volendo, potrai aggregarli.

Follower

Come suggerisce il nome, ti indica quanti nuovi follower ha acquisito la pagina e quanti ne ha persi. Scrollando in basso ti verranno proposti gli ultimi che si sono aggiunti, e ancora più sotto potrai avere informazioni praticamente equivalenti a quelle che abbiamo isto prima nella sezione Visitatori, quindi la funzione lavorativa, il settore di appartenenza, la seniority e via dicendo.

Molto interessante la sezione più in basso, dove LinkedIn ti suggerisce una serie di aziende affini alla tua da monitorare, così da avere un termine di paragone con realtà che operano nel tuo stesso ambito, sulla base dei follower.

Employee Advocacy

Questa sezione è estremamente utile se voi fare employee branding, cioè sfruttare l’attività dei tuoi dipendenti e collaboratori per potenziare l’impatto della tua attività di comunicazione su LinkedIn. Fondamentalmente, potrai misurare l’impatto delle condivisioni dei post aziendali fra i tuoi dipendenti.

A questo indirizzo, potrai trovare ulteriori informazioni proposte da LinkedIn.

Come esportare i dati?

I dati raccolti da LinkedIn sono utilissimi e presentati in maniera semplice e intuitiva, ma quando le dimensioni della pagina iniziano a crescere e, soprattutto, intendi visualizzare i dati di più di un anno, o confrontarli con quelli provenienti da altre fonti (altri social network, quelli del suo sito e via dicendo), è più comodo esportarli in un formato più comodo, così da poterli analizzare tramite altri software.

Esportarli è estremamente semplice:

  • seleziona la metrica che ti interessa (Visitatori, Aggiornamenti, Follower, Employee Advocacy)
  • Clicca sul blu tasto Esporta, sulla destra
  • Seleziona l’intervallo di tempo
  • Clicca su Esporta

In pochi istanti, verrà scaricato un file .XLS contenente tutte queste informazioni, che potrai aprire con Excel o equivalente, o importare nei software che usi per le analisi.

Cosa posso fare con i dati esportati?

Una volta esportati i dati in formato XLS potrai aprirli con un figlio di calcolo, così da poterli analizzare con strumenti più potenti: potrai fare semplicemente grafici di ogni tipo sulla base di quelle informazioni, e gestire con più semplicità la tua reportistica. Soprattutto, potrai analizzare i differenti valori tenendo tutto sullo stesso foglio, senza dover aprire differenti finestre di LinkedIn e affiancarle per avere una visione di insieme.

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Tutto quello che devi sapere sulle company page di LinkedIn

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Essere presente in LinkedIn per un’azienda è semplicemente obbligatorio: non esserci equivale a non esistere! Nata come piattaforma rivolta ai professionisti e alle aziende, nel corso dell’ultimo decennio la creatura di Reid Hoffman ha mutato pelle e si è trasformata in un vero e proprio social network (e social media). Purtroppo, molte aziende fanno ancora fatica a comprenderne le potenzialità e non tutti i membri iscritti sembrano sapere cosa fare con tutti gli strumenti messi a disposizione dalla piattaforma.
Il social network professionale di Microsoft continua a essere la soluzione ideale per incrementare la visibilità e la popolarità di un’azienda o di un brand. Con LinkedIn, gli utenti hanno la possibilità di trovare il contatto “giusto” per avviare una carriera lavorativa (o avere una seconda chance), mentre per le aziende e i professionisti è il canale ideale per entrare in contatto con potenziali risorse, futuri partner e collaboratori.

La crescita di LinkedIn è esponenziale

Fino a poco tempo fa la piattaforma veniva utilizzata prevalentemente dalle aziende che facevano B2B (business-to-business) per farsi conoscere da fornitori e clienti: da qualche anno hanno iniziato a sfruttare LinkedIn anche le società B2C (business to consumer), come strumento utile per incrementare l’engagement e la fidelizzazione nei confronti del proprio brand.
I numeri di LinkedIn sono in costante crescita: il numero degli iscritti si aggira attualmente sui 750 milioni di utenti, di cui 15 milioni solo nel Bel Paese. Per quanto riguarda le aziende, si parla 55 milioni di società iscritte, con un’ulteriore crescita nell’ultimo anno. Per avere statistiche aggiornate in tempo reale puoi andare su statistiche LinkedIn.

Che cos’è una LinkedIn Company Page (Pagina Aziendale)

LinkedIn è il canale ideale per trovare le giuste connessioni per il tuo network di contatti e dare una bella spinta alla tua reputazione online. La pagina aziendale in LinkedIn è la vetrina dell’azienda, uno spazio utile per raccontare la tua mission e soprattutto fare branding.
Ci sono un paio di aspetti che non tutti conoscono e che è necessario considerare quando si crea una pagina aziendale. La prima cosa da ricordare è che la pagina aziendale non è un profilo personale! Sembra una cosa scontata ma non è così. Da un punto di vista visivo, la pagina aziendale è diversa quella di un profilo personale: hanno dei layout diversi. La prima cosa che devi fare è definire l’obiettivo principale della tua pagina aziendale: deve garantire l’awareness del tuo brand, l’incremento delle tue vendite, la fidelizzazione o il recruitment?

Come creare la tua Pagina Aziendale in LinkedIn

Innanzitutto, devi sfruttare i 100 caratteri disponibili nel campo “Nome” per inserire il nome del brand. Devi prestare attenzione a quello che stai per inserire: il nome è una di quelle informazioni che non si potranno più modificare successivamente. Il nome è fondamentale anche per l’URL stessa della pagina, soprattutto per apparire nei motori di ricerca e per essere trovati dai potenziali clienti.
Successivamente devi passare al campo “Sito Web” e inserire il link della tua azienda. Per completare la pagina dovrai aggiungere altre informazioni riguardanti la tua azienda: dalle dimensioni fino al settore e così via. Dovrai semplicemente selezionare una delle voci disponibili e completarle. Un altro passaggio importante riguarda il logo della propria azienda: puoi inserirne uno ufficiale e hai 120 caratteri per descrivere la “mission” e quello che vuoi. Una volta creata la pagina aziendale dovrai concentrarti nella creazione/preparazioni di contenuti per far conoscere meglio la tua azienda.

Le funzionalità poco conosciute di una Pagina Aziendale

Per rendere più efficace la presenza della tua azienda su LinkedIn devi prestare attenzione a un po’ di cose. Per esempio, ci sono un paio di funzionalità, poco note, che devi conoscere per realizzare la pagina aziendale perfetta. Non devi limitarti a inserire alcune parole chiave o a scrivere una serie di contenuti: per aumentare la visibilità della tua pagina, per esempio, devi cominciare a sfruttare l’area “Specialities”. Gli iscritti spesso tendono a ignorare le specialità, le parole chiave che aiuteranno le persone che sono interessate a quello che fa la tua azienda a trovarti. È importante scegliere le parole giuste: prenditi tutto il tempo necessario per individuare quelle che possono davvero fare la differenza nel tuo settore di riferimento.
Ricapitolando, nelle specialità devi inserire almeno una ventina di keyword per aiutare l’algoritmo di LinkedIn a indicizzare al meglio i risultati. Il motore di ricerca della piattaforma, infatti, deve avere informazioni del tipo cosa fa la tua azienda, quali sono gli obiettivi che si prefissa il tuo brand e così via. È importante domandarsi quale tipologia di contenuti e informazioni il tuo potenziale cliente (prospect) potrà trovare su quella pagina o quali keyword un cliente o un potenziale partner utilizzerebbero e altro ancora. Se i tuoi prospect, per esempio, provengono da diverse nazioni è fondamentale aggiungere una descrizione della tua azienda in più lingue. È consigliabile preparare delle descrizioni ad hoc,  tradotte e adattate per il mercato di riferimento. Perché può verificarsi che in Italia siano disponibili determinati prodotti e servizi, in altri paesi altri ancora no e altro ancora. Per questo motivo le pagine aziendale nelle diverse lingue devono essere totalmente indipendenti.

Sfruttare il sito ufficiale aziendale

Per aumentare i follower della tua pagina aziendale puoi inserire sul sito istituzionale un collegamento diretto a LinkedIn: chi arriva lì, se interessato, ti seguirà anche su questa piattaforma aspettandosi contenuti di un certo tipo per conoscere meglio l’azienda, i suoi valori e la sua mission.

Chi amministra una pagina LinkedIn, poi, ha a disposizione una serie di inviti (nell’ordine delle centinaia di unità) che possono essere sfruttati per chiedere alle persone nella tua rete di contatti (di 1° livello) a seguire la pagina LinkedIn. È importante “invitare” solo chi può essere interessato alla tua azienda (prospect, fornitori, clienti attuali o collaboratori). Ai “fortunati” arriverà una notifica solo con il nome della pagina e la persona che l’ha inviata: è fondamentale essere “conosciuti” per far accettare l’invito.

Prima di lanciare l’invito a così tante persone, puoi saggiare l’umore dei tuoi follower preparando un post sul tuo profilo personale in cui parlerai dei contenuti che stai per pubblicare, degli obiettivi che vuoi raggiungere e così via. In questo modo non andrai a sprecare gli inviti a disposizione. Alternativamente puoi condividere la tua pagina aziendale anche in un messaggio privato, sempre alle tue connessioni di primo livello. Così facendo hai la possibilità di spiegare in modo dettagliato il perché dell’invito e vantaggi che la persona potrà avere dal seguire la tua pagina aziendale. Ricapitolando, cerca di selezionare attentamente le persone (devono essere in target con i tuoi obiettivi) a cui mandare gli inviti e limita lo spam compulsivo. Da evitare assolutamente una pagina aziendale autoreferenziale: inserire tutte le attività svolte, i successi ottenuti o i servizi proposti può trasformarsi in un boomerang. Meglio inserire i nomi delle persone che collaborano con te e il tuo team quotidianamente. Infatti, ogni collaboratore/dipendente che inserisce l’azienda all’interno del proprio profilo personale su LinkedIn crea un link diretto con la pagina aziendale. In questo modo sulla tua pagina aziendale potranno arrivare anche utenti che hanno visitato i profili dei tuoi dipendenti e viceversa.

Come aumentare i follower in una Pagina Aziendale

Un altro modo interessante per aumentare la visibilità della propria pagina è quello di utilizzare gli hashtag. Puoi inserirne tre (oltre è meglio non andare) e tra le parole chiavi devi inserire il brand della tua azienda o un prodotto/servizio: una delle keyword che vai a inserire deve riguardare il settore di riferimento, in modo che i tuoi potenziali clienti ti possano trovare. Inserire keyword a caso o in quantità industriale non è mai una buona strategia: devi centellinarne e usarle con intelligenza.

Un’altra strategia che puoi usare è quella di inviare delle note ai dipendenti/collaboratori della tua azienda in modo che siano loro stessi a dare visibilità al tuo contenuto spingendolo attraverso la loro rete di contatti. Questo sistema è piuttosto vantaggioso se viene sfruttato nelle prime ore – o meglio: nei primi minuti – dopo la pubblicazione di un contenuto: per LinkedIn quel commento assumerà maggiore importanza e l’algoritmo gli darà maggior visibilità. Con un lavoro di squadra è possibile migliorare la condivisione dei contenuti della tua pagina aziendale: devi solo creare un piano editoriale e rendere partecipi tutti i dipendenti/collaboratori che devono conoscere il funzionamento di LinkedIn (almeno le basi).

Filtri e menzioni sono fondamentali nella Pagina Aziendale

Un consiglio che devi seguire riguarda la pubblicazione dei contenuti per il tuo pubblico di riferimento. LinkedIn permette anche di pubblicare post “solo” per alcuni follower o utilizzando degli appositi filtri: infatti, è possibile far vedere un contenuto in una determinata lingua a uno specifico pubblico. Purtroppo, non è ancora possibile selezionare le persone a cui mostrare il contenuto.

Un’altra strategia che puoi utilizzare è quella di creare un gruppo con tutti i tuoi potenziali clienti e sottoporre a loro una serie di contenuti ad hoc: da un semplice piano editoriale fino a delle offerte speciali e così via. Un altro aspetto importante che devi considerare riguarda le menzioni: essere “menzionato” da un collaboratore o da un cliente ti offre l’opportunità di condividere nuovamente il post sulla tua pagina aziendale. Non è possibile commentare sul profilo dell’utente, ma è possibile comunque ringraziarlo tramite una citazione.

Come scoprire la provenienza dei tuoi follower

Una delle funzioni aggiunte in LinkedIn lo scorso anno riguarda la provenienza dei follower: ora puoi sapere chi sono ma non puoi fare nessuna azione sui loro profili.

Puoi, però, studiarli per capire se le tue iniziative funzionano oppure no: in questo modo puoi adattare e personalizzare il tuo piano editoriale.

Gli eventi live di LinkedIn

Per far crescere la tua LinkedIn page puoi sfruttare anche gli eventi in diretta. Nota importante: per creare degli eventi live è necessario chiedere l’autorizzazione a LinkedIn. Gli eventi possono essere pubblici (si possono trovare tramite una semplice ricerca) oppure privati (tramite invito): l’organizzatore può comunque invitare i propri collegamenti a partecipare (è possibile scegliere la località, l’azienda in cui lavorano o il settore industriale). Nel 2021 è stata aggiunta la possibilità di chattare durante gli eventi: i partecipanti possono unirsi e conversare con chi presenta l’evento. Per le aziende, inoltre, c’è la possibilità di inserire un form per i contatti (da compilare al momento dell’iscrizione dell’evento): in questo modo è possibile costruire un prezioso database.

L’importanza di essere presenti in gruppi tematici

LinkedIn offre la possibilità di iscriversi a dei gruppi tematici in cui è possibile commentare, condividere esperienze e informazioni e, soprattutto, proporre dei collegamenti a contenuti considerati potenzialmente rilevanti. I gruppi possono rappresentare un’occasione importante per individuare dei potenziali clienti e per aumentare la propria visibilità.
Da evitare in modo categorico lo “spam”: non devi assolutamente postare “solo” i tuoi contenuti o cercare di proporre le tue offerte e promozioni in modo indiretto. Devi semplicemente dimostrare di essere una persona competente, preparata e utile. Puoi cercare di coinvolgere anche i tuoi colleghi o il tuo staff per far aumentare la visibilità alla tua pagina aziendale con commenti, interazioni e condivisioni. Una pagina piuttosto “viva” e con molte interazioni è particolarmente apprezzata dagli algoritmi di LinkedIn: le aziende sono costruite da persone e LinkedIn si basa su questo.

Produrre contenuti originali con la Pagina Vetrina

LinkedIn è uno spazio in cui gli utenti cercano di costruire la propria identità professionale, creando contatti e restando sempre aggiornati. La maggior parte delle persone si iscrivono a LinkedIn per imparare qualcosa di nuovo (oltre che per fare networking, ovviamente). Una piattaforma come LinkedIn tende a privilegiare i contenuti di qualità e, soprattutto, l’originalità. Nella tua pagina aziendale devi cercare di proporre il giusto mix di contenuti: qualche news dedicato al tuo brand oltre ad articoli di approfondimento o sulle ultime tendenze del tuo settore. Il “tone of voice” è fondamentale per la comunicazione di un brand: scegline uno idoneo nella produzione dei contenuti e cerca di rispettare la mission aziendale.
Un altro modo utile per aumentare il successo della tua pagina aziendale è quello di usare una pagina vetrina che permette di pubblicizzare un nuovo prodotto, servizio, evento e altro ancora. Una pagina vetrina non è altro che un sotto dominio della pagina aziendale. LinkedIn mette a disposizione un massimo di 10 Pagine Vetrina da utilizzare per la tua azienda o business. Queste pagine sono uno strumento piuttosto utile, soprattutto se vuoi intercettare un pubblico specifico. Sono, soprattutto, pagine indipendenti che hanno i propri follower (che non vanno ad aggiungersi a quelli della pagina principale) e che richiedono dei contenuti specifici, un piano editoriale ad hoc e altro ancora.

Trova nuovi collaboratori con la pagina LinkedIn

LinkedIn viene usato soprattutto per trovare nuove opportunità di carriera. Per i recruiter, infatti, il database della piattaforma è l’Eldorado: ci sono milioni e milioni di profili disponibili e potenziali candidati a soddisfare le loro ricerche. LinkedIn è a tutti gli effetti il posto ideale per pubblicare un’offerta di lavoro, per esempio. Questo è un ottimo modo per aumentare la visibilità della tua pagina aziendale, anche se è importante ricordare che si tratta di un’opzione a pagamento. Per la pubblicazione di un’offerta devi semplicemente compilare un format e descrivere l’attività e le competenze richieste, specificando le modalità di candidatura. A questo punto LinkedIn cercherà delle possibili corrispondenze tra i profili presenti sulla piattaforma e le caratteristiche specificate nell’annuncio, suggerendoti una serie di possibili candidati.

Non sottovalutare le Pagine Carriera

LinkedIn offre anche la possibilità di usare le pagine carriera per valorizzare la tua pagina aziendale. Si tratta di uno strumento che puoi utilizzare per cercare nuovi talenti raccontando la tua mission e quella del tuo brand attraverso video e foto, storie, testimonianze e commenti dei tuoi collaboratori. Come nel caso della pubblicazione di un’offerta di lavoro, anche le pagine carriera sono un servizio a pagamento: in base alle tue necessità e al budget puoi scegliere tra diversi formati (Silver, Gold e Platinum).

Le relazioni tra le persone sono la chiave per avere successo in LinkedIn

LinkedIn è un social network e come tale si basa sulle relazioni tra le persone. Molti hanno la percezione che sia sufficiente presentare in qualche modo la propria azienda o brand per avere successo in LinkedIn. Non è affatto vero! Creare una pagina aziendale e non interagire è l’errore più grande che puoi fare.
Sfrutta ogni occasione che hai per valorizzare la pagina della tua azienda su LinkedIn. Ricordati di stilare un calendario editoriale e cerca di pubblicare con costanza post e contenuti interessanti. Cerca di non essere troppo autoreferenziale: devi riuscire a coinvolgere i tuoi collaboratori e dipendenti mettendo in evidenza i loro successi e i traguardi raggiunti dalla tua azienda. Condividere la vita quotidiana all’interno della tua azienda puoi essere una buon idea, soprattutto per stimolare un confronto o una condivisione. Una pagina aziendale ben costruita e aggiornata può aiutarti a fare il cosiddetto salto di qualità, oltre ad accrescere la notorietà del tuo brand e della tua azienda. LinkedIn offre tutti gli strumenti necessari per aumentare la visibilità dei tuoi prodotti o servizi e, soprattutto, per mettere in evidenza la cultura aziendale.

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LinkedIn e annunci di lavoro: la guida definitiva

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Chi mi segue sa benissimo che LinkedIn non è un comune portale di annunci di lavoro, ma una complessa piattaforma che facilità le connessioni di business e viene usata da milioni di professionisti per costruire e potenziare il proprio personal brand. Non si tratta insomma di un mero portale di annunci, ma di un social network che serve a connettere le persone che condividono interessi professionali (e di un social media per la condivisione di contenuti). Può venire usata da aziende e professionisti per trovare nuove lead e prospect, o più genericamente per espandere la propria rete professionale.

LinkedIn mette a disposizione alcuni strumenti per semplificare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Se tradizionalmente a un’azienda bastava pubblicare una generica offerta su un qualsiasi quotidiano per trovarsi subissata di offerte, su LinkedIn le cose funzionano in maniera molto differente: se l’annuncio non segue specifici criteri, il rischio è quello di non trovare nemmeno una candidatura. E se hai speso qualche centinaio di euro per sponsorizzare quell’annuncio, la cosa può essere decisamente fastidiosa. In questa guida ti spiegherò come realizzare un annuncio di lavoro efficace e come indirizzarlo alle persone più indicate.

Perché LinkedIn è lo strumento ideale per cercare professionisti

Anni fa, quando uno studente completava il suo percorso di studi (possibilmente dopo una meritata vacanza), arrivava il momento più complicato: la ricerca del lavoro. Più che una ricerca, però, preferisco definirla una sorta di gratta e vinci: tolte alcune figure con una formazione estremamente specifica in un particolare ambito (prevalentemente STEM, quindi ingegneri, informatici, medici, laureati in Economia e Commercio), nella maggior parte dei casi ci si limitava a mandare curriculum a centinaia di aziende, iniziando dai colossi del settore per poi scemare verso quelle misconosciute. E, quando questo approccio non portava risultati, quindi nel 90% dei casi, si iniziava a rispondere agli annunci. Chi cercava lavoro si accontentava di quello che trovava inizialmente, giusto per fare quel minimo di esperienza per poi proporsi a realtà più importanti una volta acquisite le competenze necessarie. Ancora oggi per le aziende è relativamente semplice trovare giovani volenterosi da inquadrare come apprendisti. Il problema grosso era, e rimane, quello di trovare professionisti già formati in un particolare ambito, e qui LinkedIn è un preziosissimo aiuto, grazie ai suoi potenti strumenti di ricerca e a quelli per inviare gli annunci ai profili in linea con le richieste. Non solo: questo social permette infatti di sponsorizzare gli annunci in maniera estremamente mirata, ma “conosce” anche quelle persone che sono attivamente alla ricerca di una nuova posizione o che, pur avendo già un lavoro, hanno espresso l’interesse a valutare nuove proposte, dando ovviamente priorità a questi profili quando diffonde il post.

Come creare un annuncio su LinkedIn

La creazione di un annuncio di lavoro su LinkedIn è molto semplice, sotto il profilo delle procedure. Prima di tutto: è necessario essere amministratori della pagina aziendale che li ricerca e, dagli strumenti di amministrazione, cliccare su Crea annuncio di lavoro gratuito. Oppure, da qualsiasi schermata, vai in Lavoro/Pubblica offerta di lavoro gratuita.

Si aprirà una nuova pagina dove bisognerà indicare la qualifica (iniziando a digitare il social suggerirà le figure), il luogo di lavoro (è possibile indicare anche lavoro da remoto) e il tipo di contratto (collaborazione, tempo pieno, part time, stage…).
Completato questo passaggio bisognerà poi aggiungere i dettagli sulla posizione, come orari, obiettivi, requisiti, e infine aggiungere le competenze richieste, aggiungendole dalla lista suggerita da LinkedIn stesso (fino a 10). Il passo finale consiste nel decidere se ricevere le candidature via e-mail oppure se appoggiarsi a un sito dedicato (come può essere quello aziendale) e, volendo, è possibile aggiungere delle domande per i candidati.
Sin qui, tutto semplice. Il difficile non è nella procedura, ma è nella capacità di scrivere un annuncio efficace. Non vale solo su LinkedIn, naturalmente: anche se lo posti su un gruppo di discussione dedicato a professionisti, su un classico quotidiano, ovunque tu proponga un annuncio, è fondamentale che sia scritto correttamente se vuoi scatenare l’interesse di un potenziale candidato. Online, poi, sarà fondamentale anche usare qualche accorgimento in ottica SEO, ma questo lo vedremo dopo. Prima concentrati su come stendere un annuncio che sia efficace.

Anatomia di un annuncio di lavoro: spiega bene chi cerchi

Spulciando gli annunci di lavoro postati online, in qualsiasi settore, si ha l’impressione di leggere un bestiario. E non parlo solo dei casi estremi, cioè di chi ricerca esperti con anni di esperienza alle spalle, capaci di fare tutto e lavorare 12 ore al giorno in cambio di uno stipendio da stagista. Anche di annunci apparentemente corretti ma che farebbero storcere il naso a un qualsiasi professionista, perché denotano scarsa competenza del settore. Un esempio? Le imprese che cercano che cercano un Social Media Manager, che faccia anche i copy, e si occupi della pubblicità online sui social, e pure su Google, e curi i contenuti del blog aziendale.  Un calderone di mansioni che indica solo una cosa: quel datore di lavoro non sa cosa vuole. E finirà per farti fare mille cose, male, senza risorse. Efficacia dell’annuncio? Praticamente nulla: anzi, tempo e risorse sprecate per analizzare i CV dei tanti aspiranti stagisti.

Sii specifico: se cerchi un Social Media Manager, aspettati che si concentri sulle funzioni richieste: realizzazione di piani editoriali, stesura di post, moderazione dei contenuti. Certo, anche un minimo di abilità con semplici fotoritocchi può essere un requisito da inserire, ma tagliare un’immagine non equivale a “Ottima conoscenza di Photoshop”.  Se ancora non hai idea di come sarà precisamente inquadrato, perché cerchi una figura junior da far crescere, non è un problema. Ma devi specificalo chiaramente, e non dare un nome preciso al suo ruolo, se nemmeno tu lo hai chiaro. Parla genericamente di una risorsa junior da inserire nel reparto marketing (o HR o sales). Tieni conto che se cerchi una risorsa junior, non devi cercare “esperti“. Questo è un errore che leggo spesso sugli annunci di lavoro. “Cercasi neolaureato per apprendistato che sia esperto in…”. Tutte le volte che mi capita, mi chiedo cosa si aspettino; delle due l’una: o è un neolaureato, e quindi non ha praticamente esperienza lavorativa, o è un esperto. Non ci sono vie di mezzo.

Se invece usi il termine esperto a proposito, è ovvio che stai parlando di una persona già formata, che ovviamente pretenderà uno stipendio adeguato alla sua posizione/esperienza. E quel prezzo lo fa il mercato, non tu. Detto più semplicemente, se paghi noccioline troverai scimmie. O persone inesperte sulle quali dovrai investire per formarle.

Sii chiaro anche con le mansioni, e specificale. Devi spiegare quali saranno le responsabilità della figura che cerchi e cosa ti aspetti: a chi dovrà rispondere? Avrà qualche collaboratore da gestire? Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine? Quali mansioni specifiche dovrà svolgere? Sulla base di cosa verranno valutate? Non devi fare un teorema, bastano pochissime righe.

Infine, le competenze che deve avere: Se stai cercando un grafico o un videomaker puoi chiedergli esperienza in fotoritocco o montaggio video. Puoi anche spingerti a chiedere di conoscere un particolare software, se questo è fondamentale nel tuo flusso di lavoro. Se è necessario, insomma, sii specifico, ma non ci infilare termini a caso solo perché li hai sentiti dire: usandoli a sproposito non rimedierai belle figure. Chiedi consulenza ai tuoi collaboratori, se non sei esperto in quello specifico settore. Questo vale soprattutto nell’ambito della programmazione. Mi sono capitati davanti annunci, probabilmente scritti da head hunter, che cercavano talenti della programmazione e fra i requisiti e le competenze ci infilavano tutti i termini del settore che trovavano, facendo un unico calderone fra stack, framework, linguaggi di programmazione, architetture. Dimostrando, insomma, di non avere un briciolo di competenza nel settore. Anche in questo caso, è comprensibilissimo che nessuno al di fuori del reparto IT conosca quei termini e li sappia usare correttamente, ma invece di cercare di usare termini correlati sperando magicamente di colpire l’attenzione di qualcuno, è meglio sedersi di fianco ai responsabili dell’It e scriverlo insieme a loro, che parlano lo stesso linguaggio di chi cercano.

Dopo aver completato il testo, LinkedIn di permetterà di inserire anche un massimo di 10 competenze fra quelle delle categorie incluse nel suo (enorme) database Usale saggiamente. E, se te ne bastano meno, fermati: non devi mettere tutte quelle possibili solo per far numero. Rischia anzi di essere controproducente, facendo escludere all’algoritmo di LinkedIn potenziali candidati,

10 errori da non fare

  • Essere troppo generico
  • Non specificare l’anzianità del ruolo: cerchi uno stagista, un junior o un senior?
  • Non specificare mansioni e obiettivi
  • Non specificare le condizioni: consenti di lavorare da remoto con una certa libertà? Ci sono orari di lavoro specifici? Gli straordinari sono pagati?
  • Chiedere cose impossibili, tipo programmatori che conoscono mille linguaggi o esperti venditori che ne capiscono pure di marketing
  • Non specificare le condizioni contrattuali (Assunto a tempo indeterminato, collaborazione, partita IVA etc)
  • Non indicare lo stipendio che si è disposti a offrire
  • Specificare l’età del candidato. È anche illegale. Certo, se cerchi una figura junior è probabile che intercetterai qualcuno appena uscito dall’università, così come se cerchi un senior con 10 anni di esperienza avrai a che fare con qualcuno che ha più di 35 anni. Ma l’età non ti deve interessare, e chiederla infastidirà molti potenziali candidati.
  • Specificare il sesso in un annuncio. Che oltre che a essere illegale è ben poco elegante.
  • Non valorizzare i benefit. Formazione gratuita, tempo libero, ambiente stimolante, possibilità di fare carriera, auto/device aziendale in uso gratuito… sono tutti quei piccoli dettagli che possono fare la differenza fra un’azienda e l’altra. MI raccomando, che siano concreti. E ti prego, non scrivere cose tipo “Azienda leader cerca…”. Oggi tutti si dichiarano leader. Pochi lo sono, e sono quelli che lavorano nelle aziende presenti nel Quadrante Magico di Gartner.

Pubblica la tua prima offerta

Ora che hai capito come scrivere un annuncio efficace puoi pubblicarlo. Non ti costerà nulla e potrai modificarlo in qualsiasi momento. Chi visita la tua pagina aziendale su LinkedIn lo troverà nella sezione Offerte di lavoro. Puoi condividerlo sul tuo profilo personale, su quello aziendale, farlo girare via mai: come preferisci, il tutto senza spendere un euro. Non ti aspettare che lo vedano in tanti, però, a meno che tu abbia un profilo, privato o aziendale, estremamente seguito. In caso contrario, i risultati in termini di persone raggiunte saranno molto modesti. Se però hai scritto bene l’annuncio, anche tenendo conto della SEO, la search engine optimization, e quindi usando e keyword più adatte al tuo scopo, avrai più possibilità di intercettare quelle persone che sono attivamente alla ricerca di lavoro. Gli utenti più smaliziati salvano anche queste ricerche, così da venire aggiornati con frequenza su tutte le nuove offerte relativa a specifiche cariche.

Se non arrivano abbastanza richieste o arrivano da profili non in linea (accade molto spesso), puoi anche decidere di sponsorizzare la tua offerta di lavoro, utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione da LinkedIn per poter restringere enormemente il campo: anni di esperienza, settore lavorativo, mansioni specifiche, interessi. Così facendo avrai il vantaggio di andare a mostrare il tuo annuncio anche chi non è alla ricerca attiva di lavoro, magari perché è già assunto da un’altra realtà, ma è comunque interessato a valutare nuove proposte. Tipicamente, questi non sono i ruoli junior, ma quelli di profilo più elevato. Considera che se li vorrai strappare alla concorrenza, dovrai offrire loro condizioni lavorative e, probabilmente una retribuzione, migliore. Non credere che il denaro sia la chiave di tutto, però: se uno stipendio più elevato sicuramente attira in molti, non è questo l’unico parametro di scelta. Soprattutto dopo la pandemia: non sono rari i casi dove una maggior flessibilità di orari, la disponibilità allo smart working, la possibilità di fare carriera e anche fare un lavoro più stimolante sono le motivazioni che spingono le persone a cercare fortuna altrove.

Per farti un esempio, ci sono tante imprese che faticano a trovare programmatori, pur disposte a pagarli più della media del settore: il motivo? Da un lato sicuramente la carenza di queste figure, non facilissime da trovare. Ma quelle poche che ci sono desiderano lavorare per aziende che abbiano una visione a lungo termine, su progetti stimolanti. Proprio perché sanno di essere risorse rare, le figure specializzate possono permettersi di ambire alla soddisfazione personale. Lo sa bene Apple, che da quando ha annunciato un ritorno in ufficio (pur non tutti i giorni) dopo la pandemia ha ricevuto molte critiche dai suoi dipendenti: molti sono disposti a mollare l’azienda se non avranno la stessa flessibilità alla quale si sono abituati nell’ultimo anno e mezzo.
Ti dico tutto questo non per spaventarti, ma per farti comprendere le dinamiche di chi sta dall’altra parte della barricata, così da agire di conseguenza. Spesso si dà per scontato che con la crisi sia strano che molti non accettino lavoro: se non lo fanno, i casi sono due. O stai sbagliando target o non stai offrendo le condizioni giuste per quel ruolo. Ecco perché prima di sponsorizzare un annuncio è meglio ragionare molto bene, farti una sorta di identikit di chi vuoi cercare e prepararti quindi un annuncio che sia il più efficace possibile. Anche perché ti assicuro che mettere un annuncio su LinkedIn non è economico e potresti trovarti a spendere centinaia di euro in pochi giorni per non ottenere nessuna risposta. Considera che LinkedIn ti addebita un costo quando l’annuncio viene visualizzato, non quando qualcuno si candida: capisci perché è importante strutturare bene l’offerta di lavoro da subito? Il tuo obiettivo è di avere il maggior numero di conversioni, non di farlo vedere al maggior numero di persone possibili, ma solo alle persone che potenzialmente sono interessate alla tua offerta.

Automatizza il flusso

Se hai realizzato un annuncio di successo, soprattutto se lavori come HR per una grande azienda (pensiamo a realtà del calibro di Coca Cola) potresti anche ricevere una quantità notevole di candidature. A tal proposito LinkedIn ti offre alcuni strumenti. Nelle impostazioni dell’offerta di lavoro puoi infatti attivare le ”Automazioni dei profili adeguati”. Facendolo, quando invierai un messaggio a uno dei candidati (tramite la piattaforma LinkedIn) questo profilo verrà automaticamente inserito fra quelli “papabili”, in una lista a parte. Puoi anche contrassegnare come automaticamente non adeguati i profili che arrivano dall’estero, così come i candidati che non rispondono ai criteri di selezione che hai impostato. Questo ti aiuterà a scremare i profili non in linea, ma rischieresti anche di perderti candidati potenzialmente interessanti. Puoi infine attivare l’opzione per inviare automaticamente una lettera di rifiuto ai candidati non adeguati. Non tenere quella suggerita da LinkedIn e personalizzala con un tuo messaggio. Se possibile, ti consiglio di rispondere personalmente, o farlo fare dai tuoi collaboratori, a ogni profilo non selezionato, ma mi rendo conto che in certi casi, data la mole, potrebbe non essere possibile.

La SEO negli annunci

Linkedin per certi versi è una piattaforma più “aperta” di altri social. Sia la descrizione del profilo sia le offerte di lavoro sono infatti accessibili anche da chi non è iscritto alla piattaforma, e ricercabili tramite Google e altri motori di ricerca. Usare con intelligenza la SEO ti permetterà di intercettare le ricerche di lavoro effettuate online. Come ti ho già sottolineato prima, però, non devi usare termini molto utilizzati solo per portare clic al tuo annuncio (anche se in questo caso è gratis, al contrario delle sponsorizzazioni), ma devi cercare di trovare quelli più adatti al ruolo che vai a ricercare. Non quelli che usano tutti genericamente e, spesso, erroneamente, ma quelli che utilizzano quelle specifiche figure. Ricordi l’esempio dell’annuncio per programmatori che devono sapere mille linguaggi? Ecco: non fare quell’errore solo perché speri di attirare qualcuno col SEO.
Ma alla fine i ruoli non sono sempre quelli”, ti starai chiedendo. In realtà non è proprio così. O meglio, ci sono ambiti in cui la specializzazione è ormai talmente elevata che ci possono essere sfumature anche importanti. TI ho fatto prima l’esempio di quelli che confondono il marketing in generale con le sue declinazioni e appioppano al Social Media Manager compiti che magari sarebbero più adatta a un Online Advertising Manager. Non avere la tentazione di cercare un Growh Hacker solo perché ti sembra una definizione più figa di Marketing Manager: il rischio è quello di venire ignorato da persone che preferiscono un linguaggio più “tradizionale”. E di ottenere risposte da un sacco di persone con l’ego grande quanto un continente.

Un aspetto su cui la SEO può fare la differenza è quello delle certificazioni e specializzazioni. Se stai cercando un esperto che sia in grado di mettere ordine ai tuoi processi, è utile indicare come requisito (anche solo preferenziale, se è il caso) qualcuno che abbia fatto corsi di Lean/Six Sigma. Se la tua azienda utilizza un particolare framework (Kanban, Scrum), sottolinealo.

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Come scrivere (e usare) un caso di successo

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È tutta una questione di fiducia. Guadagnare quella dei clienti è la “vera” sfida e, per farlo, è necessario dimostrare quello che tu e la tua azienda siete in grado di fare. Uno dei modi migliori per manifestare il tuo valore è quello di scrivere un case study (da non chiamare “case history”, meglio caso di successo o success story): un breve documento in cui spieghi come tu (o la tua azienda) hai risolto brillante un problema – o anche più di uno – a un cliente. Un case study è soprattutto uno strumento di marketing eccezionale per qualsiasi tipo di azienda che lavori nel campo del “business to business” e in quello del “business to consumer”, indipendentemente dall’importanza del brand o che si tratti di una piccola o una media impresa. Il case study è, soprattutto, un mezzo di comunicazione efficace che può essere sfruttato dalla divisione vendite.

Perché scrivere un case study?

Non è facile preparare un documento di questo tipo: un case study deve essere la prova di come certi prodotti o i servizi dell’azienda che rappresenti possono funzionare anche in altri contesti (concetto di replicabilità). Deve essere la perfetta sintesi del modus operandi che tu e la tua azienda avete adottato per raggiungere uno speciale obiettivo o per risolvere un particolare problema. Parlare di uno studio di un caso che si è risolto con un esito positivo è un modo efficace per guadagnare la fiducia di un potenziale cliente (azienda o semplice privato) e che può aprirti la strada verso altri successi.

Che cosa scrivere in un case study per renderlo efficace

Non è facile redigere un documento di questo tipo. Una volta creato un modello, potrai sfruttarlo tutte le volte che vorrai. Innanzitutto, devi porti una domanda: che cosa devo scrivere in questo fantomatico documento? Devi raccontre una storia con un video, un podcast, un’infografica oppure un semplice testo? Qual sarà l’obiettivo del tuo case study e che cosa sarà in grado di fare il tuo cliente dopo aver letto il tuo pezzo? Queste sono alcune delle domande che è necessario porsi prima di passare alla cosiddetta fase di stesura. È importante aver chiaro quello che vuoi scrivere e seguire qualche utile consiglio può davvero aiutarti a creare un documento vincente.

Nella maggior parte dei casi quando si legge di un case study si tratta di un problema da risolvere di un cliente, di una soluzione da trovare. Il tuo documento deve spiegare in modo chiaro e semplice come tu e la tua azienda avete risolto il problema, soffermandovi in modo dettagliato su tutti i passaggi effettuati per arrivare alla soluzione. È importante spiegare come il cliente abbia preso la decisione di affidarsi a te e alla tua azienda, ed elencare anche tutti i vantaggi/risultati che questa soluzione ha portato e che l’impatto che ha avuto nei rapporti futuri tra te e la tua azienda e il cliente. Mettere delle immagini a corredo del tuo case study è consigliabile: la scelta migliore sarebbe quella di averne direttamente dall’azienda/cliente a cui hai risolto il problema. Per rendere efficace il documento è fondamentale inserire anche i contatti aziendali che ti hanno aiutato o con chi ti sei interfacciato per risolvere il problema: un tuo potenziale cliente potrebbe essere interessato a contattare determinate figure lavorative.

La regola delle 5W per scrivere un case study di successo

Scrivere in modo semplice e comprensibile è fondamentale per essere compresi dai vecchi e i nuovi clienti. Un documento scritto con un linguaggio tecnico è sconsigliabile e rischia di non essere letto da chi non conosce certi tecnicismi o non ha una buona padronanza del settore di riferimento e così via. Assolutamente da evitare l’autocelebrazione personale e quella della propria azienda: nel case study bisogna usare un linguaggio concreto e sobrio ed è essere diretti e chiari.
Preparare una scaletta prima della stesura vera e propria è consigliabile, così come stabilire in anticipo gli argomenti di cui parlare. A questo proposito, trattandosi di un testo che va pubblicizzato e scritto in un certo modo, è possibile riproporre la “regola delle 5 W” che viene utilizzata con successo nel campo del marketing. Mutuata dallo stile giornalistico anglosassone, la regola delle 5 W (le iniziali stanno per “Who”, “What”, “Where”, “When”, “Why”) viene utilizzata anche nel “problem solving” e persino nella pianificazione dei processi. “Chi?” “Che cosa?” “Quando?” “Dove?” “Perché?” sono le domande a cui bisogna rispondere prima di redigere un articolo. Questo schema, infatti, funziona molto bene non solo nel case study ma anche per fare dello storytelling aziendale. In questo modo il lettore riceve tutte le informazioni più importanti nel paragrafo iniziale e se l’argomento gli interessa può decidere di proseguire nella lettura oppure lasciar perdere.

L’importanza di essere concreti

La prima cosa che devi fare è creare un titolo e un sottotitolo accattivante per il tuo case study: è importante trovare un modo per incuriosire e invogliare il tuo potenziale lettore. Sia nel titolo, sia nel sottotitolo devono risaltare i benefici ottenuti dal cliente: scrivi in modo chiaro e diretto e senza giri di parola. Come accennato precedentemente, un testo autocelebrativo o troppo autoreferenziale può rivelarsi controproducente. Non devi esaltare o lodare troppo il prodotto o il servizio che la tua azienda offre, né celebrare in modo eccessivo il cliente che ha risolto il problema: ci vuole davvero poco per diventare una fonte inattendibile. Il tuo case study deve essere equilibrato e preciso e non essere troppo fantasioso: a tal proposito devi inserire il maggior numero di dati possibili.
I numeri non mentono mai: grafici, statistiche possono aiutarti a rendere ancor più concreto il tuo case study e veicolare meglio le informazioni che stai fornendo. Per esempio, se grazie allo sviluppo di nuovo prodotto la tua azienda ha incrementato le vendite del 70% o ha risparmiato un 10% su altro, queste sono informazioni che vanno scritte in modo efficace nella tua descrizione.
Avere anche la testimonianza di qualche prestigiosa azienda che hai aiutato può essere un altro modo per conferire autorevolezza al tuo case study. Anche una foto di un cliente soddisfatto può essere una scelta vincente, come mettere in evidenza le dichiarazioni rilasciate da un personaggio famoso. Per rendere il tuo case study ancor più convincente puoi aggiungere anche il logo di un’azienda cliente.

In questo esempio, un video creato dall’azienda Regesta (azienda specializzata in soluzioni SAP), il loro cliente Metallurgica Brescia si presenta, poi racconta l’esigenza di implementare su sistema SAP, gli obiettivi e i risultati ottenuti.

In questo caso di successo che si trova sul sito di AWS (servizi cloud di Amazon) si trovano parecchi numeri a rappresentare i risultati raggiunti, alla a una video-testimonianza:

“Grazie ad AWS, Enel ha risparmiato il 21% sui costi di elaborazione e il 60% sui costi di storage, ha ridotto i tempi di provisioning da quattro settimane a due giorni e ha completamente ritrasformato la propria attività. Enel è un produttore e distributore internazionale di elettricità e gas con sede in Italia che rifornisce 61 milioni di clienti. Per la gestione di IoT ed energia, Enel si affida alla piattaforma AWS. Fabio Veronese, direttore dei servizi infrastrutturali e tecnologici, è intervenuto sul palco di re:Invent 2016.”

Molte aziende, in questo caso Oracle, predispongono sul proprio sito Web un’intera sezione dedicata ai case study:

Case study e comunicazione persuasiva: l’esempio di Link&Lead

Nel suo libro “La nobile arte della persuasione. La magia delle parole e dei gesti“, Giorgio Nardone, tra una citazione di Cicerone e Gorgia e un approfondimento su public speaking e importanza del linguaggio non verbale e paraverbale, enuncia le caratteristiche di un perfetto discorso pesuasivo:

  • enunciato suggestivo iniziale per catturare il pubblico
  • definire in modo chiaro e concreto il tema, il problema
  • citare fonti storiche e differenti punti di vista
  • riferire su dati di ricerca, fornendo numeri riguardo gli esiti degli studi relativi al tema
  • esplorare campi di applicazioni ed esperienza riguardo all’argomento
  • esporre esempi e storie
  • chiudere con enunciato di forte impatto evocativo, per ottenere l’effetto “eco finale”

Un caso di successo deve mostrare, ma soprattutto persuadere. Per questo possiamo prendere degli elementi del discorso persuasivo per costruire un case study efficace:

  • definire inizialmente il problema/esigenze del cliente
  • descrivere come si è risolto il problema, eventualmente facendo leva sulle difficoltà incontrate
  • descrivere i risultati concreti (numeri, percentuali, grafici, tabelle, ecc.)
  • rafforzare l’effetto persuasivo con testimonianze dei clienti
  • chiudere con delle conclusioni (con enfasi sulla replicabilità)

A partire da questi principi ho scritto il primo caso di successo della mia startup Link&Lead. Prima ancora di lanciare l’azienda (nel 2021) in piena pandemia abbiamo proposto all’azienda AGM SpA di Brescia di far partecipare i suoi dipendenti al progetto di gamification. Abbiamo via via raccolto tutto: situazione iniziale, risultati, testimonianze, per costruire una pagina del sito Web: “AGM Case Study“.

Controlla sempre prima di pubblicare

Per evitare qualsiasi problema legale è consigliabile chiedere sempre l’autorizzazione per  la pubblicazione di qualsiasi tipo di materiale/contenuto di proprietà di un’azienda esterna. Se l’azienda o il soggetto in questione non si dimostrano particolarmente entusiasti o favorevoli a un’operazione di questo tipo, puoi ricordare loro che il tuo case study può aiutarli ad aumentare la consapevolezza del marchio sia all’interno che all’esterno del proprio settore, in particolare al di fuori del proprio mercato. Un’esposizione di questo tipo può avere anche dei risvolti positivi nello sviluppo del network di contatti della stessa azienda in LinkedIn, per esempio, e anche nelle carriere dei dipendenti. Inoltre, se pubblichi il case study sul sito della tua azienda o sul profilo LinkedIn con l’aggiunta di un “backlink” può aumentare di molto la visibilità (e il traffico) dei tuoi clienti oltre a ottenere risultati ancor più rilevanti sui motori di ricerca. Un altro particolare a cui devi prestare attenzione sono le tempistiche: è importante aggiungere nel tuo case study “quando” certe azioni sono state compiute e in “quanto” tempo sono stati risolti certi problemi. È un modo per dare ancor più risalto alle tue capacità (e a quelle della tua azienda) nella risoluzione dei problemi di un cliente, ed è un biglietto da visita di grande valore.

LinkedIn è il canale ideale per diffondere un case study

Su una piattaforma come LinkedIn questa tipologia di contenuti può funzionare brillantemente: i case study ricoprono un ruolo sempre più strategico nella decisione finale di un cliente. Con un documento di questo tipo un’azienda può dimostrare il supporto che può garantire ai propri clienti nella risoluzione di problemi. E con un case study è possibile consolidare il legame di fiducia che si viene a creare con il cliente, ed è una delle attività che solitamente fanno parte di un piano sviluppato da un content strategist che può aiutare un’azienda a differenziarsi in modo efficace.

Vediamone un esempio. L’azienda Parametric Design prevede, nel suo piano editoriale per LinkedIn, tra un video di tips & tricks e una news di settore, anche diversi casi di successo. Qui il case study è stato impaginato in PDF e caricato direttamente nel post:

In quest’altro esempio il testo del post evidenzia subito quali erano le esigenze del cliente (correttamente taggato):

Come pubblicare un case study sul profilo LinkedIn personale

Nel profilo LinkedIn è possibile attivare una sezione, spesso sottovalutata, che si chiama “Traguardi raggiunti” e si può attivare grazie al pulsante “Aggiungi sezione”:

La sezione progetto è costituita da verse parti:

  • Titolo
  • Date
  • Creatori (altri professionisti che hanno contribuito)
  • Descrizione (2.000 caratteri)
  • Posizione lavorativa associata
  • Link

Riporto qui un esempio d’uso del progetto LinkedIn come caso di successo. Il consulente finanziario Massimo ha deciso di raccontare come ha aiutato un cliente con i suoi investimenti. Il link porta a un documento dove sciorina numeri e grafici.

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Come aprire un profilo LinkedIn

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La “mission” di una piattaforma come LinkedIn è quella di mettere in contatto domanda e offerta nel mondo del lavoro. Strutturato come un immenso database, la creatura di Reid Hoffman (ora di proprietà di Microsoft) permette non solo di scovare il candidato ideale per la propria azienda ma anche di trovare nuovi potenziali clienti.

LinkedIn è un social network molto particolare e, con un bacino d’utenza che supera abbondantemente i 700 milioni di iscritti sparsi per tutto il pianeta, rappresenta la soluzione ideale per dare una svolta alla propria carriera lavorativa o un nuovo impulso alla propria azienda. Nel nostro Paese i numeri di LinkedIn sono davvero interessanti: gli utenti attivi, infatti, sono più di 14 milioni (terzi in Europa dietro Gran Bretagna e Francia):

 

Per avere un profilo appetibile e sfruttare tutte le potenzialità messe a disposizione da questa piattaforma, la prima cosa da fare è iscriversi al social network. Una volta completata l’iscrizione, devi valorizzare il tuo profilo per attrarre i possibili recruiter o head hunter oppure per farti trovare da partner e potenziali clienti.  All’interno di LinkedIn, infatti, c’è un motore di ricerca che sfrutta le classiche keyword inserite nel profilo degli utenti per proporre i risultati. Per essere selezionati tra milioni di persone è necessario trovare le parole chiave giuste e creare un perfetto biglietto da visita: infatti, la pagina di un profilo LinkedIn lo è a tutti gli effetti. Tutto deve essere curato con grande attenzione perché chi legge il tuo profilo deve riuscire a comprendere velocemente che cosa puoi fare per lui.

Come ci si iscrive a LinkedIn?

Per iscriverti a LinkedIn vai alla pagina principale della piattaforma e compila il format proposto. Puoi completare l’operazione con un computer oppure con uno smartphone o tablet scaricando l’applicazione di LinkedIn disponibile gratuitamente per i dispositivi Android e iOS. A questo punto digita il tuo nome e cognome, l’indirizzo e-mail e la password (sceglila sicura, con almeno 8 caratteri a un mix di maiuscole, minuscole, numeri e caratteri speciali tipo @, #, €: una password su tre non è abbastanza sicura!) che intendi usare. Contrariamente a quello che succede negli altri social network, quando crei un profilo su LinkedIn devi usare il tuo vero nome. Infatti, non è possibile usare pseudonimi, né i nomi delle società, di associazioni, gruppi, indirizzi e-mail o altri caratteri speciali che non rispecchiano il nome reale. Una volta compilato il form, clicca su “Iscriviti ora”. Dovrai completare anche altri campi quali il “Paese/Area geografica” di appartenenza e il “CAP della tua città”: per proseguire clicca su Avanti.

Una volta completata la sezione dedicata ai dati personali, è arrivato il momento di compilare quella destinata a quelli professionali. Ci sono diverse voci tra cui scegliere: devi selezionare “Qualifica più recente” e “Azienda più recente”, mentre successivamente devi indicare il “Settore”. Una volta selezionato il settore della propria azienda tra quelli disponibili devi cliccare su Avanti. A questo punto LinkedIn ti chiederà il motivo che ti ha spinto a utilizzare questa piattaforma. “Che cosa ti interessa in particolare?”: qui dovrai scegliere una risposta che tra quelle disponibili: “Costruire la mia rete professionale”, “Trovare un lavoro”, “Tenermi al corrente sul mio settore”, “Restare in contatto con i miei collegamenti” e “Non so ancora. Accetto suggerimenti.”. Per gli studenti, invece, il format è leggermente diverso e contempla voci quali il nome della scuola/università frequentata e la data di inizio/fine degli studi e via dicendo.

LinkedIn verifica la tua identità

Dopo aver completato il format e inserito i dati richiesti, è arrivato il momento di controllare la tua casella di posta: LinkedIn ti ha inviato una e-mail con un codice di verifica per attivare il tuo account. Dopo aver inserito il codice dovrai semplicemente cliccare su Accetta e conferma. Dopo aver completato l’operazione potrai accedere alla piattaforma LinkedIn. Per chi utilizza uno smartphone o un tablet, la procedura è sostanzialmente la stessa: dopo aver scaricato l’app di LinkedIn dallo store del tuo dispositivo, dovrai registrarti utilizzando una tua e-mail oppure collegando il tuo account Google (molto più veloce). Ti verrà richiesta la verifica della tua identità tramite un codice SMS o una chiamata telefonica. Una volta inserito il codice di verifica puoi procedere alla creazione del tuo profilo inserendo i dati richiesti nei campi nella stessa modalità della sopracitata versione per computer.

Come creare un profilo LinkedIn di successo

È importante ricordare che gli algoritmi di LinkedIn studiano i tuoi interessi e il tuo profilo per suggerirti le connessioni adatte a te o per farti apparire nelle ricerche effettuate dai vari recruiter o head hunter. Non basta creare un profilo per trovare lavoro o per cercare un giovane talento da inserire nella tua azienda: per sfruttare le immense potenzialità della piattaforma devi ottimizzare il tuo biglietto da visita virtuale. La valutazione di un profilo professionale è cambiata nell’ultimo decennio e il cambiamento ha avuto un certo impatto anche nelle dinamiche di LinkedIn: la piattaforma ha iniziato così a considerare anche altri aspetti al di fuori della sfera professionale, come, per esempio, la capacità di aggregazione. Questo cambiamento ha portato LinkedIn a introdurre nuove sezioni per aggiungere informazioni su di te e sulla tua azienda.

Quali parole chiave inserire nel tuo profilo?

La chiave di tutto sono le informazioni: le persone devono sapere chi sei e quale qualifica stai attualmente ricoprendo in azienda. Per valorizzare il tuo profilo devi innanzitutto usare le keyword giuste: per farlo ti conviene dare un’occhiata alle posizioni lavorative aperte su LinkedIn a cui sei interessato. Che cosa devi cercare? Presta attenzione all’uso di termini particolari o alle competenze specifiche richieste, oltre ai titoli di studio e altro ancora. Se hai una certa esperienza in un particolare settore oppure una buona propensione a guidare gruppi o a relazionarti con gli altri, sono qualità che devi mettere in risalto. Per questo è importante usare lo spazio del titolo o headline o ancora Sommario (quello accanto, o sotto, al tuo nome e cognome) con keyword che si ricolleghino alla tua carriera lavorativa o a certe competenze che possano aiutarti a essere trovato quando viene ricercato nel search engine di LinkedIn un determinato argomento. Lo schema può essere riassunto così: qualifica/status professionale oltre a cosa fai e per chi, in concreto. Non “impiegato”, bensì “Impiegato addetto alla gestione dello stoccaggio” oppure “Impiegato back office commerciale estero e Italia”. Attenzione, però: inserire un elenco di troppe parole chiave nel tuo profilo può rivelarsi controproducente: gli algoritmi di LinkedIn, infatti, potrebbero pensare che si tratti di spam, compromettendo così i risultati di ricerca.

Per chi punta a ricevere offerte al di fuori dell’Italia ti segnalo che è stata aggiunta la possibilità di includere nel tuo profilo LinkedIn anche la registrazione della corretta pronuncia del tuo nome e cognome (io l’ho fatto!).

Per usare questa funzione non devi fare altro che aprire l’app di LinkedIn e cliccare sulla modifica della scheda introduttiva: qui potrai impostare la registrazione. Per ascoltare devi semplicemente fare clic sull’icona dell’altoparlante e poi salvare le modifiche che hai fatto. Si tratta di una funzione poco conosciuta ma che può essere d’aiuto in svariate situazioni.

L’importanza del sommario

Come ti ho detto precedentemente, le informazioni sono la chiave per avere successo in LinkedIn. Sulla parte superiore e centrale del tuo profilo hai a disposizione un’apposita sezione in cui condividere le informazioni per te rilavanti con gli altri iscritti alla piattaforma. Dall’URL del tuo sito Web e blog fino ai tuoi profili social o numero di telefono e così via.

Un altro aspetto importante che puoi sfruttare in LinkedIn è il sommario (di massimo 2.000 battute): usalo per fare un breve riepilogo della tua esperienza professionale e delle competenze che hai acquisito nella tua carriera. Devi scegliere con cura le parole da usare e prestare attenzione alle informazioni che dai o che vuoi mettere in risalto. Per quanto riguarda la breve descrizione che devi preparare, cerca di scrivere qualcosa che possa renderti attraente a un potenziale datore di lavoro, partner o cliente e spiegando in modo chiaro chi sei o cosa fai.

Aggiungi contenuti multimediali per incrementare la tua visibilità

Puoi anche aggiungere dei contenuti multimediali al tuo profilo LinkedIn per mettere in risalto i traguardi raggiunti nella tua carriera o per consolidare la tua autorità su determinati argomenti: per esempio, puoi inserire un video YouTube, una presentazione o altro ancora. La tua esperienza lavorativa passata e attuale viene sfruttata da LinkedIn per determinare quali parole chiave devono essere associate al tuo profilo. Le keyword servono alla piattaforma per suggerirti poi le connessioni adatte ai tuoi interessi, le aree di competenza ed esperienze lavorative. Anche in questo caso cerca di non abusarne: aggiungere contenuti multimediali per ogni esperienza e traguardo professionale può rivelarsi un boomerang.

Il fattore “competenze” in LinkedIn

Avere qualcuno che può confermare le tue competenze e i risultati ottenuti nella tua carriera lavorativa è un altro aspetto che devi curare attentamente. Puoi scrivere quello che vuoi ma non se nessuno conferma quello che hai scritto, non servirà a nulla. In LinkedIn le competenze sono apprezzatissime: le statistiche dimostrano che un profilo aggiornato con una lista di competenze viene visitato in media 10 volte in più di uno senza.

Un altro aspetto da considerare riguarda gli annunci di lavoro pubblicati su LinkedIn: spesso non sono altro che una serie di abilità/skill che il candidato ideale dovrebbe possedere. In LinkedIn si possono avere due tipologie di competenze: quelle preparate in modo autoreferenziale e quelle scritte da persone con cui si è lavorato/collaborato. Per avere valore qualsiasi tipo di competenza va confermata: più gli altri utenti lo faranno (basta un semplice clic), più il tuo profilo professionale guadagnerà in autorevolezza e credibilità.

Come aggiungere/scegliere le competenze in LinkedIn

Considerata l’importanza delle competenze, ti domanderai quali sono quelle che possono fare la differenza e vanno aggiunte assolutamente al profilo. Per avere una panoramica sulle competenze disponibili, vai nella “Directory” degli argomenti di LinkedIn. Cliccando su un argomento specifico/abilità ti verrà mostrata una pagina con le aziende di riferimento e gli argomenti correlati. Oppure all’interno del tuo profilo puoi cliccare sull’opzione “Aggiungi Competenza” e inizia a digitare le competenze facendo clic su quelle suggerite da LinkedIn in base alle informazioni già presenti nel tuo profilo. Le competenze si possono dividere in due categorie: soft skill e hard skill. Le prime riguardano il comportamento e l’attitudine di una persona, dalla comunicazione fino al lavoro in gruppo. Si tratta di abilità che si trovano/sono richieste in tutte le professioni e sono diffuse e conosciute.

Il secondo gruppo di abilità invece sono più specifiche e possono riguardare sia qualcosa di pratico, sia qualcosa di teorico. LinkedIn offre dei suggerimenti nelle scelte: se hai dei dubbi cerca tra i profili simili al tuo per capire quale inserire nella tua lista. C’è un però: il limite delle competenze che puoi inserire è fissato a 50. Quindi, ricordati di selezionare quelle che per te sono fondamentali e quelle che sono state maggiormente confermate dalla tua rete di contatti. Al momento dell’iscrizione non devi per forza inserire tutte le competenze: la sezione è stata creata anche per essere aggiornata nel corso del tempo, quindi puoi aggiungerle anche in un secondo momento. Una volta selezionate, le varie competenze verranno sistemate in un’apposita sezione e, soprattutto, saranno visibili a tutti. Ti consiglio di sceglierne tre tra quelle che hai selezionato: scegli soprattutto quelle che contengono una delle parole chiave per le quali desideri essere ricercato e trovato. Sempre nella lista delle migliori dovresti inserire la competenza per la quale hai ricevuto un maggior numero di conferme da parte degli altri iscritti. Le competenze più ricercate dalle aziende in LinkedIn negli ultimi anni riguardano cloud, data mining, analisi statistica e in generale tutte quelle che appartengono alla categoria “hard skill”. Per quanto riguarda le “soft skill”, i recruiter e gli head hunter cercano soprattutto leadership, comunicazione e collaborazione. Insomma, ogni settore poi ha le proprie caratteristiche/peculiarità e di conseguenza anche le proprie competenze.

Le competenze devono essere confermate/approvate per avere valore: dagli altri utenti, o meglio, dai collegamenti di 1° grado. Agli occhi di un selezionatore del personale o di un possibile cliente, una competenza con un buon numero di conferme assume una grande importanza. Ricevere una conferma riguardo una competenza è fondamentale per rendere il proprio profilo più appetibile. Purtroppo, molti iscritti a LinkedIn non hanno ancora capito quanto sia importante confermare le competenze e alcuni addirittura ne ignorano l’esistenza!

Come richiedere la conferma di una competenza

Ci sono diverse possibilità per ottenere la conferma delle tue competenze. La prima consiste nel fare una richiesta diretta ai contatti presenti nella tua rete. Nella sezione “Competenze e conferme” vai sul profilo di un tuo contatto e alla voce “Altro” puoi richiedere una “Segnalazione”: chi ha lavorato con te può dare l’agognata conferma. Chiaramente devi richiedere il feedback a figure professionali legate al tuo settore o a un tuo ex collega di lavoro. Un’altra tecnica che puoi utilizzare è quella ti confermare tu stesso le abilità su altri profili in qualche modo collegati per interessi o settore lavorativo al tuo: non appena riceveranno una notifica da parte di LinkedIn la maggior parte di loro si sentirà spesso in obbligo di ricambiare. Un altro modo che puoi usare è chiedere la conferma di una o più competenze con un messaggio privato: puoi sfruttare questo sistema con gli ex colleghi, colleghi attuali, datori di lavoro o ex compagni di università/scuola. Puoi anche contattare privatamente un utente che ha commentato, condiviso, consigliato un contenuto o un articolo da te prodotto per chiedergli di confermare alcune abilità, utili per cercare lavoro o farsi notare. Un’altra strada vincente è quella di chiedere la conferma alla fine dei contenuti che hai pubblicato su LinkedIn: se un qualsiasi utente ha apprezzato quello che hai scritto o condiviso potrebbe anche facilmente confermare una delle tue abilità. E spesso, il ricevere un buon numero di approvazioni sul tuo profilo innesca un meccanismo che incentiva anche gli sconosciuti a confermare le tue abilità. Infine, puoi chiedere aiuto a un gruppo specifico: c’è una sezione apposita per ricevere una “raccomandazione veloce” (“LinkedIn Endorsement” ). Chiaramente si riceveranno conferme da sconosciuti ma come si suol dire “a caval donato non si guarda in bocca”!

Come confermare una competenza

Per prima cosa vai sul profilo della persona a cui desideri confermare una competenza. La piattaforma ti chiederà “in base a cosa confermi” la suddetta competenza. Gli algoritmi cercano di capire se conosci la persona, se ci hai lavorato insieme e altre situazioni più o meno credibili. Questa operazione si può fare solo per i collegamenti di primo grado: devi semplicemente cliccare sul pulsante “+” a fianco della competenza che vuoi confermare. La foto del tuo profilo dovrebbe comparire a fianco della competenza segnalata: se c’è, vuol dire che tutto è andato a buon fine. È importante ricordare che puoi confermare tutte le competenze che vuoi e puoi cancellare quando vuoi! Le competenze che hanno ricevuto il maggior numero di conferme verranno spostate in cima alla sezione “Competenze e conferme”.

LinkedIn Skill Assessment valuta la veridicità delle tue competenze

Per controllare le competenze messe in rilievo dagli utenti nei propri profili, LinkedIn ha introdotto dei particolari test di valutazione che contemplano, per ora, solo una parte delle abilità disponibili. Si tratta di test composti da una serie di domande a scelta multipla (per ora in inglese) che vanno completati entro un tempo limite: se riuscirai a superarli otterrai un badge, se no potrai ripeterli dopo un periodo di tre mesi. Inoltre, LinkedIn ti suggerirà tre video da vedere/studiare per migliorare la tua preparazione. I test si trovano nella sezione dedicata alle competenze/skill del tuo profilo. Per provarne uno, clicca sul pulsante “Rispondi al quiz delle valutazioni delle competenze”: si aprirà una schermata con i quiz da provare. Non tutte le competenze, purtroppo, possono essere oggetto di test. Grazie a LinkedIn Skill Assessment è più facile per le aziende verificare la correttezza delle informazioni inserite, mentre per l’utente è l’occasione giusta per mettere alla prova le competenze finora acquisite. Per i recruiter e gli head hunter è lo strumento ideale per ottimizzare il processo di selezione del personale e quello di ricerca del lavoro.

Io, per esempio, ho certificato la mia conoscenza di PowerPoint e conquistato il badge:

Come scrivere una segnalazione su LinkedIn

Tra le opzioni presenti in LinkedIn c’è anche quella di segnalare un utente. Per farlo devi andare nella pagina principale del tuo profilo e cliccare sulla freccia a fianco del pulsante “Modifica Profilo”. Nel menu a tendina che si apre clicca su “Chiedi una segnalazione”: successivamente dovrai compilare alcune voci nella sezione “Per che cosa vuoi essere segnalato?”. Dovrai selezionare per quale esperienza lavorativa/formativa stai chiedendo la raccomandazione. Successivamente ti verrà chiesto “A chi vuoi chiedere?”. Nella lista dei tuoi contatti seleziona la persona a cui vuoi chiedere la segnalazione. LinkedIn permette di fare richieste multiple (fino a 200 alla volta): è meglio limitarsi a farne una alla volta. È fondamentale personalizzare il messaggio per chiedere la raccomandazione. La segnalazione acquista sarà di pubblico dominio e la potrà leggere chiunque acceda al tuo profilo. Un piccolo consiglio: è preferibile inviare una richiesta di raccomandazione al di fuori di LinkedIn, magari via e-mail o tramite in canali social, in particolare alle persone con cui non sei connesso ma con cui hai lavorato in passato. È anche possibile ottenere una raccomandazione scrivendone tu stesso una per qualcuno con cui hai lavorato in passato. La gente, spesso, tende a contraccambiare e se glielo chiederai te ne scriverai una per te in cambio.

Traguardi raggiunti da mostrare in LinkedIn

LinkedIn permette di inserire pubblicazioni, certificazioni e altro in un’unica sezione: si tratta di informazioni che possono migliorare il tuo profilo professionale e vale la pena aggiungerle. Oltre ai traguardi raggiunti, un’altra carta che puoi usare per creare dei nuovi collegamenti e dare maggiore visibilità al tuo profilo sono gli interessi comuni. Avere “qualcosa in comune” di cui parlare può essere un valido aiuto per instaurare un rapporto con un possibile contatto o un potenziale cliente.

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Quattro strumenti per fare networking su LinkedIn

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Per sfruttare al meglio le possibilità offerte da LinkedIn possiamo utilizzare una serie di strumenti, alcuni integrati nel social, altri esterni. Si tratta di servizi utili sia a trovare le persone “giuste”, dove per giuste si intende quelle più affini al nostro settore e alle nostre esigenze professionali, sia a scoprire ulteriori informazioni su potenziali lead e prospect “incrociate” online.

Discover.ly – una preziosa estensione per il browser

Discover.ly è una potente estensione per il browser Chrome che tornerà utile a tutti quelli che vogliono seguire l’attività di una persona su più social network. LinkedIn è sicuramente il social più utile e adatto al mondo professionale, ma non tutti lo usano come strumento principale, preferendo altre piattaforme. Discover.ly ci aiuterà a scoprire se un nostro contatto ha profili anche su altri social, visualizzandone anche l’attività. Supporta Gmail, LinkedIn, Facebook e Twitter. Da Gmail consente di accedere alle informazioni sulla posizione lavorativa di un contatto, le connessioni in comune e i tweet più recenti. Quando ci si trova su LinkedIn, invece, indicherà gli amici su Facebook che si hanno in comune con quel particolare contatto, oltre agli ultimi cinguettii. Allo stesso modo, quando ci si troverà su Facebook indicherà i contatti comuni su LinkedIn (e i soliti tweet), mentre su Twitter ci darà indicazioni sui contatti comuni sia su Facebook sia su LinkedIn.

Sales Navigator

Sales Navigator è uno strumento che LinkedIn stesso offre a chi si abbona ai suoi profili premium, che rimuove i principali limite degli account gratuiti. Di conseguenza, permette di effettuare un numero illimitato di ricerche di profili oltre ad aggiungere una nutrita serie di filtri per la ricerca, ed è questa la parte che ci interessa maggiormente. Fra i filtri “sbloccati” da Sales Navigator ci sono quelli che permettono di specificare la seniority (il livello di anzianità lavorativa), la funzione all’interno dell’azienda, le dimensioni dell’azienda e il settore in cui opera. Sales Navigator offre anche suggerimenti sulle potenziali lead, suggerendole fra i profili che seguono la pagina dell’azienda per cui lavoriamo. Molto utile la funzione che permette di salvare le ricerche e di creare delle liste di lead e prospect, che si aggiorneranno automaticamente.
Chi deciderà di pagare per un abbonamento Sales, oltre al Sales Navigator avrà anche a disposizione 20 InMail, utilissime per un primo contatto con la lead.

IFTTT

IFTTT è un servizio online che permette di connettere dispositivi, piattaforme online e vari strumenti fra loro, automatizzando una serie di operazioni. Una volta connesso IFTTT con LinkedIn, si potranno utilizzare le “ricette” già pronte o crearsi le proprie. Uno degli utilizzi classici è quello di postare su più social network (per esempio Facebook e Twitter) gli stessi contenuti messi online sulla pagina aziendale di LinkedIn, ma sarà possibile esportare su un foglio Excel la lista di contatti che abbiamo su LinkedIn, o automatizzare una serie di operazioni: qualcuno ci ha mandato un direct message su Twitter? IFTTT potrà rispondere automaticamente, inviando insieme al messaggio anche un invito a connettersi sul social professionale. Abbiamo paura di perderci le notifiche che il social ci invia sul telefono Android? Nessun problema: esiste una ricetta che le salva tutte su uno foglio di calcolo in Google Drive.

Elink-pro

ELink Pro è uno strumento molto utile per incrementare rapidamente e senza sforzo le visite al proprio profilo ed espandere di conseguenza la propria rete di contatti. Il concetto su cui si basa è molto semplice: quando visitiamo il profilo di qualcuno su LinkedIn, questi verrà notificato e, molto probabilmente, sarà curioso di vedere chi lo ha controllato. Fare questo lavoro manualmente prenderebbe troppo tempo, mentre Elink Pro automatizza questo processo, visitando centinaia di profili al giorno al posto nostro. I profili che visiterà, naturalmente saranno selezionati da noi sulla base delle ricerche che effettueremo. Idealmente, per sfruttarlo al meglio è necessario attivare un abbonamento Premium a LinkedIn, rimuovendo così il limite di 1.000 risultati di ricerca della versione free del social. Rimarrà invece il limite di 1.000 profili al giorno che è possibile visitare: per questo motivo, gli sviluppatori di ELink Pro suggeriscono di impostarlo per effettuare un massimo di 800 visite quotidiane.

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LinkedIn: come sistemare il Vanity Url

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LinkedIn è da quasi un ventennio il social network di riferimento per il mondo del lavoro e una piattaforma estremamente versatile. Un successo sancito da un numero crescente di iscritti (siamo ormai vicini a quota 700 milioni) e da una community italiana piuttosto attiva e sostanziosa (è la terza in Europa dietro Gran Bretagna e Francia).

Nata come piattaforma rivolta ai professionisti e alle aziende, nel corso dell’ultimo decennio la creatura di Reid Hoffman si è trasformata in un vero e proprio social network. Purtroppo, la maggior parte delle aziende stenta a comprenderne le immense potenzialità e non tutti i membri iscritti sembrano conoscere gli strumenti messi a disposizione.

Uno dei tool più sottovalutati e trascurati è senza dubbio la possibilità di avere un URL personalizzato per creare il proprio profilo: una modifica piuttosto semplice che può aumentare in modo significativo la visibilità complessiva del proprio account.

L’importanza di personalizzare il proprio URL in LinkedIn

La possibilità di personalizzare l’indirizzo del proprio profilo è il modo più semplice e veloce per far apparire nei risultati dei principali motori di ricerca il proprio nome e cognome, come un biglietto da visita che possiamo inserire ovunque. Aggiungendo una semplice parola chiave (relativa al nostro lavoro attuale o al tipo di formazione che abbiamo) possiamo dare un bel boost al nostro profilo. Vediamo come fare.

Se abbiamo un nome o un cognome comune è consigliabile farlo!

Quando ci iscriviamo a LinkedIn viene generato in automatico un indirizzo web (l’URL, appunto) che deriva dall’unione tra il nostro nome e cognome e che viene successivamente associato a una serie di numeri scelti in modo casuale dagli algoritmi della piattaforma (in gergo viene chiamato “profilo vanity”). Se non lo modifichiamo, il profilo generato da LinkedIn apparirà più o meno cosi:

http://www.linkedin.com/in/(marco-bianchi-12345678)

Copiare e incollare sul proprio curriculum vitae o sul proprio blog un indirizzo simile non è proprio il massimo, e non solo per una questione di estetica. Stampare un CV con un URL di quel tipo può essere controproducente e difficile da ricordare, così come un recruiter o un qualsiasi responsabile del personale potrebbe aver qualche problema a inserire manualmente quel tipo link rendendo così vani i nostri sforzi per essere visualizzati e notati. Il problema si pone soprattutto in caso di omonimia (come nel caso del sopracitato “Marco Bianchi”) o se abbiamo attivato qualche impostazione per salvaguardare la nostra privacy.

Qui di seguito si trovano diversi omonimi della leggenda del basket Michael Jordan:

Come modificare il proprio URL di LinkedIn

Non c’è una regola precisa per personalizzare il proprio indirizzo: possiamo modificarlo come meglio crediamo e le varianti (nome + cognome) che possiamo creare sono numerose. È un’operazione piuttosto semplice e bastano un paio di minuti per realizzare un indirizzo personalizzato. È importante ricordare che gli URL personalizzati di un profilo pubblico di LinkedIn vengono assegnati in base al diritto di precedenza. I membri possono avere soltanto un URL del profilo pubblico personalizzato alla volta.

Per modificarlo dobbiamo cliccare sull’icona con l’immagine del nostro profilo LinkedIn che si trova nella superiore della pagina profilo: dalla Home si può raggiungere dal menu principale, con un clic su “Visualizza profilo”. Dobbiamo andare su “Modifica il profilo pubblico” e concentrarci sull’URL che si trova sulla destra.

La piattaforma ci reindirizza alla pagina dedicata alle impostazioni del profilo pubblico. Dobbiamo spuntare la voce “Modifica il tuo URL personalizzato” sulla destra, e fare un altro clic sull’icona “Modifica accanto all’URL”. A questo punto apparirà un indirizzo di questo tipo:

www.linkedin.com/in/tuonome

Nella casella di testo potremo modificare l’ultima parte del nostro URL e poi cliccare “Salva” per rendere attiva la modifica.

Le regole per una personalizzazione perfetta del proprio URL

Innanzitutto, è importante notare che l’URL personalizzato può avere una lunghezza compresa tra 5 e 30 lettere o numeri.

È consigliabile non utilizzare spazi, simboli o caratteri speciali nella composizione del nuovo indirizzo, mentre non c’è distinzione tra maiuscole e minuscole. Se utilizziamo un URL con il nostro nome e cognome, LinkedIn non fa differenze che si tratti di “MarcoBianchi” o “Marcobianchi” o “marcobianchi” e così via: il social network caricherà sempre lo stesso profilo. Può succedere che l’URL che abbiamo personalizzato non sia sempre disponibile: in questo caso dobbiamo crearne una ad hoc. La piattaforma, infatti, non rende disponibili URL personalizzati ai membri su richiesta.

Ci sono delle regole a cui dobbiamo prestare attenzione

È importante ricordare è possibile cambiare il proprio URL fino a cinque volte in sei mesi!

Dopo la quinta volta, bisogna aspettare altri sei mesi per poterlo modificare di nuovo. Il problema è che cambiando l’indirizzo spesso i recruiter e le aziende potrebbero avere difficoltà a trovare il nostro profilo pubblico, per questo motivo è consigliabile modificarlo solo per motivazioni serie. In linea teorica è possibile ritornare al vecchio URL, anche dopo averlo modificato: nel caso non fosse possibile è necessario ricorrere all’assistenza tecnica di LinkedIn. Se un membro iscritto utilizza un URL e poi lo modifica, l’indirizzo originale non potrà essere utilizzato dagli altri membri per sei mesi. Se cerchiamo un URL precedentemente utilizzato, non sempre è possibile trovare la pagina del profilo precedente.

Ricordiamo che i profili in altre lingue hanno lo stesso URL: viene semplicemente aggiunto un campo relativo alla lingua alla fine. Per quanto riguarda il nostro Paese, alla fine dell’indirizzo viene aggiunto il suffisso “it”. Infine, quando un account LinkedIn viene chiuso, l’URL del profilo pubblico personalizzato sarà disponibile per 180 giorni dalla data della chiusura.

SEO e URL sono fondamentali per aumentare le visualizzazioni

Una volta personalizzato l’URL del nostro profilo LinkedIn, possiamo migliorare anche il posizionamento SEO sui motori di ricerca. Quando creiamo un profilo Google, infatti, possiamo aggiungere l’URL del profilo LinkedIn nella nostra firma e-mail o nel nostro curriculum o nelle lettere di presentazione quando ci candidiamo per lavoro o per una consulenza. Possiamo usare l’URL di LinkedIn su qualsiasi altro sito (blog, sito aziendale o altri social network).

Qui due esempi di persone che hanno deciso di aggiungere da una parte l’ambito (news), dall’altro il nome dell’azienda:

Come creare un profilo personalizzato in più lingue

Oltre a personalizzare l’URL del proprio profilo, per aumentare la visibilità possiamo scriverlo in un’altra lingua. Avere un profilo personalizzato in lingua inglese su LinkedIn si rivela estremamente vantaggioso, mentre crearne uno con tutte le nostre informazioni un po’ in italiano e un po’ in spagnolo può rivelarsi controproducente, soprattutto se stiamo cercando un nuovo lavoro in una prestigiosa multinazionale all’estero o siamo alla ricerca di nuovi potenziali clienti. Se dobbiamo scegliere in quale lingua scriverlo è necessario preparare un profilo sia nella nostra lingua madre, sia in un’altra per noi significativa (inglese o nell’area geografica in cui desideriamo lavorare). Quando prepariamo il profilo LinkedIn in un’altra lingua non dobbiamo limitarci a una semplice traduzione del nostro CV: dobbiamo aver ben chiaro a quale posizione aspiriamo ed è importante usare la stessa terminologia utilizzata dalla stessa azienda che ci interessa per essere notati.

Per cambiare il profilo da una lingua all’altra ci vuole davvero poco

Fino una decina di anni fa, la scelta della lingua incideva in modo pesante sulla nostra visibilità in LinkedIn: la piattaforma, infatti, escludeva automaticamente i contatti che non la parlavano, limitando così le nostre opportunità professionali. Per venire incontro alle esigenze dei propri membri, LinkedIn ha cambiato strategia e ha introdotto la possibilità di avere un profilo multilingue, tradotto in quasi una cinquantina di idiomi diversi. Per farlo dobbiamo cliccare su “Profilo” e poi su “Modifica profilo” e selezionare la voce “Crea profilo in un’altra lingua”. In questo modo possiamo configurare il nuovo profilo traducendo i contenuti e adattandoli al contesto geografico di destinazione. Una volta salvato il tutto chi visualizzerà il nostro profilo potrà selezionare la lingua in cui leggere le nostre informazioni. LinkedIn permette di avere più versioni del nostro profilo in base alla lingua: è consigliabile non limitarsi al solo “inglese” se puntiamo a qualche particolare multinazionale. Se cerchiamo clienti o lavoro nel nostro Paese, avere solo un profilo in inglese può rivelarsi controproducente: se non è richiesto un CV nella lingua d’Albione è sempre meglio mandare quello in italiano.

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Come funziona LinkedIn Career Explorer (articolo per Agenda Digitale)

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Questo artico è stato pubblicato da Agenda Digitale il 29 marzo 2021.

LinkedIn Career Explorer: cos’è e come usarlo per scovare opportunità di lavoro

Career Explorer è uno strumento capace di abbinare le capacità di una persona per scoprire le competenze necessarie per arrivare a ricoprire un determinato ruolo nelle più importanti aziende. Vediamo come funziona

Per indirizzare i propri utenti verso le migliori opportunità di carriera, nell’ottobre del 2020 LinkedIn ha reso disponibile in tutto il mondo – in versione beta – Career Explorer, uno strumento che permette a ogni membro iscritto di trovare la posizione lavorativa ideale in base alle proprie competenze e capacità. Per ora l’aggiornamento è disponibile solo in inglese: probabilmente verrà localizzato nella nostra lingua nei prossimi mesi. Vediamo meglio di cosa si tratta e come sfruttarlo al meglio.

Career Explorer: più di un motore di ricerca

È importante specificare che Career Explorer non è un altro motore di ricerca di lavoro. È qualcosa di diverso, uno strumento capace di abbinare le capacità di una persona per scoprire “quelle” competenze necessarie per arrivare a ricoprire un determinato ruolo nelle più importanti aziende. Career Explorer, infatti, è in grado di “consigliare” all’utente un particolare corso di formazione da seguire o alcune persone che potrebbero essere d’aiuto per raggiungere determinate posizioni lavorative. La bontà degli algoritmi è garantita dall’incrocio dei dati di oltre 36 mila competenze professionali e ben sei mila titoli di studio.

Lo strumento Career Explorer sfrutta l’immenso database della piattaforma per aiutare gli utenti a sviluppare nuove competenze o migliorare quelle di cui sono in possesso. In che modo? Studiando il percorso carrieristico intrapreso dagli altri membri e combinandolo con i dati relativi alle competenze necessarie per svolgere i lavori più richiesti. Per valutare la possibile compatibilità, LinkedIn incrocia i profili degli utenti con quelli che svolgono da tempo le posizioni lavorative più richieste.

In questo modo Career Explorer può suggerire alle persone in che modo apprendere le competenze che non hanno e a migliorare così la propria situazione lavorativa.

Career Explorer, la semplicità è il segreto

Per usare Career Explorer basta andare sulla pagina di LinkedIn: una volta selezionato il tool dobbiamo inserire il nome della nostra precedente occupazione lavorativa e la città in cui viviamo. A questo punto Career Explorer ci proporrà un elenco di lavori che potrebbero fare al caso nostro. Cerchiamo, per esempio, una posizione di “marketing manager” a Milano. Lo strumento ci proporrà un elenco di offerte di lavoro nella nostra zona per cui possiamo candidarci. Basta cliccare su “Trova lavoro su LinkedIn” oppure sul pulsante “Trova connessioni su LinkedIn” per accedere ai dati di tutti quelli che hanno svolto il lavoro che ci interessa. Gli algoritmi di LinkedIn riescono ad aggregare tutte le informazioni relative agli ultimi 5 anni, ed è un bel vantaggio per le nostre ricerche.

I corsi online di LinkedIn

Attualmente su LinkedIn i corsi online disponibili sono oltre 15.000, con decine di nuove aggiunte ogni settimana: seguirli può essere una buona opportunità non solo per le aziende ma anche per i propri dipendenti per acquisire nuove competenze. Seguendo uno dei corsi presenti su LinkedIn, per esempio, possiamo capire come sfruttare la piattaforma di Microsoft per fare pubblicità, come nel caso degli Ads. Se vogliamo valorizzare il nostro brand, trovare nuovi clienti o fare un po’ di recruiting, ci sono una pletora di corsi che possono aiutarci a comprendere a fondo tutte le potenzialità offerte dalla piattaforma.

Gli strumenti per il recruiting a disposizione con LinkedIn

Oltre a Career Explorer, la piattaforma di Microsoft ha inserito alcuni accorgimenti per migliorare il servizio di recruiting: è stata aggiunta una cornice intorno all’immagine del profilo (la funzione OpenToWork) per capire se un utente sta cercando lavoro o per scoprire quando una azienda sta assumendo. Una piccola innovazione che ha permesso alle persone in cerca di lavoro di ottenere una maggiore visibilità in breve tempo: chi ha sfruttato la suddetta funzione ha beneficiato di un 40% in più di messaggi di posta elettronica per quanto riguarda il recruiting e di un 20% in più di messaggi dalla propria rete di contatti.

LinkedIn offre diversi tipi di account a pagamento (chiamati “Premium”) che possono soddisfare le esigenze di tutti, dal professionista che lavora in azienda fino al disoccupato alla ricerca di un nuovo lavoro. Per esempio, con Premium Career possiamo avere informazioni dettagliate su determinate aziende e sulle candidature per le posizioni aperte. Con Sales Navigator invece abbiamo a disposizione uno strumento che può aiutarci ad accrescere la nostra rete di contatti, indipendentemente dal fatto di essere un libero professionista o un’azienda. Con un abbonamento Recruiter Lite possiamo trovar i profili corrispondenti alla posizione lavorativa aperta nella nostra azienda e assumere i candidati migliori, mentre Premium Business otterremo informazioni dettagliate sui profili professionali di nostro interesse. Per affrontare la pandemia e la crisi economica derivante, LinkedIn ha offerto alle piccole e medie imprese la possibilità di creare offerte di lavoro gratuitamente.

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