Come scoprire i plagi online [videoguida passo a passo]

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Qualcuno ha rubato un tuo testo online? Uno studente ha copiato la tesina? Per smascherare i plagi bastano due strumenti di verifica: uno permette di verificare il plagio su un testo online (partendo da un link) – Copyscape; l’altro permette di farlo incollando del testo libero – Quetext. I due strumenti rivelano anche la percentuale di corrispondenza dei testi, in modo da scoprire se gli originali hanno subito un “ritocchino”. Nel video trovi anche un passo a passo che mostra il funzionamento dei due strumenti online:

Scoprire i plagi online: tre alternative

Esistono diversi strumenti per smascherare i furbetti. Nel libro “Il guru di Google” ne segnalo tre. Il primo è Plagiarism Checher (www.plagiarismchecker.com), gratis e che usa semplicemente Google o Yahoo! per la ricerca: spesso è più che sufficiente per smascherare qualche studente pigrone. Plagiarisma (http://plagiarisma.net) funziona ottimamente con 190 lingue diverse. Infine Plagium (www.plagium.com) promette di cercare anche sui social network.

Plagi online: i comportamenti scorretti

In questo video Maria Cecilia Averame cita i comportamenti scorretti in tema di plagio online:

Scrivimi per organizzare un corso sulla comunicazione digitale

Mandami una mail

[Tutorial] La sbobinatura automatica dei video

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La regola del maiale applicata al digitale recita: dei contenuti non si butta via niente! Per esempio un video può diventare un testo scritto. Per evitare di “sbobinare” il filmato a mano, in questo video propongo due strumenti online gratuiti: uno funziona con tutti i video di YouTube, l’altro permette di caricare un video qualsiasi dal PC.

Scopri il libro “Content is king” con oltre 100 strumenti gratuiti utili per la comunicazione digitale:

Bimbi e tecnologia a casa: 5 dritte per proteggerli

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Questo video è  stato realizzato in collaborazione con Benessere Digitale in piena emergenza Coronavirus, con genitori e figli costretti a casa ma con i primi impegnati nello smart working. Ho quindi raccolto 5 suggerimenti per genitori che danno in mano i device digitali ai propri figli ma vogliono evitare brutte sorprese. Si parla di filtri alle ricerche di Google e YouTube, contenuti protetti, acquisti in-app e altro.

Qui trovi tutte le istruzioni per attivare i filtri:

Filtrare i risultati espliciti con SafeSearch

Davide.it

YouTube: video sicuri per bambini

YouTube Kids

Controllare gli acquisti in-app con Android

Leggi un approfondimento su YouTube Kids:

Il videocorso per la ricerca del lavoro online su Agendadigitale

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Ho inserito il mio videocorso gratuito sulla ricerca del lavoro online in un articolo che ho scritto per Agendadigitale e che riporto integralmente qui.

Come imparare a cercare lavoro da Mourinho e Leonardo da Vinci (videocorso)

Quasi tutte le persone che cercano lavoro, online o meno, fanno lo stesso banale errore: mandano a tutti lo stesso CV, con la medesima lettera di accompagnamento, ormai diventata una mail. Ecco un videocorso per cercare un impiego, gestire la reputazione online, i social ed evitare le truffe.

Nei primi mesi del 2016 il Manchester United, una delle più gloriose squadre di calcio del pianeta, era allenato da uno dei tecnici più quotati, Louis van Gaal. Ma le cose non andavano per niente bene. Per la sua sostituzione sulla panchina dei Red Devils si fecero diversi nomi, ma uno più di altri bramava quella panchina: José Mourinho.

Lo “Special One” fece di tutto per farsi assumere. La leggenda narra che il portoghese inviò ai dirigenti del Manchester United una auto-candidatura, un curriculum… speciale: un dossier di qualche pagina per convincere la proprietà del club a ingaggiarlo. Un atto d’amore verso il club dell’Old Trafford, ma soprattutto uno studio dettagliato sui problemi del club e sulle sue proposte per risolverli, in termini di uomini e di metodo.
Un articolo della Gazzetta dello Sport dell’epoca recitava:

“Secondo l’Independent on Sunday, l’allenatore portoghese ha elencato tutti i problemi della squadra, evidenziando come proprio lui possa essere l’uomo giusto per il cambio di marcia.”

Risultato? Assunto.

L’auto-candidatura di Leonardo Da Vinci

Il furbo José non ha inventato nulla. Qualche secolo prima, precisamente nel 1482, Leonardo da Vinci lasciò Firenze per Milano. Per farsi “assumere” alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro, inviò al duca una lettera dove elencò tutte le sue abilità, ordinate in 10 punti(in pratica usava le liste prima che imperversassero online). Problema del datore di lavoro, soluzione su un vassoio d’argento. Per esempio:

“[…] Farò carri coperti, securi et inoffensibili, i quali entrando intra li inimica cum sue artiglierie, non è si grande multitudine di gente d’arme che non rompessino. Et dietro a questi poteranno sequire fanterie assai, illesi e senza alcun impedimento”.

Risultato? Assunto pure lui.

Come cercare lavoro online

Quasi tutte le persone che cercano lavoro, online o meno, fanno invece lo stesso banale errore: mandano a tutti lo stesso CV, con la medesima lettera di accompagnamento, ormai diventata una mail.

Ripeto: mandano gli stessi documenti a tutti: pizzicagnolo sotto casa, Esselunga o Apple.

Chi riceverà la candidatura ha un problema: c’è un posto vacante nella sua azienda e occorre trovare una persona capace, se possibile anche in fretta. Il responsabile della selezione è immerso nei suoi problemi personali, non gli importerà nulla dei tuoi; ha quasi certamente un capo o un intero reparto che fanno pressione affinché risolva quel problema, trovi la persona giusta.

È per questo che quando si manda un CV non bisogna concentrarsi su sé stessi (ho fatto questo, ho fatto quello…) ma su quel problema e su quel destinatario (a proposito: come si chiama il destinatario? Bisogna sempre scoprire il nome del responsabile della selezione, per esempio usando LinkedIn).

Perché stai mandando il curriculum? Semplice: perché hai trovato l’inserzione online e, date le tue esperienze e le tue qualità, saresti la persona giusta per quel posto. Occorre dirlo, fare in modo che la mail di accompagnamento porti all’apertura del CV per un approfondimento. Lo stesso ragionamento vale se, invece di un lavoro, stai cercando clienti.
Per approfondire questi temi, e vedere come si cerca lavoro ai tempi del Web, ho realizzato il videocorso che trovi qui sotto.

Il videocorso per la ricerca del lavoro

A che cosa serve Internet quando si parla di ricerca del lavoro? Solo a scovare le offerte e candidarsi? No! Ho realizzato un percorso, articolato in cinque video, dove vedrai come cercare un impiego, gestire la tua reputazione online, i social ed evitare le truffe.

Introduzione al corso

Come si cerca lavoro? Ma soprattutto: come lo si trova? Negli ultimi anni Internet è diventato uno strumento fondamentale, non solo per intercettare delle opportunità ma anche per informarsi, prepararsi, studiare. In questo video introduttivo ho raccolto un po’ di dati e qualche dritta.

Le offerte di lavoro

Quando si parla di offerte di lavoro, sai che differenza c’è tra motori di ricerca, siti di offerte e autocandidature? Ecco quali sono i siti migliori dai quali partire e che cosa sono le job alert.

Curriculum e lettere

Nell’era della ricerca del lavoro online ha ancora senso parlare di curriculum vitae e lettere di accompagnamento. Certamente sì. In questo video spiego qual è il giusto approccio per creare documenti che non siano cestinati.

Concludo con “easter egg” per farci una risata.

Social network e monitoraggio

Una persona su tre non viene chiamata al colloquio di lavoro per quello che ha pubblicato sui social. È quindi fondamentale gestire correttamente questi canali (da LinkedIn a Facebook, senza trascurare Instagram e gli altri) e monitorare la propria reputazione online. In questo video presento alcuni strumenti online gratuiti per farlo.

Le truffe

Purtroppo il mondo della ricerca online fa registrare anche moltissimi tentativi di truffa: in questo video passo in rassegna i più frequenti e do alcune indicazioni per non cascarci.

 

Networking: dieci strumenti indispensabili

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Dopo aver raccontato, in questo articolo, perché il networking è un’attività indispensabile per chiunque –  non solo per la ricerca (contingente o in prospettiva) di un lavoro – è il momento di concentrarsi sugli strumenti utili per essere efficaci quando si cura e si costruisce una rete professionale.

  1. Il primo strumento NON è il curriculum o la lettera di accompagnamento! Sarebbe un autogol. In una riunione di networking lo strumento fondamentale è il biglietto da visita. Vecchio e superato nell’era di LinkedIn? Assolutamente no. È un link fisico che si crea durante l’incontro. Piuttosto occorre poi catalogarli: c’è chi usa dei contenitori diversi. Personalmente preferisco digitalizzarli: per esempio con un’app come CamCard.

  1. Il secondo strumento – anche in questo caso qualcuno potrebbe vederlo come arcaico – è Excel. Organizzare i propri contatti in un database, per quanto grezzo, permette di aggiungere delle note, fare delle classificazioni, tenere tutto in ordine. Sul sito di Office puoi scaricare diversi modelli di file per gestire i contatti.

  1. Excel è troppo vecchio? I più evoluti possono usare uno strumento come Rapportive, che da quando è stato acquisito da LinkedIn si presenta come Sales Navigator for Gmail: in pratica permette di estendere le funzionalità di Gmail per integrarvi, in corrispondenza di ogni contatto, le informazioni prese da LinkedIn.
    Se vuoi invece usare un vero e proprio CRM (sistema per la gestione dei contatti, da customer relationship management), esistono diverse soluzioni, quasi tutte a pagamento. Segnalo però una risorsa gratuita (open source): Suite CRM. Non è in cloud, va scaricato e installato, occorre registrare un account gratuito.

  1. A proposito di Gmail, uno strumento per me fondamentale è Google Calendar. Un planner per gli appuntamenti in cloud, che consente di integrarsi con la tua agenda su smartphone (con remainder e alert), è indispensabile per districarsi tra appuntamenti di lavoro, impegni personali e incontri di networking. In ogni caso rottama la tua agenda cartacea!

  1. Finora abbiamo visto soluzioni per gestire i contatti, per fare networking serve molto altro. Prima di costruire la propria rete, occorre lavorare su sé stessi. Sul proprio personal branding. Ti consiglio quindi di scaricare il modello Personal branding canvas: uno strumento che permette di ragionare sulla tua identità, sulle competenze, sulla professione e sugli elementi differenzianti. Nonché sul modo più efficace per proporsi sul mercato.
    A proposito di ripensamento della tua carriera, ti consiglio anche di dare un’occhiata alla strategia oceano blu (dall’omonimo libro): uno schema che permette di creare nuovi mercati o riposizionarsi, con un’opera in quattro fasi per eliminare e ridurre fattori della tua carriera, oppure per potenziarne o crearne di nuovi. Nel mio caso, quando ho smesso di fare il giornalista professionista per dedicarmi alla formazione, la strategia oceano blu mi è servita per sforbiciare o ridimensionare alcune attività non in focus (scrittura, consulenza) e per puntare forte sulla formazione, anche con proposte originali (corsi di navigazione familiare, workshop con esercizi scritti per l’uso strategico di LinkedIn).

  1. Un altro strumento molto utile è la matrice SWOT. Questo strumento, solitamente utile per le aziende, serve per individuare i tuoi punti di forza e di debolezza, nonché le opportunità e minacce del contesto. In particolare, riguardo al networking, tante persone hanno un bel network, ma interno all’azienda per la quale lavorano. Appena però sono fuori dall’azienda, quanto vale quel network?
    Quando analizzi il network per la SWOT, tieni ben presente il principio di Pareto, quello dell’80/20. Per la rete, potrebbe funzionare così: il 20% dei tuoi contatti produce l’80% dei risultati (dato da tener presente quando devi decidere come usare il tempo dedicato al networking). Ciononostante bisogna coltivare tutti i contatti, forti o deboli che siano, partendo dal principio cardine: donare prima di ricevere (nella BNI si parla di “givers gain”).

  1. Un altro strumento fondamentale è l’executive summary. Solitamente con quest’espressione si indica un riassunto di un documento più lungo, per esempio un business plan o un piano di digital marketing, per chi ha poco tempo ma vuole farsi un’idea di un progetto. Tradotto in termini di network, è solitamente un testo, della lunghezza massima di venti righe (vedi per esempio il Riepilogo di LinkedIn), che spieghi a un lettore o interlocutore, chi sei, che cosa fai, in che mercato/settore operi, quali sono le tue competenze e, in versioni più articolate, anche un case study, che cosa vorresti fare e perché. Attenzione: non è la sintesi del CV!

  1. Oltre all’executive summary, serve un “elevator pitch”. Con quest’espressione, nata nella Silicon Valley, si indica un brevissimo discorso – anche di trenta secondi o due minuti al massimo – che permette, nel breve arco di tempo trascorso in ascensore con qualcuno, di raccontargli la tua attività. Nato per trovare finanziatori, può essere usato anche a livello di personal branding per presentarsi in modo efficace. Occorre fare diverse prove, magari con gli amici.

  1. Faccio continuamente corsi sui social network, ma ogni volta metto in guardia: i social non possono essere al centro di una strategia di comunicazione (vedi sotto il mio video sul modello “Hub & Spoke”). Al centro c’è il sito Web: se non altro perché il sito è mio e LinkedIn no (è di Microsoft). In ogni caso, se le condizioni e la professione lo consentono, un bel Website è un ottimo biglietto da visita per chi ti cercherà online.
    In alternativa, se non si vuole un sito, si può usare uno strumento come About.me, una specie di landing page personale dove ci si presenta e si collezionano tutti i contatti social e non.

  1. Ultimo, non certo per importanza, ho lasciato LinkedIn. Questo è il social del networking professionale per eccellenza. Nei miei corsi sull’uso strategico di questo strumento, racconto che LinkedIn è sia un ottimo social network (è l’incarnazione della teoria dei sei gradi di separazione nel mondo business) ma soprattutto un social media: strumento per pubblicare contenuti e per fare personal branding, nonché social selling. I contenuti devono essere al centro di una strategia di networking, perché consentono di rendersi autorevoli ma soprattutto di attirare nuovi contatti.

Vogliamo incontrarci per un caffè? Scrivimi

Pagina aziendale di LinkedIn: 4 tattiche per acquisire follower (senza spendere un euro in advertising)

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Aprire una pagina LinkedIn aziendale è questione di pochi minuti: basta inserire nome, settore, descrizione e pochi altri dettagli ed è fatta. Il problema si presenta dopo: come fare a farla crescere? Acquisire nuovi follower è un problema comune. In questo articolo ho raccolto quattro tattiche che suggerisco durante i miei corsi di uso strategico di LinkedIn per le aziende.

1. L’invito manuale

A volte mi capita di analizzare pagine di aziende con decine di dipendenti e solo una manciata di follower. Assurdo: nemmeno i dipendenti dell’azienda la seguono su LinkedIn, perché dovrebbero farlo gli altri? Il responsabile della comunicazione dovrebbe inviare una bella mail a tutti i dipendenti e collaboratori e chiedere loro, gentilmente, di fare clic sul pulsante Follow, oltre ad agganciare la pagina aziendale sul proprio profilo, in corrispondenza della posizione lavorativa. Anzi, i dipendenti dovrebbero essere i primi brand ambassador online dell’azienda: dovrebbero interagire con i contenuti della pagina.
Tra l’altro dovresti inserire il link alla pagina aziendale in tutte le comunicazioni, digitali e non. Per esempio sulla carta intestata, nella firma delle email, un bel QR code su un roll-up esposto nello stand della fiera e così via.

2. Creare il badge

La seconda mossa da fare è quella di far conoscere il più possibile la pagina. Il consiglio è quello di creare il badge da inserire nel sito, sul blog e così via. Non sto parlando del badge dei profili personali, proprio di quello della pagina aziendale. Occorre usare il “Follow Company Plugin Generator” che si trova a questo indirizzo. Compila i campi (pagina, lingua, formato) e fai clic su “Get code”.
Appare così:

3. L’ottimizzazione delle parole chiave

Fai in modo che la pagina aziendale sia trovata nelle ricerche interne a LinkedIn. Anche in questo caso, come per i profili personali, si deve fare un ragionamento in ottica SEO, una ottimizzazione delle parole chiave anche pensando alla coda lunga. In concreto, inserisci parole chiave specifiche nelle sezioni Chi siamo e Settori di competenza. La stessa cosa si può fare nelle pagine Vetrina, spazi che offrono la possibilità di dare dettagli sui tuoi prodotti e servizi.

[UPDATE DEL GIUGNO 2019]

4. Invitare i tuoi contatti direttamente dalla pagina

Dal giugno 2019 è possibile, dagli strumenti di amministrazione della pagina, invitare direttamente i (tuoi) collegamenti a seguire la propria pagina. Puoi invitare solo una volta ciascun collegamento a seguire la tua pagina.

Se invece vuoi pagare…

Esiste anche la possibilità di fare un investimento, ossia di far partire delle campagne di sponsorizzazione con l’aggiunta del pulsante Follow alla pagina LinkedIn aziendale.

Se vuoi informazioni sui miei corsi sull’uso strategico di LinkedIn in azienda, scrivimi.

Navigazione familiare: come creare un albero genialogico con Geni.com

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Navigazione familiare: come creare un albero genealogico con Geni.com

Geni è un social network davvero particolare, ma soprattutto risulta perfetto per un uso congiunto di genitori e figli. Usato da famiglie, genealogici e storici, permette di realizzare l’albero genealogico della propria famiglia. Si possono invitare a collaborare altri parenti (per questo è considerato un social) per aiutarvi a inserire le parti mancanti, si possono cercare i propri antenati negli altri milioni di profili già pronti, così come si possono conoscere nuovi parenti o caricare e trovare documenti relativi alla propria famiglia.

Cenni storici e curiosità

Attivo dal lontano 2007, Geni (ora di proprietà di un gruppo israeliano) nacque con il proposito, molto ambizioso, si creare un unico enorme albero genealogico che includesse tutte le persone del mondo. Per ora gli iscritti sono quasi cento milioni.

Eventuale Costo

Gratis nella versione base. Quella a pagamento, detta Pro e con molte caratteristiche aggiuntive e gestione documentale illimitata, costa 119,40 dollari all’anno.

Installazione SÌ/NO

No

Lingua interfaccia

Italiano

Categoria di appartenenza

Social network

Registrazione richiesta

Come registrarsi

Basta compilare un piccolo form con nome, cognome ed email.

Come usarlo

Una volta registrati al sito Geni.com potete iniziare a costruire il vostro alberto genealogico andando nella sezione Albero. Per ogni nodo del grafico che aggiungete dovete compilare una scheda anagrafica, con nome, cognome, sesso, luogo e data di nascita, residenza e occupazione; si può anche indicare se è ancora vivo. Con un clic su “Aggiungi un altro familiare…” si ingrandisce l’albero.

Una volta creato l’albero genealogico, ecco come condividerlo. Basta andare in Famiglia/Condividi il tuo albero, quindi scegliere come: si può ottenere il link diretto all’albero (sotto forma di indirizzo Web) oppure ottenere una versione ridotta dell’albero da pubblicare sui social network o nei propri siti o blog. Gli addetti ai lavori possono anche esportare l’elaborato in formato GEDCOM, file standard per informazioni genealogiche.

Altra sezione interessante di geni è quella relativa ai Cognomi, che si trova nel menu Ricerca. Le pagine dei cognomi, cui chiunque possono contribuire, consentono agli utenti di individuare rapidamente profili, documenti, progetti o discussioni riferite a quel nome.

Forse non tutti sanno che

Geni vende anche test del DNA: li trovate alla pagina www.geni.com/dna-tests.

Scheda-attività per genitori e figli

Parenti serpenti: una romantica attività da fare con i nonni

Livello di difficoltà: medio

Tempo previsto: a vostra scelta

Chissà perché succede sempre ai matrimoni e ai funerali: si scoprono parentele inaspettate, una zia riesumata da qualche angolo della terra e salutata con grande affetto dal più saggio della famiglia o uno zio americano sconosciuto, ma quasi sicuramente non miliardario. Seguono quasi certamente lunghe narrazioni della nonna che spiega, con dovizie di particolari e dettagli fondamentali, la biografia del fratello e dalla sorella di loro, del cognato del genero sposatosi due volte.
Parentele complicate ma affascinanti germogliate su persone che diventano personaggi attraverso le parole dei nostri genitori. Per chi subisce il fascino della storia, del passato e del ricordo il mistero che ci ha preceduto può diventare terribilmente accattivante, andando a fondo ad una delle domande più ancestrali per l’uomo: da dove vengo?
Può farsi strada l’eroica idea di salvare queste storie familiari, magari umili e non sedimentate in alcun libro di storia, ma sicuramente vere, intense e determinanti; può sorgere in noi l’esigenza di salvare queste vicende che ci appartengono e che rischiano di andare perdute per sempre.
Vi suggeriamo un’attività da proporre a vostro figlio e ai vostri genitori insieme: ricostruire la storia famigliare, viaggiando tra i ricordi e i documenti con il pretesto di completare l’albero di Geni.
Poi si potrebbero arricchire le descrizioni dei parenti con qualche piccola narrazione che li riguarda arrivando a creare un album dei ricordi di famiglia.
Geni offrirà la base per costruire un albero genealogico chiaro in un discorso organizzato; le narrazioni potrebbero essere trascritte a parte ma anche registrate in podcast, mentre i meno anziani intervistano e dialogano con i meno giovani del gruppo.

Il libro

Per acquistare una copia del libro Navigazione familiare (Ledizioni), fai clic qui di seguito:

Il corso

Se vuoi informazioni sui miei corsi sulla navigazione familiare, fai clic qui.

Foto del profilo LinkedIn: l’intelligenza artificiale ti dice se va bene

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A ogni corso che tengo su LinkedIn suggerisco di leggere il libro di un mio “competitor”, si fa per dire. In realtà, a ben vedere, è un collega di casa editrice: si tratta di Ale Agostini (il libro è “Fai carriera con LinkedIn”, Hoepli). Qualche giorno fa l’ho chiamato per fargli un’intervista e lui mi ha regalato una chicca: “Sto mettendo a punto uno strumento online per la verifica della foto del profilo di LinkedIn: è l’intelligenza artificiale a sancire se va bene oppure no”. Pur non essendo ancora uno strumento definitivo, ma solo in versione Beta, ho avuto il suo permesso di presentarvelo ufficialmente.

Lo strumento, che si chiama semplicemente “Bella foto”, è liberamente accessibile all’indirizzo http://ai-sentiment.aleagostini.com. Il sottotitolo è chiaro: “Bella Foto è il tool che ti aiuta a capire che cosa comunica la tua foto utilizzando l’Intelligenza Artificiale. Carica la tua foto e scopri subito il contenuto riconosciuto, gli argomenti correlati sui social, le emozioni associate (solo per immagini di volti) e le immagini simili o uguali presenti nella Rete”.

Il funzionamento, in effetti, è assai semplice: basta caricare la propria foto profilo grazie al tasto “Carica immagine”, facendo attenzione a non uploadare file troppo grossi (massimo 2,4 Mb). Dopo aver dato in pasto la foto al sistema, non resta che lanciare la procedura con un clic su “Analizza”. I risultati sono immediati.

Nel mio caso il sistema ha beccato che sono un uomo (facile, dirai) e che ho la barba. Ma soprattutto che sto sorridendo abbastanza (potrei fare di meglio) e questa è cosa buona e giusta perché, secondo gli studi sui neuroni specchio, che si attivano quando un individuo compie un’azione e quando l’individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto, sorridere ci rende più piacevoli e induce chi guarda a sorridere a sua volta. Per dirla con Cialdini (che tanto piace ad Ale), scateniamo l’arma della simpatia.
Il cervellone analizza anche quali sono le corrispondenze dell’immagine e se è già presente nei social o sul Web, ed eventualmente ci dice anche dove: in quale contesto, in quale pagina. Questo, tra l’altro, permette anche di scoprire se l’immagine è stata rubata.

Questo strumento, in realtà, può essere usato per analizzare qualsiasi tipo di immagine. Usando l’intelligenza artificiale è possibile controllare, in pochi istanti, che cosa comunica una brochure o una pagina stampa, verificando che non sia già usata da altri. Insomma, uno strumento per il personal branding ma anche per il marketing aziendale. Ma soprattutto uno strumento che potrebbe debellare la piaga delle foto da ombrellone o per nulla professionali su LinkedIn.

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Bufale on-line: come scoprire se una foto è falsa

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Spesso la parte più importante della bufala on-line, dopo il titolo (il 70% degli utenti di Facebook legge solo il titolo di quello che condivide), è la fotografia. Peccato che a volte sia falsa, ritoccata o rubata. Ecco una serie di strumenti per scoprirlo.

Quando una foto non ci convince, la prima cosa da fare è cercarla su Google. Trovare un’immagine partendo da una ricerca testuale è un gioco da ragazzi. Più difficile fare il contrario. Google permette di scoprire, foto alla mano, da dove viene. Basta “uploadare” (caricare online) l’immagine, o segnalarne l’URL se l’abbiamo trovata online, su http://images.google.com (o www.google.it/imghp), usando il comando “Ricerca tramite immagine”, rappresentato dall’icona di una macchina fotografica. Dopo il caricamento, Google restituisce l’elenco delle immagini trovate, anche con risoluzione e dimensione diverse. Segnala anche le immagini simili.

È possibile automatizzare questa operazione utilizzando delle estensioni del browser. Nel caso di Chrome, il browser di Google, possiamo usare “Search by Image (by Google)”, che troviamo su Chrome Store. Per Firefox è disponibile il componente aggiuntivo “Google Search by Image”.

Esempi d’uso della ricerca inversa di Google

Per fare un esempio, sarebbe bastata una ricerca inversa per dimostrare che la seguente foto, associata alle rivolte catalane, in realtà era stata ritoccata, con l’aggiunta della bandiera:

Altro caso del 2021: sui social circola l’immagine di una BMW sommersa dall’acqua durante le inondazioni in Germania: si nota, sul lunotto posteriore, la scritta “Fuck you Greta”.

Non sembra vero di poter farsi beffa di un negazionista del surriscaldamento globale. Peccato che, anche in questo caso, bastasse una ricerca inversa per imbattersi in un tweet che dimostrava la manipolazione:

Anche Il Post ha dedicato un articolo a questo caso: La foto dell’auto tedesca con l’adesivo “Fuck You Greta” è falsa.

Lo strumento della ricerca inversa, tra parentesi, è utilissimo anche per scoprire se la ragazza francese tanto carina che ci sta chiedendo l’amicizia su Facebook è quello che dice di essere. Basta verificare da dove viene la foto usata per il profilo: quasi certo un sito di vendita di foto in stock o, peggio, da un sito di escort on-line.

L’ex presidente del consiglio Conte avrebbe dovuto usare questo strumento…:

Le alterative RevEye e TinEye

RevEye, plug-in di Google Chrome, fa la stessa cosa, con la differenza che consente cercare anche nei database di TinEye (motore di immagini che tra l’altro permette la ricerca inversa), Yandex, Baidu e Bing.

Lo strumento per professionisti: Fotoforensics

Un strumento utile ma complesso, perché dedicato ai professionisti, è Fotoforensics: restituisce informazioni sul file quali Digest (le caratteristiche tecniche della foto, per esempio dimensione e informazioni sui colori RGB), ELA (analisi del livello di errore: se l’immagine non è omogenea è a rischio manomissione), JPEG % (qualità dell’immagine) e Metadata (la carta d’identità di un file: nelle immagini ritoccate i file sono riscritti). Per vedere un esempio d’uso di questo tool, aprite l’immagine che si trova a questo indirizzo: http://imgur.com/gallery/eibEB; viene evidenziato chiaramente che una foto di Obama è stata alterata.

Il controllo dei metadata

Sempre a proposito di controllo dei metadata, detto che spesso è sufficiente spulciare tra le proprietà del file con un colpo di tasto destro in Windows, suggeriamo l’utilizzo dello strumento Jeffrey’s Exif Viewer: anche in questo caso possiamo scoprire tutta una serie di dati tecnici relativi allo scatto, come l’ora, la qualità, le impostazioni della macchina fotografica, la marca e altro ancora. In particolare, rispetto agli altri strumenti della stessa categoria, Jeffrey’s Exif Viewer si contraddistingue per essere in grado di mostrarci i dati EXIF per praticamente tutti i formati di file; l’immagine da passare ai raggi X può essere caricata dal PC oppure possiamo semplicemente indicarne l’URL, se è già on-line. È inoltre possibile usare un bookmarklet, una specie di scorciatoia da mettere nei preferiti del browser, in modo da avere questo strumento sempre a portata di clic.

A caccia di fake con l’iPhone

Se la foto è stata scattata con un iPhone, per accedere ai metadati delle immagini possiamo scaricare una app chiamata Photo Investigator (Investigatore Foto nella versione italiana), che può essere scaricata gratuitamente da App Store. L’app permette di accedere a tutti i metadati disponibili: ora, luogo, fotocamera usata, ma non solo: nella versione a pagamento consente anche di rimuovere o modificare i dati GPS della foto, didascalia e marca temporale (Esiste anche un blog che spiega il funzionamento di Foto Investigator: www.photoinvestigator.co); rivela anche se una foto è stata modificata e con quale app. Esiste anche una app simile per le foto scattate con Android: si chiama Photo Exif Editor.

Un approfondimento: come sconfiggere le fake news con la tecnologia?

NOTA: Questo testo fa parte del libro Manuale per difendersi dalla post-verità, scritto a otto mani con Pilla, Dolce e Giacomello ed edito da Ledizioni. Il volume, inserito nella mia collana “Fai da tech“, parla di bufale online. In particolare ho curato la parte su come riconoscere le news false su Internet e sui social e un’intervista a Ermes Maiolica (che potete leggere qui). Per acquistare l’eBook, fate clic sul link qui sotto:

Creare un’infografica

Nell’era dei social network e delle informazioni che viaggiano a mille all’ora, ma soprattutto ora che siamo bombardati da notizie di ogni tipo da ogni parte, il fatto che stiano avendo un successo clamoroso le infografiche è assolutamente logico. Un sistema che ci permette di avere un colpo d’occhio su un tema, con possibilità di approfondimento, si sposa perfetto con bacheche e post e tweet. La realizzazione di queste composizioni, creatività, non richiede necessariamente l’intervento di un grafico. Per infografiche senza troppe pretese possiamo anche darci al “fai da te”, grazie a servizi quali Infogr.am. il servizio è tutto in inglese, ma non è difficile da usare.

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Collegati all’indirizzo Web https://infogr.am e fai clic sul pulsante rosso che trovi al centro della pagina: “Start now, It’s free”. Il servizio, in effetti, è gratuito. Anche se, come vedremo, con delle limitazioni.

2

Per utilizzare il servizio occorre creare un proprio account. Non serve inserire manualmente i dati, se sei disposto a usare il tuo profilo Facebook o Twitter.

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Chiaramente la comodità, come diciamo sempre, si paga: Infogr.am avrà accesso a tutti i tuoi dati di Facebook, come amici, dati, indirizzi e così via.

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Dopo aver avuto accesso al servizio appare un semplice pannello di controllo. Puoi scegliere di creare una nuova infografica: quello che ti interessa ora. Le altre voci servono per accedere alla libreria dei lavori già fatti, ora vuota, e alla versione a pagamento.

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La cosa bella di Infogr.am è che puoi usare dei template e quindi non devi partire da zero. Fai scorrere, orizzontalmente, i modelli proposti. Poi fai clic su “Use design” in corrispondenza di quello scelto.

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Il modello di infografica scelto diventa un vero e proprio cantiere. Ci sono anche delle indicazioni su che cosa fare qua e là. Per esempio sulla sinistra puoi scoprire che le infografiche vengono automaticamente salvate, dopo ogni cambiamento.

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Fai clic sulla rotella delle impostazioni, in inglese “Settings”. In tal modo puoi accedere alle informazioni relative alla infografica; hai anche la possibilità di ripensarci e cambiare tema.

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Facendo clic su titolo e sottotitolo puoi inserire le informazioni relative alla tua infografica. Non vi sono molte possibilità di personalizzazione dei testi, font e dimensioni restano grosso modo quelle.

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Con un clic sul grafico, invece, si ha la possibilità di accedere a un vero e proprio foglio di calcolo, in stile Excel, dove inserire i valori che ti riguardano. I dati possono anche essere uploadati da un file che hai salvato sul computer.

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Chiaramente, parlando di grafici, è possibile cambiare completamente genere: Infogr.am permette di scegliere tra istogrammi, diagrammi a torta e molto altro ancora. Come cambiare? Basta utilizzare il primo pulsante in alto che si trova sulla destra.

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Altra opzione molto interessante: inserire nell’infografica anche una mappa. Ma non una cartina qualsiasi: si può anche agganciarla ai dati inseriti nel grafico precedente, visto che nel nostro caso si citavano delle località geografiche, per rappresentarle su un mappamondo. Il link, in questo caso, è automatico!

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In ogni momento, ovviamente, possiamo inserire tutti testi che vuoi, questa volta personalizzandoli a piacimento. Basta scegliere il pulsante “Aa” sulla destra.

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Il pulsante con l’icona di una macchina fotografica permette invece di inserire nell’infografica delle immagini, per esempio pescandole dal tuo disco fisso. Le foto, una volta inserite, possono essere ridimensionate a piacere.

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Non solo testi e foto: le infografiche possono contenere anche dei video! Non lo puoi caricare dal tuo hard disk, deve essere già on-line su uno dei due servizi consentiti: YouTube e Vimeo.

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Una volta conclusa la realizzazione dell’infografica, ecco cosa farne. Il pulsante Share in alto permette di condividerla con tutti, in pratica rendendola pubblica: solo chi ha acquistato l’account Premium può condividere con chi vuole.

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Nella tua libreria trovi l’infografica finita. Puoi visualizzarla o duplicarla; puoi anche modificarla in qualsiasi momento, così come sbarazzartene, eliminandola.

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