File nella nuvola

I migliori servizi per lo storage dei vostri documenti nel cloud.

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Il futuro è “in the cloud”, nella nuvola. Niente più documenti e programmi in locale, salvati o installati sui dischi fissi dei PC: tutto sarà on-line, chissà dove, accessibile semplicemente usando un browser (e una connessione a banda larga). Si stanno spostando progressivamente sul Web la maggior parte dei servizi di uso comune; dopo la posta elettronica (Gmail e Hotmail sono tra le nuvole da anni), anche i software (oltre ai programmi per le aziende, dove si parla di “Software as a service”, ve ne sono molti anche per gli utenti consumer: vedi per esempio Photoshop Express sul sito di Adobe), le foto (Flikr e Instagram su tutti) e i servizi di storage e condivisione dei file si “smaterializzano”. Proprio questi ultimi sono i più interessanti.
La guerra è ormai aperta. L’apripista Dropbox (www.dropbox.com) se la deve vedere, oltre che con concorrenti agguerriti come SkyDrive di Microsoft (https://skydrive.live.com) e SugarSync (www.sugarsync.com), anche con i nuovi servizi di storage dei big del mondo della tecnologia: Google ha presentato da poche settimane Google Drive, mentre Apple punta forte su iCloud. In queste pagine presenteremo, con tanto di “Come fare”, questi ultimi due servizi.

Dove sono i miei dati?
Quando si carica un file nel cloud, gli utenti si affidano ciecamente al servizio di storage: non sanno dove si trova il loro documento. Potrebbe essere in un disco fisso nella costa occidentale degli Stati Uniti, in Estremo Oriente o in un data center in una località glaciale. Questo potrebbe essere visto come uno svantaggio, eppure presenta anche un aspetto positivo: i dati sono sparsi per il mondo, ma in modo ridondante (spesso, ma non sempre: vedasi caso Aruba dell’anno scorso). Vi sono, o dovrebbero esserci, più copie di backup.
I dati sono al sicuro, e sempre accessibili. A patto che funzioni il collegamento Internet, ovviamente.

La questione privacy
I dati non sono più sul computer dell’utente, bensì on-line, o meglio in qualche server. E la riservatezza? La questione non è banale, tanto che è intervenuto anche il Garante della Privacy: ha fatto pressione affinché le aziende che offrono servizi di cloud computing mettano ben in luce i vantaggi e rischi dell’esternalizzazione dei dati. Ha dettato anche delle linee guida, che possono essere lette nella relazione Cloud computing: indicazioni per l’utilizzo consapevole dei servizi”, disponibile on-line a questo indirizzo: www.garanteprivacy.it/garante/document?ID=1819933.

 

GOOGLE DRIVE

Parlando di software nel cloud, salta subito alla mente Google Documenti, una vera e propria suite office della grande G, con tanto di programma di videoscrittura, foglio di calcolo e software per presentazioni, disegni e moduli. Questi programmi, che si integrano perfettamente con gli altri servizi Google come Gmail, consentono la visualizzazione, la creazione, la gestione, la stampa e il lavoro in cooperativa (in tempo reale) sui file. Per completare il pacchetto, Google offre, dallo scorso aprile, anche un capiente servizio di storage, dove salvare i file caricati. Chi attiva Google Drive, utilizzando le stesse credenziali degli altri servizi, ha diritto a usufruire gratuitamente di 5 Gb di spazio. I file salvati nella nuvola sono ovviamente accessibili da qualsiasi browser (da http://drive.google.com), ma anche da smartphone e tablet grazie alle app (sia Android che iOS). Interessante l’aspetto social: è possibile condividere i documenti non soltanto tramite Gmail, ma anche via Google+, il social network della casa di Mountain View.

 

Il punto forte: la ricerca

Come abbiamo visto, esistono molti servizi di storage dei file. Il plus del servizio Drive, oltre alla perfetta integrazione con gli altri servizi Google, è la possibilità di sfruttare le grandi potenzialità del motore di ricerca anche per andare a caccia di file. Reperire i propri documenti, in questo modo, non è più un problema (avete provato a usare la ricerca interna dei sistemi Windows…?). Il sistema è dotato addirittura di una sperimentale opzione OCR per il riconoscimento dei caratteri, in modo da trovare informazioni anche all’interno di immagini o documenti scansionati.

iCLOUD

Se anche Apple, re incontrastato dell’era del post PC con i suoi smartphone e tablet, va sulla nuvola, vuol dire che la migrazione verso l’on-line è inarrestabile. L’azienda del compianto Steve Jobs ha scommesso sul servizio iCloud (www.icloud.com), che permette di archiviare i propri contenuti su Internet e di condividerli su tutti i dispositivi Apple in uso, sul computer (anche PC) così come sui device mobile con iOS 5. È possibile caricare musica, foto, documenti ma anche altre impostazioni nello spazio messo gratuitamente a disposizione da Apple. Va detto che nei 5 Gb gratuiti non vanno conteggiati la musica e gli altri file multimediali, che esaurirebbero subito lo spazio a disposizione, ma solo le e-mail, i documenti, le immagini del Rullino foto, le informazioni account, le impostazioni e i dati delle altre app. Tra i tanti, spicchi il servizio Streaming foto, che permette di sincronizzare automaticamente le immagini su tutti i vostri dispositivi un secondo dopo lo scatto. Nel “Come fare” vedremo come attivarlo e come funziona.

La musica in remoto

Il servizio “iTunes nella nuvola” permette di sincronizzare anche i brani musicali: appena acquistata, una canzone diviene così disponibile su tutti i dispositivi. Si compara dall’iPad e un attimo dopo la si può ascoltare anche sull’iPhone.

Libri sul Kindle con un clic

Trasferire gli eBook o gli articoli digitali sul Kindle è sempre più semplice. Non serve più collegare il dispositivo al PC via cavo USB: ora basta utilizzare una piccola utility gratuita realizzata da Amazon, chiamata “Send to Kindle for PC”, per trasferire i contenuti praticamente in tempo reale, e via rete Wi-fi. I formati supportati sono DOC e DOCX, TXT, RTF, JPEG, GIF, PNG, BMP e PDF.

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Collegatevi all’indirizzo Web www.amazon.com/sendtokindle. Procedete al download del file SendToKindleForPC-installer.exe: pesa cinque Mb. Fate doppio clic sul file eseguibile e installate il programma.

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Per fare in modo che il piccolo programma dialoghi correttamente con il lettore Kindle, passando dal portale, occorre inserire le credenziali del vostro account Amazon. Sono gli stessi dati che vi servono per fare acquisti on-line sul negozio virtuale più grande del mondo.

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Esistono due modi per sfruttare Send to Kindle for PC (per il secondo saltate al passo 6). Prima di tutto si integra perfettamente con il sistema operativo, quindi potete sfruttarlo usando l’Esplora risorse di Windows. Fate clic con il tasto destro su di un eBook. Nel menu a tendina, tra le altre voci, trovate anche “Send to Kindle”: spedisci al Kindle.

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Appare così una nuova finestra. Potete modificare le informazioni sul libro, come titolo e autore. Come potete constatare, il libro sarà trasferito via Wi-fi. Selezionate il vostro Kindle nella finestra centrale, quindi fare clic su Send.

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Una barra progressiva mostra lo stato di avanzamento del trasferimento al sito Web di Amazon. Infatti il libro, prima di essere trasferito sul Kindle, deve essere depositato nel vostro spazio cloud, sul server remoto. In caso di eBook del peso di un paio, tre Mb al massimo, la procedura dura un paio di minuti. Lasciate un po’ di tempo ad Amazon e poi controllate nel vostro spazio personale su Amazon.it per verificare la presenza del libro, e per trasferirlo definitivamente al Kindle via rete wireless.

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Esiste anche un altro modo per sfruttare il programma Send to Kindle for PC: grazie alla stampante virtuale. Ogni documento, infatti, d’ora in poi potrà essere inviato al Kindle sfruttando la pagina di stampa. In questo caso vi mostriamo come Word 2010 includa, nell’elenco delle stampanti, anche questa nuova voce.

Il boom dell’eBook

Il successo dei Tablet e degli eReader, unito a una maggior disponibilità di titoli, sta finalmente portando alla diffusione dei libri senza carta. Che cosa sono, come si leggono e quanto costano?

 

Gli eBook sono nati più di dieci anni fa (era il 1999) eppure se ne sono accorti in pochi. Perché finora il mercato era acerbo: pochi titoli e costosi; strumenti di lettura brutti, scomodi e cari. Per non dire del problema culturale: da Gutenberg in poi, quando si parla di libri, salta subito in mente la carta. Eppure un libro non è il supporto fisico: l’essenza è nel testo! Se “I Promessi Sposi” lo leggiamo su carta, su tablet, su eReader o li ascoltiamo in audiobook, resta sempre il capolavoro di Manzoni, tale e quale. Come spesso capita, però, per dare il là a una rivoluzione conta molto più il supporto del contenuto. È successo per la musica (dal vinile al CD, agli MP3) e per i film (dalla videocassetta al DVD, al Blu-ray, allo streaming), ora sta succedendo anche per i gloriosi libri. Ci volevano l’iPad, e soprattutto il Kindle, per farci capire che non abbiamo bisogno della carta, dell’odore di cellulosa, della rilegatura e di tutto il resto: quello che conta non si può toccare con mano.

Numeri finora piccoli

Gli eBook finora non hanno sfondato. Almeno in Italia. Se infatti negli Stati Uniti il mercato dei libri elettronici rappresenta quasi il 10% del totale (in America Amazon vende più eBook che libri di carta), da noi stiamo parlando di numeri ben più piccoli: meno dell’1%. Nel 2011 sono stati venduti in Italia circa 500.000 eBook. Va detto, però, che nel Bel Paese i primi titoli sono arrivati solo a metà 2010, e che ormai gli editori si stanno lanciando senza indugi in questo nuovo mercato: solo su Amazon.it i titoli nella lingua di Dante sono oltre 16.000 (su un totale di un milione, soprattutto per anglofoni).
Gli editori italiani stanno spingendo sull’acceleratore. Mondadori, che ha in mano un quarto del mercato librario (grazie anche alle controllate Einaudi, Sperling&Kupfer e Piemme), ha raggiunto lo scorso anno un accordo con Amazon per distribuire migliaia di titoli in formato Kindle.
Va considerato anche un altro fenomeno interessante, che aiuterà a rimpolpare gli scaffali virtuali: il self-publishing, l’editoria fai da te. Grazie a Apple, che ha lanciato lo scorso gennaio l’iBook Author per Mac, chiunque può pubblicare il libro che ha nel cassetto, senza passare da un editore. Questo, negli Stati Uniti, è già possibile da tempo: basti pensare che tale John Locke, un assicuratore di mezz’età con l’hobby di scrivere thriller e che non ha un editore, ha venduto su Amazon più di un milione di copie!


Il problema del prezzo
Un libro appena uscito in libreria, con hardcover (copertina rigida, rilegato), costa attorno ai 20 euro. Il prezzo del corrispondente eBook si attesta attorno agli 11/12 euro. Più della metà: troppo, se consideriamo che si eliminano i costi della carta, della stampa, della distribuzione, dello stoccaggio e della libreria. Perché costano tanto? Per due ordini di fattori. Primo: per le case editrici la fase di pre-stampa si è complicata, portando ulteriori costi (progettazione software, protezione anti-copia). Secondo, il problema fiscale: in Italia gli eBook sono considerati – udite udite – dei programmi software, solo perché i primi libri elettronici furono distribuiti in CD-ROM; per questo i libri di carta godono dell’IVA agevolata (4%), mentre quelli elettronici sono gravati dall’IVA al 21%, col rischio che salga al 23% in autunno.
Ciononostante gli editori hanno capito che per sfondare occorre ritoccare i prezzi al ribasso. L’ha intuito per primo Feltrinelli, che ha lanciato una collana di racconti in elettronico a meno di un euro, 99 centesimi: del resto il futuro del business on-line sta nei micropagamenti, come insegnano le app.


I dispositivi di lettura
La vera rivoluzione nel mondo dell’editoria digitale è arrivata con la diffusione dell’iPad. Il tablet di casa Apple ha scatenato una vera e propria mania, aprendo un nuovo mercato. I giornali sono corsi a creare app per distribuire in digitale quotidiani e periodici, ma anche gli editori di libri stanno pian piano convertendo in bit i loro titoli. Eppure, come ben sa chi ha provato a far scorrere un volume sul tablet, l’esperienza di lettura non è ottimale. In particolare lo schermo retroilluminato stanca presto la vista. Per questo occorre uno schermo opaco, che riproduca nel modo più fedele possibile l’effetto carta. Ecco perché stanno avendo successo gli eReader che sfruttano l’eInk, l’inchiostro elettronico.
Padrone incontrastato di questa categoria è certamente il Kindle, il lettore di Amazon. Ha tutte le carte in regola per vincere la partita. È relativamente economico: costa solo 99 euro, quando fino a qualche mese fa i prodotti del genere costavano almeno il doppio. È molto comodo: pesa meno di due etti e, grazie allo schermo da 6 pollici senza tastiera, è meno voluminoso di un libro tascabile. È sufficientemente capiente: nonostante non disponga di slot per memoria supplementari, i suoi 2 Gb di memoria interna permettono di stiparvi circa 1.400 titoli.
Il successo del Kindle (è in assoluto l’articolo elettronico più acquistato su Amazon.it) ha dato una sferzata al mercato. I concorrenti si sono adeguati e stanno proponendo dispositivi altrettanto concorrenziali. Su tutti citiamo Bokeen con il suo ottimo (e veloce) Odyssey: costa più del Kindle (159 euro), ma è touch (schermo capacitivo). Altri prodotti degni di nota sono il Sony PRS-T1 (159 euro) e il Leggo IBS da 9,7 pollici (299 euro).
Quasi tutti gli eReader permettono anche di svolgere attività extra: visualizzare foto, ascoltare musica, navigare (tramite Wi-fi o addirittura 3G) ma è irrilevante: sono operazioni scomode su prodotti ottimizzati solo per la lettura.

 

I formati degli eBook

Quando si parla di libro elettronico, immediatamente si pensa al PDF. Il celebre e longevo formato di Adobe è certamente uno dei metodi più diffusi per veicolare gli eBook, eppure non è il migliore. Molti cyber-lettori preferiscono l’ePub, standard aperto molto versatile: risulta ideale, su alcuni lettori, perché al variare dello zoom del testo permette una miglior distribuzione sulla pagina virtuale, senza lasciare spazi o troncare righe a metà. Il problema è che questo formato non è supportato dal Kindle, che predilige il proprio AZW. È però sempre possibile convertire gli ePub per caricarli sul lettore di Amazon, per esempio utilizzando l’ottimo software gratuito Calibre (http://calibre-ebook.com). Tra gli altri formati ricordiamo anche il LIT di Microsoft: ora in via di estinzione, non avendo riscosso grande successo.

 

DRM: la questione del copyright

Uno dei fattori che, sinora, ha bloccato l’editoria digitale è la paura, da parte degli editori, di fare la fine dell’industria discografica, messa in ginocchio dalla pirateria. Vista la facilità di copiare e diffondere i prodotti digitali (vedi MP3 e DivX), occorreva trovare un modo per blindare gli eBook. Si sono inventati i DRM, un sistema per gestire i diritti digitali (una sorta di filigrana).
Esistono due tipi di DRM. I social DRM permettono la libera diffusione dei libri, ma nel volume elettronico  sono incluse molte informazioni sull’acquirente. Ci sono poi i DRM Adobe, che permettono di aprire il file solo al legittimo proprietario.

 

 

Nsn protegge tutto il mobile

In un momento non certo facile, soprattutto in Italia (580 esuberi su 1100 dipendenti), Nokia Siemens Networks cerca nuove possibilità di business grazie alla sicurezza sul mobile. L’azienda finnico-tedesca, leader mondiale nel settore banda larga su rete mobile e in prima linea sullo sviluppo della Lte, ha presentato ufficialmente nel nostro Paese, dopo l’anteprima al Mobile World Congress, la “mobile security suite” per smart device. Il servizio, che integra l’attuale offerta, permette agli operatori di proporre ai clienti un sistema di sicurezza a 360 gradi, riservato a utenti privati ma soprattutto professionali. Del resto i dati forniti da una recente indagine Ponemon sono preoccupanti: la violazione dei dati su mobile è costata in media alle aziende italiane 474.793 euro nel 2011. Il costo di ciascun file perso o rubato è stato di 78 euro. Le cause? Negligenza nel 39% dei casi, difetti di sistema (inclusi errori nei processi di business e IT) nel 33% e attacchi hacker nel 28%. Per questi motivi, oltre ai classici sistemi di protezione – antivirus, firewall, Web ed e-mail security – il sistema ideato da Nsn garantisce: la protezione dei dati in entrata e in uscita dall’azienda, grazie all’accesso remoto blindato; un blocco totale delle informazioni in caso di furto o smarrimento del dispositivo; la possibilità di selezionare e impostare “policies” di sicurezza del Web e della messaggistica a livello aziendale.
Nsn punta tutto sulla prevenzione, come spiega Thorsten Schneider, capo dell’area Security Business: “La questione sicurezza sul mobile è ancora sottovalutata. L’89% degli utenti si dichiara preoccupato per i propri dati su telefonini e tablet, eppure si comportano come se non gliene importasse: scaricano app da siti non controllati, non usano password o pin per proteggere i device, non effettuano il logout anche dopo acquisti in mobilità e non modificano le impostazioni di sicurezza di telefoni o tablet. Non si parla solo di un’utenza consumer: anche a livello professionale i comportamenti pericolosi sono molto diffusi. Le aziende subiscono danni ingenti, a causa di smarrimenti o furti. Ora il mercato è maturo e le cose stanno cambiando: con la maggior diffusione di dispositivi di navigazione in mobilità anche in ambito lavorativo (entro il 2013 gli smartphone supereranno i PC in termini di accesso a Internet, ndr), c’è una crescente richiesta di sicurezza. Gli operatori devono essere in grado di fornire prodotti modulari e scalabili, soluzioni end to end efficaci. Finora i prodotti di sicurezza proposti dalle aziende costruttrici dei device si limitano a protezioni locali e solo sulla propria marca. La nostra è la prima suite sul mercato a offrire una protezione a tutti i livelli: funziona indipendentemente dal tipo di device o sistema operativo utilizzato dall’utente”.
Un prodotto che fa risparmiare gli operatori (considerando la drastica riduzione dei costi di assistenza clienti e del supporto tecnico), e che per gli utenti finali è trasparente: non richiede, oltre al pagamento di un abbonamento, alcuna operazione pratica, se non l’inserimento di password e pin ogni tot minuti. Gli utenti saranno disposti a pagare un servizio aggiuntivo? L’importante è che siano in buone mani, secondo Schneider: “Gli operatori godono della fiducia dei propri utenti. Chi cambia operatore lo fa perché attratto da piani tariffari aggressivi, ma molte ricerche dimostrano che i clienti affidano i dati sensibili al proprio provider o operatore come fanno con la propria banca. Informazioni che devono essere protette con sistemi blindati, con un servizio di sicurezza completo, per il quale sarà normale pagare, così come avviene oggi per i sistemi di protezione per PC. L’effetto sarà quello di fidelizzarli ulteriormente, ma soprattutto di permettere un uso diverso, più consapevole e libero, del traffico dati”. In effetti, l’84% degli utenti considera la sicurezza il primo fattore per l’acquisto di un dispositivo “intelligente”.

La nuova casa di Vodafone

L’ad Paolo Bertoluzzo: “Il complesso deve essere un segnale per il futuro: per noi e per il Paese”.

Fronte

Il Vodafone Village, la nuova sede di Milano del secondo operatore Tlc italiano, è sorto sulle rovine di una vecchia area dismessa e abbandonata di via Lorenteggio, dopo quasi quattro anni di lavori. Inaugurato in concomitanza del ventennale di attività nel nostro paese e alla presenza delle maggiori autorità cittadine e nazionali (dal sindaco Pisapia al presidente della provincia Podestà, fino al premier Monti), vanta numeri da capogiro: 300 milioni di euro di investimenti, un complesso di tre palazzine (14, 12 e 10 piani) per un totale di quasi 67.000 metri quadrati; un gigante con 27.000 mq di superfici vetrate (il 90% delle facciate): le finestre a triplo vetro, con all’interno schermi a lamelle mobili che interagiscono con le radiazioni solari, permettono di ottenere il maggior comfort ambientale e il minor dispendio energetico. Vodafone, a tal proposito, ha puntato tutto sull’ecosostenibilità: sono state ridotte della metà le emissioni di CO2 dell’intero complesso e uno speciale cemento fotocatalitico neutralizza le sostanze inquinanti presenti nell’aria. Un giardino fotovoltaico da 800 metri quadrati (con 65 pannelli) e un impianto di trigenerazione da 3 Megawatt garantiscono l’autonomia energetica.
Dal punto di vista operativo, all’interno del Vodafone Village, aperto in parte anche ai clienti grazie a un centro informativo interattivo dove sperimentare servizi e prodotti, si controlla l’intera infrastruttura di rete (Network Operations Center) e la centrale operativa di sicurezza (Security Operations Center). Completano il complesso un Learning Center (un luogo di formazione per ospitare 180 dipendenti e partner) e un auditorium da 400 posti, aperto anche a iniziative esterne.
L’ad Italia Paolo Bertoluzzo ha presentato con entusiasmo la cittadella realizzata dal Gruppo Carminati, e progettata dagli architetti Gantes e Morisi: “La nostra nuova casa non è solo un avveniristico polo tecnologico-commerciale. È un simbolo: la risposta di un’azienda che investe sul futuro. Del resto Vodafone è il primo investitore estero in Italia, con un miliardo di euro l’anno. Abbiamo voluto creare, in meno di quattro anni, un complesso all’altezza delle nostre ambizioni”.
Gli fa eco Vittorio Colao. Il Ceo del gruppo sottolinea l’importanza dello sforzo (è il principale investimento di real estate del gruppo nel mondo): “La quinta società europea, prima nel settore delle TLC, ha sempre ritenuto l’Italia un Paese strategico: sicuramente il più importante dal punto di vista dell’innovazione; basti pensare alla NFC, agli SMS solidali, alla station convergente: tutti nati qui ed esportati all’estero. Ora Vodafone Italia, dopo venti anni di attività e 20 miliardi di investimenti (15 in nuove tecnologie e 5 allo Stato…), ha il quartier generale che si merita: un punto di riferimento anche per le nostre 3500 aziende partner. Non sono più i tempi di Ivrea, quando il nostro stabilimento non aveva nemmeno i bagni…”. Ora la nuova sede vanta anche un asilo (con 66 posti, aperto anche ai bambini del quartiere), un centro medico, una mensa da 800 posti, decine di luoghi per meeting e relax. Un luogo di lavoro ideale per i 3000 dipendenti (sugli 8000 italiani), finora sparsi in una quindicina di sedi diverse nell’hinterland del capoluogo lombardo: nel Village i lavoratori, tutti dotati di smartphone, potranno usare la Village Navigator, un’app per orientarsi nel complesso e comunicare tra loro, ed effettuare tutti i pagamenti (ristorante, area break) in modalità contactless. Persino la cafeteria è intelligente: è dotata di un servizio on-line che permette di evitare le code… Spazi connessi e condivisi, diversi luoghi di aggregazione, fanno di questa cittadella un luogo di lavoro di moderno, ideale.

Trend Micro punta sull’ubiquitous protection

Il vice presidente O’Mara: “Abbiamo saputo capire i cambiamenti prima degli altri”
AnthonyOMara

Nell’era del cloud computing la questione della sicurezza delle informazioni assume necessariamente connotati diversi rispetto al passato. Le aziende che si occupano di protezione dei dati e prevenzione delle frodi stanno cambiando pelle. Caso emblematico è quello di Trend Micro, società fondata negli Stati uniti nel 1988 ma con base giapponese (è quotata a Tokyo), che punta tutto sulla nuvola e sull’ubiquitous protection.
In occasione della visita del quartier generale europeo di Cork, in Irlanda (vicino ad altri big come Apple e IBM), abbiamo incontrato i manager dell’azienda e visitato la struttura aziendale. Una realtà moderna e dinamica, dove le tre aree principali (corporate, sales e supporto tecnico) lavorano a stretto contatto, in un enorme open space, per favorire la sinergia tra i diversi comparti. 220 persone di 28 nazionalità diverse, con una folta rappresentanza di tedeschi (del resto la Germania è il più grosso mercato continentale) e una trentina di italiani, sono impegnate in tutti i ruoli: dalle vendite al finance, dall’HR al “threat research” (settore ovviamente strategico). Norma O’Callaghan, vice presidente finance, ci spiega che l’azienda punta molto sul vecchio continente e che “la quasi totalità del giro d’affari in Europa, il 95%, deriva dal B2B, contrariamente a quanto avviene in Giappone, dove il 50% del mercato è rappresentato dal consumer. In Italia il business enterprise si attesta sul 75%. La base dei clienti è consolidata: vantiamo una percentuale di rinnovi da record: ben il 92%”.
Anthony O’Mara, vice presidente EMEA di Trend Micro, tiene a sottolineare che l’azienda è leader nel comparto cloud security: “Un recente studio di TechNavio, il ‘Global Cloud Security Software Market’, ha confermato la leadership della nostra azienda in questo settore”. Un mercato in fortissima crescita: nel 2010 il giro d’affari era di 241 milioni di dollari, ed è destinato a raggiungere i 963,4 milioni entro un paio d’anni. “In questo scenario – continua O’Mara – Trend Micro, uno dei quattro principali vendor del settore sicurezza, vanta la maggior quota di mercato nel segmento nuvola perché l’azienda, che già vanta una brand reputation affermata, è stata in grado di capire i cambiamenti prima degli altri. Il crescente utilizzo dei servizi cloud da parte delle aziende per la memorizzazione dei dati critici è dovuto alla flessibilità, alla riduzione dei costi e alla disponibilità delle informazioni ovunque. E conseguente è l’incremento degli attacchi mirati. Siamo all’avanguardia nella cosiddetta ubiquitous protection: proteggiamo i dati ovunque siano (smartphone, tablet, NAS, server virtuali eccetera), anche perché tutti i device e tutte le piattaforme ormai sono assediate: dal mondo Apple agli smartphone, a tutti i browser, all’HTML5. Ma non ha più senso parlare solo di antivirus, bensì di ‘risk management’: per questo offriamo network security, application security, protezione dei dati, dei server e dell’utente finale. Insomma, la sicurezza nell’era del cloud vuol dire protezione in ogni ambiente: reale o virtuale che sia”. La gran parte dell’attenzione è riservata alla mobilità (basti pensare al crescente fenomeno del BYOD: i lavoratori che portano i propri dispositivi – telefonini e laptop – sul posto di lavoro): mobility che, sempre secondo O’Mara, “riguarda le persone e le infrastrutture, non i dispositivi”.
Trend Micro effettua ingenti investimenti sui progetti innovativi, come SecureCloud (protezione dei dati negli ambienti virtuali VMWare vSphere e nei cloud pubblici e privati) e Deep Security (proposta agentless per la sicurezza a livello di sistema e applicazioni in ambienti fisici, virtuali e nella nuvola). Soluzioni imperniate sul rilevamento e sulla prevenzione delle intrusioni (grazie anche a 1000 esperti di threat intelligence sparsi in tutto il mondo), Web application protection, firewall, monitoraggio dell’integrità, ispezione dei log e anti-malware: tutto in soluzioni uniche, gestite centralmente.

Internet in tivvù

[DEAR, 2012]

Le Smart TV di Samsung rappresentano l’evoluzione, e l’incrocio, di due “elettrodomestici” ormai indispensabili: il televisore e il PC.

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I tradizionalisti, e gli amanti dei compartimenti stagni, non possono apprezzare una delle novità tecnologiche più intriganti degli ultimi anni: le Smart TV. Smart, in inglese, vuol dire intelligente, in gamba. Come può un televisore essere “sveglio”, vi starete chiedendo. Facile: evitando di fare il televisore e basta, di propinare solo grandi fratelli e piccoli fan, tronisti e rintronati, da subire passivamente (crediamo di avere potere perché impugniamo il telecomando? Illusi!).
Sono dispositivi pensati sia per la ricezione dei canali televisivi, ovviamente, ma anche per la navigazione in Rete (collegandosi alla LAN, anche in wireless, presente nell’abitazione), oltre a dialogare con telefonini e tablet. In queste pagine parleremo dei migliori prodotti di questa particolare categoria, tutti marchiati Samsung. Perché il monomarca? Semplicemente perché il colosso sud-coreano, dopo quindici anni di marketing aggressivo e massicci investimenti sulle nuove tecnologie (vedi: cristalli liquidi), è ormai il leader del settore (un televisore su due ha il marchio Samsung!), nonché il primo ad aver scommesso pesantemente sui “televisori col cervello” (il nome “Smart TV” è stato inventato dai loro strateghi).
Qualcuno si chiederà: se ne sentiva la mancanza? Secondo una ricerca condotta da Nextplora, la metà della popolazione italiana (42%) desidera accedere e navigare in Internet liberamente e avere un’esperienza di intrattenimento su un schermo grande (66%) e dal design ultrasottile (71%). Quindi la risposta è sì: quasi un italiano su due vuole un super-televisore!

Come funziona una Smart TV?

Avete presente il funzionamento degli smartphone e i tablet grazie alle app? Bene, per le Smart TV è lo stesso. Prendiamo per esempio un giornale in edizione digitale, come la Gazzetta dello sport. Navigando nei semplici menu del televisore grazie al telecomando (sistema chiamato “Samsung Smart Hub”), si va su “Samsung Apps” (un app store come quello di Apple, o come l’Android Market), si cerca la sezione dell’informazione e si scarica, gratuitamente, l’applicazione per leggere la “rosea” stando comodamente seduti sul divano. Basta un clic sul telecomando per passare da una notizia alla successiva; si possono ricercare le notizie e “zoomare” per visualizzare meglio testo e immagini. Certo, non è possibile usare le dita direttamente sullo schermo per ingrandire gli articoli, ma scommettiamo che in futuro arriveranno i televisori multi-touch?
Leggere il giornale è solo una delle cose che si possono fare con una Smart TV. È possibile anche riprodurre i video in streaming (grazie a YouTube), usare i social network, guardare video e serie TV senza scaricarli (grazie a “Smart Video”), chattare o fare videoconferenze (collegando una videocamera per Skype al televisore), ma anche videogiocare. Grazie a un accordo tra Samsung e Telecom Italia, gli utenti possono accedere anche ai contenuti Cubovision: in tal modo si possono vedere film davvero degni di nota, del calibro di “Dragon Trainer”, “Shrek – E vissero felici e contenti”, “L’ultimo dominatore dell’aria”, “Twilight: Eclipse” e “Rapunzel”. Stesso accordo con Fastweb, per l’accesso ai contenuti della piattaforma Chili. Ovviamente è possibile anche navigare liberamente in Rete, su qualsiasi sito, grazie a un normale programma di navigazione (browser).

L’offerta di Samsung

Francesco Leveque

Uno dei modelli più sbalorditivi della proposta Samsung è il 60” della gamma D8000. Questo televisore a LED vanta una diagonale di schermo di oltre un metro e mezzo e una cornice ultra-sottile (solo 1,5 centimetri, praticamente è senza bordo!). È in grado di riprodurre i contenuti in tre dimensioni, ovviamente usando gli appositi occhialini. Include un videoregistratore integrato che permette di mettere in pausa i contenuti in tempo reale, registrare i programmi preferiti e rivedere serie e film quando si vuole: esattamente come avviene per il MySkyHD (guarda caso prodotto anche da Samsung…). Per quanto riguarda la parte “Smart”, il D8000 permette di accedere ai contenuti di YouTube, il celebre portale di streaming video che, da qualche mese, permette di caricare anche video in 3D.
Chiaramente stiamo parlando di un prodotto costoso, che si porta a casa con tre pezzi da mille. Eppure ci sono televisori Smart molto più economici, alla portata di tutti. Di quale budget occorre disporre? Su cosa punta Samsung? Di questo e altro abbiamo parlato con Francesco Leveque, Marketing Manager TV dell’azienda sud-coreana.
“La Smart TV di Samsung – mette subito le cose in chiaro Leveque – va oltre il tradizionale concetto di televisore. Ma non è nemmeno un prodotto destinato allo stesso target del PC. Non permette solo di guardare la tele, navigare, informarsi, giocare: fa parte di una sorta di “ecosistema” che si integra perfettamente con tutti gli altri device ormai di uso comune: telefonini, tablet, computer. Faccio un paio di esempi. Posso usare lo smartphone come telecomando universale. Oppure posso usare il tablet per vedere una trasmissione che stavo guardando sul televisore, se mi devo spostare.”  Una precisazione: tutti questi prodotti si parlano, si integrano perfettamente a patto che siano tutti Samsung.
Che senso ha puntare sull’Internet stanziale, in salotto, quando la crescente diffusione di smartphone e tablet testimonia un desiderio di connessione always-on in perfetta mobilità?
“I nostri studi evidenziano un dato interessante: l’uso di telefonini intelligenti e tablet è un’esperienza prettamente privata, personale. Mentre la Smart TV, al centro del salotto, intrattiene la famiglia, gli amici: è un’esperienza collettiva, socializzante”.
Come spiega l’enorme successo dei televisori Samsung?
“ Stiamo lavorando bene, da anni. In particolare sulle Smart TV gli investimenti sono partiti tre anni fa. L’obiettivo è quello di dare al consumatore il meglio, studiando attentamente i nuovi trend. Infatti abbiamo puntato pesantemente anche sul 3D: fenomeno in fortissima crescita. Così come siamo stati attenti a dare, oltre alla piattaforma, anche i contenuti: per questo siamo contenti degli accordi con i fornitori di film, telefilm e altro”.
C’è un televisore intelligente per tutti: dai 32 pollici a salire, dai 600 euro (serie 5500) in su. Ne avrà in casa uno anche lei… Per cosa lo usa?
“Certamente, ho un serie D8000! Uso il lato Smart soprattutto per l’aspetto social, ora molto di moda. Faccio videochiamate, uso Facebook, così come guardo i film in streaming del video on demand e leggo il giornale. Mi piace molto anche il 3D.”
Ci permettiamo una (facile) profezia: nei prossimi anni ci sarà una crescente richiesta di televisori intelligenti, con Internet e con il 3D. Samsung, da questo punto di vista, è già un passo avanti a tutti.

Non solo televisori…

Samsung ha deciso di rendere “intelligente” tutta la casa, non solo i televisori. Di che cosa parliamo? Delle lavatrici “Ecolavaggio”, dei frigoriferi della serie G e del nuovo robot aspirapolvere Navibot S.
Ma andiamo con ordine. Le lavatrici Ecolavaggio garantiscono una riduzione fino al 70% dell’energia impiegata per ogni carico, e si distinguono per il più alto riconoscimento di efficienza energetica (A+++). I frigoriferi serie G offrono ai consumatori dispositivi di maggior capacità a parità di ingombro. Ma soprattutto sono dotati dell’innovativa tecnologia “Eco Slim”, che offre fino a 60 litri in più nelle stesse dimensioni di un modello tradizionale. E infine veniamo a NaviBot S, un avanzato robot aspirapolvere, in grado grazie a un sistema di navigazione e sensori di pulire ovunque.

 

Gli elettrodomestici intelligenti

Frigo, forno e lavatrice saranno connessi a Internet e tra loro: permetteranno di ottimizzare tempi e costi dei lavori domestici.

robot

Le tendenze del mondo dei computer, e in particolare dei chip, sono chiare: riduzione dei prezzi e delle dimensioni. Tanto che si parla di “ubiquitous computing”, computer ovunque (sempre che avrà ancora senso parlare di computer…). Ogni oggetto, in futuro, sarà “intelligente”: non solo il telefonino, non a caso definito “smartphone”. Avranno un “cervello” i vestiti, le automobili ma soprattutto gli elettrodomestici. La domotica funzionerà sempre meglio proprio perché il frigorifero, il forno e la lavatrice sapranno comunicare tra loro e, in qualche misura, saranno anche autonomi. Se tutto questo vi sembra fantascienza, dovete ricredervi: stiamo parlando di scienza. Non di prototipi: si tratta di prodotti già presentati al pubblico e in produzione.

Durante lo scorso Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, l’azienda sudcoreana LG Electronics ha presentato una serie di nuovi elettrodomestici dotati della rivoluzionaria  tecnologia “Smart ThinQ” e del nuovo “Home Energy Management System” per gestire in modo più pratico ed efficiente i lavori di casa. E, cosa che di questi tempi non guasta, risparmiare sulla bolletta elettrica.
Com’è possibile che degli elettrodomestici rivoluzionino il lavoro domestico? Saranno connessi a Internet, e in collegamento tra loro: questo permetterà “magie” strabilianti. Per esempio potremo avviare la lavatrice usando il televisore; oppure dal display del cellulare, anche quando si è fuori di casa. Uno speciale pannello LCD sul frigo ci dirà quale e quanto cibo è conservato all’interno: l’elenco degli alimenti sarà preso direttamente dallo scontrino della spesa, grazie a un’app del cellulare. Pannello LCD dal quale, poi, potremo fare la spesa direttamente on-line. Oppure ricevere consigli su cosa e come mangiare per mettersi in forma: le ricette saranno proposte in base al profilo dell’utente (peso, massa corporea, età, eventuali patologie). Gli elettrodomestici, connessi in rete tramite Wi-Fi, eseguiranno continue diagnosi per rilevare possibili malfunzionamenti, e lo comunicheranno tempestivamente. Soprattutto, come detto, ci suggeriranno come usarli in modo ottimale per risparmiare energia.
Tra i prodotti più interessanti di LG spicca l’armadio-lavasecco LG Styler: si prenderà cura, in modo quasi professionale, anche dei capi che richiedono cure speciali, come tailleur e camicie. Utilizza infatti speciali cicli a vapore per ridurre le pieghe e i cattivi odori degli abiti, permette di igienizzare e purificare i capi di vestiario con l’impiego di un’ampia varietà di aromi da infondere negli indumenti riposti nel guardaroba.
Tanta intelligenza fa comodo, soprattutto quando evita la fatica. Un bel robot pulirà al posto nostro: HOM-BOT, il sofisticato aspirapolvere-robot alto solo 9 centimetri e molto silenzioso (soli 50dB), dotato della funzione “Dual Eye Mapping”, utilizza una navigazione intelligente per una pulizia più rapida e precisa delle superfici orizzontali. Lo governeremo da smartphone, come tutti gli altri prodotti intelligenti della casa del futuro.

La casa del futuro

Una partnership tra Samsung, Microsoft e EasyDom rende la domotica alla portata di tutti

scenari scelta multimedia

In una scena del film “Minority Report”, Tom Cruise usa un “TouchWall”: un enorme pannello dove, con il solo movimento delle mani, governa immagini, video, informazioni. In pratica, lo schermo di uno smartphone grande come una parete. Pensate: un giorno potremo governare così tutta la nostra casa.

Di domotica se ne parla da diverso tempo, ora si fa sul serio. Quando scendono in campo due big delle nuove tecnologie come Microsoft e Samsung per aiutare l’azienda italiana EasyDom, la casa ipertecnologica esce dal mondo della fantascienza ed entra nelle nostre case. Microsoft ci mette il software e le tecnologie di riconoscimento dei gesti e della voce (già implementate sula console di gioco Kinect). Samsung contribuisce con l’hardware. Il resto lo fa l’italiana EasyDom, grazie a un sistema informatico avanzatissimo di “home automation”. Integrando tutti i nostri schermi (cellulari, computer e televisori) sarà possibile governare l’abitazione in ogni aspetto con dei semplici gesti delle mani o con dei comandi vocali: dall’illuminazione alla sicurezza, dal confort al risparmio energetico. Capiterà quindi di ordinare al televisore di impostare uno scenario “confort”: la tv, dopo averci risposto gentilmente, abbasserà le luci e farà partire una stazione Web radio con musica rilassante. Oppure potremo guardare sul tablet o dal telefonino (anche se siamo in ufficio, o in mobilità) la piantina della nostra abitazione e scegliere quali luci accendere e quali spegnere, quali locali riscaldare, quali telecamere di sorveglianza attivare. Sarà possibile anche monitorare, in tempo reale, i consumi della casa grazie a delle statistiche dettagliatissime che svelano persino l’uso delle singole lampadine: tant’è che il sistema, se si accorge che avete scelto quelle inadatte allo scopo, vi suggerisce di sostituirle!
Questo straordinario sistema domotico non sarà installato solo sulle nuove abitazioni: può essere implementato anche in quelle vecchie, senza alcun intervento di muratura.

Casa&Studio, un nuovo spazio domotico a Seregno

Lo scorso 31 maggio è stato inaugurato a Seregno un nuovo spazio domotico aperto a clienti, architetti, progettisti. O, perché no, a semplici curiosi: persone ansiose di veder realizzata, all’interno del rivenditore di mobili EGE Dell’Orto, una vera e propria casa dei sogni, completamente automatizzata.
Grazie a partner di eccellenza, è stato creato uno showroom di 350 metri quadrati diviso in tre aree (studio, casa e area materiali e coordinati): su tutti Bticino che, grazie a “Domotica My Home”, ha realizzato un impianto elettrico moderno ed evoluto, che garantisce standard elevatissimi in termini di comfort, sicurezza, efficienza energetica, multimedialità e controllo in remoto. All’interno del locali, le soluzioni domotiche sono presentate con l’elegante estetica Axolute. Tutti i dispositivi della casa – dal televisore al termostato, dall’impianto d’allarme alle tende motorizzate – sono azionati grazie a uno schermo touch. Tutte le informazioni e le immagini dell’abitazione sono disponibili anche su schermo (quello in camera è motorizzato: può scomparire!), su un PC connesso a Internet o su un iPad o iPhone (grazie a una app di Bticino). Gli altri produttori coinvolti: Oikos per i profumatori d’ambiente, Barrisol per i controsoffitti illuminati, SistemAir per il sistema di aspirazione centralizzato ed Epson per i videoproiettori.  Da non dimenticare anche Dogi, GM Ceramiche, Hartman consulting Barrisol e Swan.
L’esperienza all’interno della casa è straordinaria. A partire dalle luci: il sistema di automazione, realizzato attraverso comandi singoli e scenari, attiva fari alogeni e a ioduri, lampade d’arredo e diversi corpi illuminati a led. Questi ultimi sono la “ciliegina”: sono presenti in alcune composizioni con variazione colore RGB. Ciò significa, in concreto, che mentre si fa il bagno si può usare un particolare telecomando per scegliere una sfumatura qualsiasi di colore, che ravviva il locale.
Interessante anche il sistema di videosorveglianza: l’impianto di allarme antintrusione e di videocontrollo si basa su varie videocamere (interne ed esterne), che registrano le immagini grazie a un DVR, ovvero in digitale. Filmati disponibili via Web: in caso di allarme, è possibile controllare che cosa succede anche se si è dall’altra parte del mondo.
Chi volesse visitare Casa&Studio può recarsi in via Macallé 7 a Seregno.

C’era una volta… l’iPad

Le fiabe sul tablet diventano mondi da esplorare: i bambini possono interagire con il racconto, colorare, ascoltare la musica e le parole dei narratori (a volte i genitori stessi).

CappuccettoRosso

I responsabili marketing di Apple presentarono, nel 2010, l’iPad come un prodotto “magico”. Non sapevano ancora che, per i bambini, lo sarebbe stato davvero. Nell’era delle informazioni digitali, tutti i testi stanno finendo sul tablet: dai giornali ai libri. Alle fiabe. Non parliamo della mera trasposizione di un testo da un formato all’altro, dalla carta allo schermo, ma di qualcosa di più. Parliamo di prodotti studiati per sfruttare completamente le potenzialità del mezzo, e che quindi utilizzano, oltre alle parole, anche le immagini, statiche e in movimento, così come la musica e il parlato. Stupiscono con effetti speciali.

Per capire di che cosa stiamo parlando, facciamo un esempio. L’azienda milanese Digital Tales (tradotto: fiabe digitali) ha lanciato lo scorso anno il classico dei classici: la app di Cappuccetto Rosso (costa 2,99 euro e si trova sull’iTunes Store). È una favola interattiva a tutti gli effetti, un libro illustrato con una marcia in più. Oltre a illustrazioni molto colorate, i bambini sono catturati dalla colonna sonora, da particolari effetti audio ma soprattutto possono interagire con i personaggi della favola. Ci sono alcune semplici operazioni da compiere: dal girare la pagina con un tocco al ripetere alcuni comandi. Questa app può rappresentare anche un ottimo modo per insegnare le lingue: è disponibile, infatti, in cinque idiomi per le voci narranti e i testi a schermo. Ultima particolarità davvero imperdibile: la funzione “Registrazione” permette ai genitori di sostituirsi ai narratori, salvando la propria voce all’interno della fiaba. Il massimo della personalizzazione.

Chiaramente quella di Cappuccetto Rosso non è la sola fiaba-app presente nello store di Apple. Tra le altre segnaliamo: “Mr Lupo e i dolcetti allo Zenzero”, un libro interattivo in vendita a 2,39 euro; “Racconta storie” (1,59 euro) permette ai genitori di leggere dei classici (Raperonzolo, Sirenetta…) e registrare la propria voce; grazie a “Le Favole di Esopo” (2,39 euro) i bambini possono giocare e divertirsi con gli animali protagonisti delle favole; infine “iFiabe HD”, una miniera con 365 fiabe, una per ogni giorno dell’anno.