Spacco tutto!

[attenzione: articolo del 2005]

Sapevate che esiste un movimento contro l’eccesso di tecnologia digitale nelle nostre vite? Scopriamo cosa pensano e cosa vogliono i cosiddetti “nuovi luddisti”.

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Avete mai sentito l’espressione “digital divide”? Esprime il divario di disponibilità e di capacità d’uso delle tecnologie digitali, tra due o più gruppi di persone. E in un mondo sempre più ”connesso”, se pur ha ancora senso parlare di dicotomia Nord-Sud, e contrapporre il mondo industrializzato al Terzo mondo e i paesi ricchi a quelli poveri,,acquista importanza considerare anche le differenze tra chi ha accesso all’informazione e alle nuove tecnologie, e chi invece non ce l’ha. I primi sono detti “have” (dal verbo inglese avere), i secondi “have not”.
Da qualche tempo, però, si sta formando una terza categoria di persone: quelle che fanno parte degli “have”, ovvero che potrebbero utilizzare la tecnologia, ma non ne vogliono proprio sapere. Si parla, in questo caso, di “Would not” (would è il condizionale di volere).
Che senso ha?, vi starete chiedendo. In particolare, dove sta il problema? Cosa vogliono, queste persone? Perché hanno tanto paura della tecnologia? Che male possono fare il cellulare, il computer, un navigatore satellitare? Del resto, si potrebbe obiettare, esiste pur sempre un tasto OFF in ogni dispositivo elettronico; basta premerlo, no? Beh, non è proprio così.

 

I neo-luddisti

Secondo molti studiosi, filosofi, sociologi, letterari e compagnia bella, lo sviluppo tecnologico non è solo portatore di progresso, di un miglioramento della qualità della vita, di benefici all’umanità… “Bella scoperta -direte voi – siamo d’accordo!” (basterebbe vedere l’uso dell’automobile quali danni ecologici comporti)… ma, in pratica, allora, di cosa hanno paura i tecnofobi? Prima di tutto, i critici dei nuovi dispositivi tecnologici pongono l’accento sulla questione privacy. Come dar loro torto? Basti citare i cookie, gli spyware per quanto concerne le nostre scorribande sul Web, o il fatto che la registrazione a qualsiasi servizio (posta elettronica, newsgroup, forum e così via) equivalga a un’emorragia di dati personali che vagano, chissà dove, on-line. Alcuni parlano anche di una nuova forma di schiavitù: la dipendenza dalla Rete ( chi ne soffre è un “net slave”, in gergo). Voi, per esempio, quanto tempo riuscite a stare senza controllare la posta elettronica?

Che dire poi del fatto che tener acceso un telefono cellulare significa far conoscere a terzi la propria posizione sul pianeta terra? Per non parlare, poi, delle tecnologie RFID e dei chip che, prima o poi, qualcuno vorrà impiantarci sotto l’epidermide, per controllarci.

Altro piatto forte delle argomentazioni neo-luddiste è il sovraccarico di informazioni. Che senso ha avere accesso a milioni, miliardi di informazioni se non si ha poi la possibilità di assimilarle, studiarle, capirle, ma soprattutto se non si ha la certezza che quelle informazioni siano vere? Prendete Internet, per esempio. Fate una ricerca, una qualsiasi. Per ogni argomento, ormai, ci sono migliaia di fonti, ma quali sono attendibili? Chiunque on-line può scrivere verità inconfutabili, così come enormi panzane. In generale, le informazioni che ci bombardano quotidianamente sono obiettivamente troppe: chi ha il tempo di leggere, vedere, ascoltare tutto quello che gli passa per le mani o davanti agli occhi?

Michele Serra, tempo fa, scriveva in un pezzo dal titolo “E ora però trovatemi il tempo” (La Repubblica – 11 aprile 1997): “Se oltre a Internet, ai mille tra vecchi LP e vecchi CD che possiedo (e quando mai riuscirò a riascoltare quelli che vorrei?), alle centinaia di videocassette ancora incellofanate, alla radio, all’autoradio, alla televisione, mi metto in casa anche un maledetto affare che per ascoltarlo tutto mi tocca sperare su un’influenza con febbre o qualche altro coccolone: non diventerò per caso uno che vive nella (vana, vanissima) rincorsa al godimento di un possesso ingodibile, perciò non posseduto? Un frustrato, insomma, cui tocca prendere per la coda l’acidissima profezia di Ned Ludd, visto che la tecnologia ci ha sì liberati dalla fatica, ma adesso rischia di imprigionarci al consumo?”.

Già, il consumismo: fenomeno che trae dai nuovi gadget tecnologici sempre maggiore linfa vitale. Ricapitolando: troppe informazioni e troppo poco tempo per assimilarle. E fin qui, sfidiamo chiunque a non condividere, almeno in parte, le preoccupazioni dei tecnofobi.

La deriva fantascientifica

Il problema è che, come spesso accade quando si parla di movimenti di critica radicale, le derive apocalittiche sono sempre un rischio concreto. Ora che le vecchie fobie catastrofiche sono “scadute”, o meno attuali (per esempio, la trasformazione della guerra fredda in guerra calda, caldissima… nucleare) le paure collettive si sono rinnovate, sono al passo coi tempi: terrorismo ed ecodisastri su tutti. Ecco quindi che i tecnofobi pongono l’accento sulle mostruose biotecnologie, sui famigerati OGM (Organismi Geneticamente Modificati). Argomenti in auge grazie anche ai movimenti “no global”. Nulla da eccepire: l’informazione e la critica non fanno male a nessuno. Ma quando ci si immagina un futuro post-umano e tecno-eugenico, uno scenario in cui i robot scalzano gli esseri umani (specie prossima all’estinzione), il rischio di una deriva fantascientifica (di grande impatto, ma di scarso fondamento) è dietro l’angolo. Con buona pace dei vari Asimov, Dick e compagnia bella, autori consapevoli del fatto che le loro trovate erano, comunque, “fiction”.

Cosa fare?

Come si diventa allora un “would-not”? Che cosa fa, in pratica, un neo-luddista? Prima di tutto, cosa che dovremmo fare tutti, e sempre, egli si pone delle domande, alimenta dubbi, ha un sano atteggiamento critico. Domanda numero uno: “Tutto questo hi-tech ci è utile?”. La risposta, chiaramente, è no. È per questo che i movimenti tecnofobi non vogliono proporre una soluzione radicale al problema; non invitano le persone ad abbandonare la società civilizzata per diventare eremiti, proponendo un primordiale ritorno a Madre Natura. Danno dei semplici consigli. Per esempio? Se non serve comunicare, spegnete il telefono. Se proprio occorre vivere on-line, almeno sfruttate le possibilità offerte dalla Rete: non createvi una sola identità, ma tante diverse personalità digitali. In pratica, non usate sempre gli stessi dati (nome utente e parole d’ordine) ma inventatene sempre di nuovi. Questi sono consigli validi sempre, e per tutti. Chiaramente i neo-luddisti non si limitano a questo. Cosa vogliono, quindi? Anzitutto, ovviamente, il movimento anti-tecnologico vuole organizzarsi, per avere peso, forza, per essere una sorta di lobby.

Secondo obiettivo: in inglese è chiamato “Precautionary principle” (letteralmente è il principio precauzionale) ovvero l’idea che un nuovo sviluppo tecnologico o scientifico debba dimostrare di non avere un impatto negativo, prima di essere utilizzato. Insomma: le nuove tecnologie non sono da scartare a priori, a patto che non siano nocive.

Per molti aspetti poi, le critiche dei neo-luddisti si sovrappongono a quelle dei no global: critica dell’eccessivo potere delle corporation e, quindi, del processo di integrazione economica mondiale.

Tutti a rischio

Vi è capitato di inviare un’e-mail al vicino di scrivania invece di girare la testa e parlargli.  Vi perdete costantemente per le strade della vostra città, quando il navigatore satellitare è fuori uso. Perdete i contatti con i vostri amici quando non avete accesso a ICQ o agli altri programma mi messaggistica istantanea. Scrivete la parole con le “K” al posto delle “C”.

Se ricadete almeno in una di queste categorie, fate attenzione: la tecnologia ha effetto sulla vostra vita più di quanto pensiate. Prima di arrivare al limite e, per reazione, diventare “tecno-luddisti” e rifiutare anche solo di vedere qualsiasi oggetto che contenga un chip, datevi una regolata. Possibilmente off-line.

I tecno-realisti

Gli atteggiamenti nei confronti delle nuove tecnologie non sono solamente positivi (tecno-entusiasti o tecno-utopisti) o negativi (tecnofobi); “apocalittici o integrati” (per dirla con Umberto Eco…). Esiste una terza corrente: quella dei tecno-realisti. Si tratta di un movimento intellettuale vero e proprio, nato sulla East Coast americana, che ha persino stilato una sorta di manifesto. Primi firmatari sono stati David Shenk, Steven Johnson, Andrew Shapiro e altri santoni della cosiddetta “Net Generation”. Citiamo uno dei punti cardine del loro pensiero: Internet è un mezzo rivoluzionario, ma non utopico. In pratica non è la panacea di tutti i mali; anzi, è portatrice di effetti perversi. È per questo che, per fare un esempio, l’istruzione a distanza può supportare, ma non sostituire, l’insegnamento tradizionale.

Per svago

Quando negli anni Novanta ci fu il boom di Internet, e in particolare si cominciò a parlare insistentemente di realtà virtuale, molti autori diedero alle stampe pubblicazioni inequivocabilmente neo-luddiste. Moltissimi sono anche i saggi, di carattere sociologico e non, che riguardano l’argomento. In questa sede, però, non vorremmo essere troppo pedanti, proponendovi “mattoni” indigeribili. Meglio affrontare l’argomento coniugando l’approfondimento con un po’ di svago. Ovviamente, le tematiche tecno-fobiche non potevano essere estranee alla letteratura fantascientifica. È per questo che vi consigliamo la lettura dei testi di uno dei padri del cyberpunk, Bruce Sterling. Da leggere anche “Preda” di Michael Crichton, un thriller che ha per oggetto le nano-tecnologie. Se invece di leggere, preferite vedere un film, consigliamo “The Net”, con Sandra Bullock; il film che, tra le altre cose, pone l’accento sul pericolo dell’Identity theft. Alcuni altri titoli cinematografici in tema: “Nemico pubblico” con Will Smith, “Gattaca” con Uma Thurman, “Sliver” con Sharon Stone, “Atto di forza” con Arnold Schwarzenegger (tratto da un racconto di Philip K. Dick), “Se mi lasci, ti cancello” con Jim Carrey e Kate Winslet e il recentissimo “Final cut” con Robin Williams.

Contro la net-dipendenza

Credete che quello che abbiamo raccontato in queste pagine sia solamente la solita esagerazione degli americani? E invece no: anche in Italia abbiamo i nostri neo-luddisti. I quali, paradossalmente, hanno anche un sito Web: www.netdipendenza.it. Vi trovate articoli, dossier, proposte (vacanze per net-stressati) realizzati da chi si è stufato di tutta la tecnologia che ci circonda.

Cosa significa “luddismo”?

All’inizio del diciannovesimo secolo, allo scoppio della Rivoluzione industriale, si affermò in Inghilterra un movimento che lottò contro l’introduzione delle macchine, simbolo della minaccia alla loro esistenza e della distruzione del loro modo di vivere. Questo movimento fu chiamato luddista, perché prese il nome da Ned Ludd, che nel 1779 distrusse un telaio in segno di protesta. Da allora il termine luddista sta a indicare una persona che ha paura dell’innovazione tecnologica.

Trovate altre informazioni sull’enciclopedia on-line http://it.wikipedia.org/wiki/Luddismo.

I tecno-stressati

Secondo una recente indagine, tre quarti degli utenti di computer hanno confessato di prendere regolarmente a male parole la loro macchina, e un quarto dei più giovani (under 25) di averle anche dato qualche calcio, o scappellotto. Tanto che si parla di “Computer rage” (rabbia contro il PC), fenomeno sempre più preso sul serio dagli psicologi. Chi mastica l’inglese, può trovare molto interessante la raccolta di articoli, saggi e filmati del sito Web www.lap.umd.edu/computer_rage.

Ladri di identità

[Attenzione: articolo del 2004]

In Rete si sta diffondendo un nuovo tipo di crimine informatico: l’“identity theft”…

apertura

In passato era difficile assumere l’identità di qualcun altro: accadeva solo nei romanzi di spionaggio e di fantascienza. Da quando il denaro è diventato di plastica, sotto forma di carta di credito, il furto di identità è invece decisamente più facile e, soprattutto, più “fruttuoso”.

Del resto, Internet costituisce uno strumento molto efficace per lo scambio di informazioni ma, come rovescio della medaglia, rappresenta anche una succelenta opportunità per i furfanti che vogliono impossessarsi dei vostri dati, per prendere il vostro posto. Se non avete ben compreso di cosa stiamo parlando, provate a rivedere il film “The Net”. In una scena, Sandra Bullock va alla reception di un albergo, vuole ritirare le chiavi della sua stanza, ma il terminale dice che è già uscita. Questa è finzione cinematografica, certo, ma in fondo quello che accade con l’“identity theft” (furto d’identità) è proprio questo: visto che ormai siamo tutti dei “netizen” (cittadini della Rete), basta appropriarsi di una serie di dati per prendere il posto di un’altra persona (tecnica definita “spoofing”), clonandone l’identità. Si arriva al paradosso di dover dimostrare di essere se stessi!

I nuovi criminali non si limitano a rubare il vostro nome: secondo i dati della “Federal Trade Commission” (www.ftc.gov), grazie queste nuove tecniche, sono stati rubati 200 miliardi di dollari. Il fenomeno, purtroppo, è in crescita anche in Europa. In Italia, per quanto il problema non abbia ancora raggiunto una dimensione rilevante come negli USA, il furto d’identità è una minaccia in pericoloso aumento, e sempre più spesso viene perpetrato nel mondo “reale”.

Non lasciatevi prendere dal panico, però: esistono modi per proteggere la propria identità, dentro e fuori la Rete. Questo articolo vi spiegherà come i criminali rubano l’identità delle persone, le misure che si possono prendere per combattere il problema, e i modi per individuare e mettersi al riparo da qualsiasi danno compiuto contro la vostra reputazione o il vostro portafoglio.

Il crimine invisibile

Il furto di identità avviene quando qualcuno assume la vostra identità per acquistare un bene. È diventato un problema serio poiché, dal punto di vista del venditore, l’acquisto appare legittimo. Il non onorare gli accordi stretti in vostro nome potrebbe influenzare la vostra possibilità di ottenere credito in futuro, anche se non avete avuto nulla a che vedere con l’affare. Per il criminale, il furto di identità è una questione di puro guadagno. Per la vittima, il furto della valigia, del portafogli o del denaro è già un’esperienza abbastanza traumatica, cui si aggiunge la ripercussione di dover convincere i negozianti, l’emittente della carta di credito e la polizia che gli autori del crimine sono altri.

Le truffe non sono certamente una novità, e i problemi più gravi il più delle volte hanno come causa un incauto utilizzo della Rete. La forma più comune di truffa sulla carta di credito, che causa circa il 35% delle perdite totali per truffa, è la “clonazione”, in cui i dati registrati sulla banda magnetica sul retro della carta di credito vengono copiati su una carta falsa o venduti ad acquirenti in giro per il mondo. Questo avviene il più delle volte nei bar e ristoranti, quando la carta viene sottratta al vostro sguardo durante il pagamento del conto. A un giornalista inglese un’uscita al ristorante è costata più di un migliaio di euro, quando il “gentile” cameriere di un ristorante gli ha clonato la carta di credito e si è poi recato a Istanbul a fare spese pazze. Fortunatamente la banca aveva notato alcune discrepanze, come il fatto che in quel momento il giornalista si trovava a Londra, e lo rimborsò. Rimase famoso il caso di Derek Bond, un pensionato inglese che non fu altrettanto fortunato, e passò tre settimane in una cella sudafricana prima che l’FBI si rendesse conto che era la vittima di un furto di identità.

In realtà non è nemmeno necessario che la vostra carta venga rubata. Sugli estratti conto bancari sono presenti dati sufficienti da permettere ai criminali di costruirsi un quadro finanziario delle proprie vittime solo frugando tra la spazzatura. Secondo l’agenzia di vigilanza sul credito Experian (www.experian.it), 53 autorità locali sulle 71 da loro contattate ha riferito di razzie tra la spazzatura nella propria area. Le informazioni possono essere passate anche da impiegati corrotti nelle banche o nei grandi magazzini, dove i dati personali e finanziari dei clienti vengono archiviati.

Certo anche Internet ha aperto nuove, ampie strade al crimine. Tuttavia Neil Barratt, professore di criminologia informatica e direttore dell’azienda di sicurezza informatica Information Risk Management, sottolinea che: “Sia un furto tecnologico di identità, o sia la falsificazione di una firma, restano pure e semplici truffe”. Amazon ed eBay sono state le vittime più recenti, e la seconda è incorsa in un’azione di mirroring. Questo significa che i truffatori hanno allestito dei siti dall’aspetto quasi identico a quello della popolare casa d’aste telematica. Poi hanno spedito ai clienti di eBay delle e-mail che chiedevano loro di inviare i propri dati e le proprie password al finto sito, con la scusa di un problema tecnico al loro sistema di pagamento.

Fortunatamente per i 55 milioni di clienti di eBay la truffa è stata rapidamente smascherata; tuttavia, è relativamente facile per i truffatori allestire un finto sito con un indirizzo Internet simile a quello della controparte reale, ed esistono numerosissime pagine Web e canali di chat dedicati alla vendita dei dati di carte di credito.

La dolce trappola

Il progetto Honeynet (http://project.honeynet.org) è costituito da un gruppo di tecnici esperti di sicurezza che si è dato lo scopo di monitorare le attività illegali su Internet. I ricercatori hanno costruito siti progettati per attirare i criminali, proprio come un’operazione di polizia “sotto copertura”. Le esche appaiono come comuni siti commerciali, insufficientemente protetti. Gli hacker utilizzano programmi che automaticamente individuano e riferiscono i buchi nella sicurezza dei siti. Così pensano di aver trovato una miniera d’oro, senza sapere che gli specialisti antifrode e la polizia li stanno osservando come topolini in laboratorio, studiando le loro abitudini e imparando come nascondono le proprie tracce.

Anche se le esche raramente permettono di scoprire l’identità dei criminali, rivelano in modo estremamente dettagliato i loro metodi, le tattiche e, spesso, anche le specifiche identità di cui si abusa. Queste informazioni sono molto utili per le vittime, poiché forniscono la prova che qualcun altro sta usando la loro identità per commettere un crimine. Ma cosa si può fare per impedire ai truffatori che accedano alle informazioni personali?

Una soluzione è quella delle “carte intelligenti”, e alcuni degli schemi adottati sembrano avere avuto successo. Alcune delle nuove carte emesse da BarclayCard, MasterCard, American Express, HSBC, Egg, Switch e Visa contengono chip “intelligenti”, molto più difficili da clonare delle attuali strisce magnetiche. Come ulteriore protezione, ai clienti viene richiesto di digitare un codice speciale, senza farsi vedere dal cassiere, quando effettuano un acquisto, invece che fare una firma che può essere facilmente copiata.

Anche se le nuove carte non sono infallibili, e non possono impedire le truffe via Internet o il furto di dati dalla spazzatura, la polizia ritiene che possano impedire fino al 50% dei furti di identità. Molti importanti rivenditori stanno già partecipando alla sperimentazione, e si ritiene che presto tutte le carte di credito adotteranno il nuovo sistema, già utilizzato in alcuni paesi europei, nel giro di pochi anni.

Altre possibili soluzioni sono proposte, per esempio, da Actalis (www.actalis.it), la società fondata da SIA (Società Interbancaria per l’Automazione) e SSB (Società per i Servizi Bancari), un punto di riferimento in tema di firma digitale e sicurezza. Tra le soluzione proposte, segnaliamo l’utilizzo delle cosiddette “one time password” (OTP): la password “usa e getta” è generata da un piccolo dispositivo hardware con display; una volta utilizzata per effettuare il login o trascorso un breve lasso di tempo, scade e non sarà più valida. Questo esclude la possibilità di utilizzo di password intercettate tramite tecniche di “sniffer” o altri metodi.
Riprendere possesso del proprio nome

Cosa succede alle vittime? Individuare la frode spesso richiede tempo, anche perché gli estratti conto della banca e della carta di credito pervengono mensilmente. Experian, che ha formato una squadra speciale per aiutare le vittime delle frodi, raccomanda ai consumatori non solo di esaminare attentamente gli estratti conto, ma anche di tenere nota di quando arrivano e di quando è atteso il prossimo. I truffatori a volte possono intercettare la posta, perciò è opportuno informarsi presso le poste nel caso in cui l’atteso estratto conto ritardi più di qualche giorno.

Il momento in cui la maggior parte delle vittime viene messa in allarme è qualche tempo dopo che il crimine è stato commesso. A quel punto, è affare della vittima dimostrare all’agenzia di credito, alla banca e talvolta alla polizia che è un truffatore il responsabile dei misfatti finanziari che hanno portato il conto in rosso.

In queste situazioni, è la vittima a portare il fardello, e può essere necessario un grande sforzo per ristabilire la propria reputazione: una media di 300 ore per risolvere il problema, che in qualche clamoroso caso si parla di tre anni. Tuttavia agire rapidamente può migliorare la situazione.

Se la vostra carta è stata rubata, o se notate voci insolite sull’estratto conto, il primo passo è sempre contattare il più rapidamente possibile l’organizzazione che ha emesso la carta e la polizia. È anche consigliabile richiedere un’informativa sul credito, che includa le vostre recenti richieste di carte di credito e gli estratti conto degli ultimi sei anni.

Prevenzione e attenzione sono la miglior misura contro il furto di identità. Anche se molti concordano sul fatto che la legge dovrebbe sforzarsi di costringere i truffatori a rimborsare le loro vittime, la protezione delle informazioni dipende in fondo dai singoli individui. Meno sono le fonti di informazioni personali lasciate a disposizione, meno sono le possibilità che vengano rubate. Qualunque cartaccia che potrebbe essere usata da un truffatore, come scontrini ed estratti conto, va sempre distrutta, e la posta non richiesta, elettronica e non, non deve mai ricevere risposta.

Non concedete mai le vostre informazioni personali finché non avrete avuto conferma dell’identità della ditta con cui state trattando. Su Internet, non trasmettete informazioni se non siete certi che la connessione sia sicura. Non siate vittime delle cosiddette tecniche di “social engineering”!

Anche se non esiste un metodo infallibile per evitare il furto di identità, tenete presente che i criminali possono lavorare solo con le informazioni che noi diamo loro. Naturalmente i truffatori cercheranno sempre di rimanere un passo più avanti delle loro vittime e della legge; tuttavia, seguendo i consigli qui presentati, farete un grosso passo avanti nel mantenere al sicuro la vostra reputazione e, soprattutto, il vostro denaro.

Proteggete la vostra identità

  • Facendo acquisti on-line, accertatevi di navigare in una sezione sicura del sito (una finestra di  dialogo dovrebbe avvertirvi quando vi entrate o ne uscite. Inoltre l’immagine di un lucchetto dovrebbe apparire in basso nella finestra del vostro browser, e l’inizio dell’indirizzo Web dovrebbe essere “https” invece che “http”.
  • Cambiate regolarmente le password del computer e dei siti che visitate, e usate password diverse per ogni sito.
  • Non rispondete mai a e-mail che richiedono informazioni personali e finanziarie.
  • Controllate gli estratti conto della banca e della carta di credito in cerca di discrepanze.
  • Distruggete tutti gli estratti conto e gli scontrini, invece che buttarli semplicemente via.
  • Se usate la “banca on-line”’, approfittatene per tenere sotto costante controllo i movimenti del vostro conto.
  • Cancellate le e-mail di ricevuta di ogni singola transazione che avete compiuto. Spesso i ladri vendono le informazioni personali trovate nei computer rubati, oltre che i computer stessi.
  • Cancellate (formattandolo) il vostro disco fisso nel caso in cui lo vendiate o lo cediate.

 

Proteggete il vostro nome

  • Se qualcuno vi chiede informazioni personali o finanziare per telefono, chiedete un numero telefonico da richiamare più tardi e controllate a chi appartiene.
  • Se una ditta vi chiede conto di un debito di cui non sapete nulla, mettetevi immediatamente in contatto con loro. Se scoprite che qualcuno ha usato il vostro nome per ottenere beni e servizi, anche usando un vostro precedente indirizzo, dovreste avvertire immediatamente la polizia, in quanto si tratta di un reato.
  • Fate attenzione alla data in cui arrivano gli estratti conto, per vedere se hanno un ritardo insolito. Contattate le poste se ritenete ci siano problemi
  • In caso di smarrimento contattate immediatamente l’emettitore della carta. Se è stata rubata, contattate anche la polizia.
  • Se siete stati vittima di un furto di identità, contattate un’agenzia di vigilanza sul credito per ottenere un’informativa sul credito. Più rapidamente agirete e maggiore sarà il vostro sforzo iniziale, più rapidamente il caso sarà affrontato e il problema risolto.

Il gioco dell’impiegato

Siete stanchi di FreeCell, del solitario e degli altri giochi di Windows? Attivate la connessione a Internet e giocate on-line!

forzaquattro

È settembre, le vacanze sono alle spalle e dovete tornare in ufficio. A lavorare, col “capo chino sul fatturato”, o almeno così andate dicendo in giro… Una famosa vignetta che circola da tempo in Internet, ritrae due impiegate che, lamentandosi perché i computer non funzionano, devono giocare al solitario con le carte vere. Beh, in ogni battuta c’è un fondo di verità. Quindi, è inutile che vi scandalizziate se affermiamo che una delle principali attività che si svolgono in ufficio, con il computer, è quella di giocare. Si va in Start/Tutti i programmi/Giochi e si sceglie il solitario, FreeCell, Backgammon e così via. Sempre gli stessi giochi: non sia mai che vi stufiate, e vi mettiate a lavorare! Molti di voi, fortunatamente, dispongono di una connessione a Internet, spesso a banda larga. Perché non usarla proficuamente? Ma no, niente e-commerce, aste on-line, trading o edizioni elettroniche dei quotidiani… Parliamo di cose “serie”: giocate on-line, gratuitamente!

In queste pagine abbiamo selezionato molti giochi che si trovano in Rete; ce ne sono per tutti i gusti: dai cosiddetti “picchiaduro” agli strategici, dalla versione multimediale dei giochi da tavolo al ping pong. Un’avvertenza, prima di cominciare: se il vostro superiore vi chiede perché state smanettando con i tasti delle frecce o perché muovete così freneticamente il mouse, e piomba improvvisamente alle vostre spalle per vedere cosa c’è sul monitor, affrettatevi a premere il tasto “Mostra desktop” di Windows. In tal modo, però, tutte le finestre sono ridotte a icona e appare lo sfondo “verdognolo” con le colline di Xp. Lo smascheramento sarebbe immediato. Trovate una soluzione, subito: per esempio potete aprire a video un file di Excel, catturarne la schermata con il tasto STAMP, salvarla grazie a un programma di fotoritocco e impostarla come sfondo del desktop… Questa soluzione, a ben vedere, è un po’ come quella degli occhiali da vista con disegnati degli occhi aperti, ma è sempre meglio di niente.

Fatte le dovute premesse, veniamo al dunque. Chiudete i programmi che avete aperto a video e smettetela di lavorare: del resto, non bisogna fare oggi quello che si può fare domani… Quindi aprite il browser, e collegatevi a uno dei siti segnalati in queste pagine. Non servono particolari avvertenze, se non quella di controllare di aver installato il “ Flash player”, il programma che permette di visualizzare i contenuti creati in flash. Bene, siete pronti per iniziare a divertirvi, anche durante le ore di lavoro. In conclusione, prima di augurarvi buon divertimento, consentiteci di parafrasare John Belushi: “Quando il gioco si fa on-line, gli impiegati cominciano a giocare…”

La saga del pinguino

Sito Web: www.yetisports.org

Genere: Abilità

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Ama gli yeti e il baseball, ma odia i piguini.

Note: È stato il fenomeno dell’inverno 2004, e non solo. La saga del pinguino (in originale: Pingu) è inziata semplicemente con un grottesco yeti che aspettava la caduta di un pinguino, per poi scaraventarlo, grazie a una clava, il più lontano possibile. Un’idea tanto semplice, quanto efficace. È stato subito un successo, giocato sui computer di mezzo mondo. Tanto che ne sono seguite diverse varianti, sempre con gli stessi protagonisti: in una lo yeti deve conficcare il pinguino al centro di un bersaglio, in un’altra deve lanciarlo più in alto possibile. Più che un gioco, una vera e propria mania collettiva: prova ne sia il fatto che è nato persino un “Pingu fan club”: http://obelix.jol.hu/pingu.

La pianta “equilibrista”

Sito Web: www.eyezmaze.com/vanilla

Genere: Abilità

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Ha il pollice verde e il senso dell’equilibrio.

Note: Se pensate che far crescere una piantina sia facile, preparate a ricredervi! Ecco che sullo schermo compare un vaso lampeggiante, sistemato alla base di un lungo tunnel verticale. Un clic del mouse e spunta una pianticella. Altri due clic e la pianticella comincia ad infoltirsi, fino allo spuntare di un nuovo germoglio proprio sopra la chioma. Ancora qualche colpetto di mouse sul germoglio e anch’esso darà vita ad un nuovo virgulto, in un crescendo di pianticelle che andrà a formare una “torre vegetale” pericolosamente oscillante. A seconda, infatti, che si faccia clic sul lato destro o sinistro delle piantine, il loro tronco si inclinerà rispettivamente verso sinistra o verso destra, imprimendo un cambio di direzione a tutte quelle sovrastanti. Fino a che altezza riuscirete a far crescere il verde arbusto, senza che questo sfiori le pareti che delimitano il “campo di gioco”?

Facile cominciare, impossibile smettere.

 

> Il cammino dell’ubriacone

Sito Web: www.wagenschenke.ch

Genere: Abilità

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Alza il gomito.

Note: Un personaggio sbronzo, dopo una serata di bagordi, deve raggiungere casa, evitando di perdere l’equilibrio e sfracellarsi al suolo. Dovete dargli una mano (letteralmente): muovendo il mouse a destra e a sinistra, dovete controbilanciare l’andatura, poco lineare, dell’ubriacone, facendo più strada possibile (il punteggio, infatti, è conteggiato in metri percorsi). Divertitevi e… cin cin!

Tetris

[testris.tif]

Sito Web: http://www.freetetris.org

Genere: Rompicapo.

Comandi: Frecce direzionali.

Consigliato a chi…: Ha consumato centinaia di monetine, nei bar, facendo scendere mattoncini su mattoncini.

Note: Poteva mancare, in questa rassegna, la trasposizione on-line del gioco russo da bar più famoso della storia? No, certo: forza, fate scendere dall’alto i mattoncini colorari e multiformi, cercando di riempire le righe, per farle scomparire. Per ruotare e spostare le forme, basta utilizzare le frecce direzionali della tastiera (quella verso il basso, poi, serve per far scendere più velocemente il pezzo). Per completare l’opera, canticchiate la musica “Kalinka”. A bassa voce, però…

 

Il minigolf

Sito Web: www.mousebreaker.net

Genere: Sportivo

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: È cresciuto guardando il cartone animato “Tutti in campo con Lotti”

Note: George Bernard Shaw disse: “Per giocare a golf non è necessario essere stupidi. Però aiuta!”. Il noto premio Nobel, probabilmente, non è mai stato chiuso in un ufficio, non ha mai fatto l’impiegato. Altrimenti, avrebbe apprezzato pure lui il bel gioco che qui vi proponiamo. Graficamente gradevole, questo minigolf richiede molta abilità: spostate il mouse nella direzione opposta rispetto al colpo, calibrando bene la potenza da inferire (calcolata proporzionalmente in base alla distanza dalla palla), quindi premete il tasto sinistro del mouse.

Buona fortuna, novelli Tiger Woods!

 

Bubble Bees

Sito Web: http://www.ferryhalim.com/orisinal/

Genere: Abilità

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Ha nostalgia di paesaggi (e passatempi) bucolici…

Note: I giochi della collezione Orisinal sono tutti molto poetici, illustrati con uno stile naif che li rende pressoché unici tra i videogiochi, belli sia da guardare che da ascoltare. Il nostro preferito è Bubble Bees, in cui si agita con il mouse un cerchietto per produrre bolle di sapone. Premendo il tasto si forma la bolla, lasciandolo la si abbandona… sperando di avere inglobato una o più delle api volanti. Tante più api si inglobano, tanti più sono i punti. Avete un tempo limite, incrementato ogni cento punti o quando, insieme alle api, raccogliete una sveglia. Un gioco che va benissimo per i bambini, ma che può far impazzire un adulto nel tentativo di battere un record.

 

Pong

Sito Web: http://giochi-flash-online.com/giochi-online-anni-80/pong-online

Genere: Abilità

Comandi: Mouse.

Consigliato a chi…: Ha passato ore della sua infanzia, davanti al televisore, a far rimbalzare la pallina.

Note: Quando vostro padre, anni fa, vi portò a casa il Pong, quella scatoletta che si attaccava al televisore e che conteneva un solo gioco, vi sentivate all’avanguardia, pensavate di avere tra le mani un potentissimo HAL 9000. In fin dei conti era solo un giochino, con le palette che dovevano far rimbalzare una pallina (si giocava da soli o in due) ma ci piace pensare che, rivedendolo on-line, avrete un po’ di nostalgia, rimpiangerete quella tecnologia sì vetusta, ma, chissà perché, considerata più “umana”.

 

Pacman

Sito Web: http://www.gioco.it/giochi/pacman

Genere: Abilità

Comandi: Frecce direzionali

Consigliato a chi…: Ha nostalgia di quando scappava dai fantasmini…

Note: Pacman è una delle pietre miliari nella storia dei videogiochi, senza alcun dubbio. Collegatevi a questo sito e muovetevi a destra, a sinistra, sopra, sotto con le frecce direzionali, l’importante è che non vi facciate beccare dai nemici, mentre vi mangiate tutto quello che trovate sulla vostra strada. Questa è solo una delle trasposizioni on-line di Pacman. Ne trovate un’altra, altrettanto valida, all’indirizzo www.emeline.com/pacman/pacman.htm.

 

Tiro al bersaglio

Sito Web: http://www.miniclip.com/games/paintball/en/

Genere: Sparatutto

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Sogna di poter sparare, in ufficio, a tutto quello che si muove…

Note: Siete in un ufficio, stavolta per finta. Avete in mano una pistola (si presume caricata a salve) e dovete attendere che sullo scaffale, sulla scrivania, sul pavimento e in ogni altro angolo della stanza, appaiano delle piccole faccine, degli smiley. A quel punto dovete colpirle senza pietà! Fate in modo che il puntato del mouse sia proprio sopra la faccina, quindi sparate, premendo il tasto sinistro del mouse. Al limite, immaginate che quelle siano le facce del capo, dei colleghi e dell’odiosa segretaria che ha appena rifiutato di darvi persino le graffette…

 

Forza quattro

Sito Web: http://www.flashgames.it/connect.4.html

Genere: Rompicapo

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Ha nostalgia dei vecchi giochi da tavolo.

Note: Chi di voi non ha mai giocato a Forza 4? Massì, quel gioco da tavolo che consisteva semplicemente in un “gabbiotto” blu dove infilare, a turno, pedine rosse e gialle, in modo da realizzare linee verticali, orizzontali od oblique dello stesso colore. Bene, questa, seppur un po’ “artigianale”, è la versione on-line di quello storico gioco. Potete sfidare il computer, fino ad annoiarvi. Sullo stesso sito, trovate anche altri due giochi classici: il “Brick” (quello della paletta che si muove in orizzontale e che, facendo rimbalzare una pallina, deve abbattere i mattoncini) e il “Tris”.

 

Tris

Sito Web: http://www.sezzeweb.it/gioco-del-tris.asp

Genere: Rompicapo

Comandi: Mouse

Consigliato a chi…: Non ha ancora scoperto che esiste il trucco per vincere, partendo per primi…

Note: Il compagno di banco si annoiando, ai tempi della scuola, proprio come noi. Ehi, che si fa: partita a battaglia navale o a tris? La risposta era quasi sempre la seconda: più facile da organizzare, e soprattutto più silenzioso, a prova di insegnante.

Ed ecco qui, on-line, il “mitico” tris: cercate di allineare i tre simboli, facendo clic con il tasto sinistro del mouse sulle varie caselle. Se il computer vi batte regolarmente, non disperate, c’è di peggio: per esempio, potreste lavorare…

 

Parlare ai commessi

[Articolo del 2004: molte informazioni sono necessariamente datate. Non tutte.]

Chi non ha mai avuto a che fare con i commessi? Sì, proprio quelle persone in camice (no, non i dottori!) che si trovano all’interno dei negozi di informatica o, cercando disperatamente tra uno scaffale e l’altro, anche nei grandi magazzini. Sono facilmente riconoscibili: sono quelle persone che scappano dai clienti. Forse, però, qualche volta siete riusciti a bloccarne uno, a chiedergli una mano, un aiuto indispensabile al momento dell’acquisto. Per fortuna o purtroppo, loro sono i depositari dei segreti della merce esposta: i vostri investimenti informatici dipendono dalle loro parole, dai loro consigli ma, soprattutto, dalle informazioni che snocciolano. I casi sono due, quindi: o avete coscienza di quel che state facendo (vi siete informati, preparati, avete letto Computer Idea) oppure potreste prendervi una fregatura bella e buona. Non perché i commessi siano per forza dei truffaldini (a scanso di querele, teniamo a ribadire che rispettiamo la categoria!), ma a volte non hanno le conoscenze sufficienti per esserci utili sul serio. Come avrete capito, in queste pagine, tra il serio e il faceto, vi presentiamo un utile prontuario per dirne quattro ai commessi dei negozi di informatica.

 Stampanti

Sempre più economiche, le stampanti attualmente in commercio non possono essere comunque acquistate a cuor leggero. Ci sono molte considerazioni da fare, al momento della scelta. Lasciatevi guidare dai commessi, ben sapendo, però, cosa chiedere loro. Generalmente, una conversazione tipo è la seguente:

–          Buongiorno, vorrei una stampante a colori.

–          Bene, le serve per lavoro o per svago?

–          Diciamo tutte e due le cose. In ogni caso la utilizzerò con il computer di casa.

Un attimo, qui servirebbe approfondire: dovete stampare anche fotografie oppure stampare solo testi? In quest’ultimo caso, i documenti conterranno disegni o immagini? Punterete sulla qualità o sulla quantità delle stampe? Vi serve una stampante veloce oppure precisa? Rispondente mentalmente a questi quesiti, e chiedete non una stampante, ma la stampante giusta.

–          Qual è il suo budget di spesa?

–          No so, il meno possibile, basta che non sia un catorcio…

–          D’accordo, escludiamo le laser. Guardi, abbiamo dei modelli ink-jet molto economici, addirittura a 30 euro, che sono una cannonata!

Il fatto che esistano delle stampanti a prezzi così bassi (addirittura inferiori a quelli delle cartucce!) è assolutamente assodato, ormai. Ma che siano una “cannonata”, be’, è assai discutibile. Ma non è questo il vero problema; spesso si considera unicamente il costo della stampante, e non quello della spesa legata agli indispensabili materiali di consumo: cartucce e carta e, in alcuni casi, il costo di sostituzione delle testine di stampa (se non incluse direttamente nelle cartucce).

Quel che dovete immediatamente chiedere al commesso, è di elencarvi i prezzi delle cartucce nuove: vi spaventerete! Una cartuccia a colori originale, infatti, può arrivare a costare anche 40 euro; tant’è che, molte persone, una volta esaurito l’inchiostro, buttano la stampante e ne comprano una nuova. Fatti due conti, conviene.

Chiedete al commesso, quindi, di chiedere i prezzi delle cartucce compatibili. Se vi dice che:

–          Non è possibile utilizzare prodotti non originali, la casa madre non le riconoscerà più la garanzia!

Non badategli: seppur non esplicitato nel libretto di istruzioni o nella garanzia, non esiste alcun obbligo di utilizzare materiale di ricambio originale. Sappiate, per esempio, che negli Stati Uniti questa possibilità è stabilita per legge: è una questione di “anti-trust”.

I costi delle cartucce non originali possono farvi risparmiare anche il 50%. Chiedete, al limite, se il negozio dispone di inchiostro compatibile (per il refill), ben sapendo, però, che gli ultimi modelli di stampanti difficilmente possono essere ricaricati con siringa e inchiostro “sfuso”: è una tecnica dei produttori, che modificano costantemente la tecnologia con cui creano gli inchiostri…

Accertatevi, poi, che la stampante dia un’ottima resa su carta normale: quella speciale (di elevata grammatura, o dalla superficie particolare) costa molto, dagli 80 centesimi all’euro e mezzo al foglio.

Scanner

Posto che ormai il costo di un buono scanner è assai contenuto (in media, attorno ai 50 euro), le discriminanti sono la qualità e la velocità di scansione, oltre al software incluso nella confezione. Partiamo dalla qualità che, per quanto concerne gli scanner, viene espressa in DPI (Dot Per Inch, punti per pollice).

Alla richiesta di specifica della qualità, il commesso, probabilmente, dirà:

–          Ha una risoluzione di 1200 DPI…

Attenzione, facciamo chiarezza. Un conto sono i DPI interpolati (valore che si ottiene tramite accorgimenti a livello software: per esempio 300 DPI, se interpolati, possono diventare 1200 DPI) e ben altro paio di maniche sono i DPI hardware: sono questi che vi interessano. Generalmente 600 per 300 DPI è la risoluzione minima (e comunque sufficiente) che dovete pretendere.

Chiedete che software è compreso nella confezione: solitamente, oltre a un programma di gestione dello scanner (in pratica, la sua interfaccia per gestire il dispositivo dal computer) è previsto anche un programma di fotoritocco, che non dovete pagare a parte! Chiedete anche se è presente un programma OCR, che serve per il riconoscimento dei caratteri, per una loro futura rielaborazione con un software di fotoritocco.

Chiedete inoltre che tipo di collegamento prevede lo scanner: porta parallela, USB o (sempre più raramente) SCSI. Controllate che nella confezione ci siano i driver di installazione del dispositivo.

Un’ultima cosa: parliamo della profondità di colore, altro fondamentale indice della qualità del prodotto. Se un commesso vi dice:

–          La profondità di colore di questo scanner è 16 bit…

… c’è qualcosa che non torna! La profondità del colore si misura sì in bit, ma si ottiene sommando quelli di ogni singolo colore primario (tre, in tutto). In genere, anche gli scanner più economici hanno 8 bit per colore, per un totale di 24 bit, quindi. 16 bit può essere inteso solo per ogni colore, ma in tal caso, seppiatelo, si sta parlando di scanner non di fascia bassa, che difficilmente costano meno di 200 euro.

Fotocamere digitali

–          Questa fotocamera compatta rappresenta il miglior rapporto qualità-prezzo attualmente disponibile: costa solo 199 euro, ma dispone di un sensore addirittura da 5 Megapixel e uno zoom da 12 X.

Il commesso è un mago, non c’è dubbio: in una sola frase è riuscito a infilarci due “bufale”. Una macchina fotografica digitale di quella fascia, infatti, non può avere un CCD e uno zoom “reale” così potente. Il trucco è presto svelato: sia per quanto concerne il CCD, sia per lo zoom, si parla di interpolazione. Sebbene i valori reali siano molto inferiori, tramite tecniche digitali è possibile ottenere effetti artificiali che simulano il funzionamento di strumenti più potenti.

Nel caso sopra riportato, soprattutto se il prezzo è (relativamente) contenuto, stiamo parlando di zoom digitale (lo zoom in pratica non è reale, ma l’immagine viene ingrandita con delle tecniche digitali). Quello che conta, però, è lo zoom ottico. Che, probabilmente, non andrà oltre il 2 o 3 X (spesso, comunque, sufficiente per un uso non professionale). Accertatevene con il commesso, eventualmente chiedendo di mostrarvi la scatola. Già che ci siete, poi, chiedete un’altra cosa, assolutamente fondamentale: qual è il tipo di collegamento tra fotocamera e PC? Non accontentatevi della risposta:

–          Dispone di un collegamento USB!

La discriminante, infatti, è: USB 1.1 o USB 2.0? In quest’ultimo caso, chiaramente, dovete disporre di questo tipo di collegamento anche sul PC, altrimenti è inutile: la velocità sarà quella sostenuta dal PC.

Altra caratteristica fondamentale è la memory card (la carta di memoria) sulla quale verranno salvate le fotografie digitali. Soprattutto se avevate già una fotocamera, verificate che la cartuccia sia compatibile, per poterla riutilizzare: Compact Flash, Smart Card, SD o altro. Ma soprattutto, chiedete immediatamente al commesso quanto costano delle cartucce alternative, perché quelle incluse nella confezione sono di taglio basso, spesso di 8 o 16 Mb, e contengono pochissime fotografie scattate alla massima risoluzione.

Infine, chiedete chiaramente che batterie sono incorporate nella fotocamera. Il nostro consiglio è di pretendere un dispositivo con pile stilo, che supporti quelle ricaricabili. Spesso, infatti, i produttori includono batterie proprietarie, non stilo, di forma rettangolare: cambiarle, poi, costa un occhio della testa.

Masterizzatori

Il disco fisso trabocca di dati, video, canzoni, documenti e siamo pronti per il grande passo: acquistare un bel masterizzatore di CD. Commesso, aiutaci tu:

–          Sì, guardi, qui abbiamo un ottimo 52 X a soli 30 euro…

52 X di che? In lettura, in scrittura? È un riscrivibile (CD-RW)? E queste sono solo le caratteristiche principali di un masterizzatore. Perché, volendo, ci sarebbe da indagare a fondo. Chiedete se e quanta memoria interna ha il dispositivo. Può sembrano un una caratteristica accessoria, ma non lo è; per creare un adeguato buffer di dati, questa memoria è indispensabile: fate conto che l’ideale è che disponga di 4 Mb di RAM, ma se volete masterizzare a velocità elevate (oltre i 12 X) assicuratevi che ve ne sia il doppio. Il rischio, altrimenti, è quello di bruciare dischi su dischi, a causa del problema noto come “buffer underrun”.

Chiedete informazioni anche sulla funzionalità “overburnig”. Potreste udire una risposta come la seguente (è capitato di sentirla con le nostre orecchie):

–          Guardi che l’overburning è una modalità software e dipende dal programma di masterizzazione… Per cui lei, non usando il Nero, non potrà mai sfruttarla!

In tal caso, cambiate negozio. L’overburning è una particolare modalità di scrittura che permette a un masterizzatore di copiare sul supporto una quantità di dati superiore alla capacità nominale del CD vergine. Per esempio, se un supporto normalmente può contenere 700 Mb di dati, è possibile spingersi fino a una trentina di Mb oltre quel limite, a seconda del masterizzatore e, soprattutto, dei supporti. Sia il masterizzatore, sia il software, però devono essere predisposti per questo tipo di scrittura.

Interrogate ulteriormente il commesso: il masterizzatore supporta la modalità CD-TEXT (quella che permette di inserire nei CD audio delle informazioni testuali)? Ma, soprattutto, che tipo di interfaccia ha il masterizzatore? A 30 euro, è probabile che sia EIDE, ma è sempre bene accertarsene.

Un’ultima cosa: nella confezione è compresa una versione integrale del software di masterizzazione?

Moduli di memoria RAM

Se il PC arranca, se Windows Xp è lentissimo, se non potete aprire più di due applicazioni alla volta, è arrivato il momento di aggiungere un po’ di RAM. Guai a voi, però, se vi recate nel negozio senza la dovuta preparazione. Per intenderci, non potete chiedere: “Mi dà un banco di memoria RAM?”, come se foste dal macellaio o in panetteria. Il commesso, giustamente, vi rimanderebbe a casa. Dove, per inciso, dovreste aprire il case del PC e controllare, nell’ordine:

– Che tipo di memoria è installata sulla scheda madre (DDR, SDRAM e via dicendo);

– la frequenza della memoria installata (100 MHz, 133 MHz…);

– se ci sono banchi di memoria liberi (altrimenti dovrete sostituire quella giù presente).

Dopo aver fatto i “compiti” (al limite facendovi aiutare da un software specifico come PCWizard, www.cpuid.com/pcw.php, se non volete aprire il case del PC) potete tornare ed esigere il tipo di RAM compatibile con il vostro computer.

Software

–          Scusi, vorrei comprare Office Xp, ma il mio computer è un po’ datato. Quali requisiti servono, per installarlo?

Il commesso, prontamente, recupera la scatola del prodotto. La gira e la rigira, fino a quando inizia a recitare:

–          Occorre disporre di un processore Pentium 133 MHz, 32 Mb di RAM, 249 Mb di spazio libero su disco e un monitor VGA…

Sfidiamo chiunque a installare Office Xp su un sistema del genere. Se il commesso è onesto, invece, vi dirà che se non avete un processore a 600 MHz, almeno 128 Mb di RAM, un paio di Gigabyte liberi su disco, potete pure lasciar perdere.

Per quanto concerne altri software, invece, tempestate il commesso con le seguenti domande:

– Sono previsti aggiornamenti scaricabili (gratuitamente!) da Internet?

– Si tratta dell’ultima versione del programma? Soprattutto se il prezzo è in saldo, dubitatene.

– È prevista l’assistenza? E se sì, bisogna chiamare numeri verdi o a pagamento?

– Il manuale è cartaceo o su CD-ROM? Ma soprattutto: il manuale è in italiano?

Scheda audio e scheda video

–          Guardi, questa scheda audio è ideale per ascoltare gli MP3 sul suo PC!

Le varianti di questa frase (senza senso) sono molte. Basta sostituire ad “ascoltare gli MP3”, le espressioni: “Vedere i DVD”, “Giocare con i videogame”, “Sentire le radio su Internet” e via dicendo. Non scherziamo: blocchiamo subito il commesso e parliamo di cose serie. In particolare, fategli aprire la confezione e pretendete che vi vengano descritti tutti i connettori di ingresso e uscita della scheda. In ogni caso, controllate che si siano almeno tre uscite audio stereofoniche, un ingresso analogico (nel caso vogliate digitalizzare la musica proveniente da una fonte analogica come il giradischi), la presa per il microfono, il joystick/MIDI (generalmente disponibile su tutti i modelli) e, soprattutto se è prevista un’uscita Dolby Digital (AC3), utile se volete godere al meglio dei vostri film in DVD, sfruttando anche l’impianto home theater.

Scheda video

–          Questa scheda video è un gioiello: pensi che, grazie alle sue prestazioni 3D, potrà navigare più velocemente su Internet e lavorare al meglio con i programmi di fotoritocco!

Quanti siti Internet sviluppati con tecnologia 3D avete mai visitato? Due, tre, quattro a dir tanto? Ma soprattutto, chi glielo spiega al commesso che il fotoritocco è bidimensionale? Mettiamo le cose in chiaro: una scheda 3D serve solo se dovete giocare.

Quel che più conta, ovviamente, è il numero e il tipo di uscite video disponibili.

–          Grazie a questa scheda, può collegare il computer al televisore di casa.

Questo vuol dire che è presenta un’uscita TV-OUT. Verificate se si sta parlando di un connettore composito o S-VHS. In questo caso, il televisore dovrà disporre di un ingresso S-Video o una presa SCART libera, oppure un ingresso RCA (di colore giallo, accanto a quelli audio bianco e rosso).

–          Può anche digitalizzare il contenuto di una videocassetta…

Significa che è presente un ingresso S-VHS.

–          Può anche collegare contemporaneamente due monitor, visualizzando immagini diverse…

Qui si parla di una scheda “dual head”.

Una delle cose fondamentali da chiedere è se si tratta di una scheda PCI oppure AGP: nel primo caso la scheda andrà inserita in uno degli slot bianchi della scheda madre (è facile che ce ne siano di liberi nel vostro computer, comunque controllate!); nel secondo caso, invece, utilizza uno slot di collegamento predisposto solo per la grafica del PC, ed è ideale per la grafica 3D: verificate se avete a disposizione il relativo connettore marrone (ce n’è solo uno, al contrario del PCI) sulla scheda madre.

Altra informazione fondamentale è la quantità di memoria RAM della scheda video: questa memoria viene sfruttata dal processore grafico per velocizzare le operazioni e può essere normale DRAM oppure RAM dedicata alle funzioni grafiche. Verificate che sia almeno di 64 Mb.

Computer portatili

Eccovi la pubblicità di un computer portatile:

–          Il notebook XY, grazie al potente processore YZ, alla scheda grafica, alle uscite multimediali e alla lunga durata delle batterie, è il computer ideale per studiare, giocare e navigare in Internet in ogni momento della giornata.

In ogni momento della giornata? Che sia di mattino presto o di sera tardi, però, vorremmo sapere di che portatile si tratta. Ci aggiriamo per il supermercato e, nelle vetrine, vediamo esposti dei bellissimi notebook con a fianco, per esempio, questo cartellino: Processore Centrino 1,4 GHz, 512 Mb di memoria RAM, hard disk da 40 Gigabyte, display 15 pollici, super combo drive (masterizzatore CD-RW + lettore DVD), modem 56 K, scheda di rete 10/100, sistema operativo Windows Xp.

Molto bene: un ottimo prodotto. Peccato, però, che serva un supplemento di indagini. La cosa più importante è informarsi sulla batteria, il tallone di Achille di questi dispositivi: di che tipo è? Quanta autonomia ha? Quanto costa la batteria di ricambio? L’ideale è che sia montata una batteria agli ioni di litio, che ha una durata superiore rispetto alle batterie convenzionali.

Informatevi poi sulla RAM: fino a quale quantità è espandibile?

Chiedete, poi, di mostrarvi il retro del computer, e di descrivervi minuziosamente tutte le porte. Verificate che vi siano, oltre alle consuete porta parallela e USB (verificate che siano 2.0), anche una FireWire, la PCMCIA e al limite un’uscita digitale SPDIF.

Verificate che insieme al portatile vi venga dato anche il CD-ROM di installazione di Windows Xp e dei driver: vi serviranno sicuramente per eventuali reinstallazioni.

Mai dire mail

spam

Oggi sono stato costretto abbandonare il mio vecchio, storico indirizzo di posta elettronica. È stato un trauma, esattamente come cambiare indirizzo civico. Ho dovuto spedire e-mail di avviso a destra e a manca, cambiare le impostazioni di alcuni programmi e di una dozzina di servizi on-line, e molto altro. Qualche ora persa.

D’altro canto, però, sono contento: quell’indirizzo di posta, dopo anni di onorato servizio, era diventato una latrina, un cassonetto dei rifiuti altrui. Come una cassetta postale condominiale. Ogni giorno ricevevo 60/70 e-mail (non esagero!), delle quali una dozzina da esseri umani (!?!), o per servizi utili (home banking, fax, notifiche di aste on-line e così via). Il resto era tutto spam, un alternarsi di missive da vietare ai minori e offerte demenziali. A volte, lo ammetto, le leggevo; ma solo per farmi due risate. Voglio dire: ma c’è davvero qualcuno che si allunga il pene via e-mail? O qualcuno che fa incetta di viagra, beveroni dimagranti o anche solo di una partita di Nutella on-line? Esiste una persona sana di mente che fornisce il proprio numero di carta di credito a uno spammer? Conoscete qualcuno che ha comprato una laurea all’università di Shreklandia, o un diploma alla High School di Topolinia? Davvero, sono curioso: mi piacerebbe proprio incontrare qualcuno che crede di poter diventare ricco perché un principe africano, per sbloccare la propria eredità miliardaria, necessita di un accredito in conto corrente. Fatemelo conoscere (l’ingenuo, non il principe): avrei da vendergli un vecchio indirizzo di posta elettronica, usato, malconcio e non funzionante, ma risalente alla fine degli anni Novanta. Un cimelio.

Insomma, ricevevo talmente tanta posta spazzatura che persino i più rinomati programmi anti-spam erano diventati inservibili, arrancavano, chiedevano pietà. Alcuni di questi m’inviavano e-mail di notifica della pulizia della posta: altra posta indesiderata. Un circolo vizioso.

Alcuni servizi cui mi ero iscritto non permettevano la cancellazione. Sarebbe giusto accompagnarli con un disclaimer, del tipo: “Attenzione: questo servizio sarà tatuato sulla vostra casella e-mail. La sua cancellazione richiederà una delicata operazione di asportazione dell’indirizzo di posta…”. Almeno uno lo sa, e si organizza.

Alcune newsletter si presentavano all’improvviso, non richieste, non volute. Come i brufoli. Altre invece arrivavano con cadenza incostante, random, imprevedibile. Per non parlare di qualche scocciatore che, incredibilmente, riusciva persino a “fregare” il blocco mittenti indesiderati, cambiando indirizzo di posta. O forse identità (quella vera, non quella elettronica).

E che dire, invece, del simpaticone di turno che, credendo di fare cosa gradita, inondava la posta con barzellette dell’italiano, del francese e del tedesco…, filmati così grossi da intasare la casella, catene di sant’Antonio con minacce di maledizioni, ritorsioni, malocchi e riti voodoo se non inoltravo la porcheria a dieci, ignari, malcapitati. Che sia maledetto.

Insomma, cambiare indirizzo e-mail è un po’ come ricominciare tutto daccapo, fare piazza pulita, tabula rasa. È come abbandonare tutto, e andare a vivere altrove. Magari in Africa; dove, con un computer e un indirizzo e-mail, si può diventare ricchi.

Mi dispiace, devo andare…

sorry

Vi sarà certamente capitato di ricevere telefonate di operatori che cercano di rifilarvi questo o quel servizio. Un incubo. Solo nell’ultima settimana hanno provato a rifilarmi un abbonamento ADSL (sfortunatamente ce l’ho già: Libero Infostrada…), le partite dei mondiali in esclusiva su Sky (l’operatrice, a un mio rifiuto, ha risposto scandalizzata che non capivo l’importanza di vedere tutte le gare a “soli” 99 euro!) e delle strabilianti tariffe telefoniche tutto incluso (tranne le telefonate…). Insomma, non sapevo più come liberarmi da questo fardello; scommetto che anche i testimoni di Geova e i venditori porta a porta non ne possono più…
Finalmente, però, ho trovato una soluzione: il sito inglese Sottygottago (Scusi, devo andare). Non si tratta solo di scuse prefabbricate: esiste anche un supporto audio per renderle credibili. Se volete sostenere che qualcuno stia bussando alla porta, potete scaricare la registrazione di un vero “toc, toc!”; se vi chiamano sul telefono di casa, potete simulare la suoneria di un altro apparecchio, e dire che vi chiamano sull’altra linea, o sul cellulare. Esistono file audio di ogni tipo: il traffico, l’allarme della macchina, il bambino che piange e, se volete esagerare, un’irruzione della polizia nella vostra casa (Mani contro il muro!); persino uno sbarco di alieni in stile Orson Wells…
Ora scusate, devo andare: Bill Gates è al telefono; il suo PC si è bloccato e vuol sapere come riavviare Windows.

Il tasso è zero, l’esborso è tutto

tasso

Sul N. 182 di Computer Idea (31 gennaio), troverete un articolo sui volantini pubblicitari che intasano le nostre cassette postali condominiali; su quanto siano veritiere, attendibili e utili (poco, pochissimo e quasi nulla) le inserzioni delle grandi catene di distribuzione.
A margine di quei volantini, spiccano le offerte di pagamento dilazionato, di finanziamenti apparentemente convenienti (“tasso zero!”). Questo perché, ormai, il credito al consumo sta spopolando. Non sappiamo dire se sia una buona e giusta, o una cattiva notizia. È buona se si considera che questo metodo di acquisto permette a molti utenti di entrare immediatamente in possesso di oggetti che poi pagherà un tot al mese, e che probabilmente non potrebbe comprare in contanti. È una cattiva notizia se invece si considera che il livello di indebitamento delle famiglie sta crescendo a dismisura, a volte in modo assolutamente incontrollato (molte famiglie hanno un livello di indebitamento insopportabile). Spesso sui volantini pubblicitari si annunciano queste forme di finanziamento, non sempre con termini comprensibili. Facciamo un po’ di chiarezza, prendendo a esempio alcune frasi che si trovano sui volantini in questo periodo.

“Scegli tu se pagare a maggio 2007 in una unica soluzione senza interessi”

Accanto a questo frase c’è un asterisco: leggete sempre con attenzione le clausole riportate nella stessa pagina! In questo caso è possibile pagare l’importo nell’anno successivo, allo stesso prezzo. Leggendo bene, però, scoprirete che l’importo minimo finanziabile è di 200 euro, e la rata minima è di 10 euro.

Il TAN

Il TAN (Tasso Annuo Nominale) è il tasso di interesse puro applicato a un finanziamento. Si utilizza, solitamente, come termine di paragone con il tasso di rendimento delle attività finanziarie, con il tasso di sconto e così via. La differenza tra TAN e TAEG è che il primo è il tasso di riferimento delle rate; il secondo, più completo, include nel calcolo tutti gli oneri, anche quelli accessori. Spesso si trova l’indicazione di tasso zero (TAN 0), ma il prestito risulta tutt’altro che conveniente perché il TAEG è del 9 o 10% (per finanziamenti poco consistenti, per esempio di 250 euro)!

Il TAEG

Il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), invece, è l’indicatore di tasso di interesse di un’operazione di finanziamento (per esempio un prestito, l’acquisto rateale di beni o servizi), ora conosciuto come ISC (Indice Sintetico di Costo). È espresso in percentuale ed indica il costo effettivo del finanziamento. I parametri che determinano il TAEG o ISC sono fissati per legge: oltre alla struttura del rimborso finanziario, rientrano nel calcolo tutte le spese accessorie obbligatorie inerenti all’atto del finanziamento, come le spese di istruttoria della pratica, la commissioni d’incasso e le assicurazioni obbligatorie. Nel TAEG trovate tutto!

“Salvo approv. delle soc. finanziarie”

L’approvazione delle società finanziarie significa che dovete avere i requisiti per ottenere il prestito, come quando chiedete un mutuo o un finanziamento a una banca. Per esempio, verranno effettuati controlli sulla vostra solvibilità (la capacità di far fronte ai debiti contratti), sulla vostra “storia finanziaria” e su altri finanziamenti in corso.

“Le promozioni finanziarie o/e di sconti non sono cumulabili”

Se un prodotto è già scontato o è soggetto ad altre promozioni (per esempio la celebre “Prendi tre paghi due”) non è possibile applicare anche questo sconto del 20%.

Disporsi su due… “file”

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Passo troppo tempo al computer. Lo uso per lavoro e per svago, lo studio, ne leggo, ne parlo. Me ne sono accorto stamane: ero in un ufficio pubblico (maledicendo il fatto che vi siano ancora delle pratiche che non si possono fare on-line, via Internet) e, a un certo punto, ho letto un cartello che recitava: “Disporsi su due file”. Niente di strano, direte voi: ci saranno stati due sportelli aperti. Beh, il problema è che ho letto l’ultima parola come “fail”, come se si trattasse di documenti digitali.
Ci ho messo un po’ a capire che la parola era italiana…
Non è la prima volta che mi capita: in un libro di storia avevo letto la parola “avi” (nel senso di antenati), e mi chiedevo cosa c’entrassero i DivX (che, appunto, hanno estensione “.avi”). Su un manuale d’arte ho letto la parola “icona”, e automaticamente ho avuto l’istinto di fare doppio clic con l’indice. Spesso, quando vedo scritto “Nero”, non penso al colore, ma al software di masterizzazione. Per non parlare poi delle macchine targate “Personal Computer” (PC, Piacenza), dell’“Alice” che non è più sottolio, delle cerniere dei jeans… compresse (ZIP), della Formula Uno ridotta a un tasto funzione (F1), delle “cartelle” che non stanno più sulle spalle degli studenti e, quel che è peggio, della canzone di Battisti “Motocicletta, dieci Hewlett-Packard” (HP)…
Vi prego: ditemi che capita anche a voi!

Separazioni… virtuali

Come insegna il film “La guerra dei Roses”, la parte più difficile di un divorzio, o anche solo di una separazione, consiste nella divisione dei beni. A chi spetta la credenza, il tagliaerba e la collezione di DVD? Per questo, alcuni studiosi australiani della Victoria University di Melbourne hanno messo a punto il “Family winner”, un programma che permette di lasciare questa impellenza al… computer! In pratica, sfruttando l’intelligenza artificiale e i postulati della teoria dei giochi, il computer si occupa di… litigare al posto dei coniugi: le coppie devono rispondere a un questionario, dove ciascuno inserisce le proprie priorità nella divisione di gatto, automobile e persino dei figli. Al termine della simulazione, gli ex innamorati potranno stampare la lista dei relativi beni. Maggiori informazioni su questo progetto si trovano qui (si tratta di un file PDF in lingua inglese).
Si annunciano tempi duri per gli avvocati matrimonialisti…

Aste toste

Tramite le aste on-line, ormai, si vende di tutto. Molti utenti stanno letteralmente svuotando soffitte e scantinati, mettendo all’asta qualsiasi cianfrusaglia: dai vecchi dischi ai libri d’annata, dai pezzi d’arredamento alla Vespa.
Ma c’è chi esagera. Ogni tanto, infatti, c’è chi tenta di piazzare articoli quantomeno inconsueti: la propria nave da guerra (http://snipurl.com/leqn), una pizza e una birra in compagnia (http://snipurl.com/lerh), un soprammobile a forma di bara (http://snipurl.com/leri) e, last but non least, il tappo “Millenium bug” (http://snipurl.com/lerl).
In passato abbiamo visto anche di peggio: inserzioni di persone che volevano sbolognare la suocera (per disperazione), una moneta da due euro usata (occasione: a soli 1,99 euro!), la propria anima (non necessariamente al demonio), una scarpa (non il paio, una sola!), Windows 94 (no, non 98, proprio la versione… 94!) e il Pianeta Terra (usato, ma in buone condizioni…); oppure utenti che affittavano la propria fronte (o altre parti del corpo…) come spazio pubblicitario a qualsiasi inserzionista.
Visto che il mondo delle aste on-line è sempre più pericoloso (ricco com’è di truffe e raggiri d’ogni sorta), almeno ridiamoci su.

[Putroppo i link non sono più funzionanti, dopo 8 anni…]