Che cos’è la stupidità?

Nei miei studi sui social network, sia per le mie attività di formazione aziendale che per gli approfondimenti del mondo “Genitorialità e tecnologia”, mi trovo spesso a riflettere sulla stupidità. So che con questa affermazione mi sto inimicando molti fan di Facebook e degli altri social, ma sempre più spesso vedo esempi di persone che si comportano in modo davvero stupido. Si va dagli utonti (vi dedicati un eBook tempo fa) ai “webeti” (definizione di Mentana), dai commentatori stupidi (vedi un vecchio articolo de Il Post) a studi accademici: anni fa Nicholas Carr dedicò un libro alla domanda cruciale: Internet ci rende stupidi? Più probabile che gli stupidi trovino in Internet un nuovo palcoscenico…

Una definizione (matematica) di stupidità

Un libro in particolare mi ha aiutato a partire dalla radice del problema: che cos’è la stupidità? Si tratta del testo “Il potete della stupidità” di Giancarlo Livraghi, opera che rappresenta una summa di tutti gli interventi sul suo bel blog: www.gandalf.it.

Tra l’altro Livraghi cita un altro testo fondamentale: “Le leggi fondamentali della stupidità umana” di Carlo Cipolla. Dobbiamo a Cipolla le tre leggi fondamentali sulla stupidità:

1) Si tende sempre a sottovalutare il numero di stupidi in circolazione.

2) La stupidità è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona: è ugualmente diffusa in tutta l’umanità.

3) La persona stupida causa un danno a un’altra persona o a un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendone un danno.

A partire dalla terza legge di Cipolla, Livraghi usa un piano cartesiano per definire la stupidità a partire quindi dagli effetti:

In questo grafico stupidologico si incrociano due dimensioni. Sull’asse delle X c’è all’estremo sinistro farsi del male e a quello dentro far del bene a sé. Sull’asse delle Y troviamo in basso far del male agli altri e in alto far del bene agli altri. Ecco i risultati.
Nel quadrante I troviamo quelli che fanno bene a sé e agli altri: sono gli intelligenti.
Nel quadrante IV, ovvero quello sottostante all’I, ci sono i banditi perché arrecano danno per trarne vantaggio.
Nel quadrante II ci sono quelli che ricevono un danno dall’aiutare gli altri, sono quindi sprovveduti o, meglio, benefattori.
Arriviamo finalmente al quadrante III dove ci sono quelli che arrecano danno a sé e agli altri: gli stupidi!

I corollari di Livraghi

Il messaggio più importante che si trova nel libro di Livraghi, anzi il suo corollario numero uno (di tre), è chiaro: quasi nessuno è totalmente stupido e soprattutto nessuno può illudersi di essere sempre intelligente. Perciò è necessario tener conto della componente di stupidità, come di altre categorie di comportamento, che è presente in ognuno di noi.

Il suo secondo corollario è questo: quando la stupidità di una persona si combina con la stupidità di altre, l’effetto aumenta in modo geometrico. In pratica le folle possono essere molto più stupide di quanto siano le singole persone.

Il terzo corollario è invece questo: la combinazione delle intelligenze di persone diverse è più difficile della combinazione di stupidità. Le persone stupide possono aggregarsi istantaneamente in un gruppo, mentre le persone intelligenti funzionano come gruppo solo quando si conoscono bene e hanno esperienza nel lavorare insieme.

Il libro approfondisce anche altri argomenti molto interessanti: dalla legge di Murphy alla stupidità della burocrazia, dalla superstizione agli errori di prospettiva, e molto altro ancora.

La bibliografia

I testi citati in questo articolo, e nel libro di Livraghi, si trovano tutti su Amazon:

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento