Come trovo clienti con Google

Come trovo clienti con Google

Quando faccio alcuni corsi come quello sull’uso strategico dei social network o sul brand journalism, spiego anche come sfruttare la Rete a scopo commerciale, per fare l’unica cosa che vogliono tutte le aziende del mondo: trovare clienti.

Durante uno degli ultimi corsi un signore ha alzato la mano e mi ha detto: “Non sei il primo formatore che sento parlare di questi temi. Ma, scusami, sono un po’ scettico. Non hai idea di quanti consulenti e docenti ho incontrato in vita mia che insegnavano come fare soldi e poi erano senza una lira. Tu, che ci stai spiegando come trovare clienti con il Web, trovi clienti con il Web?”.

Passato il primo momento di smarrimento – il tono non era dei più concilianti – ho abbandonato per un momento le slide con la lezione e sono andato alla lavagna. Ho scritto tre cose:

domanda consapevole specifica

– domanda consapevole generica

– domanda inconsapevole.

Poi ho detto: “Ora vi mostro, praticamente, come trovo clienti con Google io”.

Ho spiegato che ormai faccio solo il formatore, vendo corsi. Ho preso a esempio un mio corso: quello sui pericoli della Rete che organizzo per scuole, associazioni di genitori o per tutti. Chi vuole seguire un mio corso e mi conosce, per esempio perché mi ha visto a un evento pubblico, mi cercherà. E dove cercano tutti? Sui motori di ricerca, in particolare su Google (oltre il 90% degli italiani usa Google per le ricerche). Se cercano “Gianluigi Bonanomi” (ricordo che le virgolette servono per circoscrivere i risultati a quelli che contengono entrambe le parole), ecco che cosa trovano:

Chi ha questa domanda consapevole specifica in testa, finisce sul mio sito, dove può curiosare tra i miei libri e articoli, ma soprattutto vi trova i miei corsi. Tra questi anche il corso sui pericoli della Rete. Potrebbe cercare anche “Bonanomi corso pericoli rete”: ancora meglio.

Dopo questo primo scenario ideale, c’è invece un caso più frequente: quello della domanda consapevole generica. Qualcuno sta cercando un corso sui pericoli della Rete ma non sa che li faccio (anche) io. Quindi la query di ricerca sarà: “corso pericoli della Rete”.

Anche in questo caso, per fortuna, al primo posto della SERP (acronimo che sta pagina dei risultati del motore di ricerca) ci sono io, indirettamente, con un corso che tengo con l’associazione Salvagente.

Terzo scenario, il più complicato. Il cliente non sa di esserlo. La domanda c’è ma è inconsapevole. È potenziale. Che cosa significa? Che le persone stanno cercando qualcosa su Google e non sanno che il loro problema ha una soluzione. Esempio concreto, sempre riferito al mio caso: uno dei maggiori problemi dei genitori è l’uso dello smartphone da parte dei figli; per esempio si chiedono se i loro (giovani) figli possano usare o meno WhatApp. Quindi potrebbero cercare su Google la frase “età minima uso WhatsApp”.

Dopo il primo risultato, che ovviamente corrisponde al sito di WhatsApp, e un risultato di Giunti Scuola, dove la risposta riportato è oltretutto sbagliata (quantomeno non aggiornata, si legge infatti che l’età minima sarebbe di 16 anni, e non è più così da un pezzo), si trova il mio sito, un mio articolo dove parlo proprio di quel tema e dove, in coda, come “chiamata all’azione” (la cosiddetta call to action), ho piazzato l’invito a informarsi sui miei corsi inerenti i pericoli della Rete. La domanda inconsapevole può essere facilmente intercettata anche usando i social network, per esempio sponsorizzando un post in modo che venga visualizzato da chi potrebbe essere interessato un corso sui pericoli della Rete.
Ecco come uso Google per trovare clienti.

Se vuoi organizzare un corso sull’uso strategico della Rete e dei social per trovare clienti, scrivimi.

 

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