Computer e calcio: il caso “Milan Lab”

[articolo del 2003]

Un mix di tecnologia, scienza e informatica sta rivoluzionando il mondo del calcio professionistico, grazie all’esperienza pilota del “Milan Lab”.

milanlab

Cosa c’entrano Rivaldo con il software, Shevchenko con i processori e Nesta con il cablaggio? La risposta è semplice, di sole due parole: “Milan Lab”.

Questo progetto dell’A.C. Milan parte da un assunto molto semplice: utilizzare le tecnologie e le soluzioni informatiche più evolute nel mondo del calcio, e in particolare nello studio e nella pianificazione dell’attività fisica dei campioni di serie A. Del resto, quando si parla di “fisici” che valgono milioni di euro, ogni accorgimento può risultare determinante: in tal senso un ottimo processore, un sistema cablato per la trasmissione dei dati e un software per la loro elaborazione, possono dare dei risultati sorprendenti. È per questo che la società presieduta da Adriano Galliani ha pensato di avviare un paio d’anni or sono questo progetto (inizialmente sperimentale, ora operativo a tutti gli effetti) grazie alla partnership con dei grossi nomi del mondo informatico, quali AMD, Unisys e CA (Computer Associates).

Vediamo come funziona il Milan Lab, un progetto unico al mondo e costato la bellezza di 2,5 milioni di euro. Si tratta di un vero e proprio centro di sperimentazione che elabora ricerche scientifiche ad alto contenuto tecnologico, situato nel cuore del centro sportivo di Milanello. In pratica, ogni due settimane i giocatori della squadra rossonera si sottopongono a una serie di test che consentono di rilevare dati fisiologici, ortopedici e meccanici sulla loro struttura e condizione fisica (e persino di carattere psicologico o alimentare): informazioni che grazie a una particolare struttura, detta “rete neurale” e sviluppata nell’ambito degli studi sull’“intelligenza artificiale”, vengono convogliati nel laboratorio di calcolo, dove sono elaborati dai computer.

A che servono, questi dati? È stato scientificamente provato che si possono effettuare delle previsioni come un probabile infortunio o il rendimento scadente di un calciatore, grazie all’analisi di determinati eventi quali infortuni, prestazioni e rendimento. Chiaramente sono esclusi eventi non ponderabili, come l’infortunio da trauma: il computer non può prevedere se un “terzinaccio” entrerà in gamba tesa su un milanista; o, per lo meno, non è ancora in grado di farlo…

Sarà un caso, ma lo scorso anno il Milan aveva l’infermeria costantemente piena, mentre quest’anno si sono registrati pochissimi infortuni. Tant’è che a volte lo stesso mister Ancelotti effettua le proprie scelte basandosi sui dati raccolti dal Milan Lab: per esempio per risolvere il ballottaggio tra due giocatori di pari ruolo, ma non certo per scegliere il modulo da schierare…

In ogni caso questo insieme di studi rappresenta un supporto importante per il lavoro settimanale, per la preparazione dei giocatori durante gli allenamenti, che consente così di evitare l’iper-affaticamento o eccessivi carichi di lavoro. Una grossa mano per il preparatore atletico Daniele Tognaccini, non a caso responsabile del progetto Milan Lab.

Basti pensare, inoltre, che lo scorso anno, durante la campagna di rafforzamento estiva, alcuni grossi nomi sono stati scartati dopo aver svolto intere giornate di test proprio nel Milan Lab. Forse per evitare un altro caso Redondo?

Niente di straordinario, né tantomeno di paranormale: si tratta solo di dati, un’infinità di dati e niente più. Ma la straordinarietà del Milan Lab sta proprio in questo: creare un database sempre più importante e completo che consenta di ridurre i margini di errore delle previsioni, visto che la struttura della rete neurale si sviluppa proprio come un essere umano: alimentandosi. Più dati contiene, meglio è: attualmente negli hard disk del laboratorio sono salvati oltre mezzo milione di dati, quota che cresce visibilmente di giorno in giorno. Come sostengono gli stessi responsabili della società milanista, il Milan Lab non fa vincere le partite o i campionati; però aiuta.

Probabilmente in futuro questo modello potrà essere utilizzato da chiunque: dall’impiegato alla casalinga, tutti potremo tenere sotto controllo il nostro stato psico-fisico, e prevedere (più o meno esattamente) quando ci ammaleremo o saremo al top della forma; peccato che noi, al contrario di Inzaghi e Seedorf, non abbiamo sostituti…

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento