Disporsi su due… “file”

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Passo troppo tempo al computer. Lo uso per lavoro e per svago, lo studio, ne leggo, ne parlo. Me ne sono accorto stamane: ero in un ufficio pubblico (maledicendo il fatto che vi siano ancora delle pratiche che non si possono fare on-line, via Internet) e, a un certo punto, ho letto un cartello che recitava: “Disporsi su due file”. Niente di strano, direte voi: ci saranno stati due sportelli aperti. Beh, il problema è che ho letto l’ultima parola come “fail”, come se si trattasse di documenti digitali.
Ci ho messo un po’ a capire che la parola era italiana…
Non è la prima volta che mi capita: in un libro di storia avevo letto la parola “avi” (nel senso di antenati), e mi chiedevo cosa c’entrassero i DivX (che, appunto, hanno estensione “.avi”). Su un manuale d’arte ho letto la parola “icona”, e automaticamente ho avuto l’istinto di fare doppio clic con l’indice. Spesso, quando vedo scritto “Nero”, non penso al colore, ma al software di masterizzazione. Per non parlare poi delle macchine targate “Personal Computer” (PC, Piacenza), dell’“Alice” che non è più sottolio, delle cerniere dei jeans… compresse (ZIP), della Formula Uno ridotta a un tasto funzione (F1), delle “cartelle” che non stanno più sulle spalle degli studenti e, quel che è peggio, della canzone di Battisti “Motocicletta, dieci Hewlett-Packard” (HP)…
Vi prego: ditemi che capita anche a voi!

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