Posso vendere i contenuti generati da ChatGPT? (e altre FAQ sul tema I.A. e copyright)

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Tutto il mondo è impazzito per il tema intelligenza artificiale, ChatGPT in particolare. Lo è anche il mondo editoriale, per due motivi: primo perché chatbot che scrivono più velocemente e (a volte) meglio degli umani possono stravolgere quel settore e quel mercato. Secondo perché, da un annetto a questa parte, ogni settimana escono diversi titoli legati all’I.A. (a breve ne partorirò uno anche io, ma non posso anticipare nulla).

Tra i molti titoli che ho letto in questi mesi, mi sento di segnalare “L’autore artificiale” del collega di casa editrice (Ledizioni), l’avvocato Simone Aliprandi, esperto di lungo corso di editoria e questioni legali. Il libro, snello e concreto, rappresenta un bel punto di partenza per esplorare un tema caldissimo: I. A. e diritto d’autore. Si parte da questo presupposto: nel Novecento, la creatività era considerata il requisito fondamentale per la protezione individuale di un’opera. Ma che cosa succede quando la creatività è generata da una macchina, un algoritmo, un HAL 9000? In questo pezzo ho raccolto quattro domande e risposte per invitarvi ad approfondire, leggendo il testo.

1. L’intelligenza artificiale può essere creativa?

L’I.A. può elaborare dati e generare contenuti che sembrano creativi, ma la questione è se questa “creatività” sia riconoscibile legalmente. Attualmente, la legge è orientata verso un concetto di creatività strettamente antropocentrico. L’autorialità è considerata una prerogativa umana, e l’idea di un autore non umano mette in discussione il concetto tradizionale di creatività. Dal quadro realizzato dall’asino Lolo al “selfie della scimmia”, questi casi sollevano domande sul diritto d’autore. Tuttavia, la legge attuale richiede un “autore umano” per la protezione del copyright.

2. Le opere create con l’ausilio dell’I.A. sono protette da diritto d’autore?

Se un’opera è generata con l’ausilio dell’I.A., come nel caso di un grafico che utilizza Photoshop, l’atto creativo è considerato umano e l’opera è protetta. E le opere generate interamente da I.A.? In questo caso, la situazione è più complessa. Alcuni sostengono che dovrebbe essere introdotta una nuova categoria di “opere generate da computer” (CGW), come previsto dal diritto britannico dal 1988.

3. Posso vendere i contenuti generati da ChatGPT?

Secondo i termini di servizio di OpenAI, l’utente detiene i diritti sull’output generato. Tuttavia, è responsabilità dell’utente assicurarsi che il contenuto non violi alcuna legge o diritto d’autore.

Ecco che cosa appare sul sito di OpenAI, nelle FAQ:

4. Cosa succede se l’I.A. genera contenuti simili o identici a quelli di altri utenti oppure se viola il copyright?

OpenAI avverte che, a causa della natura dell’apprendimento automatico, i servizi potrebbero generare output simili o identici, sollevando nuove questioni legali. Se si viola il copyright, attualmente, la responsabilità ricade sull’utente che ha generato il contenuto.

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