“Computer anche no”: la mia intervista per Wired (dicembre 2020)

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Nel numero invernale di Wired il giornalista Antonio Dini mi ha intervistato sulla mia attività di educatore digitale nelle scuole:

La giornata di un formatore comincia con una lezione-conferenza in una scuola della provincia milanese. Siamo in tempi pre-Covid, quando ancora ci si poteva frequentare di persona. Gianluigi Bonanomi va alla lavagna, prende il pennarello cancellabile e chiede agli studenti: quali app social avete sul vostro smartphone?
È un crescendo. «In media», dice, «in una classe di 25 ragazzi possono venire fuori anche 34 applicazioni diverse. Dai soliti
noti, come TikTok e Instagram, alle più particolari, fino a quelle mai sentite, roba semisconosciuta agli over 20». La lista, dunque, è lunga: alcune sono tool per i videogiocatori come Discord, altre sono social peer-to-peer tipo Mastodon. ThisCrush, invece, permette di confessare in modo anonimo la cotta per il compagno di banco; Tellonym, nata dalle ceneri di Ask.fm (piattaforma web bruciata dalle app mobili), è basata sullo stesso concetto: tell anonymously, diglielo di nascosto. «Alcuni di questi ragazzi non sapranno mai creare un documento Word e inviarlo con una mail da Outlook», dice Bonanomi, «anche perché spesso non hanno o non usano il pc. Ma sono campioni di un altro sport, per così dire. Sono nati sullo smartphone e cercano di restarci il più possibile».

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