LinkedIn per neolaureati: ecco i consigli per sfruttarlo al meglio

Sono stato intervistato dalla casa editrice Alphatest per il loro magazine. Questo il risultato.

LinkedIn e neolaureati: due concetti che possono sembrare un ossimoro, come “fuoco bagnato” o “tasse piacevoli”. Invece non è così, e saperlo può fare la differenza per la vostra carriera professionale ancora agli inizi. Ci dà qualche dritta in merito Gianluigi Bonanomi, esperto di LinkedIn e formatore sulla comunicazione digitale, con alle spalle centinaia di ore di aula e altrettanti profili revisionati, anche di giovani e neolaureati. Gianluigi è il docente del nuovo corso Alpha Test dedicato a questo argomento.

Gianluigi, se LinkedIn è una sorta di CV online, come può un giovane laureato senza storia lavorativa riempirlo di cose interessanti?

Anzitutto chiariamo l’equivoco: LinkedIn non è un CV online e non va confuso con Monster o InfoJobs. LinkedIn è un social network, per fare rete, e un social media, per pubblicare e posizionarsi nel mondo del lavoro grazie ai contenuti. In pratica, è utile per spingere il “personal branding grazie all’inbound marketing”, per usare un’espressione gergale che provvedo subito a tradurre.

Sarà meglio! Il concetto è quanto mai oscuro.

Faccio un esempio. Stai cenando in famiglia, squilla il telefono, il numero è sconosciuto: «Pronto, sono Mario di Chiamatemoleste srl, la disturbo per chiederle quale operatore telefonico usa attualmente…». Ci risiamo: la solita chiamata di uno sconosciuto per venderti qualcosa. Questo, nel gergo del marketing, si chiama outbound marketing, dove outbound significa “in uscita”. Queste chiamate sono definite “a freddo” perché il cliente non ha la più pallida idea di chi lo stia contattando né perché. Questo tipo di comunicazione ormai non funziona praticamente più.

E invece l’inbound marketing funziona?

Immagina quest’altro scenario. Stai cenando in famiglia e, mentre discuti con i genitori delle prossime vacanze, vi chiedete dove andare in vacanza con il vostro cane. Non ne hai la più pallida idea, allora cerchi con Google: “campeggi animali ammessi”. Spulci tra i risultati, trovi un articolo che elenca e commenta le migliori soluzioni per famiglie con animale al seguito. L’articolo sta su un blog gestito da una catena di campeggi: presenta un modulo dove lasciare il contatto per ricevere un’offerta. Lasci la tua mail e torni al dessert. Il giorno dopo, ricevi un messaggio con tutte le informazioni che cercavi e i contatti per prenotare. Questo, in gergo marketing, è chiamato inbound content marketing: il contatto del cliente è “in entrata”, non più a freddo, perché per attivarlo si sfruttano i contenuti e le domande che lui stesso ha rivolto a Google.

Fermo! Cosa c’entra questo con la ricerca di lavoro e LinkedIn?

Per “attirare” l’attenzione delle aziende o dei recuiter, la tattica vincente oggi consiste nell’usare proprio il principio inbound: su LinkedIn puoi, cioè, decidere di pubblicare uno o più articoli in modo da suscitare l’interesse del potenziale datore di lavoro e puoi inserire nel tuo profilo alcune parole chiave che un recruiter potrebbe cercare.

Resta il fatto che un neolaureato non ha posizioni lavorative da segnalare.

Vero, ma, come mostro sempre in aula ai miei studenti più giovani, i contenuti e le informazioni su cui possono puntare non mancano: esperienze all’estero, stage, tirocini, il progetto della tesi, lavori extra-scolastici, attività culturali e così via. E, soprattutto, possono mostrare il loro interesse per il settore dove vogliono lavorare, condividendo articoli o seguendo guru e aziende.

Altre dritte per giovani o neolaureati alle prese con LinkedIn?

Intendi oltre a fare un corso con me? Eccone tre:

  1. completare per bene il profilo,
  2. puntare sul percorso accademico indicando anche esami e voti,
  3. pubblicare “aggiornamenti di stato” o articoli pertinenti con un ritmo adeguato.

E, naturalmente, guardarsi bene dall’accettare lavori nell’outbound marketing.

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