Mai dire mail

spam

Oggi sono stato costretto abbandonare il mio vecchio, storico indirizzo di posta elettronica. È stato un trauma, esattamente come cambiare indirizzo civico. Ho dovuto spedire e-mail di avviso a destra e a manca, cambiare le impostazioni di alcuni programmi e di una dozzina di servizi on-line, e molto altro. Qualche ora persa.

D’altro canto, però, sono contento: quell’indirizzo di posta, dopo anni di onorato servizio, era diventato una latrina, un cassonetto dei rifiuti altrui. Come una cassetta postale condominiale. Ogni giorno ricevevo 60/70 e-mail (non esagero!), delle quali una dozzina da esseri umani (!?!), o per servizi utili (home banking, fax, notifiche di aste on-line e così via). Il resto era tutto spam, un alternarsi di missive da vietare ai minori e offerte demenziali. A volte, lo ammetto, le leggevo; ma solo per farmi due risate. Voglio dire: ma c’è davvero qualcuno che si allunga il pene via e-mail? O qualcuno che fa incetta di viagra, beveroni dimagranti o anche solo di una partita di Nutella on-line? Esiste una persona sana di mente che fornisce il proprio numero di carta di credito a uno spammer? Conoscete qualcuno che ha comprato una laurea all’università di Shreklandia, o un diploma alla High School di Topolinia? Davvero, sono curioso: mi piacerebbe proprio incontrare qualcuno che crede di poter diventare ricco perché un principe africano, per sbloccare la propria eredità miliardaria, necessita di un accredito in conto corrente. Fatemelo conoscere (l’ingenuo, non il principe): avrei da vendergli un vecchio indirizzo di posta elettronica, usato, malconcio e non funzionante, ma risalente alla fine degli anni Novanta. Un cimelio.

Insomma, ricevevo talmente tanta posta spazzatura che persino i più rinomati programmi anti-spam erano diventati inservibili, arrancavano, chiedevano pietà. Alcuni di questi m’inviavano e-mail di notifica della pulizia della posta: altra posta indesiderata. Un circolo vizioso.

Alcuni servizi cui mi ero iscritto non permettevano la cancellazione. Sarebbe giusto accompagnarli con un disclaimer, del tipo: “Attenzione: questo servizio sarà tatuato sulla vostra casella e-mail. La sua cancellazione richiederà una delicata operazione di asportazione dell’indirizzo di posta…”. Almeno uno lo sa, e si organizza.

Alcune newsletter si presentavano all’improvviso, non richieste, non volute. Come i brufoli. Altre invece arrivavano con cadenza incostante, random, imprevedibile. Per non parlare di qualche scocciatore che, incredibilmente, riusciva persino a “fregare” il blocco mittenti indesiderati, cambiando indirizzo di posta. O forse identità (quella vera, non quella elettronica).

E che dire, invece, del simpaticone di turno che, credendo di fare cosa gradita, inondava la posta con barzellette dell’italiano, del francese e del tedesco…, filmati così grossi da intasare la casella, catene di sant’Antonio con minacce di maledizioni, ritorsioni, malocchi e riti voodoo se non inoltravo la porcheria a dieci, ignari, malcapitati. Che sia maledetto.

Insomma, cambiare indirizzo e-mail è un po’ come ricominciare tutto daccapo, fare piazza pulita, tabula rasa. È come abbandonare tutto, e andare a vivere altrove. Magari in Africa; dove, con un computer e un indirizzo e-mail, si può diventare ricchi.

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