L’odio online: l’intervista a Giovanni Ziccardi

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Nella puntata numero 47 del mio podcast “Genitorialità e tecnologia” il tema era quello dei cosiddetti haters, l’odio online. Per sviscerare il tema ho fatto una chiacchierata con il professor Giovanni Ziccardi.

Chi è Giovanni Ziccardi?

Giovanni Ziccardi è un professore di informatica giuridica all’Università degli Studi di Milano ed è un autore molto prolifico: ha scritto molti testi con protagonista la Rete. È anche un giornalista: tra le altre cose ha fondato la rivista “Cyberspazio”. L’ho intervistato per il podcast sul tema degli haters perché nel 2016 Giovanni ha scritto il libro di riferimento sull’odio online; si chiama proprio così: “L’odio online. Violenza verbale e ossessioni in rete” (vedi L’odio online su Amazon).

L’intervista a Giovanni Ziccardi sull’odio online

Lo spunto per questa intervista mi è venuto mentre ero al cinema. Stavo guardando con mia figlia “Ralph spacca internet”: a un certo punto Ralph diventa una specie di influencer, ma non aveva messo in conto il fatto che sarebbe stato anche bersaglio dei cosiddetti haters. Chi sono gli haters e che cos’è l’hater speech l’ho chiesto a Giovanni Ziccardi.

“Ci sono due accezioni – mi dice Giovanni. – C’è un’idea di odio uscita dalla seconda guerra mondiale e quindi l’odio era tendenzialmente odio razziale, religioso, politico e poi, più o meno alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, odio omofobico. È la paura del diverso. Questa idea di odio è mutata molto con l’avvento delle tecnologie: oggi l’odio viene spesso sollevato anche in discorsi che non riguardano soltanto la politica, la razza, la religione e il sesso, ma anche in discorsi comuni: possono sollevare odio anche una puntata di Masterchef o la finale di Miss Italia, così come un gruppo che parla di alimentazione o vaccini. Quindi definire oggi che cosa sia l’odio online, o meglio l’istigazione all’odio (che è la cosa più grave), non è semplice”.

Ma qual è la differenza tra l’odio attuale e quello tradizionale?

“Sono arrivato alla conclusione, nel mio libro, che oggi qualsiasi discorso, in determinati contesti, può sollevare l’odio online. Non si è più legati alle categorie tradizionali, che restano comunque importanti”.

Qualche indicazioni per i genitori?

“Una prima indicazione deriva da una premessa: nel Nord America c’è, per tradizione e cultura, più attenzione nei riguardi della libertà d’espressione, quindi è più difficile censurare l’odio online: deve essere filtrato se c’è un attacco diretto o un pericolo immediato per il destinatario. È quindi frequente vedere genitori europei che non si spiegano perché alcuni tipi di contenuti siano consentiti o ammessi in piattaforme frequentate dagli adolescenti: la risposta, come detto, è che parliamo di piattaforme nordamericane.
La seconda indicazione è che molti genitori non comprendono l’impatto che le tecnologie hanno nella diffusione dell’odio. In particolare non comprendono la capacità di amplificazione della tecnologia (viralità), la persistenza del dato e la socializzazione dei contenuti.

Spesso la mancanza di dialogo con i figli e la poca comprensione di questi strumenti portano a problemi. In quasi tutti i casi che ho affrontato nel libro, i genitori non avevano la minima idea di come i loro figli e i loro nipoti utilizzassero le tecnologie quotidianamente. Questo è un grosso handicap”.

Per molti le nuove tecnologie hanno peggiorato i fenomeni dell’intolleranza, delle discriminazioni e del bullismo online: è realmente così? La tecnologia è il problema o è semplicemente un amplificatore che ha portato alla ribalta questi fenomeni che già esistevano?

“Nel mio studio ho notato come l’odio in sé, i contenuti d’odio e le espressioni d’odio non siano affatto cambiate negli ultimi negli ultimi anni, o negli ultimi decenni. Ne è cambiata solo l’esposizione e quindi le conseguenze sulla vittima. In generale però il sostenere che sia la tecnologia a generare l’odio è sbagliato, secondo me. D’altro canto, però, non possiamo neanche nascondere il fatto che la tecnologia sia talmente potente che, in mano a ragazzini o bambini, può fare danni”.

Per concludere, come si contrasta l’odio online?

“Nel finale del libro arrivo a una tripartizione dei rimedi:

  1. educazione;
  2. diritto;
  3. tecnologia.Per me occorre infatti ritornare a un’educazione alla legalità, all’affettività, al dialogo con le persone; l’educazione civica digitale, di cui si sente parlare tanto, viene dopo l’educazione civica tradizionale. Chiaramente nei casi più gravi deve intervenire il diritto e quindi la giustizia. Ma tutti noi possiamo usare la tecnologia in positivo: usare dei sistemi di filtro e gli algoritmi, anche dal basso, per controllare l’odio online.

Ascolta l’audio dell’intervista al professor Ziccardi

Ascolta “#47 L’odio online: intervista a Giovanni Ziccardi” su Spreaker.

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