Fatti scoprire: ecco i parametri che usa Google per scegliere quali pagine visualizzare prima

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Se segui i miei articoli, saprai certamente che ho una grande passione per LinkedIn, la principale piattaforma per far incontrare domanda e offerta in ambito business. Lo usano le aziende le cercare talenti, le persone per trovare un lavoro (o un nuovo lavoro), ma è anche uno strumento chiave per spingere i propri servizi B2B e per trovare nuove opportunità di business.

Non puoi però affidarti solamente a LinkedIn, per più motivi. Il primo è che non è detto che tutti lo usino e sono ancora tante le realtà che si limitano alle ricerche su Google (o altri motori di ricerca). Ma non trascurare un altro aspetto: se anche qualcuno ti trova (o trova la tua azienda) sul LinkedIn, la prima cosa che vorrà fare è andare sul tuo sito, o quello della tua azienda. Un sito curato, con contenuti di qualità, fa la differenza, esattamente come il modo in cui ti presenti la prima volta a un interlocutore: puoi essere un genio nel tuo settore, ma un aspetto dimesso e trasandato di certo non contribuirà a fare una buona impressione, e lo stesso vale per il sito.

Alcuni suggerimenti di questo articolo ti permetteranno anche di migliorare la qualità del tuo sito anche se il focus è un altro: in queste righe voglio infatti spiegarti come spiccare nelle ricerche su Google facendo leva sulla SEO, la Search Engine Optimization. Non temere, non ti riempirò la testa di tecnicismi: il mio obiettivo non è quello di insegnarti a spremere quell’1% in più di conversioni nelle vendite. Voglio invece darti alcune indicazioni e suggerimenti alla portata di tutti per aiutarti a “scalare” la SERP di Google e posizionarti meglio nelle ricerche.

Passa subito ad HTTPS se non l’hai ancora fatto

Ci sono due protocolli per erogare pagine web: HTTP e HTTPS. Il primo è obsoleto, il secondo va abbandonato quanto prima. Il fatto è che ancora oggi, navigando online, trovo tantissimi siti, anche di aziende di grandi dimensioni o di seri professionisti, che si appoggiano ancora al protocollo non cifrato HTTP, quindi meno sicuro. Certo, se non vendi prodotti online e quindi non chiedi ai tuoi utenti di inviare dati di pagamento ti potrà sembrare un problema da poco, ma in realtà è un problema enorme. Non solo Google e gli altri motori di ricerca abbasseranno il tuo Ranking Score, fatto che influenzerà il tuo posizionamento nella SERP (pagina dei risultati della ricerca), ma scoccerai anche gli utenti. Sì, perché quando useranno Chrome, verrà visualizzato il messaggio “Questo sito non è sicuro. Vuoi procedere?”. Al di là dell’avviso, che potrebbe preoccupare qualcuno, per raggiungerti un utente dovrà fare almeno un clic in più. Credimi, molti non lo faranno e si fermeranno all’avviso. Insomma, passa di corsa ad HTTPS. Se non sai come fare, chiedilo a chi ti gestisce il sito: è un lavoro semplice e veloce.

La velocità è tutto

L'aforisma: "Il milanese imbruttito ordina un caffè... - Comunicaffè

Viviamo tutti di corsa, c’è poco da fare, e la pandemia non ha fatto che accelerare il tutto. Chi cerca una risposta, la vuole immediatamente, non ha tempo è voglia di aspettare. La figura del Milanese Imbruttito, che ha già aperto la bustina dello zucchero mentre il barista gli sta ancora facendo il caffè, è più diffusa di quanto credi, e non solo aMilano (tutto attaccato, come lo scriverebbe un Imbruttito DOC). E mentre si beve il caffè, il classico Imbruttito tiene in mano lo smartphone e prosegue il business. Naturalmente, pretende che il sito carichi velocemente e devi assicurarti che il tuo sito sia sufficientemente reattivo se non vuoi che la gente lo abbandoni ancora prima che l’homepage sia caricata.

Ma come si giudica se un sito è veloce? Basta usare il servizio PageSpeed Insight di Google: inserisci l’URL del tuo sito per avere un’analisi tecnica. Dopo pochi secondi, ti verrà restituita una pagina contenente uno score e una serie di suggerimenti su come poter migliorare, se necessario, la velocità di caricamento, sia su mobile sia su desktop. Non impazzire per guadagnare un millisecondo: concentrati sui problemi principali, se PageSpeed ne individua qualcuno. Il resto sono piccole ottimizzazioni che possono fare la differenza su siti di enormi dimensioni, tipo Amazon. Se il tuo Score è superiore al 90, significa che hai fatto un ottimo lavoro. Se è inferiore, segui i suggerimenti e cerca di ottimizzare ulteriormente, magari chiedendo supporto a un esperto.

Il mobile prima di tutto

Se ancora concentri la maggior parte della tua attenzione su come si vede il tuo sito da desktop, stai sbagliando tutto. Seriamente. Da quasi 10 anni, infatti, le ricerche su mobile hanno abbondantemente superato quelle da desktop. Non ci credi? Dai un’occhiata alle statistiche del tuo sito e scoprirai che, a meno di casi particolarissimi, più dell’80% del tuo traffico sarà generato da dispositivi mobili. Non puoi non tenerne conto. “Mi stai dicendo che tutte le grafiche e animazioni superbelle che si vedono solo da mobile sono uno spreco di tempo?”. Dipende da quando le hai fatte, ovviamente: un tempo, facevano la differenza. E anche oggi, quegli utenti (pochi in percentuale) che si collegano da un computer potrebbero apprezzarle. Rimane il fatto che la maggior parte delle persone vedrà il tuo sito da smartphone, e devi far sì che l’esperienza da mobile sia snella e piacevole. Poi, se ti avanzano tempo e budget, potrai anchoe ottimizzare ulteriormente la parte desktop. Considera una cosa: non si tratta solo di esperienza utente, ma anche risultati nella ricerca. Dal marzo 2021, infatti, tutti i siti sono indicizzati da Google solo sulla base del mobile. Le tue ottimizzazioni desktop, insomma, non avranno alcun impatto sul ranking. Se vuoi scalare la SERP, insomma, ti tocca puntare tutto sul mobile. Anche se non ti piace.

Per controllare come si vede il tuo sito su diversi device puoi usare, tra gli altri, Screenfly:

Non trascurare i backlink

I backlink sono i collegamenti che da altri siti portano al tuo. Più ne hai, più il tuo sito acquisirà autorevolezza e, quindi, sarà “visto meglio” da Google che tenderà a farlo salire nella SERP. Alla fine, l’algoritmo di Google si è sempre basato su questo concetto e già dalla nascita di Big G il fattore che faceva la differenza nella SERP era quante pagine citavano uno specifico sito in base alle parole chiave usate. Attivati insomma per ottenere backlink, possibilmente puntando su siti autorevoli, non su officine di clic. Non mancano siti di bassa qualità che “vendono” i baclkink al tuo, ma ti assicuro che sono soldi spesi male, proprio perché queste realtà non hanno alcuna autorevolezza. E ti sconsiglio anche di mandare mail agli amministratori dei siti di riferimento del tuo settore chiedendo loro di “regalarti” un link: nella migliore delle ipotesi ti ignoreranno, nella peggiore, rischi di venire mandato a quel paese.
Come ottenerli quindi? Facile scegli i siti giornalistici di riferimento del tuo settore ed esplora la possibilità di includere articoli sponsorizzati (e naturalmente indicati come tali) che riportano al tuo sito. A seconda della realtà editoriale, potrebbero accettare un contenuto scritto da te o potrebbero preoccuparsi loro della stesura del pezzo. Naturalmente questa operazione ha un costo, costo che cresce con la popolarità del sito che ti linkerà, ma i risultati si vedranno.

Per verificare chi linka il tuo sito, puoi usare un “backlink checker“.

Tag, metatag, metadescription, immagini: tutto contribuisce alla SEO

Qualsiasi contenuto deciderai di pubblicare sul tuo sito, dovrà essere ottimizzato in ottica SEO. Che significa? Individuare le parole chiave relative alla tua attività e inserirle in tutte quelle parti rilevanti. Nel titolo, nel sottotitolo (la metadescription dell’articolo, nei tag, nelle dida e nei nomi delle immagini allegate e anche nell’url del pezzo. Se usi Worpress, sarà molto semplice inserirli e plugin come YOAST – quello che uso io – ti aiuteranno a ottimizzare ulteriormente, indicandoti se hai dimenticato qualcosa o se puoi fare di meglio.

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Non prenderli come se fossero la Bibbia, soprattutto in italiano, ma come indicazioni di massima: non cercare a tutti i costi di avere tutti gli indicatori di Yoast verdi, insomma. Perché va bene ottimizzare in ottica SEO, così da far “piacere” il tuo pezzo a Google, ma non dimenticare che chi andrà a leggere i tuoi contenuti sarà un essere umano, non un bot. L’articolo dovrà essere piacevole alla lettura, scorrevole, non infarcito di ripetizioni ogni due righe.

Contenuti sempre aggiornati e di elevata qualità

Se non aggiorni il tuo sito dal 2020, difficilmente scalerai la SERP, questo anche se il tuo sito è eccellente. Per scalare la pagina dei risultati di Google, infatti, è necessario avere contenuti aggiornati di frequente. Quanto? Dipende dalle tue risorse e dalle tue ambizioni. Un nuovo articolo al giorno sarebbe l’ideale, ma comprensibilmente non tutti hanno il tempo e il budget per un piano editoriale così elaborato. Inizia valutando un contenuto a settimana, ottimizzato in ottica SEO come ti ho spiegato prima. Se hai già un catalogo enorme di articoli, non ti far la tentazione di ripubblicarli cambiando solo la data. Google non è fesso, e se ne accorgerebbe. Se i contenuti sono validi, però, va benissimo riprenderli, aggiornarli cambiando titolo e sottotitolo, ma anche aggiungendo ulteriori dettagli ed eliminando o modificando le parti che col tempo non sono attuali come quando le hai pubblicate la prima volta.

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