Promuovere i libri con LinkedIn [intervista per il libro di Davide Giansoldati]

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Il 12 novembre 2020 è uscito il libro “Promuovere e raccontare i libri online“, testo di Editrice Bibliografica.

L’autore, Davide Giansoldati, mi aveva chiesto di dare un contributo. Ho scritto un paragrafo su come un autore può usare LinkedIn per promuovere il proprio testo. Eccolo:

LinkedIn è il social professionale per eccellenza: ormai ce ne siamo accorti anche in Italia, dove si registrano oltre 14 milioni di utenti. LinkedIn è sia un social network – una rete di collegamenti – ma anche un social media – uno strumento di comunicazione, di distribuzione (e scoperta) dei contenuti. Un luogo d’elezione anche per promuovere il proprio libro, a patto di farlo nel modo corretto.

Prima di tutto occorre sistemare il profilo personale per evidenziare il fatto che si è autori e il campo d’azione già a partire dalla headline, lo spazio vicino alla foto profilo (scrivere semplicemente “scrittrice” non ha alcun senso). Si può creare un banner con la foto della copertina del libro (magari un’istantanea di un firma-copie o di un’intervista a un festival). Occorre necessariamente inserire, nei Traguardi raggiunti, la nuova pubblicazione. Magari la pubblicazione è anche frutto di un progetto di ricerca, giornalistico, investigativo: vi è una sezione in LinkedIn anche per questo. Occorre poi disseminare il profilo di “parole chiave” inerenti il proprio lavoro. Il testo riguarda i fortini della prima guerra mondiale? Trova tutti i termini correlati (Grande guerra? Trincee?) e spargili qua e là.

Dopo la fase di posizionamento, viene quella più importante: la strategia legata ai contenuti. Ma c’è un problema: la stragrande maggioranza degli autori ha un ego importante! Lo so, sono autore anche io e il mio ego a volte risulta ipertrofico (questa frase l’ha scritto lui, non io). Questo è un limite nella fase di promozione del proprio testo. Una volta Dino Risi disse: “Quando vedo un lavoro di Nanni Moretti, mi viene sempre voglia di dirgli: spòstati e fammi vedere il film”. Ecco, caro autore, spostati perché non vedo la tua opera. Fai un passo indietro e dai valore: fammi vedere dei video (si possono caricare nativamente su LinkedIn dal 2019) dove non vendi il libro come in una televendita di materassi con in regalo una bici con cambio Shimano, ma dove parli del tema. Se è un saggio, parla del problema. Se è un romanzo, parla della storia e dei personaggi. Quando le biblioteche organizzano serate per la presentazione dei miei libri chiamandole “incontro con l’autore”, resisto e chiedo gentilmente di porre invece enfasi su un problema: per esempio, l’uso disfunzionale della tecnologia in famiglia. Ovviamente a meno che tu non sia Barbero o Baricco. Sempre a proposito di contenuti, non si parla solo di video: ideali anche link a interviste, infografiche, podcast e documenti: da qualche tempo si possono caricare anche PDF, perché non regalare un capitolo d’assaggio?

Butto lì una pillola di comunicazione persuasiva: non bisogna mai dire che il libro è interessante, sarebbe sgradevole e autoreferenziale. Non bisogna dirlo ma dimostrarlo! Per esempio se dicessi che il mio libro è stato piratato (si può scrivere “piratato” in questo testo?) allora nella testa di chi legge dovrebbe emergere l’idea, spontanea e quindi più forte, che se il libro meritava un’azione criminale a scopo di condivisione con altri online, allora è interessante davvero. Usare la “riprova sociale” di Cialdini è sempre una gran bella idea.

Chiudo con una considerazione: LinkedIn è anche un ruolo di relazione eccezionale. Un autore dovrebbe puntare forte anche su quello: non scriviamo per noi stessi.

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