Salvini su TikTok: la mia intervista per Affaritaliani.it

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Il 17 novembre 2019 sono stato intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it in occasione dello sbarco su TikTok di Salvini. Ecco l’articolo.

Perché Salvini ha fatto flop su TikTok? Parola all’esperto Gianluigi Bonanomi

Il “Guru” della comunicazione spiega: “L’inizio è stato un disastro, ma la strada è quella giusta: deve ‘solo’ cambiare stile, adeguandosi al target”

L’ESORDIO DI MATTEO SALVINI SU TIKTOK SI RIVELA UN FLOP – INTERVISTA A GIANLUIGI BONANOMI, “GURU” DELLA COMUNICAZIONE IN RETE E PROFONDO CONOSCITORE DEI CANALI FREQUENTATI DAGLI ADOLESCENTI

Come funziona la strategia di Matteo Salvini sui social? Tutti parlano (a ragione) della capacità di influire sul consenso della “Bestia”, la corpulenta macchina della comunicazione approntata dal leader della Lega e messa sotto la lente di ingrandimento anche dalle ultime puntate di “Report”, a proposito del presunto utilizzo di chatbot e altri strumenti di propaganda.

La comunicazione di Salvini sembrava davvero non sbagliare mai un colpo, fino a quando “il Capitano” non si è imbattuto in Tik Tok, strumento sempre più popolare tra i giovanissimi e ancora sconosciuto a molti adulti.

Salvini ha avuto il merito di essere il primo politico a sbarcarvi, ma molto presto si è imbattuto con una serie di reazioni negative, derivanti dal fatto che per le giovani generazioni vivere in una società multietnica  sembra ormai normale e anche da alcune scelte comunicative che si sono rivelate fallimentari.

Ma perché Salvini ha fatto flop su TikTok? Per esaminare questo curioso fenomeno abbiamo chiesto il parere di Gianluigi Bonanomi, vero e proprio “guru” della Rete. Oltre a essere un formatore richiestissimo dalle aziende (ad esempio per il corretto uso di LinkedIn), tiene interessanti corsi per ragazzi e genitori sui pericoli del Web e le sue competenze cominciano a essere richieste anche in politica, dove i budget sempre più esigui destinati alle campagne elettorali rendono fondamentale usare al meglio l’uso di Internet e dei social.

Gianluigi Bonanomi, partiamo dal principio: perché Salvini è andato su TikTok?

“Sebbene TikTok, ex Musically (con cui si è fuso), sia considerato solo un passatempo per preadolescenti e adolescenti, le cose stanno radicalmente cambiando: un miliardo e mezzo di utenti stanno ingolosendo tanti, a partire dalle aziende che iniziano a stanziare budget di advertising. Finora nessun politico si era azzardato a metterci il naso. Anche perché molti, immagino, non sanno nemmeno che cosa diavolo sia TikTok. Non di certo Salvini, che con la sua Bestia ha dimostrato di aver compreso che per ottenere risultati diversi, in termini di attenzione e partecipazione, occorre fare cose diverse: non solo cartelloni pubblicitari e quarte di copertina, ma advertising sui social e meme.Per rispondere alla domanda: ovviamente Salvini puntava ai minorenni; del resto è, al momento, l’unico personaggio politico che ha delle chance per strapparli all’astensionismo. Sta preparando la strada per il futuro prossimo.”

Come giudicherebbe i primi passi di Salvini su questo social così particolare?

“Direi un disastro. Questa app, dedicata alla musica, al ballo e alla “recitazione” non è adatta ai mini-comizi live di Salvini: contenuti che invece su Facebook sono perfetti e mandano in visibilio orde di quarantenni e gattini. Tra una challenge e un balletto, i ragazzi di TikTok si sono ritrovati un video malfatto del Senatore che stringe mani ai Carabinieri e un altro video, preso da un talk show, con le solite invettive contro gli immigrati. Per non dire del terzo, dove Salvini parla di un albero umbro. Tre contenuti mai visti su TikTok e che non sono piaciuti per niente ai ragazzi. Anzi, spesso mi è capitato di vedere su TikTok contenuti anti-razzisti e sulla tolleranza, e infatti molti commenti sono stati impietosi”.

Cosa insegna questa storia a chi si occupa di politica e comunicazione?

“La morale è sempre quella: canali diversi esigono stili comunicativi e contenuti diversi, perché spesso sono diversi i target e gli obiettivi. Altrimenti che senso avrebbe distinguere tra Facebook, Twitter, LinkedIn e altro? Cerco disperatamente di farlo capire nei corsi e nelle consulenze alle aziende: se ribalti il contenuto di Facebook su Twitter, così com’è e in automatico, non solo stai sbagliando tecnicamente, perché sono canali con regole e grammatiche diverse, ma dimostri di non aver capito che prima si parte dall’analisi del target e poi si crea il contenuto. Non viceversa. Non puoi prendere i contenuti che funzionano su Facebook, dove non si trova un minorenne neanche per sbaglio, e metterlo in un social così particolare, così diverso. È vero che Salvini ha provato a semplificare il messaggio e sclerotizzarlo: il primo video, quello con i Carabinieri, aveva in sottofondo una musica trionfalistica e in sovraimpressione scritte sull’onore, ma ribadisco: una ragazzina dodicenne, che ha appena finito di vedere una sfida, challenge, di scarpette, come può prendere un contenuto del genere?Ultimo esempio: il quarto video vede Salvini che canta Vasco Rossi. Ai tredicenni pazzi per ‘Carote, carote, solo carote’ che cosa può importare una canzone di un quasi settantenne? In ogni caso la strada è giusta. Basterebbe cambiare stile”.

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