I sette vizi capitali di LinkedIn

LinkedIn è un social network, un social media, uno strumento per cercare un lavoro oppure lavoratori, e tante altre cose insieme. Qualsiasi sia l’uso che se ne fa, resta sempre un punto fermo: al centro di LinkedIn ci sono le persone. Con i loro nomi e i job title, le presentazioni e le competenze, le esperienze e gli interessi e i loro errori. Di questo, dei sette vizi capitali di LinkedIn, voglio parlare qui. Badate bene, un’avvertenza doverosa: non vogliono ergermi a giudice che censura le umane debolezze: molti di questi errori li ho commessi, e li commetto, anche io ogni giorno.

I vizi sono un elenco di inclinazioni dell’anima umana, spesso detti anche peccati capitali. Questi vizi, contrapposti alle virtù, sono chiamati “capitali” perché gravi: in effetti, nel caso di LinkedIn, inficiano l’uso che facciamo dello strumento. Eccoli tutti e sette.

  1. Superbia: radicata convinzione della propria superiorità, che si traduce in disprezzo verso gli altri e delle regole di LinkedIn. Ebbene sì, seppur non scritte, anche nella Rete vigono delle regole di buona creanza, spesso chiamate Galareteo o netiquette. Per dirne una banale: non si chiede il collegamento “a freddo” a una persona, bisogna sempre presentarsi e circostanziare la richiesta.
  2. Avarizia: non solo cupidigia, ma anche un costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più. In questo caso il desiderio sfrenato potrebbe essere quello di far crescere a dismisura la propria rete di contatti, non considerando che è la qualità e non la misura del network a fare la differenza. Anzi, un network pieno di “rumore”, un nutrito gruppo di sconosciuti fuori target potrebbe anche essere un problema: che cosa accade se un collegamento noto vi chiede notizia di un altro che non conoscete? In un attimo viene squalificato l’intero vostro network.
  3. Lussuria: non solo irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a sé stesso, ma anche l’eccessivo attaccamento ai beni terreni. In questo caso si parla dell’abitudine di spiare costantemente i profili altrui allo scopo di creare sempre nuove relazioni finalizzate al guadagno, senza una strategia di relazione che dovrebbe essere la base dell’uso di questo social. Ma si parla anche del desiderio di chiudere accordi e contratti senza rispettare le regole dei social: no alle trattative a freddo, sì al social selling fatto con tutti i crismi.
  4. Invidia: tristezza per il bene altrui percepito come male proprio. In tedesco esiste una parola che definisce il piacere per le sfortune altrui: schadenfreude. I social portano spesso a una sorta di disturbo narcisistico, per cui si pensa che tutto il mondo ruoti intorno a sé e al proprio profilo: siccome pensiamo che gli altri non facciano altro che guardarci e (speriamo) ammirarci, dobbiamo sempre presentarci al meglio, anche edulcorando la realtà.
  5. Gola: ingordigia, perdita totale del senso della misura. In LinkedIn si ha quando, abbagliati dall’euforia social, si eccede in varie direzioni: troppi aggiornamenti di stato o troppi messaggi in privato.
  6. Ira: eccessivo senso di giustizia, che degenera in giustizia personale, nonché in desiderio di vendicare violentemente un torto subito. Se sui social non bisognerebbe mai cedere al flame, al litigio per futili o importanti motivi, a maggior ragione non bisognerebbe farlo su un social dove si punta tutta sulla professionalità. Ci vuole sempre moderazione nei commenti: siccome un moderato non c’è, ognuno deve moderarsi da sé.
  7. Accidia: inerzia nel vivere, pigrizia, indolenza, infingardaggine, svogliatezza, abulia. C’è un libro, che circola negli Usa da anni, che si chiama “Share or die” (tradotto anche in italiano). Non bisogna essere sui social, ma essere social. Ed essere social vuol dire condividere: contenuti, contributi, idee. Come disse George Bernard Shaw: se tu hai una mela e io ho una male e ce le scambiamo, entrambi abbiamo ancora una mela a testa. Ma se io ho una idea e tu un’altra e ce le scambiamo, alla fine ne abbiamo due a testa. Questa è l’essenza di ogni social media, inteso come mezzo di comunicazione e non solo come network di persone. LinkedIn è sia un social media che un social network: in quanto mezzo di comunicazione, dobbiamo sfruttarlo per inviare e ricevere dei messaggi. Puntiamo forte sui contenuti!

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