“Genitori, no allo sharenting”: la mia intervista per MI-Tomorrow

Il magazine meneghino MI-Tomorrow mi ha intervistato sul numero del 27 febbraio 2018. Riporto integralmente l’intervista che puoi trovare a questo link. Dopo l’immagine puoi leggerne la trascrizione.

«GENITORI, NO ALLO SHARENTING»

La tecnologia non va demonizzata, ma compresa. È il punto di partenza di Prontuario per genitori di nativi digitali, il libro di Gianluigi Bonanomi e Fiorenzo Pilla scritto per colmare le lacune e raccontare alle famiglie rischi e opportunità dell’era digitale. «Perché i genitori, per la prima volta nella storia, si trovano a dover spiegare ai figli come utilizzare questi strumenti, senza averne le competenze», sottolinea Bonanomi.

Partiamo dal titolo. Perché si parla di nativi digitali?

«Quello dei nativi digitali è un mito in parte da rivedere. I ragazzi non sono così competenti in materia di tecnologia: ciò che manca è la consapevolezza. Perciò è importante che i genitori li affianchino. Ma stare al passo per gli adulti non è semplice, la direzione cambia continuamente».

In che modo?

«Per esempio i genitori spesso credono che il principale profilo social dei figli da tenere sotto controllo sia Facebook. Ma Facebook non viene praticamente utilizzato dalla fascia pre-adolescenziale, che lo percepisce come “vecchio”. I giovanissimi preferiscono social più immediati, come Instagram, Musical.ly o ThisCrush».

Come andrebbe gestita la tecnologia dagli adulti?

«Bisogna partire dalla logica. L’unico errore grosso è quello di proibire la tecnologia ai figli, escludendoli dalle dinamiche sociali. La tecnologia è semplicemente uno strumento, che può essere utilizzato molto bene oppure molto male».

C’è un’età giusta per iniziare?

«Non proprio. L’età minima stabilita per l’accesso alla maggior parte dei social è 13 anni. Anche per l’utilizzo dello smartphone credo sia l’età giusta, ma allo stesso tempo non penso nemmeno che ci siano grossi problemi ad anticiparla leggermente. L’importante è che vengano fissate delle limitazioni e delle regole, condivise da genitori e figli».

Quali potrebbero essere queste regole?

«Spegnere lo smartphone un’ora prima di andare a letto. Non utilizzarlo quando si studia o durante i pasti, perché quello deve rimanere un momento in cui si dialoga. E poi ciò che succede su Whatsapp va condiviso con i genitori. La tecnologia non deve essere motivo di scontro in famiglia, ma di incontro e condivisione».

Quali sono i miti da sfatare?

«Che i ragazzi, con la tecnologia, non comunicano più: non è vero, lo fanno semplicemente in modo diverso. Oppure che in rete non ci sono regole: falso. Valgono le stesse normative della vita reale, come diffamazione o ingiuria. E in più esistono anche regole specifiche per il web, tra cui cyberbullismo o fake news».

Che errori possono commettere i genitori?

«Il più terrificante è lo Sharenting, parola che proviene da share e parenting. I genitori che rovinano la reputazione dei figli, postando continuamente le loro foto sui social. I bambini sono persone che un domani avranno una propria immagine digitale e si troveranno associati a certe foto. Poi può subentrare anche una questione legale, oltre che di opportunità e di buonsenso. Uno studio, ad esempio, conferma che il 50% delle foto trovate nei database dei pedofili proviene direttamente dai genitori».

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