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Intervista sui rischi del Web per Radio Salus

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Nel marzo 2023 sono stato intervistato da Roberto Bonin di Radio Salus per parlare dei rischi del Web, soprattutto per bambini e ragazzi: uso improprio dei social network, cyberbullismo e cyberdipendenze, sono solo alcuni dei temi affrontati.

Ecco la registrazione:

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“Come funziona il mondo del web. Dove sono i ragazzi?”: le slide del mio intervento a Merate del 7 marzo 2023

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Nel marzo 2023 ho tenuto 3 interventi all’Istituto Comprensivo di Merate sul tema dei pericoli della Rete.

Gli incontri sulla stampa locale

Così Merateonline ha presentato gli incontri:

Nell’ambito del progetto di prevenzione al bullismo e cyberbullismo “Non cadere nella rete” che l’Istituto Comprensivo di Merate realizza ogni anno scolastico sono stati inseriti tre incontri rivolti in particolare ai genitori dell’istituto ma aperti a tutta la cittadinanza meratese. Gli incontri verteranno su tematiche particolarmente importanti relative all’utilizzo che i ragazzi oggi fanno del web, ma toccheranno tematiche anche specifiche rivolte agli adulti, analizzandone il loro comportamento e il modo di approcciarsi all’uso del web e del digitale.
Relatore dei tre incontri sarà il dottor Gianluigi Bonanomi.
Il primo appuntamento è calendarizzato per martedì 7 marzo e verterà e si intitola “Come funziona il mondo del web. Dove sono i ragazzi?”. La settimana successiva, sempre alle ore 20.45 nella sala riunioni dell’istituto si parlerà di “Sharenting: genitori e sovraesposizione dei figli online”. Concluderà il ciclo di serate, la conferenza del 21 marzo dal titolo “L’intelligenza artificiale: minaccia o opportunità?”

L’ultimo incontro è particolarmente significativo in quanto incentrato sull’intelligenza artificiale, ultima frontiera di sviluppo attuale del web. Un tema nuovo e attualissimo che sta entrando di prepotenza nella vita dei ragazzi sia a scuola che a casa.

La locandina degli eventi:

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Le slide del primo intervento

Ecco le slide usate all’evento del 6 marzo 2023:

pericoli_rete_merate_bonanomi

L’intervista di Merateonline

Questo l’articolo pubblicato il 9 marzo 2023 su Merateonline.

Merate: conoscere la ”rete” e i suoi rischi e farne un uso consapevole. Parla l’esperto

Secondo uno studio realizzato dal “Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard”, nel 2021 l’80% degli adolescenti ha affermato di aver utilizzato i social, nell’anno della pandemia, “più che in passato” e tra questi il 45% ha precisato “molto più che in passato”. Ma siamo sicuri di sapere veramente come gli adolescenti usano lo smartphone e il web?

Per rispondere a questa domanda, il dott. Gianluigi Bonanomi, giornalista ed esperto di uso della tecnologia digitale, ha incontrato martedì sera genitori e persone interessate al tema, presso l’aula riunioni della scuola secondaria Manzoni di Merate.

La rassegna, promossa dal professor Pierantonio Merlini, prevede altre due serate – il 14 e il 21 marzo – che avranno per argomenti principali rispettivamente lo sharenting e l’intelligenza artificiale. All’incontro era presente anche l’assessore Franca Maggioni, che ha ringraziato per l’iniziativa.

Nel primo incontro Bonanomi ha introdotto il tema della tecnologia, sempre più presente nelle nostre vite, e ha approfondito i rischi e le opportunità offerte dalla rete. Come affrontare i pericoli come il cyberbullismo, la dipendenza dalla tecnologia e la protezione della privacy online? Quali sono i vantaggi offerti dalla tecnologia? Come imparare a lavorare in modo più efficiente? Queste sono solo alcuni degli interrogativi posti da Bonanomi che, nella prima serata, ha dato numerosi spunti su cui riflettere. Ha subito chiarito che la tecnologia, lo smartphone e l’intelligenza artificiale possono aiutare la qualità delle nostre vite, anche se è necessario conoscerne i rischi.

Il focus della serata ha riguardato gli adolescenti e i preadolescenti che spesso fanno un uso inconsapevole di numerose app. Se da un lato è semplice eludere il controllo dei genitori, dall’altro non sempre i ragazzi riescono a tutelare la loro privacy. Il fenomeno che appare più insidioso, relativamente all’uso di telefonini e social, è un sempre maggiore utilizzo precoce. Bonanomi ha svelato i meccanismi psicologici che portano le varie piattaforme ad elaborare una modalità di utilizzo e una grafica sempre più accattivanti per agganciare gli utenti e creare dipendenza. La dopamina prodotta dal nostro cervello, infatti, ci porta a verificare in continuazione le nuove notifiche o a passare ore sui social che, grazie agli algoritmi, ci propongono il contenuto più adatto a noi.
“L’ uso consapevole della tecnologia in famiglia è diventato una priorità – ha spiegato il relatore –  Dopo il lockdown ci si è resi conto che ormai si vive costantemente con questi strumenti. Abbiamo così deciso di affrontare un percorso su aspetti diversi dello stesso tema. Dopo una prima serata introduttiva sui pericoli della rete e sulle novità degli ultimi anni, il secondo incontro sarà dedicato allo sharenting, la sovraesposizione dei figli da parte dei genitori. Per quanto riguarda il terzo incontro parleremo di IA, l’intelligenza artificiale. Oggi i figli possono farsi i compiti direttamente da soli, ma anche i genitori possono avere un cambiamento del punto di vista professionale. Il genitore è escluso dalle dinamiche del ragazzo e quindi capire che cosa sta succedendo diventa fondamentale. Oggi stiamo sopravvalutando le competenze dei nostri ragazzi: passano ore sul web, ma non sono consapevoli di ciò che fanno. La scuola è sicuramente un ponte che facilita il dialogo educativo, fondamentale per conoscere le dinamiche tra ragazzi”.
Bonanomi ha concluso la prima serata con alcuni utili consigli: non utilizzare il cellulare a tavola da parte di tutta la famiglia, affrontare il tema della tecnologia in maniera trasversale – come ad esempio costruire insieme un viaggio museale con Google Art Project – e non stigmatizzare la tecnologia, ma imparare a conoscerla. “Non possiamo colpevolizzare il mezzo, ma l’utilizzo. La tecnologia è utile, ma è necessario capire i meccanismi che la governano”.

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ChatGPT: i rischi per bambini e ragazzi

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Dal boom di ChatGPT, alla fine del 2022, non si parla d’altro. Questo chatbot, uno dei più avanzati assistenti virtuali basati su AI, è ormai di uso comune per molte persone che lo usano per trovare informazioni, rispondere a domande o anche solo per divertimento. Tuttavia, l’uso di ChatGPT da parte di bambini e ragazzi presenta alcuni rischi che i genitori devono conoscere.

Dipendenza dall’intelligenza artificiale

Uno dei maggiori rischi derivanti dall’uso di ChatGPT da parte dei bambini e dei ragazzi è la dipendenza. L’interazione con ChatGPT può essere molto coinvolgente e i giovani utenti potrebbero finire per usare l’assistente virtuale come un sostituto della comunicazione con altre persone. Inoltre, la facilità di accesso alle informazioni attraverso ChatGPT potrebbe rendere i bambini e i ragazzi pigri nel cercare informazioni da soli o nel pensare in modo critico.

Del resto i ragazzi, durante e dopo il lockdown, hanno già dimostrato di usare e abusare dei chatbot. Vedi, per esempio, SimSimi:

Un uso eccessivo del chatbot potrebbe portare, in alcuni casi, a trascurare le relazioni sociali, come nel caso estremo degli hikikomori. Se i bambini e i ragazzi si affidano troppo a ChatGPT per il sostegno emotivo o per la risoluzione dei problemi, potrebbero finire per isolarsi dagli altri.

Fake news e disinformazione

ChatGPT è in grado di fornire informazioni su qualsiasi argomento, ma ciò non significa che tutte le informazioni fornite siano accurate. Anzi: del resto il dataset usato per istruire l’app risale al 2021. Nelle FAQ di OpenAI (l’azienda che ha lanciato ChatGPT) si legge che non naviga e non sa cosa sia accaduto dopo il 2021.

Esistono molte fonti di informazioni false online e l’assistente virtuale potrebbe non essere in grado di distinguere tra informazioni accurate e false. Ciò potrebbe portare i bambini e i ragazzi a credere a informazioni errate e a diffondere disinformazione. I ricercatori di Newsguard Technologies, hanno messo lo strumento alla prova su campione di 100 bufale già note (non create da ChatGPT): per 80 di queste ChatGPT ha generato narrazioni false.

Compiti ed errori

ChatGPT è un assistente virtuale sofisticato, ma può ancora commettere errori. Potrebbe fare errori di calcolo o di logica, fornire risposte incomplete o non pertinenti o non capire le domande poste. Se i bambini e i ragazzi si affidano troppo a ChatGPT per la risoluzione di problemi, per esempio per fare i compiti (TikTok è pieno di tutorial su come usarlo per questo scopo), potrebbero non sviluppare le proprie capacità di risoluzione dei problemi e di pensiero critico.

Ma cosa si rischia a fare un compito con ChatGPT? Come sottolinea anche il blog “La legge per tutti“, gli insegnanti sono in grado di rilevare se un compito è stato svolto con ChatGPT (è addirittura OpenAI a mettere a disposizione degli strumenti di rilevazione dei testi generati con A.I.) e possono sanzionare gli studenti per plagio. Inoltre, l’utilizzo di ChatGPT potrebbe costituire una violazione del codice etico degli studenti, in uso per esempio nelle Università.

L’animo “cattivo” di ChatGPT

ChatGPT è programmato per fornire risposte appropriate a qualsiasi domanda, ma ci sono alcuni argomenti che potrebbero non essere adatti ai bambini e ai ragazzi. Alcune risposte potrebbero contenere contenuti inappropriati o non adatti all’età. Oltretutto alcuni utenti smaliziati hanno capito come aggirare censure e blocchi grazie a D.A.N. (do anything now).

Sicurezza dati e privacy

L’uso di ChatGPT comporta anche alcuni rischi per la sicurezza dei dati e la privacy dei bambini e dei ragazzi. Sebbene ChatGPT sia progettato per proteggere le informazioni personali degli utenti, non c’è garanzia che le informazioni inserite nel sistema siano trattate secondo gli standard europei (GDPR).

La redazione di Federprivacy si è presa la briga di chiedere proprio a ChatGPT quali siano i rischi, in termini di diritto alla riservatezza, legati al suo uso. Ecco la risposta:

I rischi per la privacy associati ai big data e ai modelli di lingua come ChatGPT includono:

1. Raccolta eccessiva di informazioni personali
2. Uso improprio delle informazioni raccolte
3. Intercettazioni o furto di informazioni personali da parte di terze parti
4. Profilazione invasiva basata sull’analisi dei dati
5. Discriminazione basata sull’analisi dei dati

Attenti alle truffe

Qualche giorno fa, durante un corso su ChatGPT, un genitore, molto incuriosito, ha preso subito in mano il telefono per iscriversi al sito di OpenAI e usare ChatGPT. Perplesso, mi ha chiesto: “Ma si paga per accedere?”. Io ho risposto che esiste un piano a pagamento (ChatGPT Plus) ma l’iscrizione iniziale è libera e gratuita. C’era qualcosa che non andava, ho chiesto di vedere il telefono e in effetti stava scaricando una app non ufficiale che, sfruttando il nome di ChatGPT, chiedeva indebitamente denaro.

I criminali informatici stanno sfruttando l’interesse intorno a ChatGPT per indirizzare gli utenti verso malware e siti di phishing, come ha avvertito il ricercatore di sicurezza Dominic Alvieri.

Anche Cyble Research and Intelligence Labs (CRIL) ha individuato diverse pagine di phishing che si fingono ChatGPT per rubare informazioni sensibili. Inoltre, alcune famiglie di malware per Android utilizzano l’icona e il nome di ChatGPT per convincere gli utenti a scaricare applicazioni false e rubare dati dai loro dispositivi. CRIL ha scoperto una pagina di ChatGPT sui social media che contiene link fraudolenti per scaricare file dannosi. Questa pagina sembra di ChatGPT, ma è un fake.

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Comunicazione digitale, brand journalism, algocrazia, fake news [La mia intervista a Radio Lombardia]

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Il 15 dicembre 2020 sono stato intervistato da Lorenzo Zacchetti di Radio Lombardia nella sua nuova trasmissione dedicata al Brand Journalism, che lui stesso ha presentato così a Spot & Web:

Un appuntamento – afferma Lorenzo Zacchetti – per curiosare e comprendere i ‘segreti’ dei più grandi comunicatori: dalla pubblicità, alla CSR al mondo della live communication e dei media. Proveremo inoltre con gli ospiti in studio di spiegare quali sono le caratteristiche e le qualità per diventarne protagonista e, per voce di chi è già un ‘guru’, capire come intraprendere i primi passi ed avere successo in un settore così affascinante ma anche molto complicato”.

Lorenzo mi ha rivolto diverse domande, per ognuna ho creato un video a parte.

Che cos’è il brand journalim?

In questa risposta ho parlato di brand journalism e soprattutto del corso sul tema che tengo da anni per Primopiano di Milano.

Il libro “Il candidato digitale”

Io e Lorenzo siamo autori del libro “Il candidato digitale” edito da Ledizioni.

La comunicazione digitale d’impresa

Qui ho parlato della mia esperienza di consulente per la comunicazione digitale d’impresa.

Fake news e pericoli della Rete

A partire dal testo “Manuale per difendersi dalla post-verità”, in questo spezzone parlo di fake news e pericoli della Rete, con una coda sulla comunicazione social al tempo di TikTok.

Le mie altre interviste radiofoniche

Fai clic qui per ascoltare le mie interviste a Radio Capital:

 

Tecnologia in famiglia: la mia intervista per TG2 Weekend

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Sabato 18 maggio 2019 è andata in onda, all’interno di TG2 Weekend, la mia intervista con Simona Burattini. Abbiamo parlato della tecnologia in famiglia, ecco il filmato:

Per approfondire i temi accennati, puoi ascoltare le puntate del mio podcast “Genitorialità e tecnologia” o leggere gli articoli che trovi nella sezione Genitori Tech di questo sito.

Pericoli della Rete: la mia intervista per Sei La TV

Il 27 novembre 2018 sono stato invitato alla trasmissione “Sei in salute“, rubrica medica del canale Sei in TV di Bergamo (216 del DDT), per parlare di pericoli della Rete: cyberbullismo, dipendenza, privacy, sicurezza, le sindromi Fomo e Nomofobia e altro ancora.
Ecco la registrazione della trasmissione:

Durante la trasmissione ho parlato anche di fake news:

Bimbi piccoli e tecnologia: che cosa dicono i pediatri?

Nei miei incontri sui pericoli della Rete e nei workshop di navigazione familiare spesso incontro genitori di ragazzi delle scuole medie o prima superiore. Ma capita, di tanto in tanto, anche chi ha bimbi più piccoli, come me. La domanda è sempre la stessa: i bimbi possono usare la tecnologia? Quanto? Fa male? Quanto fa male? E così via. Per rispondere uso un documento stilato dalla Società Italiana Pediatri.

Bimbi e tecnologia: i dati

I bambini cominciano sempre prima a cimentarsi con i dispositivi digitali. Il dato più eclatante arriva dagli Stati Uniti: il 92% dei bambini inizia a usarli già nel primo anno di vita e all’età di due anni li utilizza giornalmente. E in Italia? Ben 8 bambini su 10  tra i 3 e i 5 anni (ribadisco: 80%) sanno usare il cellulare dei genitori. E mamma e papà sono, spesso, troppo permissivi: il 30% dei genitori usa lo smartphone per distrarli o calmarli già durante il primo anno di vita, il 70% al secondo anno.

Mamme e papà di questi bimbi piccoli sono davvero consapevoli dei rischi per la salute psicofisica di un utilizzo precoce dei dispositivi digitali? È la stessa associazione dei pediatri a rivelare che solo il 29% dei genitori chiede consiglio ai pediatri.

Il documento della società italiana dei pediatri

La Società Italiana di Pediatria (SIP) si è espressa con un documento ufficiale sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc ecc.) nei bambini da 0 a 8 anni di età. Il documento, pubblicato sulla rivista Italian Journal of Pediatrics, è il frutto di un’approfondita analisi della letteratura scientifica che ha indagato sia gli effetti positivi sia quelli negativi sulla salute fisica e mentale dei bambini al fine di stabilire l’età più appropriata per l’esposizione ai media device e le corrette modalità.

Le regole dei pediatri: no al cellulare pacificatore

No a smartphone e tablet prima dei due anni. Via gli schermi durante i pasti e prima di andare a dormire. Ci sono limiti dopo i due anni? Certo: occorre limitare l’uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e al massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni. Queste sono le principali raccomandazioni della SIP. Il documento dei pediatri sconsiglia inoltre programmi con contenuti violenti e soprattutto l’uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini. No al cellulare “pacificatore”. Si, invece, all’utilizzazione di applicazioni di qualità da usare insieme ai genitori.

Il commento del presidente del SIP

“Nessuna criminalizzazione delle tecnologie digitali, anzi alcune applicazioni hanno mostrato di avere un impatto positivo sull’apprendimento in età prescolare, purché usate insieme ai genitori. Ma come pediatri che hanno a cuore la salute psicofisica dei bambini non possiamo trascurare i rischi documentati di un’esposizione precoce e prolungata a smartphone e tablet”, spiega il Presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani. Numerose infatti sono le evidenze scientifiche sulle interazioni con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli e lo sviluppo motivo in età evolutiva.

Tecnologia e bimbi: i possibili disturbi secondo i pediatri

Ecco, tema per tema, che cosa ne pensano i pediatri.

Apprendimento La tecnologia ostacola o favorisce l’apprendimento? Secondo studi recenti, l’uso dei touchscreen potrebbe interferire con lo sviluppo cognitivo dei bambini, perché questi hanno bisogno di un’esperienza diretta e concreta con gli oggetti in modo da affinare il pensiero e la capacità di risolvere i problemi. Il bambino di età inferiore ai 3 anni può apprendere nuove parole attraverso video solo se è presente un genitore che aggiunge altre informazioni durante lo svolgimento delle varie sequenze. L’uso di applicazioni educative ben fatte promuove l’apprendimento nei bambini in età prescolare e nei primi anni di delle elementari. Sfortunatamente la maggior parte delle applicazioni non è strutturata per un’interazione a due (bambino- genitore).

Sviluppo Una elevata quantità di tempo speso davanti allo schermo è correlata a scarso profitto in matematica, a bassi livelli di attenzione e anche a minori relazioni sociali con i coetanei. Le app per disegnare potrebbero giocare un ruolo positivo nello sviluppo dei bambini e possono essere utilizzate in aggiunta ai tradizionali colori e gessetti in quanto sono sicuri e facili da usare. L’uso dei media device da parte dei bambini può avere effetti positivi solo se ci sono i giusti contenuti e la presenza del genitore.

Benessere generale L’utilizzo di strumenti elettronici durante l’infanzia per più di 2 ore al giorno è associato ad un aumento del peso corporeo e a problemi comportamentali. Alcune evidenze suggeriscono inoltre che esiste una correlazione tra utilizzo di tablet, cefalea e dolore muscolare (soprattutto a collo e spalle) dovuto alla inappropriata postura.

Sonno L’uso dei dispositivi multimediali può interferire con la qualità del sonno attraverso le sollecitazioni causate sia da alcuni contenuti stimolanti sia dall’esposizione alla luce dello schermo che può interferire con il ritmo circadiano quando l’esposizione avviene la sera. Uno studio recente conclude che i bambini di età compresa tra 1 e 4 anni che hanno la televisione in camera hanno una peggiore qualità del sonno, più paura del buio, incubi e dialoghi nel sonno.

Vista L’esposizione a tablet e smartphone può interferire anche con la vista. L’uso continuo dello smartphone può causare il disturbo di secchezza oculare. Pertanto, il bambino può avvertire una sensazione di corpo estraneo nell’occhio e/o bruciore oculare, una sintomatologia del tutto sovrapponibile a quella dell’occhio secco. Per di più gli smartphone sono utilizzati ad una distanza ravvicinata a causa del loro piccolo schermo led, inducendo quindi fatica oculare, abbagliamento e irritazione. L’eccessivo uso degli smartphone a breve distanza può influenzare lo sviluppo di una condizione chiamata “esotropia acquisita concomitante”. Ovvero può causare una tipologia di strabismo che si verifica quando appare una forma di diplopia che coinvolge dapprima solo la visione lontana e poi anche quella ravvicinata.

Udito La precoce e prolungata esposizione a intensi livelli di rumore senza periodi di interruzione per le orecchie può portare a una alterata percezione dei suoni, con possibili interferenze nello sviluppo del linguaggio, nella socializzazione, nella comunicazione e nell’ interazione con gli altri bambini.

Ascolta la puntata del mio podcast sul tema

Ascolta “#29 Bimbi piccoli e tecnologia: cosa dicono i pediatri?” su Spreaker.

“C’era una volta una cattiva maestra”: la mia intervista per il blog di TedX Bergamo

Nel maggio del 2018 sono stato intervistato da Arianna Storoni per il blog del TedX Bergamo (qui il link). Questo è il frutto della nostra chiacchierata.

Chi non ricorda la famosa espressione coniata da K.Popper “cattiva maestra televisione”? Era molto amata dai detrattori dell’uso del mezzo televisivo quando l’informazione era ancora e soltanto analogica.

Oggi, con le nostre vite “always online”, questa espressione assume una ritrovata valenza se rapportata alle tecnologie digitali e ai social media. Abbiamo chiesto a Gianluigi Bonanomi, giornalista specializzato in high tech e formatore, di spiegarci come utilizzare in maniera più consapevole queste tecnologie anche nei confronti dei giovani e nel rapporto genitori e figli.  

Insegnare ad utilizzare gli strumenti digitali in maniera più consapevole è sicuramente la mia mission” 
Gianluigi Bonanomi

Abbiamo ricordato la tesi di Karl Popper che ipotizzava addirittura una sorta di patente. Secondo lei, oggi dovremmo avere tutti una patente per utilizzare gli strumenti digitali?

Sono convinto del fatto che le tecnologie digitali, e quindi anche i social media, siano degli strumenti e tutto dipende dall’uso che ne facciamo. A differenza della Tv, che nasce come mezzo per una fruizione passiva, possono essere usati bene da tutti perché in grado di soddisfare dei bisogni comuni legati alla sfera della relazione e dell’autostima. La mia esperienza mi dice che nella maggioranza dei casi il problema non è legato alla tecnologia di per sé ma è legato all’uso disfunzionale che ne facciamo. I dati indicano che il 65% dei bambini di oggi farà lavori legati alla tecnologia. Non possiamo più escluderla, proibirla o ignorarla. La tecnologia ci porterà tanti benefici.

Penso che un percorso di formazione per giovani e adulti, magari partendo proprio dal mondo scolastico, potrebbe funzionare. Un po’ come per l’uso dell’auto. Smettiamola con la demonizzazione, il digitale è parte delle nostre vite e sono ormai tecnologie mainstream, non si può far finta di niente o peggio negare il problema.

Il tema di fondo quindi è genitorialità e tecnologie. Quale è il ruolo che genitori e adulti possono recuperare?

Sul tema genitorialità e tecnologia ne ho fatto un po’ la mia missione… Il vero problema è che la maggior parte dei genitori non conosce le regole di utilizzo, e per questo si sente in difetto verso i figli, assumendo un ruolo autoritario di negazione all’uso del mezzo. Questa mancanza di competenze crea una distanza che fa perdere di vista il ruolo di educatori dei genitori.

Ruolo che in realtà non cambia e dovrebbe essere riscoperto, come una guida morale per figli altamente digitali. Non possiamo chiudere i nostri figli dentro una bolla e far finta che certe tecnologie non esistano, sarebbe utopico. Occorre insegnare loro che la vita è fatta di pericoli, e che anche per le tecnologie digitali occorre maggiore coscienza e consapevolezza nell’uso che si fa.

I 18 enni di oggi sono nati con uno schermo in mano, e talvolta il gap generazionale con i loro genitori è evidente. C’è un modus operandi o una regola da adottare nel relazionarsi con questi nativi digitali?

L’espressione “nativi digitali” di Marc Prensky risale al 2001 per identificare coloro che fin dalla nascita vivono a contatto con i mezzi di comunicazione digitali. Giuseppe Riva (docente di psicologia e tecnologia delle comunicazioni all’Università Cattolica di Milano) spiega successivamente che nativo digitale è in realtà colui che utilizza intuitivamente i mezzi e le tecnologie, senza sforzo. Non è quindi un fattore generazionale, ma piuttosto di capacità. Il 39% dei bambini dai 2 ai 3 anni utilizza gli smartphone per giocare e guardare video. Se sei un genitore è molto difficile togliere lo strumento. Quindi è necessario fissare da subito delle regole per il suo utilizzo, basate soprattutto su orari e contenuti.

I ragazzi più grandi oggi scelgono Instagram perché per loro Facebook è vecchio, è scontato, e non vogliono apparire nello stesso canale dove sono gli adulti, i genitori, gli insegnanti. Inoltre, credono che comunicare con le parole sia uno stile vecchio, quindi preferiscono canali come Instagram per una comunicazione più fresca e visiva, e per un approccio più diretto ed emozionale.

Come influiscono sullo sviluppo dei più giovani? Si parla spesso di analfabetismo emotivo…

E’ oggettivo che molti ragazzi abbiano delle difficoltà a guardare in faccia un coetaneo o un adulto per esprimere se stessi. Lo schermo ti permette di mediare la relazione, di “addolcire” i modi. Questo succede anche in ambito lavorativo con i giovani collaboratori. Anche in questo caso, sono convinto che il grosso problema sia negli adulti. Basti pensare al triste fenomeno dell’hate speech.

Nelle comunicazioni online mancano gran parte degli elementi della comunicazione diretta uno ad uno, perché non c’è il paraverbale. I ragazzi non devono smettere di comunicare attraverso l’online perché è un’opportunità, ma devono anche tornare a guardarsi in faccia, e riscoprire il valore e l’autenticità delle relazioni interpersonali. Sempre di più online e offline sono (giustamente) mischiati.

Una parola e tanti significati: sharenting, quando è il genitore il primo a non utilizzare consapevolmente le tecnologie digitali.

Oggigiorno la maggior parte dei giovani usa i social network senza alcuna competenza tecnica, soprattutto in materia di privacy e sicurezza. Manca la così detta “digital literacy” e sta a noi insegnarla. Non avendo vissuto una realtà offline come abbiamo fatto noi, per loro è naturale condividere tutto e non si rendono conto che quelle informazioni poi non le recupereranno più ne potranno cancellarle. Paradossalmente però, sta emergendo anche il fenomeno opposto, quello di genitori che condividono in maniera eccessiva le immagini dei propri figli, fino a casi estremi e preoccupanti in cui figli ormai maggiorenni denunciano i genitori per aver violato la loro privacy pubblicando in maniera quasi ossessiva le loro foto fin da bambini. Una recente ricerca australiana ha dimostrato che la metà delle foto trovate nei database di pedofili arrivano dai genitori, ignari di dove le foto vanno a finire.

Per non arrivare a casi così estremi, occorre ricordare un principio fondamentale: i nostri figli ci chiedono coerenza. Non possiamo imporre delle regole o insegnargli come usare i vari dispositivi digitali se poi siamo noi i primi a commettere delle leggerezze e degli errori che, chissà, un giorno potrebbero costarci caro. Persino l’affetto dei nostri stessi figli. Non lasciamoci sconfortare dal fatto che non siamo preparati e non siamo nativi digitali, ma approcciamo il tutto in maniera più consapevole. Insegnare ad utilizzare gli strumenti digitali in maniera più consapevole è sicuramente la mia mission.

Ognuno di noi, nella propria vita personale e professionale, possiede un elemento che potremmo definire “magico” che spinge ad andare oltre, a costruire il proprio futuro. Quale è stato per lei questo elemento unico e magico?

Si chiama comunicazione. Intesa come la capacità di esprimere se stessi e di trasmettere e comunicare qualcosa. E quando ho visto che questo poteva avere un impatto sulle persone è stata una grande gioia. Quando riesci ad esprimere gli stessi concetti in modo più efficace e vedi che una platea ti segue in maniera ipnotica…la comunicazione, e l’uso che ne facciamo, può davvero cambiare la vita.

Come funziona l’adescamento online

NOTA: questo articolo sancisce l’inizio della mia collaborazione con il sito Mamamò, ed è stato pubblicato per la prima volta a questo indirizzo.

Come funziona l’adescamento online, come si riconosce e previene

Da anni faccio incontri con genitori e figli, o workshop nelle scuole, sull’uso consapevole della tecnologia. E da anni mi pongono una marea di domande, tanto che, insieme a un collega di casa editrice (Fiorenzo Pilla), ho deciso di raccogliere 100 domande e risposte nel libro “Prontuario per genitori di nativi digitali”.

I genitori si sentono spesso impreparati, temono che i ragazzi – nativi digitali appunto – siano più competenti, preparati e furbi di loro. Ma il punto non è questo. A mio parere un genitore, anche se non competente sulle nuove tecnologie, deve affiancare su questi temi i figli perché questo è il suo ruolo, perché ha più esperienza del mondo e perché dovrebbe conoscere i rischi che i più giovani potrebbero incontrare nel mondo virtuale. Se non si può infatti evitare che i figli corrano dei rischi, si può però insegnare loro a riconoscerli. Uno di questi rischi, forse quello peggiore, è l’adescamento online.

Child grooming: cos’è e come avviene

L’adescamento di minori in Rete è detto “child grooming”: “groom”, in inglese, significare “accarezzare il pelo” ed è di chiara origine animale. Solitamente l’adescamento avviene attraverso cinque fasi:

  1. amicizia iniziale;
  2. “risk-assessment”: serve all’adescatore per verificare quanto la vittima sia vulnerabile;
  3. costruzione del rapporto di fiducia;
  4. fase dell’esclusività: l’adescatore punta a tagliare fuori genitori e amicizie dal rapporto privilegiato;
  5. relazione sessualizzata con la richiesta di immagini, video o incontri.

L’adescamento avviene attraverso diverse tecniche che mirano a carpire la fiducia del bambino o ragazzo. Sono tecniche di persuasione ben note anche ai venditori (si possono trovare nel libro “Le armi della persuasione” di Robert Cialdini). Eccole.

  1. Impegno e coerenza. Gli esseri umani vogliono essere, o quantomeno sembrare, coerenti con se stessi. Ti sei mai chiesto perché gli attivisti di una causa chiedono una firma per strada? È chiaro che questa firma non ha alcuna ripercussione pratica, ma è scientificamente provato che dopo averti chiesto di “impegnarti” con una firma, sarà più facile chiederti una donazione in denaro. Nel caso dell’adescamento, il malintenzionato manipola la vittima riuscendo ad avere la promessa di un impegno.
  2. Reciprocità. Sentiamo il bisogno di contraccambiare favori veri o presunti. Per questo l’adescatore regala qualcosa alla vittima, a volte bastano solo informazioni.
  3. Riprova sociale. Perché si diffondono le mode? Le persone tendono a seguire la maggioranza o un gruppo di persone. L’adescatore fa credere alla vittima di essere in contatto con altri suoi coetanei.
  4. Autorità. Se ne riconosce l’ascendente, in particolare quando indossa una divisa.
  5. Simpatia. Ci piacciono i simili, siamo diffidenti nei confronti dei diversi. L’adescatore raccoglie informazioni sulla vittima per mostrargli che hanno gli stessi gusti e interessi.
  6. Scarsità. Se un bene è poco disponibile acquisisce automaticamente ai nostri occhi più valore. L’adescatore invita la vittima in un gruppo esclusivo oppure promette quel biglietto del concerto o quella figurina ormai esauriti e introvabili.

Cosa fare se un adescatore contatta tuo figlio

Nella malaugurata ipotesi in cui si dovesse verificare un tentativo di adescamento, è importante seguire il consiglio del Telefono Azzurro:

A fronte del sospetto che un bambino o un ragazzo sia coinvolto in una situazione di questo tipo, l’adulto non si sostituisca nel rispondere all’adescatore, interessando nell’immediato le Autorità ed i Servizi che potranno gestire adeguatamente e con competenza tutti gli aspetti implicati in una dinamica di grooming.

Importante però è prevenire.

Sempre Telefono Azzurro dà una serie di suggerimenti per i genitori, che riassumo in questi sette punti:

  1. Imparate a navigare per mettervi nei panni dei bambini.
  2. Usate dei software di parental control.
  3. Controllate la cronologia di navigazione dei figli.
  4. Insegnate ai bambini le regole di comportamento in Rete e sui social, e parlate con loro liberamente di tecnologia. In particolare, spiegate loro che non bisogna fornire dati personali che li rendano rintracciabili.
  5. Il computer utilizzato dai bambini più piccoli dovrebbe trovarsi in uno spazio comune all’interno della casa.
  6. Spiegate ai figli che le persone che incontrano online non sono sempre quelle che dicono di essere.
  7. Spiegate loro l’importanza del fatto che vi informino sempre di eventuali richieste di incontro di persona ricevute da contatti conosciuti online.

L’articolo del Giornale di Lecco sul mio workshop a Oggiono

Il Giornale di Lecco ha dedicato questo articolo al workshop di Oggiono del 22 maggio 2018 (qui i dettagli dell’evento):

Per organizzare un workshop nella tua scuola o nel tuo comune, scrivimi: