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Personal branding con l’AI: percorso formativo e di coaching

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui operano aziende e professionisti. L’impiego di strumenti basati sull’AI generativa è una frontiera cruciale per migliorare l’efficienza lavorativa e supportare la presa di decisioni (data driven), ma anche per il posizionamento (online e offline) e la creazione di contenuti (testuali, audio e video) in ottica content marketing.

Questo percorso, che si compone di due fasi (formazione + coaching), si propone di dotare i partecipanti delle competenze necessarie per integrare efficacemente l’AI nella promozione del proprio profilo professionale.

Target

– Imprenditori, professionisti e manager che desiderano migliorare il proprio personal branding.

– Aziende che vogliono formare i propri dipendenti su come utilizzare l’IA per il personal branding.

– Studenti e neolaureati interessati a entrare nel mondo del lavoro con un posizionamento forte.

Obiettivi

  • Fare una panoramica dell’intelligenza artificiale in vari ambito professionale.
  • Comprendere le specificità dei modelli di linguaggio (LLM) e le loro applicazioni.
  • Testare diverse piattaforme AI come ChatGPT, Gemini, Copilot, ecc.
  • Acquisire la nuova skill (ibrida): il prompt engineering.
  • Comprendere opportunità e limiti di queste tecnologie, padroneggiando le questioni etiche dell’uso degli LLM in ambito professionale.

Il percorso formativo (18 ore, 3 giornate da 6 ore)

  1. Introduzione all’Intelligenza Artificiale:

– Cos’è l’IA e come funziona

– Principali applicazioni dell’IA nel personal branding

– Utilizzo di chatbot e assistenti virtuali

– Analisi dei dati e insight per migliorare il branding personale

– Piattaforme di IA per la gestione dei social media

  1. Creazione di contenuti con l’IA:

– Generazione automatica di contenuti

– Ottimizzazione dei post sui social media

– Personalizzazione della comunicazione

  1. Workshop:

– Esercitazioni pratiche sull’uso degli strumenti di IA

– Creazione di un piano di personal branding assistito dall’IA

– Creazione di un proprio bot personalizzato

Affiancamento e coaching

Dopo il corso si prevede un percorso di affiancamento e guida di 6 mesi, con un incontro online settimanale (di 2 ore, online) per verificare la strategia di personal branding e l’uso degli strumenti AI. Data la velocità di aggiornamento del settore, il percorso consente di verificare gli update dei tool in uso e il test di nuovi strumenti.

Materiali

– Slide usate durante il corso

– Copia digitale del libro “ChatGPT, come stai? Il prompt engineering come nuova skill ibrida” (Ledizioni, 2024)

Scrivimi per organizzare un evento o un corso sull’intelligenza artificiale generativa

Scrivimi mandami un WhatsApp al 339.6325418 per organizzare un corso o una conferenza sull’A.I. generativa.

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Il personal branding ai tempi di TikTok e del metaverso (intervista per il podcast di Thesis4U)

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Nel giugno 2022 sono stato intervistato, per il podcast Dialectic di Thesis4U, sul tema del personal branding. Ne è nata una discussione di circa mezz’ora, dove si è spaziato da TikTok al metaverso. Ecco l’intervista, buon ascolto:

 

Come scrivere le referenze su LinkedIn [Articolo per Agenda Digitale]

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Questo articolo è stato pubblicato su Agenda Digitale il 18 marzo 2022

Referenze su LinkedIn: come scriverne una perfetta (e come ottenerne di più)

Scrivere una referenza su LinkedIn per clienti o colleghi è un modo per attirare la loro attenzione e stimolare, in maniera poco invasiva, una reazione uguale da parte di questi. Ecco tutto quello che c’è da sapere per farlo in modo efficace

Le referenze su LinkedIn sono uno degli aspetti più sottovalutati da molti utenti e allo stesso tempo uno degli elementi distintivi più importanti.

Nel mondo anglosassone la lettera di raccomandazione – non proprio l’equivalente di una referenza su LinkedIn ma il concetto è quello – è uno dei migliori modi che ha un professionista di presentarsi al potenziale nuovo datore di lavoro.

Vengono redatte da professori universitari e dirigenti e sono un modo per confermare le qualità professionali di un individuo.

Referenze su LinkedIn: uno strumento importante per rendere un profilo più convincente

Da noi sono meno usate, ma su LinkedIn possono rivelarsi uno strumento importante per rendere un profilo più convincente. Alla fine, se sei alla ricerca di un professionista, diciamo un avvocato specializzato in un settore, vedere che i suoi clienti hanno lasciato un feedback positivo è un plus non da poco, un po’ come una sfilza di recensioni a 5 stelle sotto un prodotto venduto su Amazon. Solo che in questo caso il prodotto sei “tu”, e lo “shop” è il tuo profilo.

LinkedIn permette infatti di richiedere direttamente le referenze, ma andare a elemosinare feedback positivi da tutti i contatti presenti nella propria rete non è certo la strategia più efficace. Meglio che concentrarsi sulle persone con le quali si ha un rapporto di massima fiducia. E meglio ancora è non chiederle proprio.

OK, ma come si fa a ottenerle se non si chiedono? Con un piccolo nudge, una “spinta gentile”: scrivendo tu stesso una referenza per loro.

Il social network li avviserà tramite una notifica e, in molti casi, si sentiranno in dovere di restituire il favore.

Come si scrive una referenza su LinkedIn?

Scrivere una referenza su LinkedIn è estremamente semplice: basta andare sul profilo di un contatto di primo grado (non sarà possibile scriverle per quelli al di fuori di questa cerchia), cliccare su Altro e dal menu a tendina che si aprirà selezionare Scrivi una referenza.

Alla schermata successiva bisogna aggiungere la relazione (cliente, collega, sottoposto, manager…) e la posizione lavorativa di chi vogliamo “raccomandare”. Clicca su avanti potrà poi scrivere la referenza vera e propria. Non c’è bisogno di muri di testo infinito, anzi: meglio essere concisi ed estremamente diretti, come in questo caso

Come richiedere una referenza su LinkedIn

Scrivere raccomandazioni per clienti o colleghi è un modo per attirare la loro attenzione e stimolare, in maniera poco invasiva, una reazione uguale da parte di questi. Quando si pubblica una referenza, il contatto “raccomandato” riceverà una notifica, e sarà stimolato a fare lo stesso.

Ovviamente non si possono raccomandare tutti solo per ottenere qualcosa in cambio, senza contare che in molti casi, soprattutto nel caso di clienti, non è applicabile, e rischierebbero di essere solo parole al vento: adulare qualcuno per ottenere qualcosa in cambio non porterà vantaggi a nessuno dei due, e per questo motivo è consigliabile raccomandare solo persone di cui si può realmente certificare la competenza, in uno specifico ambito.

Una referenza, del resto, è più di un like, e deve far emergere l’unicità e la capacità di quella persona. Lo stesso vale nel senso opposto: chiediamo ai clienti e colleghi solo referenze dimostrabili. Inutile chiedere cose del tipo “Per favore, puoi scrivere che sono bravissimo a fare siti web?” se non ci si è occupati di questo aspetto. Può sembrare ovvio, ma ci sono anche personaggi che cercano di potenziare con questi trucchetti il proprio profilo. Ma i risultati, come facilmente intuibile, non solo i migliori.

Fatta questa premessa, veniamo al punto: come si chiede una referenza su LinkedIn? Esattamente come visto in precedenza per realizzarle: si va sul profilo della persona a cui si vuol fare la richiesta, si clicca su Altro e si seleziona Chiedi una referenza. La procedura è identica a quella vista in precedenza e bisognerà indicare la relazione e la posizione. Al passaggio successivo, invece, bisogna comporre un messaggio per richiedere al contatto di supportarti con una raccomandazione.

I più timidi potranno sentirsi invadenti, è comprensibile, ma non c’è nulla di cui vergognarsi: è una prassi normale e molto adottata. Soprattutto, non stiamo parlando di una sorta di marchetta, ma di un’opportunità di networking. Chiedila solo se hai la certezza di aver fatto un lavoro che è stato apprezzato: se durante la collaborazione sono emersi problemi insormontabili o pesanti divergenze, difficilmente (e comprensibilmente) la otterrai. Meglio insomma concentrare gli sforzi sui lavori, le collaborazioni e le consulenze che ti hanno portato i risultati migliori.

Come scrivere una referenza perfetta sui LinkedIn

Scrivere una referenza non è difficile, ma le prime volte si può cadere nella sindrome del foglio bianco: come inizio? Quali aspetti sottolineo? Come far emergere le caratteristiche positive di questa persona senza far sembrare la referenza una sfacciata sviolinata? Lo spiego nelle prossime righe.

L’incipit di una referenza è fondamentale

Indipendentemente dal tema che si deve affrontare, le prime righe sono per molti le più complicate. Effettivamente, è proprio sulle prime frasi che ci si giocano le carte: se sono interessanti, è probabile che i destinatari proseguano nella lettura, mentre se vengono annoiati, ci si gioca definitivamente la loro attenzione. Il mio consiglio è quello di partire subito con una frase d’effetto in grado di sintetizzare subito quanto andrai poi a spiegare dopo: “Luca è un professionista serio e motivato, con grandi doti di leadership e in grado di mantenere la lucidità anche in situazioni di grande stress”, può essere un esempio.

Non bisognerebbe perdere tempo con lunghi cappelli introduttivi, che rischiano solo di annoiare, ma andare direttamente al dunque, indicando le caratteristiche che rendono questa persona unica e meritevole di una referenza.

Spiegare come abbiamo conosciuto il professionista al quale si scrive la referenza

Una volta rotto il ghiaccio, si può spendere qualche parola in più sul contesto in cui si è lavorato insieme. Non è necessario dilungarsi in inutili dettagli di contorno: si spiega il motivo della vostra collaborazione professionale e come è nata. Per esempio, “Antonio ha iniziato a lavorare da me nel 2019, dimostrando già da subito la sua attenzione per il dettaglio e le sue capacità di problem solving”. Oppure “Ho conosciuto Maria in occasione del lancio di XXX, quando è stata chiamata a gestire la comunicazione del progetto sul quale abbiamo lavorato insieme per 2 anni”.
Come al punto precedente, non c’è bisogno di aggiungere troppi dettagli, ma solo quelli essenziali a far comprendere il contesto a chi la leggerà, oltre che a dimostrare che non si tratta di uno scambio di favori fra amici. Sicuramente più di uno sarà tentato del giocare allo “scambio” di referenze con gli amici più intimi, ma  non è l’approccio migliore, dato che per quanto ben scritte, sarebbero poco credibili. Ricordare che non c’è bisogno di scrivere e chiedere referenze da tutti i contatti, e nemmeno dalla maggior parte: ne bastano una manciata, ma devono essere relative ai progetti più importanti e significativi della tua carriera.

Mettere in luce i punti di forza

Dopo aver brevemente descritto il contesto della collaborazione con la persona alla quale si sta scrivendo la referenza, è il momento di espandere un po’ il concetto introdotto all’inizio, nella prima frase. In parole semplici, spiegare perché si suggerisce ad altri di affidarsi a questo professionista, ovviamente evitando le banalità tipo “è bravo e competente”. Ci si concentra. semmai, su ciò che lo contraddistingue dai suoi colleghi: potrebbe essere l’empatia, la capacità di pensare fuori dagli schemi, le sue doti di multitasking. Per esempio, “Chiara ci ha aiutato a risolvere un problema che ci portavano avanti da anni: dovevamo mettere in piedi un CRM per gestire in maniera più snella ed efficace i nostri contatti ma i vari tentativi si erano rivelati insoddisfacenti. Grazie al suo supporto, abbiamo trovato una piattaforma adatta alle nostre necessità, e Chiara ci ha aiutato sia nella fase di setup, sia nella formazione dei nostri collaboratori. In poche settimane, tutti i nostri dipendenti avevano imparato a utilizzare il CRM, che si è rivelato uno strumento chiave per ottimizzare i nostri processi interni”.

Come concludere la referenza

Dopo l’incipit, uno degli aspetti più difficili per chi è alle prime armi è quello di concludere il testo. Si ha sempre l’impressione di lasciare un discorso a metà. Il modo migliore è quello di chiudere con una frase semplice ed essenziale, un po’ come si comincia la referenza. Qualcosa del tipo “Se hai bisogno di qualcuno con una forte competenza nello sviluppo di web app, Antonio è la persona giusta”.

Qualche suggerimento aggiuntivo per scrivere una referenza efficace

La sintesi è il migliore alleato. LinkedIn ti mette a disposizione 3.000 caratteri: se non bastano, vuol dire che siamo stati troppo prolissi. Taglia, e di molto. Non bisogna scrivere un romanzo. Gli utenti di LinkedIn tendono a essere molto diretti e amano arrivare subito al punto. Tutto quello che è di troppo, rischia di annoiare e distoglie dall’obiettivo. Cerchiamo di stare all’interno delle 200 parole, all’incirca 1.500 caratteri di testo.
Dal feedback deve trasparire entusiasmo ma non bisogna esagerare: non si deve adulare il destinatario, ma semplicemente mettere in luce le sue competenze professionali. Soprattutto, non scrivere decine di referenze in breve tempo.

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Il personal branding nel metaverso

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“Il personal branding è quello che la gente dice di te quando sei uscito dalla stanza”

E se la stanza fosse virtuale? E se quello che esce non fossi tu ma il tuo avatar? Insomma, come si declinano i temi di reputazione digitale e personal branding nel metaverso?

Faccio un po’ d’ordine. In questo articolo occorre partire da zero, visto che stiamo parlando di un nuovo mondo. Ma di mondi ce ne sono parecchi: allora ne scelgo uno, tra l’altro uno dei più popolari. Sto parlando di The Sandbox, nelle ultime settimane al centro del dibattito per una serie di notizie che sono apparse ovunque:

Per chiarire: che cos’è Sandbox? Viene definito un “metaverso a blocchi” che consente di creare oggetti 3D (tramite VoxEdit), di scambiarli con gli altri utenti e di creare giochi tridimensionali con Game Maker. Il token che governa le transazioni, ovvero la moneta virtuale, è SAND.

Una volta che hai deciso di entrare in Sandbox, devi curare il tuo personal branding, in particolare avendo cura di questi dettagli:

  • Nickname
  • Profilo
  • Avatar

La scelta del nickname

Dopo essersi collegati a www.sandbox.game occorre creare un account. Si possono usare gli account social già attivi, come Facebook, oppure l’account Google. Oppure, in perfetto spirito Web 3, si può usare Metamask (un wallet di criptovalute). Io ho scelto quest’ultima opzione, in caso di necessità di acquisti. A quel punto Sandbox ti chiede di inserire una mail e, soprattutto, un nome utente. Il nickname è fondamentale per il tuo personal branding: te lo porterai dietro tutta la vita (virtuale) e scegliere “topolone92” non è una grande idea. Personalmente ho deciso di scegliere nome e cognome (non si possono mettere punti o altri segni nel nick).

In coerenza con la logica Blockchain, occorre un firma virtuale:

Curare il profilo

Il consiglio è quello di sistemare subito il profilo. Personalmente la prima cosa che ho fatto, nella sezione Settings, è inserire:

  • Il mio sito Web
  • La mia short bio (in italiano, forse in futuro la inserirò in inglese)
  • La mia immagine (uso ovunque il mio avatar)
  • I miei canali social

La costruzione dell’avatar

Gli avatar non mi fanno impazzire, sanno molto di videogioco anni Novanta o di pupazzetti alla Minecraft. Ma ci si fa presto l’abitudine. Si può scegliere il tipo di umano, il colore della pelle, i capelli ma anche il vestiario. Consiglio abiti e abbinamenti che, tutto sommato, rispondano al proprio stile.

Un curiosità: per arricchire il proprio avatar si possono acquistare anche degli accessori a pagamento. Per curiosità sono andato a controllare quanto costassero delle scarpe nuove, e mi sono spaventato quando ho scoperto che costano come quelle vere (anche un centinaio di dollari, o più):

Guarda il mio seminario introduttivo sul metaverso

[VIDEO] I topi di Hanoi e il Linkedin comment marketing

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In questo video parto dalla leggendaria storia delle code dei topi di Hanoi per parlare di metriche sbagliate e, con un bel salto altrove, di come generare valore su LinkedIn sfruttando i commenti sotto i post altrui (comment marketing). Buona visione:

Cultura e digitale: come i classici e il pop aiutano a capire Web e social

Per vedere altri video su come classici e cultura pop possono spiegarci il mondo del digitale, fai clic qui.

[VIDEO] Personal branding e posizionamento: P&G, Master of none e il veggente

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In questo video sul personal branding e il positioning parlo di:

  • La strategia di branding di Procter & Gamble
  • La serie TV Netflix “Monster of none
  • Il veggente che vendeva anche le bombole a gas
  • Il tutto fare di LinkedIn

Buona visione:

Cultura e digitale: come i classici e il pop aiutano a capire Web e social

Per vedere altri video su come classici e cultura pop possono spiegarci il mondo del digitale, fai clic qui.

La foto perfetta per il profilo social con Profile Pic Maker

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Avere una foto sul proprio profilo social è diventata ormai un’esigenza. È un po’ come avere un logo personale, un biglietto da visita. Una foto è soprattutto “qualcosa” di magico che facilita il contatto tra le persone, regalando un po’ di umanità a tutti quegli account digitali che vengono utilizzati per qualsiasi servizio o tipo di comunicazione. D’altronde, avere un profilo con una foto professionale può giovare non poco alla tua carriera lavorativa specialmente su una piattaforma come LinkedIn, così come uno scatto perfettamente riuscito può farti incontrare l’amore della vita in un sito/app di appuntamenti. Facebook, WhatsApp, Twitter, Telegram, TikTok, Instagram, Zoom, Google Meet, Microsoft Teams e tutti gli altri social network per essere sfruttati al 100% richiedono a gran voce una foto da implementare nel proprio profilo. Considerando che il cervello umano tende a elaborare le informazioni visive 60.000 volte più velocemente del testo, si tratta di una scelta è praticamente obbligata.

Il vantaggio di avere una foto in un profilo

Una foto professionale su un profilo di LinkedIn, per esempio, deve conferire autorevolezza, competenza e infondere fiducia a chi la osserva. Perché la prima impressione, nella maggior parte dei casi, è quella che fa la differenza. I numeri, poi, non mentono mai: i profili con una foto ricevono 14 volte più visualizzazioni di quelli senza. Inoltre, aggiungendo una foto professionale al tuo profilo LinkedIn hai 36 volte più probabilità di essere contatto da un recruiter o da un’azienda. È chiaro che la piattaforma che si utilizza fa la differenza: per esempio, su un social network come LinkedIn si tende a inserire nel profilo una foto che ritrae il soggetto con un look professionale; su Facebook invece la maggior parte delle persone pensa a condividere delle immagini rubate alla propria sfera privata. Questo è un errore da non fare: spesso ci si dimentica che i vari WhatsApp, Telegram o Facebook vengono usati anche in ambito lavorativo, per cui avere una foto del profilo che ti ritrae al mare circondato da bellezze in topless o in discoteca mentre balli può essere controproducente. Purtroppo, in un mondo sempre più digitalizzato è diventato maledettamente difficile riuscire a separare la propria vita lavorativa da quella privata. Questo discorso non vale solo per i personaggi pubblici o per quelli che ricoprono cariche istituzionali, vale anche per un giovane neolaureato che sta cercando di costruirsi un’immagine professionale. Per evitare qualsiasi tipo di problema, ti consiglio di utilizzare dei profili diversi (con foto diverse) in base alle tue esigenze lavorative e private.

Come scattare la foto da inserire nel profilo

Quando si conosce una persona in ambito professionale (e non solo) si ha la tendenza a cercare su un normale motore di ricerca informazioni del tipo “chi è”, “cosa fa”, “chi sono i suoi amici” e altro ancora. Per questo motivo è importante farti trovare nei risultati in Google con una immagine/foto adeguata e che possa mettere in risalto la tua professionalità, perché dimostrando di aver cura di te stesso è un po’ come se lo facessi con un potenziale cliente.

Quindi, se non disponi di una foto con questi requisiti puoi sempre scattarne una: devi realizzare un’immagine di qualità, con buona illuminazione (niente sfocature) e in alta risoluzione. Serve una foto “identificativa” che possa trasmettere agli altri un’impressione positiva di te stesso: sono assolutamente da evitare gli scatti datati o con qualche filtro particolare, meglio puntare su un look attuale che possa rappresentare chi sei tu oggi.

È importante che la foto sia occupata per almeno un 50%, anche più, dal tuo viso. Sono banditi cappellini, occhiali da sole e altri accessori/elementi che possano distogliere l’attenzione dalla tua faccia. È meglio mostrarsi a volto scoperto e in posizione frontale rispetto all’obiettivo. Da evitare, poi, l’inserimento di oggetti, animali domestici, amici, fidanzate (i profili di coppia sono banditi) e qualsiasi altra cosa ti venga in mente ti aggiungere. Come dice il proverbio, “meglio soli che male accompagnati”.

I consigli per realizzare lo scatto perfetto

Quali regole devi seguire per valorizzare il tuo viso senza correre il rischio di snaturare il tuo aspetto? Quale look devi scegliere per essere assolutamente credibile? Tanto più è professionale la piattaforma per cui devi scegliere la foto del tuo profilo, quanto più il tuo look dovrà essere adeguato al contesto. Un completo classico, per esempio, può essere la scelta ideale per la foto del profilo di un avvocato, mentre un tailleur è perfetto per una donna d’affari e così via. Sia per uomini, sia per donne sono sconsigliati indumenti che possano mettere in dubbio ogni credibilità professionale, mentre è consigliabile puntare su tinte unite (nero e blu scuro) prediligendo maniche lunghe e camicie.

Dopo aver scelto il look perfetto devi prestare attenzione allo sfondo della tua foto: scegline uno neutro, possibilmente chiaro. Puoi selezionare anche uno sfondo diverso come un ufficio, una stanza, una biblioteca o un locale: tutto deve essere illuminato in modo adeguato e, soprattutto, deve essere ordinato. La luce è l’elemento chiave in un ritratto e basta variare leggermente l’angolazione per avere degli effetti diversi.

La teoria dei neuroni specchio suggerisce che gli altri sono condizionati dal nostro atteggiamento, quando ci guardano. Se sbadigli, sbadigliano. Se startutisci, starnutiscono. Per quanto riguarda l’espressione del tuo viso, quindi, cerca di mantenere un atteggiamento rilassato e spontaneo (senza esagerare!) e sorridi, mostra un po’ di denti! Da evitare una risata sguaiata (meglio sorridere con gli occhi!) o un atteggiamento troppo serioso. Un altro consiglio da seguire è quello di guardare dritto in camera, evitando possibilmente gli autoscatti: meglio farsi aiutare da un amico o un famigliare per scattare la foto.

Se hai la possibilità, affidati a un fotografo professionista che troverà la posa giusta per mettere in risalto i tuoi tratti (si chiama “fotogenia”), oltre a disporre di tutto il necessario (attrezzatura, set e altro). La foto può essere scattata in studio ma anche nel luogo di lavoro oppure in una suggestiva location.

È importante realizzare un’immagine che si adatti al contesto (la piattaforma dove verrà pubblicata) e usare sempre lo stesso scatto per ogni profilo social permette di non essere scambiati per un’altra persona in caso di omonimia. Per questo motivo ti suggerisco, al contrario di quello che fanno molti utenti, di non cambiare troppo spesso l’immagine che usi nei profili social.

Questa è la foto LinkedIn del vecchio Zio Bill (quello che ha creato la pandemia con dentro il 5G), mi pare un ottimo esempio:

Profile Pic Maker è perfetto per creare la foto del tuo profilo

Dopo aver capito come realizzare lo scatto perfetto per il tuo profilo, è arrivato il momento di inserirlo. Ogni foto può essere modificata nella dimensione che desideri, migliorata e persino personalizzata. Sono disponibili in Rete diversi servizi e programmi per fare ciò: alcuni sono gratuiti, altri sono a pagamento. Uno dei più utilizzati è Profile Pic Maker, un programma gratuito semplice da usare e piuttosto versatile che vanta più di 1.5 milioni di utenti iscritti in tutto il mondo e più di 15 milioni di immagini realizzate per profili (quelle generate sono più di 85 milioni!).

Profile Pic Maker (l’app non è ancora disponibile!) è lo strumento ideale per creare la foto perfetta per il tuo profilo e che puoi condividere su qualsiasi piattaforma social, chat, curriculum o dove vuoi.

Foto professionali con due clic

Come detto precedentemente, tutto quello che devi fare è inserire la foto che hai scattato o quella che vuoi utilizzare per il tuo profilo. L’immagine dev’essere in formato .jpg o .png (se non lo è puoi convertirla in quei formati) e non deve superare il limite di 5 Mb. Per inserirla basta trascinarla nel programma o cliccare sull’icona a forma di “+”. Una volta aggiunta, l’Intelligenza Artificiale studia l’immagine e provvede a togliere in modo automatico lo sfondo. Lo strumento di rimozione dello sfondo è piuttosto efficace e anche se per ottenere risultati migliori è fondamentale caricare una foto di ottima qualità, con una buona illuminazione e assicurandosi che la testa non sia tagliata ai bordi dell’immagine.

Una volta scontornata l’immagine il programma permette di modificare lo sfondo: in che modo? Profile Pic Maker mette a disposizione una serie di colori, ombre e filtri per realizzare la foto che desideri. Il programma è semplice da usare e soprattutto offre una versatilità unica: infatti, puoi realizzare un’immagine dall’aspetto professionale partendo persino da un semplice selfie. Profile Pic Maker, infatti, riesce a fare questo e molto altro: per esempio, può creare delle fantastiche immagini partendo anche da una vecchia foto, da uno scatto con il tuo fedele amico a quattro zampe o con un gruppo di tuoi amici. E, soprattutto, riesce a creare qualcosa che possa mettere in evidenza il tuo profilo LinkedIn, YouTube, Instagram o qualunque sia. Il programma permette anche la creazione di emoji personalizzate, che possono far comodo su vari Instagram, TikTok e compagnia bella.

Se cerchi un programma che possa migliorare la foto del tuo profilo, Profile Pic Maker è senza dubbio la scelta ideale. Bastano davvero un paio di clic per far guadagnare autorevolezza al tuo profilo di LinkedIn e dare una svolta alla tua carriera lavorativa.

Vuoi un aiuto per la revisione del tuo profilo LinkedIn?

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[VIDEO] Tolstoj, Alberto Camerini e il brand positioning

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In questo video della serie “Cultura e digitale” metto insieme:

  • l’incipit di Anna Karenina di Tolstoj
  • Rock N’ Roll Robot di Camerini
  • il brand positioning di Ries e Trout

 

[VIDEO] Personal branding: come un punto debole può diventare un punto di forza

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Un tempo ero un giornalista, poi ho iniziato a fare formazione e consulenze in azienda. Il mio passato nelle redazioni era un punto debole – le aziende non amano i giornalisti se non scrivono di loro! – ma è diventato un plus nel momento in cui hanno capito che la mia capacità di creare contenuti per il pubblico rispondeva a una loro necessità.

In questo video spiego come trarre il massimo anche dai punti deboli, in ottica personal branding:

 

 

[VIDEO] Personal branding con LinkedIn: evento live con Thesis 4U

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Il 4 novembre 2021 sono stato inviato da Thesis 4U, startup che mette in collegamento aziende e studenti nello sviluppo di progetti di tesi di laurea, per parlare di personal branding con LinkedIn.

I temi chiave sono stati questi:

  • Che cosa si intende per personal branding?
  • Che differenza c’è tra visual identity e virtual identity?
  • Come si inizia a curare la propria presenza online?
  • Come ci si presenta correttamente su LinkedIn?
  • Come si evidenziano gli elementi differenzianti?
  • Come ci si rende credibili su LinkedIn?

Puoi rivedere la registrazione dell’evento qui: