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Il Principio di Pareto applicato al content marketing

ll principio 80/20, ideato dall’economista Vilfredo Pareto, è illuminante: in pratica la regola è che l’80% dei risultati dipende dal 20% dei fattori (a volte si parla di 60/40 o addirittura di 90/10). È una regola universale, valida nei campi più disparati. Per spiegarlo in parole povere durante i miei corsi faccio questi esempi:
– usi il 20% dei tuoi vestiti l’80% delle volte;
– usi il 20% delle app installate sullo smartphone l’80% del tempo;
– il 20% dei tuoi clienti generano l’80% del fatturato.
Corollario a quest’ultima affermazione: se hai 30 clienti avrai la tentazione di trattare tutti allo stesso modo; eppure quasi certamente il 20% del business viene da uno solo di essi.
In questo articolo racconto come applicare questo principio al content marketing.

Una struttura ricorsiva

Ho recentemente letto il libro di Perry Marshall, “Il principio 80/20 per vendite e marketing”, che dà un ulteriore contributo alla discussione sul principio di Pareto. Marshall ha fatto una scoperta fondamentale: il principio 80/20 ha una natura frattale, si può applicare all’infinito. Se il 20% dei tuoi sforzi produce lo 80% dei risultati, all’interno di quel 20% ci sarà un altro 20% che produce l’80% dell’80% iniziale. In pratica: concentrati sul 4% del tuo investimento, economico e di tempo, per produrre il 64% dei risultati totali.

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Il principio di Pareto applicato al content marketing

Il content marketing, detto anche inbound marketing, è il contrario dell’outbound marketing (telemarketing a freddo, invio di newsletter e DEM a contatti non profilati) e prevede la creazione e condivisione di contenuti editoriali (articoli, eBook, infografiche ecc.) al fine di acquisire clienti. Lo strumento principale per fare content marketing, per mia esperienza, è il blog.

Come si applica il principio di Pareto al blog? Il 20 delle keyword scelte per costruirci attorno gli articoli genererà l’80% del traffico. Come si scelgono quindi le keyword giuste, quelle vincenti? Personalmente uso diversi strumenti per l’individuazione delle parole chiave (ma il 20% di questi li uso nell’80% dei casi!) e non intendo necessariamente Google Adwords. Uno dei miei strumenti preferiti è Ubersuggest. Nel prossimo paragrafo vedrai come funziona.

Come funziona Ubersuggest?

Ubersuggest è uno strumento SEO, ideale quindi per l’ottimizzazione di articoli e siti affinché piacciano a Google (passami l’espressione). Più precisamente è definito un Google Suggest Scraper perché permette di elencare e organizzare tutti i consigli di Google presi dai suggerimenti di ricerca. In pratica individua le query che gli utenti hanno inserito in merito a una ricerca, quindi soprattutto le chiavi secondarie. Usarlo è assai semplice: nella schermata principale basta inserire keyword e lingua, poi premere “Look up”.

Come lo uso io? Se voglio scrivere un articolo su LinkedIn, scopro che molti cercano “Riepilogo LinkedIn”, e ancora più in dettaglio cercano “Riepilogo LinkedIn un esempio”. E infatti ho creato un articolo con quel titolo che mi sta dando molte soddisfazioni.


Perché puoi usare Ubersuggest per applicare il principio di Pareto alla ricerca delle keyword? Perché lo strumento restituisce anche i volumi delle ricerche, anzi puoi proprio ordinare le keyword per volumi. Devi concentrarti solo sulle parole chiave che genereranno più traffico: trova quel 20% di parole chiave che contano davvero.