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Fatti scoprire: ecco i parametri che usa Google per scegliere quali pagine visualizzare prima

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Se segui i miei articoli, saprai certamente che ho una grande passione per LinkedIn, la principale piattaforma per far incontrare domanda e offerta in ambito business. Lo usano le aziende le cercare talenti, le persone per trovare un lavoro (o un nuovo lavoro), ma è anche uno strumento chiave per spingere i propri servizi B2B e per trovare nuove opportunità di business.

Non puoi però affidarti solamente a LinkedIn, per più motivi. Il primo è che non è detto che tutti lo usino e sono ancora tante le realtà che si limitano alle ricerche su Google (o altri motori di ricerca). Ma non trascurare un altro aspetto: se anche qualcuno ti trova (o trova la tua azienda) sul LinkedIn, la prima cosa che vorrà fare è andare sul tuo sito, o quello della tua azienda. Un sito curato, con contenuti di qualità, fa la differenza, esattamente come il modo in cui ti presenti la prima volta a un interlocutore: puoi essere un genio nel tuo settore, ma un aspetto dimesso e trasandato di certo non contribuirà a fare una buona impressione, e lo stesso vale per il sito.

Alcuni suggerimenti di questo articolo ti permetteranno anche di migliorare la qualità del tuo sito anche se il focus è un altro: in queste righe voglio infatti spiegarti come spiccare nelle ricerche su Google facendo leva sulla SEO, la Search Engine Optimization. Non temere, non ti riempirò la testa di tecnicismi: il mio obiettivo non è quello di insegnarti a spremere quell’1% in più di conversioni nelle vendite. Voglio invece darti alcune indicazioni e suggerimenti alla portata di tutti per aiutarti a “scalare” la SERP di Google e posizionarti meglio nelle ricerche.

Passa subito ad HTTPS se non l’hai ancora fatto

Ci sono due protocolli per erogare pagine web: HTTP e HTTPS. Il primo è obsoleto, il secondo va abbandonato quanto prima. Il fatto è che ancora oggi, navigando online, trovo tantissimi siti, anche di aziende di grandi dimensioni o di seri professionisti, che si appoggiano ancora al protocollo non cifrato HTTP, quindi meno sicuro. Certo, se non vendi prodotti online e quindi non chiedi ai tuoi utenti di inviare dati di pagamento ti potrà sembrare un problema da poco, ma in realtà è un problema enorme. Non solo Google e gli altri motori di ricerca abbasseranno il tuo Ranking Score, fatto che influenzerà il tuo posizionamento nella SERP (pagina dei risultati della ricerca), ma scoccerai anche gli utenti. Sì, perché quando useranno Chrome, verrà visualizzato il messaggio “Questo sito non è sicuro. Vuoi procedere?”. Al di là dell’avviso, che potrebbe preoccupare qualcuno, per raggiungerti un utente dovrà fare almeno un clic in più. Credimi, molti non lo faranno e si fermeranno all’avviso. Insomma, passa di corsa ad HTTPS. Se non sai come fare, chiedilo a chi ti gestisce il sito: è un lavoro semplice e veloce.

La velocità è tutto

L'aforisma: "Il milanese imbruttito ordina un caffè... - Comunicaffè

Viviamo tutti di corsa, c’è poco da fare, e la pandemia non ha fatto che accelerare il tutto. Chi cerca una risposta, la vuole immediatamente, non ha tempo è voglia di aspettare. La figura del Milanese Imbruttito, che ha già aperto la bustina dello zucchero mentre il barista gli sta ancora facendo il caffè, è più diffusa di quanto credi, e non solo aMilano (tutto attaccato, come lo scriverebbe un Imbruttito DOC). E mentre si beve il caffè, il classico Imbruttito tiene in mano lo smartphone e prosegue il business. Naturalmente, pretende che il sito carichi velocemente e devi assicurarti che il tuo sito sia sufficientemente reattivo se non vuoi che la gente lo abbandoni ancora prima che l’homepage sia caricata.

Ma come si giudica se un sito è veloce? Basta usare il servizio PageSpeed Insight di Google: inserisci l’URL del tuo sito per avere un’analisi tecnica. Dopo pochi secondi, ti verrà restituita una pagina contenente uno score e una serie di suggerimenti su come poter migliorare, se necessario, la velocità di caricamento, sia su mobile sia su desktop. Non impazzire per guadagnare un millisecondo: concentrati sui problemi principali, se PageSpeed ne individua qualcuno. Il resto sono piccole ottimizzazioni che possono fare la differenza su siti di enormi dimensioni, tipo Amazon. Se il tuo Score è superiore al 90, significa che hai fatto un ottimo lavoro. Se è inferiore, segui i suggerimenti e cerca di ottimizzare ulteriormente, magari chiedendo supporto a un esperto.

Il mobile prima di tutto

Se ancora concentri la maggior parte della tua attenzione su come si vede il tuo sito da desktop, stai sbagliando tutto. Seriamente. Da quasi 10 anni, infatti, le ricerche su mobile hanno abbondantemente superato quelle da desktop. Non ci credi? Dai un’occhiata alle statistiche del tuo sito e scoprirai che, a meno di casi particolarissimi, più dell’80% del tuo traffico sarà generato da dispositivi mobili. Non puoi non tenerne conto. “Mi stai dicendo che tutte le grafiche e animazioni superbelle che si vedono solo da mobile sono uno spreco di tempo?”. Dipende da quando le hai fatte, ovviamente: un tempo, facevano la differenza. E anche oggi, quegli utenti (pochi in percentuale) che si collegano da un computer potrebbero apprezzarle. Rimane il fatto che la maggior parte delle persone vedrà il tuo sito da smartphone, e devi far sì che l’esperienza da mobile sia snella e piacevole. Poi, se ti avanzano tempo e budget, potrai anchoe ottimizzare ulteriormente la parte desktop. Considera una cosa: non si tratta solo di esperienza utente, ma anche risultati nella ricerca. Dal marzo 2021, infatti, tutti i siti sono indicizzati da Google solo sulla base del mobile. Le tue ottimizzazioni desktop, insomma, non avranno alcun impatto sul ranking. Se vuoi scalare la SERP, insomma, ti tocca puntare tutto sul mobile. Anche se non ti piace.

Per controllare come si vede il tuo sito su diversi device puoi usare, tra gli altri, Screenfly:

Non trascurare i backlink

I backlink sono i collegamenti che da altri siti portano al tuo. Più ne hai, più il tuo sito acquisirà autorevolezza e, quindi, sarà “visto meglio” da Google che tenderà a farlo salire nella SERP. Alla fine, l’algoritmo di Google si è sempre basato su questo concetto e già dalla nascita di Big G il fattore che faceva la differenza nella SERP era quante pagine citavano uno specifico sito in base alle parole chiave usate. Attivati insomma per ottenere backlink, possibilmente puntando su siti autorevoli, non su officine di clic. Non mancano siti di bassa qualità che “vendono” i baclkink al tuo, ma ti assicuro che sono soldi spesi male, proprio perché queste realtà non hanno alcuna autorevolezza. E ti sconsiglio anche di mandare mail agli amministratori dei siti di riferimento del tuo settore chiedendo loro di “regalarti” un link: nella migliore delle ipotesi ti ignoreranno, nella peggiore, rischi di venire mandato a quel paese.
Come ottenerli quindi? Facile scegli i siti giornalistici di riferimento del tuo settore ed esplora la possibilità di includere articoli sponsorizzati (e naturalmente indicati come tali) che riportano al tuo sito. A seconda della realtà editoriale, potrebbero accettare un contenuto scritto da te o potrebbero preoccuparsi loro della stesura del pezzo. Naturalmente questa operazione ha un costo, costo che cresce con la popolarità del sito che ti linkerà, ma i risultati si vedranno.

Per verificare chi linka il tuo sito, puoi usare un “backlink checker“.

Tag, metatag, metadescription, immagini: tutto contribuisce alla SEO

Qualsiasi contenuto deciderai di pubblicare sul tuo sito, dovrà essere ottimizzato in ottica SEO. Che significa? Individuare le parole chiave relative alla tua attività e inserirle in tutte quelle parti rilevanti. Nel titolo, nel sottotitolo (la metadescription dell’articolo, nei tag, nelle dida e nei nomi delle immagini allegate e anche nell’url del pezzo. Se usi Worpress, sarà molto semplice inserirli e plugin come YOAST – quello che uso io – ti aiuteranno a ottimizzare ulteriormente, indicandoti se hai dimenticato qualcosa o se puoi fare di meglio.

Yoast SEO ‑ SEO for everyone - Increase organic traffic, technical SEO & get rich results! | Shopify App Store

Non prenderli come se fossero la Bibbia, soprattutto in italiano, ma come indicazioni di massima: non cercare a tutti i costi di avere tutti gli indicatori di Yoast verdi, insomma. Perché va bene ottimizzare in ottica SEO, così da far “piacere” il tuo pezzo a Google, ma non dimenticare che chi andrà a leggere i tuoi contenuti sarà un essere umano, non un bot. L’articolo dovrà essere piacevole alla lettura, scorrevole, non infarcito di ripetizioni ogni due righe.

Contenuti sempre aggiornati e di elevata qualità

Se non aggiorni il tuo sito dal 2020, difficilmente scalerai la SERP, questo anche se il tuo sito è eccellente. Per scalare la pagina dei risultati di Google, infatti, è necessario avere contenuti aggiornati di frequente. Quanto? Dipende dalle tue risorse e dalle tue ambizioni. Un nuovo articolo al giorno sarebbe l’ideale, ma comprensibilmente non tutti hanno il tempo e il budget per un piano editoriale così elaborato. Inizia valutando un contenuto a settimana, ottimizzato in ottica SEO come ti ho spiegato prima. Se hai già un catalogo enorme di articoli, non ti far la tentazione di ripubblicarli cambiando solo la data. Google non è fesso, e se ne accorgerebbe. Se i contenuti sono validi, però, va benissimo riprenderli, aggiornarli cambiando titolo e sottotitolo, ma anche aggiungendo ulteriori dettagli ed eliminando o modificando le parti che col tempo non sono attuali come quando le hai pubblicate la prima volta.

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Come creare un blog che converte grazie al potere dei social media

Creare un blog che converte è utile per aumentare l’autorevolezza del brand. Ma c’è di più. Infatti, con un blog ottimizzato puoi educare e fidelizzare i tuoi lettori in pochi passi. Il blog-post d’eccellenza attrae utenti sul sito e aumenta l’engagement. Infatti, un articolo di successo è intriso di unicità, empatia e fornisce consigli utili.

Un contenuto di qualità, però, merita di raggiungere quanti più utenti possibili. In questo modo sarà più facile acquisire rilevanza nel mercato e diventare influenti. Come fare dunque? Semplice, hai bisogno di alcuni alleati: i social media.

Infatti, un blog che converte usa i social per attirare nuovi utenti e fidelizzare i vecchi. In questo articolo ti mostrerò come supportare il tuo blog con Instagram e YouTube.

Crea un blog che converte: l’identikit del blog-post

Un blog che converte e che apporti benefici al lettore deve essere il tuo punto di arrivo. Ma come fare per creare contenuti di qualità e che convertono gli utenti in lead? Semplice, devi dedicare molto tempo ricerca.

  • Target. Il primo passo è comprendere cosa stanno cercando le tue buyer personas.
  • Keyword. Un contenuto di valore non raggiungerà la tua audience se non è ottimizzato. Una solida conoscenza della SEO e dei principali tools è indispensabile.
  • Una headline accattivante. Il titolo è l’elemento testuale di maggior importanza nell’attrarre nuovi utenti. Una headline di successo, infatti, cristallizza con poche parole i benefici dell’articolo. Se desideri un titolo attraente conosco usa il tool gratuito Free Headline Analyzer.
  • Contenuti verticali. Un blog di successo attira traffico e invoglia l’utente a fidarsi dell’azienda. Per farlo, però, bisogna mostrare fin da subito l’autorevolezza del brand. Infatti, in questa fase i contenuti rivestono un ruolo importante. Per renderli gradevoli da vedere e facili da consultare il tool perfetto è HemingwayApp. Inoltre, un contenuto originale e competitivo è ricco di statistiche e dati. Il miglior luogo dove reperire queste informazioni è il sito Statista.

Perché promuovere il blog con i social media?

I social media sono un potente amplificatore per diffondere contenuti e notizie. Integrandoli nella tua strategia di marketing riesci ad intercettare una nuova audience. La cosa più interessante è che la pubblicazione costante ti aiuta a costruire una community.

Affinché tu ci riesca, però, l’ingrediente imprescindibile è la pianificazione. Infatti, pianificazione dei contenuti strategici apporta diversi benefici come rafforzare la community. Inoltre, crei un percorso specifico per educare i potenziali clienti alla tua visione! Così facendo aumenti l’engagement e l’interesse dei tuoi utenti con contenuti utili e accattivanti. Ma non finisce qui! La pianificazione dei contenuti è utile per fidelizzare gli utenti usando empatia. Inoltre, favorirai lo scambio di opinioni.

4 Step per avere un profilo Instagram che supporta il tuo blog

Instagram è una piattaforma di content discovery. È un valido alleato per attrarre una nuova audience. A differenza di altri social, la pubblicazione costante è fondamentale. I contenuti pubblicati su Instagram hanno una durata breve nel feed degli utenti.

Purtroppo, buona parte dei contenuti organici non sempre vengono visualizzati dai followers. Infatti, per crescere sul social è necessario investire mensilmente in Instagram Advertising. In questo modo tuteli la notorietà del brand e l’engagement degli utenti.

Ecco cosa fare per avere un profilo professionale su Instagram:

  1. Usa immagini di altissima qualità per attirare l’attenzione. Per rendere il brand più genuino e autentico usa foto originali. In alternativa potresti trovare utilissimi siti royalty-free come Pexel e Unspalsh.
  2. Massimizza la tua bio. Online esistono siti che ti permettono di potenziare l’unico link messo a disposizione da Instagram. Uno dei migliori è senza dubbio LinkTree – è disponibile anche in versione gratuita.
  3. Aumenta la frequenza di pubblicazione e rendila standard. Instagram penalizza gli account che non pubblicano contenuti con scadenza regolare. La penalizzazione comporta una bassissima esposizione dei contenuti organici. Usa il calendario editoriale per supportare la pubblicazione dei contenuti. Aumenta l’esposizione dei post con la pubblicità a pagamento. 
  4. Dai valore a strumenti come Stories e Reels. Sono potentissimi per rafforzare il legame della tua audience e dare un tocco umano alla tua azienda. Usali per fare teasing sui contenuti. Oppure mostra i dietro le quinte sulla creazione degli articoli.

YouTube: Il motore di ricerca alternativo per spingere i contenuti del blog

YouTube è un incubatore di contenuti ed è un motore di ricerca vero e proprio. Trattandosi di una piattaforma di content consumption, YouTube è ricco di contenuti di approfondimento.

A differenza di Instagram, i contenuti pubblicati su YouTube performano per anni. Infatti, ciò accade grazie alla SEO e alla scelta delle keyword corrette.

Ecco perché YouTube è uno dei social migliori per far crescere un blog di successo:

  1. I video sono utili per alimentare la fase di Lead Nurturing tramite email marketing. Aumenti l’autorevolezza del brand, mostri le competenze e fidelizzi i vecchi clienti.
  2. Creare una community solida su YouTube è più facile. Ovviamente non accadrà in pochi mesi. Per far crescere un canale YouTube ci vogliono anni. Così come accade per un blog. Gli utenti appassionati alimentano il passaparola, commentano e condividono i video. Ciò favorisce l’esposizione dei contenuti ad una audience nuova. Ma esistono altri due vantaggi derivati dalla creazione di una community. Gli utenti che commentano aiutano l’algoritmo a mostrare i contenuti a nuovi utenti. Inoltre, i commenti sono ricchi di spunti e idee per creare contenuti mirati per il target.
  3. L’algoritmo è dalla tua parte. Headline e descrizione del video spiegano all’algoritmo i temi trattati. Infatti, includere le keywords in entrambe le parti è molto vantaggioso. Il motivo principale è che il video appare fra i primi contenuti della ricerca. Infine, una headline accattivante e una thumbnail graziosa attraggono l’utente.

Conclusione

Un blog che converte è sostenuto dai social media. Infatti, un profilo ben ottimizzato su queste piattaforme consente di attirare nuovi utenti e di coltivare una relazione che dura nel tempo.

Fra i social più consigliati per sostenere il blog, ci sono Instagram e YouTube. Ognuno di essi assolve ad un compito specifico: il primo attrae utenti nuovi, il secondo favorisce lo sviluppo della community. I contenuti video, inoltre, sono utilissimi per fidelizzare i nuovi clienti in fase di lead nurturing. Infatti, i contenuti in generali sono fantastici per sottolineare la professionalità e l’autorevolezza dell’azienda.

Consigli SEO per aumentare la visibilità dei video su YouTube

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Nell’ultimi decennio Youtube ha mutato pelle, strizzando l’occhio sempre di più all’ecommerce. La piattaforma di Google è il secondo sito più visitato al mondo (indovina qual è il primo…) e il secondo motore di ricerca più usato (indovina qual è il primo…) e ha immense potenzialità non solo a livello di marketing. Infatti, Big G sta puntando a inserire a una sezione ad hoc per vendere i prodotti che ammiri nei video: basteranno un paio di clic per acquistare quello che desideri senza dover passare per altre piattaforme (vedi Amazon). Per ora il colosso di Mountain View si è limitato a monitorare i dati ottenuti chiedendo ai produttori di video di taggare i prodotti inseriti nei video. Il piano (neanche troppo nascosto) di Google è quello di creare una sorta di vetrina digitale/catalogo di prodotti in modo che gli utenti possano passare direttamente dai filmati all’acquisto degli articoli contenuti. L’azienda sta lavorando per integrare al meglio la piattaforma Shopify che dovrebbe permettere di vendere i prodotti direttamente tramite video, trasformando la piattaforma in una sorta di enorme catalogo. Pensata per il merchandising dei creator di contenuti, questa funziona per ora è stata provata su un numero limitato di canali video.

YouTube all’inseguimento di Twitch

YouTube non è altro che un gigantesco motore di ricerca: l’approccio richiesto è quello che si usa per i tradizionali search engine. Anche i video richiedono la stessa ottimizzazione che si utilizza per le normali pagine web. Durante la pandemia il formato video ha resistito all’attacco delle piattaforme di live streaming come Twitch, le preferite dalla cosiddetta Generazione Z. Di proprietà del colosso Amazon dal lontano 2014, la piattaforma è stata utilizzata negli ultimi anni soprattutto per lo streaming videoludico: milioni di videogiocatori si filmano in tempo reale mentre giocano e condividono le proprie partite con altre persone che guardano e interagiscono. Dai videogiochi Twitch si è via via aperto ad altri settori dell’intrattenimento, strizzando l’occhio al cinema, sport e musica e persino alla moda con sfilate di brand prestigiosi trasmesse live sulla piattaforma. L’intrattenimento per gli utenti su Twitch è gratuito, mentre chi trasmette in streaming può monetizzare le proprie dirette chiedendo agli spettatori di abbonarsi al proprio canale, promuovendo le cosiddette donazioni spontanee o sponsorizzando determinati prodotti. Le potenzialità di Twitch sono notevoli da un punto di vista commerciale ed è lì che YouTube e la stessa Google stanno puntando.

La parola d’ordine è ottimizzazione

Per monetizzare e aumentare il traffico web vale sempre la stessa regola: “ottimizzazione”. Ottimizzare i propri video significa salire più in alto nel famoso “PageRank” proposto da sua maestà Google. Sfruttando la SEO (Search Engine Optimization) puoi migliorare la visibilità e la posizione del sito Web nei risultati organici/puri (quelli non a pagamento) dei motori di ricerca, e per farlo è necessario seguire una serie di accorgimenti/tecniche. Oltre a ottimizzare la struttura del sito (vedi codice HTML), a migliorare i testi e i link presenti sul sito (specialmente i “backlink”) è necessario prestare molta attenzione nell’inserimento delle “parole chiave”. L’ottimizzazione dei video in YouTube funziona allo stesso modo: bisogna cercare le keyword ideali per il nostro settore e quelle che gli utenti tendono a utilizzare durante la ricerca di un prodotto o di un servizio simile al nostro. Per fortuna ci sono dei programmi che possiamo utilizzare per trovare le parole giuste: uno di questi è Google Keyword Planner.

Google Trends è un valido aiuto

Un’altra tecnica che puoi usare per trovare la “parola magica” è quella di analizzare i cosiddetti trend nel settore che più interessa. È consigliabile dare un’occhiata ai video più popolari e simili al tuo per trovare le informazioni che cerchi: le parole chiave e le “frasi target” che gli utenti digitano sul motore di ricerca di YouTube. La piattaforma di Google offre anche all’utente una funzione di completamento automatico per trovare le frasi giuste per il tuo target.

Un altro strumento che possiamo sfruttare per migliorare e rendere più efficiente la nostra lista di parole chiavi è quello di analizzare i trend del momento: con Google Trends si possono ricavare informazioni sugli interessi degli utenti che fanno ricerche analizzando le keyword più popolari e combinando una serie di dati. Basato su Google, il tool permette di conoscere la frequenza di ricerca sui principali search engine del Web di una determinata parola o frase: le informazioni sono disponibili per area geografica o nazione e per lingua e i risultati (le “tendenze” del momento) sono accompagnati da un grafico che ne sintetizza l’andamento (ricerca o visualizzazione). Google Trends si dimostra particolarmente utile quando occorre analizzare un elenco di parole chiave, soprattutto se bisogna scegliere quella giusta. Quando fai una semplice ricerca sul motore di Mountain View, tra i risultati spesso vengono forniti dei link a video di YouTube. La ricerca organica, ossia quei risultati che non derivano da una transazione economica, è un altro modo per individuare le parole chiavi: presta molta attenzione a quello che Google propone. Ottimizzando le keyword puoi migliorare le performance dei video sul motore di ricerca e le visualizzazioni.

Google Search per migliorare le ricerche organiche

Google Search Console è un servizio che permette di monitorare il proprio sito nei risultati proposti dal motore di ricerca di Montain View: questo strumento permette di comprendere e migliorare il modo in cui gli algoritmi di Google “vedono” il tuo sito. Per migliorare le performance puoi usare una serie di programmi chiamati Rank Tracker che permettono di scovare i video nelle ricerche organiche e trovare le keyword che permetteranno di scalare le classifiche del celebre algoritmo PageRank. Con un Rank Tracker devi semplicemente impostare YouTube come motore di ricerca preferito per avere accesso a una serie di classifiche e risultati attraverso il classico SERP (“Search Engine Results Pages”, le pagine dei risultati del motore di ricerca). Sono a disposizione più di una ventina di metodi di ricerca per trovare le parole chiave e scoprire quelle che permettono di macinare più visualizzazioni.

Il Machine Learnig è ovunque, anche su YouTube!

Il machine learning viene definito come un “sottoinsieme” dell’Intelligenza Artificiale che si occupa di creare sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano. Gli algoritmi sono il cuore pulsante del machine learning che ormai è utilizzato ovunque e per qualsiasi cosa. L’apprendimento automatico è utilizzato da Google già da parecchio tempo: grazie al machine learning, per esempio, YouTube può identificare gli oggetti presenti in un video e calcolarne la rilevanza in una possibile query di ricerca. Non puoi affidarti solo a questa tecnica per creare dei video virali: puoi ricorrere – come sempre – ai soliti vecchi e affidabili metadati.

I vecchi metadati funzionano sempre

Quando carichi un video su YouTube è importante ottimizzare i metadati sin da subito e trovare il titolo “giusto” per catturare l’attenzione degli spettatori. Una titolazione “acchiappa visualizzazioni” deve seguire due regole fondamentali: contenere le parole chiave utili a fare indicizzare il video e riassumerne l’argomento contenuto. Per avere qualche spunto è consigliabile dare un’occhiata ai video più popolari e a quelli della concorrenza: i titoli che funzionano bene sono quelli che totalizzano più visualizzazioni.

Devi preparare un titolo interessante che permetta agli utenti di “vedere” quello che hanno digitato: scrivere qualcosa di falso o caricarlo di un’eccessiva aspettativa non è mai una soluzione vincente. Un altro piccolo consiglio è quello di scrivere un titolo che non sia eccessivamente lungo: 50/60 caratteri sono più che sufficienti per attirare l’attenzione dei potenziali utenti. Un altro requisito essenziale è la descrizione dei video: bastano un paio di righe ben scritte (solitamente un centinaio di caratteri) per “colpire” il bersaglio, mentre non è necessario esaurire tutto lo spazio disponibile (circa un migliaio di caratteri). Ecco perché è importante posizionare nelle prime righe le parole chiave, inserire una CTA (Call To Action) per portare l’utente sul sito, oltre agli immancabili account social e così via.

Le immagini di anteprima

L’immagine di un’anteprima personalizzata può essere un’idea semplice e al tempo stesso vincente: le informazioni visuali sono percepite dalla nostra mente molto più velocemente di quelle testuali. È importante trovare l’immagine giusta per stuzzicare e attirare i potenziali utenti: il processo è simile a quello che avviene con la copertina di un libro. YouTube, per esempio, permette di scegliere tra una serie di “miniature” generate in modo automatico: non sempre quelle proposte dall’algoritmo di Big G si rivelano vincenti. È consigliabile prepararne qualcuna ad hoc. Innanzitutto, devi prestare attenzione a una serie di parametrici tecnici: le miniature, per funzionare in modo adeguato su PC e su tutti i dispositivi mobile, devono avere una risoluzione a 1280×720 pixel e nel formato 16:9. Le miniature devono essere inferiori ai 2 Mb mentre i formati supportati sono piuttosto limitati (.jpg, .gif, .bmp, o .png). È importante aggiungere del testo alla miniatura per renderla più informativa e accattivante.

Per progettare la parte grafica del canale e le miniature per il mio canale YouTube uso Canva, un programma molto versatile e ricco, capace di offrire una enorme selezione di template gratuiti (circa 250.000), immagini e tutto il necessario per personalizzare il tuo lavoro. Il programma è disponibile in versione gratuita e a pagamento tramite la sottoscrizione di un abbonamento mensile.

TubeBuddy per organizzare al meglio il nostro canale YouTube

Per aiutare gli utenti a scoprire i tuoi video, puoi usare i classici tag inserendoli direttamente nel codice sorgente. Sembra un’operazione piuttosto complicata ma non lo è, se usi lo strumento giusto. Con TubeBuddy, per esempio, puoi organizzare al meglio il tuo canale YouTube, spiando i competitor e migliorando l’efficienza dei tag.

TebeBuddy è un’estensione per browser che aggiunge una serie di funzioni utili che aiutano a risparmiare un po’ di tempo. Una delle feature più apprezzate è la possibilità di monitorare la concorrenza: TubeBuddy permette di controllare il posizionamento di un video velocemente, promuoverlo all’interno di altro, programmarne la pubblicazione, studiare i tag usati dai concorrenti, personalizzare e miniature, creare dei template per le schede finali e molto altro. Per ottimizzare il tutto è importante partire da tag specifici e lunghetti (del tipo “colorare la camera da letto di azzurro San Patrizio”) per arrivare ad altri un po’ più semplici e corti (“colorare la camera”) decisamente più efficaci. È importante poi ricordarsi di inserire anche i tag relativi ai brand o alle persone/testimonial presenti nei nostri video.

Gli immancabili hashtag arrivano anche su YouTube

Nei social network sono fondamentali e lentamente lo stanno diventando anche su YouTube. Per aumentare la visibilità dei nostri video possiamo usare i celebri hashtag (il famoso cancelletto “#”).

Servono per creare una sorta di comunità collegando video che trattano lo stesso argomento ma prodotti da persone diverse. Tutto quello che dobbiamo fare è inserirli nelle descrizioni dei video e questi verranno successivamente mostrati sopra il titolo del video stesso. Molti video vecchi non hanno gli hashtag: YouTube ha aggiunto questa funzione solo un paio di anni fa. Il mio consiglio è di aggiungerli assolutamente!

È importante ricordare che gli hashtag sono cliccabili e possono portare l’utente via dal canale per andare su quello altrui. Oltre a riproporre un hashtag in linea con il contenuto è importante non esagerare: la piattaforma di Google ha fissato il limite a 15 per un singolo video. Se il video piace, YouTube ti premierà. Per fidelizzare i tuoi utenti devi produrre dei contenuti di qualità, interagendo e coinvolgendo il potenziale pubblico. Il “tempo di visione” è la chiave del successo per scalare le classifiche di YouTube e trattenere le persone per un periodo di tempo più lungo è fondamentale per monetizzare. Per ottimizzare il tempo di visione, occorre analizzare i cosiddetti “Rapporti del Tempo di visualizzazione” che sono una fonte preziosa di informazioni e dati sul potenziale pubblico. In questo modo è possibile capire il grado di coinvolgimento degli spettatori e scoprire cosa piace e cosa no. Per promuovere un canale è importante creare delle playlist che trattano argomenti simili e che verranno riprodotti automaticamente ogni volta che qualcuno guarda un video della serie. Un altro modo efficace per coinvolgere gli spettatori è quello di inserire una domanda diretta nel video: in questo è possibile interagire con il pubblico tramite i classici commenti.

YouTube Studio e tutti i suoi strumenti

Per capire in quali aree migliorare il video, si può usare YouTube Studio (nello specifico il programma “Analytics”) che mette a disposizione una serie di strumenti per vedere quali video generano le iscrizioni e le cancellazioni al canale, l’area geografica in cui un particolare contenuto video è più popolare e altre preziose informazioni riguardanti le abitudini di visualizzazione degli spettatori e scoprire da dove proviene il traffico. È importante ricordare che avere molti “Mi piace” e un gran numero di iscrizioni permette di salire in alto nel gradimento degli algoritmi di YouTube: con molti iscritti i video possono scalare le classifiche delle visualizzazioni facilmente. È importante tenere a mente che YouTube è prima di tutto un motore di ricerca: ciò significa che molti utenti troveranno il video/canale tramite una normale ricerca oppure o il “suggerimento” di altri video.

L’importanza delle “schede” di YouTube

Uno degli strumenti più sottovalutati per chi crea contenuti dell’intero pacchetto offerto da YouTube sono le famose schede (“Card” in inglese): non sono altro che dei banner che appaiono solo per qualche istante (o per un determinato periodo di tempo da noi impostato) per proporre un canale, link, sondaggio, playlist, merchandising e crowdfunding.

Le schede hanno lo scopo di integrare i video e migliorare l’esperienza dello spettatore con informazioni specifiche e pertinenti (tramite l’aggiunta di trailer, per esempio). Un altro prezioso aiuto può arrivare dalle “schermate finali” che possono essere aggiunte negli ultimi 5-20 secondi di un video. Si possono usare per promuovere altri video, invitare gli spettatori a iscriversi e molto altro. Le opzioni per la personalizzazione della schermata finale sono molteplici: si possono applicare modelli, aggiungere nuovi elementi modificandone i tempi di visualizzazione, decidere in quali aree del video debbano essere visualizzati e così via.

Aggiungere sottotitoli e didascalie può rivelarsi utile, se consideri che più dell’80% dei video presenti su Facebook, per esempio, viene visualizzato senza volume. Può essere un’arma vincente se punti a far conoscere i video anche a chi non parla la nostra lingua o a chi ha problemi di udito.

YouTube in HD

È importante produrre i video nel formato giusto: le produzioni in HD sono molto apprezzate e ricercate, se consideri che quasi il 70% dei video in prima pagina su YouTube sono in alta definizione. Durante la pandemia la piattaforma di Big G ha fatto delle modifiche agli standard di classificazione dei video per andare incontro alle richieste dell’Unione Europea: l’Alta Definizione è passata dai classici 720p ai 1080p, mentre l’UHD è rimasta inchiodata ai 4K (2160p).

Promozione tramite i social

Dopo avere ottimizzato il video, per ottenere visualizzazioni extra e monetizzare occorre fare un po’ di promozione. I social network sono il luogo ideale per far conoscere i contenuti: se hai un buon seguito di follower (tu o la tua azienda) puoi sfruttare i soliti Twitter, Instagram e Facebook; se hai un blog o un sito, come nel mio caso, basta copiare il link sulla pagina, o embeddare il video, per metterlo a disposizione degli utenti. Per esempio, i link contenenti dei video vengono inoltrati sei volte più spesso di quelli con foto.

Per monitorare la visibilità dei contenuti puoi utilizzare una serie di strumenti come Awario, Mention o Brandwatch. I social network hanno molta influenza sull’algoritmo di YouTube e sul cosiddetto ranking. Grazie a questi tool puoi ottenere una serie di importanti informazioni sui video, analizzare la presenza sui social e l’efficacia delle strategie di promozione. Puoi raccogliere anche dati sulla concorrenza e sulle strategie da loro adottate. Con un programma come Awario, per esempio, basta inserire l’URL del video per studiarne l’efficacia tramite i social media e gestire i “Mi Piace” e i commenti e tutti gli altri aspetti di YouTube.

Non trascurare i blog

Un’altra strategia di promozione che sembra funzionare molto è quello di sfruttare i blog. Mettere dei video nei post funziona, soprattutto se metti i contenuti in quei blog dedicati alle Q&A (Question and Answer). Mettere un video in Quora, per esempio, può essere una buona idea, soprattutto se lo posizioni alla fine di una risposta.

Non c’è solo la community di Quora per promuovere i contenuti: puoi cercare forum o altri blog in cui sono richieste risposte agli argomenti che tratti. E non dimenticare le “vecchie” newsletter: basta un semplice link per aggiungere un video su come utilizzare il prodotto o sul perché sia migliore di quello dei concorrenti e così via.

L’importanza del SEO in YouTube

Il formato video è quello che funziona meglio: quando fai una normale ricerca su Google (o su qualsiasi altro search engine) sei più propenso a cliccare su un risultato che include un video anziché su uno senza. Gli utenti sono maggiormente attratti dai video e preferiscono guardare e ascoltare anziché leggere. I video sono in costante evoluzione (nei prossimi anni la comunicazione online con i video supererà l’80%) e le aziende li utilizzano sempre di più per promuovere i propri prodotti o servizi. Se vuoi che i video funzionino devi seguire una serie di regole e utilizzare i giusti strumenti.

Nuove professioni del Web: che cos’è la SEO Audit?

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Marco Maltraversi, Davide Prevosto e Giovanni Sacheli hanno pubblicato con l’editore LSWR il testo “Seo audit avanzato – Strategie e tecniche di ottimizzazione dei siti web sui motori di ricerca“. Ho voluto fare quattro chiacchiere con loro sulla SEO Audit: per semplificare è l’insieme di tecniche, analisi e verifiche da applicare a un sito web per valutarne la solidità a livello SEO; si studiano gli aspetti di un sito che, sia dal punto di vista tecnico sia da quello contenutistico, possono impattare sulla visibilità nei motori di ricerca.

 

Prima di entrare nel merito, faccio un passo indietro. La prima domanda riguarda la SEO in generale, spesso sottovalutata durante la realizzazione di un sito Web: come mai è un errore?

Costruiresti una casa senza aver prima progettato con cura le fondamenta, l’impianto elettrico e il sistema di riscaldamento? Realizzare un sito web senza tenere conto dell’enorme potenziale offerto dalla SEO è un errore madornale, in quanto si rinuncia da subito a sfruttare una lunga serie di opportunità. Ma non solo. Se in futuro si volesse mettere mano allo scenario SEO del proprio progetto, si potrebbe essere costretti ad apportare delle modifiche importanti e investire quindi ulteriore tempo e denaro.

Per questo motivo è essenziale definire la strategia SEO nella fasi di sviluppo di un sito web: curare tutti gli aspetti tecnici on-site, focalizzarsi sulle performance e analizzare il modo in cui gli utenti ricercano la tipologia dei servizi offerti sono la base per realizzare un ottimo prodotto, apprezzato dalle persone e dai motori di ricerca.

SEO Audit può essere una nuova professione del web: che cosa bisogna studiare per fare questo mestiere?

Diciamo che la SEO è una professione, l’Audit SEO è una delle operazioni che un SEO deve conoscere per individuare possibili problematiche e risolvere situazioni critiche. Se dobbiamo fare una similitudine il SEO è l’ingegnere civile, mentre l’audit SEO è lo studio di come poter ristrutturare un’abitazione analizzando ogni criticità per farla ritornare al suo vecchio splendore (se non di più).

La SEO sta div

entando una disciplina molto tecnica per questo è necessario un costante aggiornamento: in primis abbiamo creato il libro SEO Audit Avanzato con questo scopo: dare un punto di vista tecnico, strategico completo sulle attività fondamentale e imprescindibili della SEO.

Ci sono inoltre diversi corsi online che possono prepararti a questa disciplina, uno di questi è www.deepseo.it in cui si illustrano step by step i passi da fare per imparare questa disciplina complessa.

Infine tanta tanta pratica che ti permetterà di capire effettivamente come ragionano i motori di ricerca e applicare tutto quello che puoi apprendere sui libri o corsi online.

Che consigli si trovano nel vostro libro per chi vuole fare SEO audit?

Nel nostro manuale per professionisti il processo di auditing di un sito web viene sviscerato e diviso in micro-controlli che, come avrà modo di constatare che acquisterà il libro, sono specifici ma anche molto differenti l’uno con l’altro. Si devono analizzare i testi delle pagine e valutare la qualità e profondità dei contenuti, ma è anche necessario verificare aspetti tecnici come il robots.txt, la sitemap, le intestazioni http e molto altro ancora. Un bravo SEO deve essere poliedrico e deve quindi avere i giusti equilibri tra competenze differenti:

  • deve conoscere il markup HTML e magari qualche linguaggio web aggiuntivo (PHP,
  • JavaScript, Python, CSS, …)
  • se vuole ottimizzare i contenuti deve essere bravo a scrivere
  • deve anche essere analitico per navigare nel mare magnum di dati che gli strumenti del
  • mestiere forniscono
  • deve essere curioso di natura e avere voglia di studiare, perché per fare una buona SEO è
  • necessario rimanere aggiornati

Insomma, la SEO è un gran bel lavoro e per massimizzare i propri risultati risulta utile un profilo con il giusto mix di competenze tecniche ed umanistiche.