Web writing: 10 titoli infallibili secondo Joe Vitale

Mi occupo di scrittura, e Web writing in particolare, da diversi anni e ho letto sull’argomento tantissimi libri. Ma uno, in particolare, mi ha lasciato secco: “La scrittura ipnotica” di Joe Vitale. L’avevo adocchiato tanto tempo fa, ma l’avevo sempre snobbato per colpa di quell’“ipnotica” nel titolo: aggettivo che mi attirava ma, al tempo stesso, mi faceva pensare a Giucas Casella.


Insomma, temevo fosse un libro-fuffa, come ne ho letti tanti, invece si è rivelato uno dei migliori sul tema.
Tra le tante tematiche trattate – per esempio il metodo di lavoro o alcuni trucchi per indurre nel lettore uno stato di trance (nulla di illegale, anche Agatha Christie usava la scrittura ipnotica) – una delle più rilevanti è, a mio avviso, quella dei titoli. È il titolo che fa decidere al lettore se leggere un pezzo o un post, o al contrario scappare a gambe levate (dovremmo calcolare una specie di “headline bounce rate”, la percentuale di rimbalzo del lettore per nulla incuriosito da un titolo). Pensate al clic-bait, l’uso di titoli sensazionalistici per fare traffico su un sito, oppure al fatto che la maggior parte della gente che condivide un articolo sui social si limita a leggerne solo il titolo (vedi l’esperimento di Science Post che pubblicò un titolo accattivante e un testo fatto del riempitivo loren ipsum: http://www.ilpost.it/2016/06/21/6-persone-su-10-condivideranno-questo-articolo-senza-leggerlo).

Joe Vitale propone diversi titoli vincenti, senza dover necessariamente ricorrere alla tanto abusate liste. Ne ho scelti 10, alla faccia delle liste.

  1. Ai lettori importa solo di sé stessi, non di voi che scrivete. Quindi se un titolo promette un beneficio (credibile) diventa interessante. Esempio: Liberi dal mal di schiena in 20 minuti.
  2. Puntare sul gratis. Acquistare è faticoso, perché il compratore si mette in gioco. Se il prezzo non è più un problema, non proverà il classico rimorso dell’acquirente. Esempio: Un report gratuito spiega come pagare meno tasse.
  3. Porre una domanda intrigante (una domanda aperta, non deve risolversi con un perentorio sì o no), che faccia leva sull’innata curiosità del lettore. Esempio: Commetti anche tu questi errori?
  4. Creare un titolo istruttivo, gli “how to” o “come fare” funzionano sempre (ve lo dice uno che ha scritto per 10 anni le guide “Passo a passo” della rivista Computer Idea). Esempio: Come abituare i vostri figli ad ascoltare.
  5. Sfidare i lettori. Esempio: Quanto siete intelligenti? Rispondete a questo quiz e lo saprete.
  6. Usare la parola “perché”. Un titolo come “Le nostre barche non affondano mai” è scialbo, mentre “Perché le nostre barche non affondano mai” è più intrigante.
  7. Usare nel titolo le parole “io” e “me”. Sebbene nella gran parte dei casi il titolo debba essere “lettore-centrico”, in alcune circostanze metterci la faccia, si fa per dire, può risultare molto efficace. Esempio: “Hanno riso quando mi sono seduto al pianoforte, ma quando ho iniziato a suonare…”
  8. Usare la parola “rivoluzionario”. Ci sono delle parole che accendono qualcosa nella mente del lettore. Esempio: “Il metodo rivoluzionario per sconfiggere la calvizie”.
  9. Usare la domanda “chi altro?” È dare per scontato che la soluzione proposta sia già stata collaudata. Esempio: “Chi altro è riuscito a pagare meno tasse con questo metodo?”
  10. Enfatizzare il beneficio. Questa categoria è la logica evoluzione della numero 1, solo che in questo caso si calca ancora di più la mano sul risultato, sul “guadagno” per il lettore. Esempio: “Smettila di dormire da cane, dormi da re”.

Tengo corsi di Web writing, dove parlo anche dei titoli. Per informazioni sui corsi o per organizzare un corso personalizzato presso la tua azienda/associazione/biblioteca, scrivimi.

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