Che cos’è la Webvolution? Intervista a Fiorenzo Pilla

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Ho rivolto alcune domande a Fiorenzo Pilla, mio ex coautore di “Prontuario per genitori di nativi digitali ” e “Manuale per difendersi dalla post-verità“, e da poco nelle librerie con un altro testo dal titolo intrigante: Webvolution.

Fiorenzo, Che cosa si intende per Webvolution?

È la sintesi dei due profondi mutamenti che la rivoluzione digitale ha generato nella società contemporanea: un rivoluzione e un’evoluzione. La rivoluzione ha riguardato i concetti stessi di azione e relazione e questo appare evidente se li paragoniamo al modo in cui erano intesi nell’era pre-Internet.

Oggi la nostra vita quotidiana comprende, in moltissimi suoi aspetti, una connessione all’universo digitale e questa continua commissione e interazione ci permette di produrre costantemente nuove opportunità e scorgere nuovi orizzonti; sotto questo punto di vista possiamo dire di esserci evoluti sia come individui che come società nel suo complesso.

Rushkoff diceva: in futuro programmi o sarai programmato. Esagerava?

Quando Rushkoff ha proposto questa lettura dell’attività di programmazione, portava avanti una visione che, allora, non era  ancora definita e diffusa. Oggi, dopo un decennio, possiamo dire che anche qui, come in tante altre occasioni, Rushkoff ha mostrato lungimiranza. L’insegnamento e l’apprendimento di linguaggi e tecniche di programmazione come attività formativa finalizzata all’applicazione, anche in altri campi, delle logiche acquisite, è diffusa e comune, con risultati che in molti riconoscono come effettivi. Detto questo, il richiamo di Rushkoff può essere, a mio parere, letto anche nell’accezione “è necessario comprendere quali siano i meccanismi nascosti e condizionanti che ci mettono alla prova nella nostra vita digitale” e questo mi trova di certo d’accordo, ne è dimostrazione il fatto che Webvolution nasca proprio con lo scopo di far luce e diffondere la conoscenza su molti di questi aspetti per fungere da strumento utile ad accrescere la propria “consapevolezza digitale”.

Due chiacchiere sul dark Web

Nel testo parli anche di dark Web: spesso non è solo uno spauracchio? Quante persone riescono effettivamente a raggiungere meandri del Web pieni di droga e kalashnikov?

Davvero poche, direi! Scherzi a parte, spesso i mezzi di informazione, anche i più blasonati, presentato il Dark Web come un luogo oscuro e denso di pericoli, a volte persino confondendolo con il Deep Web, che è cosa diversa.

In realtà il Dark Web è un luogo virtuale che può essere considerato, sotto molti aspetti, un contesto utile e denso di risorse, alcune delle quali davvero preziose oltre che assolutamente legali e “innocue”.

L’idea che si possa accedere al Dark Web e, tramite una semplice ricerca, procurarsi droga o killer prezzolati è molto lontana dalla realtà. Anzi, quand’anche lo si esplorasse con finalità palesemente illegali, non sarebbe affatto semplice riuscire a ottenere ciò che si desidera.

Senza contare che numerose attività illegali possono essere portate avanti attraverso il Web in chiaro a cui, quotidianamente, tutti noi accediamo.

Insomma: il digitale è il problema, la soluzione o solo uno strumento e spesso mancano le basi per usarlo bene?

Il digitale, nella sua accezione più ampia, offre una gamma vastissima di opportunità e, al contempo, può generare danni incredibili. Ma la sua natura è neutra. Come giustamente dici, si tratta di uno strumento che può prestarsi ad azioni positive e vantaggiose o a pericolose distorsioni; tutto sta nell’attenzione, nella conoscenza e nelle intenzioni di chi lo usa.

Ecco perché comprendere quali siano le possibili conseguenze delle nostre azioni digitali diviene fondamentale, esattamente come accade nel mondo fisico. Un utilizzo degli strumenti digitali sano e privo, quanto più possibile, di rischi passa necessariamente dalla conoscenza di questo universo e dei suoi meccanismi. Solo in questo modo potremo diventare utenti consapevoli e, per molti versi, liberi.

 

 

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