“White fonting”: come i candidati cercando di fregare gli ATS

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L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più importante nel processo di recruiting, di assunzione, ma i candidati stanno trovando modi creativi per aggirare l’ostacolo. Si parla di “white fonting”: una tattica da “furbetti” che solleva molti interrogativi. Prima di tutto, però, ecco di che cosa stiamo parlando.

Cos’è il white fonting?

Negli anni Novanta si iniziava a parlare di SEO, ottimizzazione dei testi per i motori di ricerca. All’epoca i motori non erano molto sofisticati, ed era possibile ingannarli facilmente. Per avere molto traffico sul sito bastava inserire parole chiave popolari (per esempio “Pemela Anderson”) con testo bianco su sfondo bianco: non lo vedeva l’utente che cercava informazioni sul giardinaggio, ma era visibile agli occhi del motore di ricerca.

Il “white fonting” è un meccanismo simile, ma si riferisce alla ricerca del lavoro. La tecnica, anche in questo caso, consiste nell’inserire parole chiave o descrizioni di lavoro nel proprio curriculum, rendendole però invisibili. Come? Cambiando il colore del carattere in bianco. Bianco su bianco: non si vede ma c’è! Questo permette ai bot di IA e agli ATS (leggi l’articolo “Cercare lavoro online: come funzionano (e non funzionano) gli ATS“) di leggere il testo e di far avanzare il curriculum per una revisione umana, aumentando le possibilità di essere notati dai reclutatori.

I problemi del white fonting

Mentre questa tattica può sembrare ingegnosa e aiutare alcuni candidati a superare le prime fasi della selezione, solleva questioni etiche. È un segno di mancanza di integrità o semplicemente un modo astuto per sopravvivere a sistemi sempre più automatizzati? Ovviamente i recruiter sconsigliano questa pratica: non è così difficile da individuare e squalifica il candidato, che spesso avanza nel processo di selezione senza averne titolo. In ogni caso, Tomas Chamorro-Premuzic di ManpowerGroup afferma che la pratica potrebbe avere un’incidenza molto bassa (15% dei casi). Personalmente, invece di questi trucchetti, suggerisco l’ottimizzazione del CV in ottica SEO in molto totalmente etico, come spiego nel mio ultimo libro: “Rivoluzione LinkedIn”.

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